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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Mare Infinitum - Sea Of Infinity
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( 3012 letture )
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Dalla Russia con lentezza i Mare Infinitum giungono al debutto discografico sotto l'ala protettrice dei sempre vigili doom-keepers della Solitude. In realtà i due signori che mettono la faccia nel progetto sono tutt'altro che novellini: il misconosciuto Homer (ex Who Dies In Siberian Slush) ma soprattutto il batterista/cantante A.K. iEezor, in forza anche nei funeral doomsters Comatose Vigil. Ed è proprio la band cugina a fornirmi lo spunto per iniziare a parlarvi di questo nuovo progetto doom-death esteuropeo.
A differenza dei Comatose Vigil la conduzione dei giochi nei Mare Infinitum è affidata alle chitarre, mentre alle tastiere spetta il grosso degli arrangiamenti, scelta dovuta alla volontà di portare a casa un prodotto musicale che ponga l'accento sull'atmosfera e di conseguenza sull'impatto emotivo. Obiettivo parzialmente raggiunto dal duo russo che confeziona un disco ben bilanciato per quanto riguarda la dicotomia chitarra/tastiera ma che lo fa nel più classico e stucchevolissimo rispetto delle convenzioni, senza mai una nota che sfugga da schemi prestabiliti e con la trovata (!) non sfruttata dell'utilizzo del pianoforte e del violino elettrico (di fatto nella sola November euphoria fa bella mostra di sé il primo, nella conclusiva In the name of my sin il secondo). Il taglio di stampo tradizionalistico dato al disco finisce con il collocarlo in quel solito limbo musicale (e di mercato) dove o sei un fenomeno o sei un epigono e quindi semplice carne da completisti. Di lì non si scappa. I Mare Infinitum appartengono alla seconda categoria. Di fatto in Sea of Infinity (altro clichè, quello del mare, che ritorna un po' troppo spesso ultimamente nell'ambito del doom estremo) è presente tutto ciò che occorre nella composizione di doom-death dalle velleità melodiche ed altamente suggestive: l'incedere anzitutto, lento e pesante ma non oppressivo, condotto da un guitarism in grado di spaziare dai power chords a fugaci solismi in tonalità rigorosamente minore; una gamma di suoni tastieristici decadenti e d'atmosfera; delle growling vocals gorgoglianti e profonde; una sofferta voce pulita; l'utilizzo di strumenti non appartenenti allo spettro tipo del doom estremo. Detto questo il grosso del problema sta nell'estenuante banalità di un songwriting annacquato in schemi ritriti, incapace di appagare il depresso entusiasmo dell'ascoltatore di queste sonorità e con l'inspiegabile aggravante di non aver saputo sfruttare proprio quegli elementi (i già citati pianoforte e violino) che nei poco secondi di rappresentanza elevano di molto il feeling dei brani.
Un disco che per quanto ben eseguito e prodotto è più che altro uno sfoggio di retorica “doomiana” e quindi, da definizione, inconcludente e avviluppato su se stesso: si lascia ascoltare ma non si freme, non si sussulta, si liberano giusto di tanto in tanto e col contagocce ormoni e particelle epico-sentimentali. Non si tratta solo di una questione di originalità e mi rendo conto di come cercare varietà o soluzioni innovative a queste latitudini rappresenti uno sforzo titanico, ma la mole di ottimi lavori usciti lo scorso anno sta proprio lì a dimostrare come la qualità non sia necessariamente figlia di svecchiamenti o di chissà quali rivoluzioni. Sea of Infinity suona stantio a prescindere da questi discorsi, suona noioso ripetitivo e dallo scarso appeal emotivo. Un paio di riff ben incasellati e la complicità di accordi (sia di chitarra e di tastiera) dai soliti e stra-abusati intervalli melodici possono sì appagare per un paio di ascolti (soprattutto i poco avvezzi al genere) ma la sensazione è che che qui di sostanza ce ne sia veramente poca, o meglio che ce ne sia ma di riscaldata, e almeno una ventina di volte. La pochezza del clean vocalism e la sua pessima integrazione col growl, la sezione ritmica monocorde e la tendenza a ripetersi (l'impressione è quella di 2/3 patterns declinati per tutta la durata dell'album) decretano in ultima istanza l'esiguità di spessore del disco in esame. Buono, lo ripeto, per chi non si fosse ancora cibato di pietanze ben più prelibate. Ed in questo ambito non vi è che l'imbarazzo della scelta.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. In Absence We Dwell 2. Sea Of Infinity 3. Beholding the Unseen 4. November Euphoria 5. In The Name Of My Sin
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Line Up
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Homer, A.K. iEezor - all instruments and vocals
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RECENSIONI |
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