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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Acid Storm - Biotronic Genesis
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( 2117 letture )
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Quando abbiniamo mentalmente il thrash metal d’annata al coloratissimo scenario brasiliano, spesso tendiamo a generalizzare, immaginandoci band estreme, grezze e tecnicamente approssimative: non necessariamente i super celebri Sepultura, ma anche i vari Sarcofago o Antharse, tanto per fare qualche esempio di sound caotico, registrato alla meno peggio e basato su scariche di violenza quasi gratuita. Eppure, come spesso accade, è anche questo un luogo comune da sfatare. Potrebbero pensarci gli Acid Storm, formatisi a San Paolo nel 1989 e decisamente thrash fin dal moniker di cui hanno fatto sfoggio nella loro breve carriera: quattro demo, un EP ed un unico studio album rilasciati fino al 1997, senza mai trovare una consacrazione che sarebbe stata meritata, vista la grande abilità tecnica di cui è intriso quell’unico lascito ufficiale, Biotronic Genesis, rilasciato nel 1991 dalla Heavy Metal Maniac Records. Scorrendo i nomi dei musicisti impegnati nel progetto, oltretutto, balzeranno agli occhi le evidenti radici italiche: Mario Pastore alla voce, Stefano Moliner al basso e Alessandro Jannuzzi alla batteria completano la line-up, poggiante sui due chitarristi Marcos ed Eric.
La band sudamericana registra un disco musicalmente compatto e contraddistinto da un thrash moderno, tecnico e nitido, esaltato da un drumworking fantastico e da una pulizia dei suoni assolutamente di prim’ordine, soprattutto per quell’epoca; meno tipico appare, invece, il vocalism, pulito e non sempre rabbioso quanto basta. Con qualche chorus più avvincente e capace di caratterizzare le canzoni in maniera indelebile, Biotronic Genesis sarebbe stato un prodotto davvero superlativo. Le canzoni inserite in scaletta presentano un’attitudine spiccata alla stratificazione, delineandosi in strutture composite e ricche di riff molteplici e rallentamenti potenti, ripartenze a velocità martellante e scorribande che si fanno apprezzare fin dalla prima ora, arricchite da preziose sezioni strumentali, energiche e tambureggianti. L’adrenalina rimane alta durante l’ascolto, soprattutto grazie all’efficace binomio tra ritmiche da headbanging e riff al vetriolo, mentre le linee vocali continuano a rappresentare il tallone d’Achille della band, pur senza demeritare eccessivamente. Qualche somiglianza con gli Overkill tende ad emergere tra i solchi più sparuti del platter, ma il quesito perenne che non esita a placarsi riguarda la longevità e la fama che questa band non è mai riuscita a raggiungere, nonostante una spiccata maturità musicale: come è possibile che questi Acid Storm vengano dimenticati tanto facilmente, mentre tanti altri pseudo artisti -anche in ambito metal- molto meno validi godono di eterna sopravvalutazione? Un songwriting fresco e valido -unitamente ad una produzione impeccabile e ad una complessità architettonica niente male- spinge le quotazioni del disco in oggetto, che anche in fase di sezione solista si fa rispettare: assoli al fulmicotone, alternati a fulgide intersezioni strumentali, contribuiscono a generare un techno-thrash dal tiro notevole. Proprio le numerose sfumature strumentali, i cambi di registro e le ampie partiture prive di vocalism potrebbero permettere di scomodare addirittura l’appellativo “progressive”, non fosse per la potenza e l’aggressione che permangono tali nelle sette tracce inserite in scaletta (più un’intro di quaranta secondi).
L’apertura dell’opera è affidata a Metal Beasts, che colpisce subito per l’imponente e squisita sezione ritmica oltre che per le furibonde accelerazioni nella parte centrale; da menzionare, tra le altre composizioni, la strumentale Symbiotic Love, dotata di un’ampia intro melodica, interessanti inserti di basso e fraseggi chitarristici dal ritmo elettrizzante. Last Days of Paradise punta forte su linee vocali più dinamiche e soddisfacenti, alternando ritmiche e riffato dall’elevatissimo contenuto ormonale, mentre Galatic Holocaust e Biologic Mechanization, velocissime, mettono in risalto la rapidità d’esecuzione tipicamente thrashy. La chiusura è affidata all’articolata Star Host, pezzo che sfiora gli otto minuti di durata e porta a termine un disco piacevole e coinvolgente. Mezz’ora abbondante che scorre veloce, concentrando una sequela talmente considerevole di elementi da far sembrare il disco molto più lungo. Certo, come detto in precedenza, è pesante il dazio da pagare sull’altare della memoria, quando manca un ritornello vincente, capace di tramandare le canzoni ai posteri: però è confortante constatare come anche l’underground metallico sia (stato) popolato da realtà talmente convincenti e meritevoli di una seconda possibilità. Che spesso non è arrivata.
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@Rick, grazie ricambio! Gli Warsenal, mi sembra di averli ascoltati velocemente ma non ricordo bene...la rece non l'avevo letta, ora vado!👍 |
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@Doomale : è sempre un piacere interloquire con Te. Tra le cose recenti che ho acquistato in cd, ci sono i warsenal. Hanno 'qualcosa' dei metallica ( i primi metallica !) . C'è la review qui proprio su metallized, se per caso non l' hai già letta .... alla prossima .... |
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@Rick, hai visto che cavolo sono andato a tirarti fuori!!😁...onore a metallized!..comunque e' vero quoto il tuo post, oggi magari abbiamo piu probabilità di andare a cercare ed ascoltare ste chicche, pero' per l'acquisto e' dura!..tant'è...comunque devo dire che ultimamente sto riscomprendo parecchia robbetta interessante... |
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Tempo addietro ebbi modo di leggere questa review che mi parve esprimere la buona qualità dell' album. Il problema naqque nel momento in cui mi misi alla ricerca di questo album. Praticamente fuori catalogo da millenni !!! Purtroppo la lista di buoni/buonissimi/ottimi dischi non più reperibili è tremendamente lunga. ....peccato, veramente peccato. Non ci sono solo le top player band (indispensabili ovviamente) , ma a guardare solo un po più in là si scoprono dischi veramente pregevoli di gruppi poco reclaminizzati ma validissimi. Se uno non si accontenta ... |
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1
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Lavoro interessante..sicuramente da riscoprire. Fa piacere ritrovare su Metallized queste piccole pietruzze preziose pressoché sconosciute e sepolte chissà dove! |
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INFORMAZIONI |
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Heavy Metal Maniac Records
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Tracklist
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1. Intro (The Beginning) 2. Metal Beasts 3. Hungry for Life 4. Symbiotic Love 5. Last Days of Paradise 6. Galatic Holocaust 7. Biologic Mechanization 8. Star Host
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Line Up
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Mario Pastore (Voce) Eric Weber (Chitarra) Marcos V. (Chitarra) Stefano Moliner (Basso) Alessandro Jannuzzi (Batteria)
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RECENSIONI |
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