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Greg Howe - Introspection
( 4982 letture )
Sono passati circa cinque anni dal suo primo lavoro compositivo, che portava il suo stesso nome, Greg Howe. Ricordo che siamo nel 1988 quando Mike Varney, dopo aver ascoltato una sua esecuzione su nastro, decise di accogliere nella sua scuderia questo straordinario e giovane chitarrista. Il suo modo di suonare era fortemente ispirato a quel rock ed alle forti tendenze stilistiche di un chitarrista innovatore dal nome Eddie Van Halen. Proprio Greg Howe affermò che in quel periodo tutti gli amanti e studiosi della chitarra, in qualche modo, desideravano suonare assolutamente come i Van Halen, per poi, ovviamente, intraprendere una strada stilistica personale e propria. Con il suo primo prodotto discografico Greg dimostrò distintamente di possedere e saper mescolare sapientemente pluri-stili partendo da una solida base rock-jazz, per scagliare sul pentagramma nuove e congeniali basi di un fusion style. I suoi picking alternati con legati, i suoi phrasing tonali e modali, il suo tapping rapidissimo, il suo sapiente utilizzo dello string skipping, la capacità di muoversi tra varie e disparate scale di modo con naturalezza e scioltezza da rabbrividire, dischiudevano fruttuosamente una nuova strada musicale da poter percorre nel futuro prossimo del chitarrista.

Qualcosa di certamente particolare, nel 1993, è accaduto nell’animo di Greg Howe. In quest’anno viene pubblicato il suo secondo album dal titolo Introspection, ancora una volta sotto l’etichetta Shrapnel Records, in un anno nella quale erano presenti già molti nomi famosi del chitarrismo mondiale come il tanto celebre Jason Becker.

Introspection può sembrare un titolo forte, ma non di certo per un chitarrista che solitamente ama confrontarsi con i suoi più profondi sentimenti. Introspection appunto significa, nel suo etimo, «introspezione», che deriva dal radice latina introspectusintrospicere, appunto «guardarsi dentro». Il 1993, rammento, fu quell’anno coronato nel cuore pulsante dell’etichetta dei virtuosi, da tristi avvenimenti e nuove opportunità, da rammarichi e nuove nascite musicali e che si ramificavano silenziosamente all’interno di due profondi amici: Jason Becker e Greg Howe. Se nel 1988 la cover del suo primo disco mostra una foto di un chitarrista forse anche spavaldo e che punta l’obiettivo della macchina fotografica, qui, in Introspection, Greg è curvo su se stesso, raccolto, con solo una chitarra bianca a proteggere quella sua anima profonda. Aprendo il disco, all’interno dell’artwork, una pagina bianca con scritte grigie, semplice, senza sfarzi, elenca i brani incisi nei solchi del disco.

Ogni volta che ascolto quest’album, ormai fortemente usurato, capisco sempre di più che ascolto un nuovo chitarrista, diverso, trasformato, che ha lasciato dietro di se non solo quel fenomenale Howe del 1988, ma che ha rinnovato in buona parte il suo stile e che, con questo album del 1993, faccio veramente fatica a classificare all’interno di qualsiasi genere musicale. In Introspection le composizioni sono meno dure, con una ridotta espressività sound rock, con una ricerca continua di una melodia che deve, questa volta, articolarsi con la sua velocità, con la sua fluidità, con il suo feeling e la sua tecnica esecutiva. Un tecnica stilistica certamente esplosiva ma, questa volta, al servizio della melodia e dell’armonia. Anche il suo fraseggio è diverso, come il suo contrappunto che si muove su di un’abile speedy phrasing, inquietante se pensato su di un songwriting totalmente appassionante e splendido. Greg Howe, in Introspection, allarga notevolmente il suo orizzonte musicale tralasciando quasi completamente le sue ispirazioni del passato con un suono che ricorda i Dixie Dregs e sempre più lo stile del chitarrista fusion Allan Holdsworth. Il nuovo packaging è più elegante, più fluido, raffinato, più musicale, completamente eclettico nella composizione e dotato di una ritmica sempre articolata e senza soluzione di continuità, ma che riesce ad offrire anche ad un uditore eterogeneo e che vuole approcciarsi per la prima volta a questa tipologia musicale una più ampia e rapida accessibilità.

È proprio una composizione tipicamente rock-fusion ad aprire l’ascolto di Introspection: è Jump Start. Si comprende da subito della sua innovata capacità compositiva, differente in tutte le sezioni, anche quelle ritmiche. Il suo controllo ha un’espressività trascinate, molto viva nei riff rapidissimi, che si diversificano in line ritmiche più lente, chiaramente fusion e con influenze provenienti anche dal cool-jazz, ma con tecniche esecutive ancora fortemente legate al rock degli anni ‘80. Una traccia che indica da subito il livello strepitoso che ha raggiunto questo chitarrista.
Poi con un particolare groove funk su chitarra scanalata blues si avvia una traccia che si rimodella in pluri-stili, per poi enfatizzarsi ancora una volta nel funky. Up Button è brillante, pulita, eclettica nei suoi più disparati generi con uno strepitoso lavoro di chitarra grazie anche ad un discreto supporto ritmico di una buona band. Come And Get It, con attacco ritmico che fa presagire ad una grintosa performance rock, invece, si presenta con una melodia trascinate, accattivante, coinvolgente: essa, pur avendo un tempo musicale rapido, riesce a mantenere un giusto equilibrio del tono musicale come in un jazz-fusion. Un basso elettrico coinvolgente, ben armonizzato su di un ritmo funk, introduce Step, sorprendente il tone-setup della chitarra di Greg Howe, che rimbalza continuamente e con risposte su linee melodiche al basso elettrico: un dialogo continuo tra due straordinari strumenti cordofoni. L’esecuzione insieme alla scelta tonale, personalmente, mi rammentano quella fluidità compositiva e musicale che potremmo trovare chiaramente in Allan Holdsworth, anche se qui Greg Howe offre esplicitamente nuove linee esecutive.
La sua profonda conoscenza della teoria musicale, così come dell’armonizzazione, della ritmica e della composizione con chiara provenienza dai più disparati mondi musicali, ma anche la voglia di ricercarsi introspettivamente, gli ha permesso di scrivere una splendida ballata classica in stile baroque, eseguita su chitarra classica. Desiderata non è un brano fuori dal coro e che distorce il disco. Desiderata è un brano espressamente dedicato all’amico Jason Becker, un omaggio a quell’uomo, a quel chitarrista che aveva costruito le sue straordinarie composizioni, come i suoi articolati arpeggi, nel mondo della musica classica. Ogni arpeggio di Howe è struggente, sentito in ogni sottile tocco di corda di nylon. È la canzone che in assoluto non smetterò mai di riascoltare e riascoltare ancora.
In No Place Like Home le influenze provenienti dal quel fusion di Holdsworth e dei Dixie Dregs si appalesano in maniera imperante, anche se maggiormente energiche nelle tecniche. Una traccia complessa, senza compromessi commerciali, stracciando volutamente la retorica della musica rock, con un suono pulito, brillante e rapidissimo. Il blues-rock si rimescola nuovamente in alternate rapide esecuzioni eclettiche in Direct Injection, che variano ad ogni scorrere del tempo con fulminee variazioni anche nel genere di riferimento iniziale. È straordinario come riesca non solo a comporre un brano, ma soprattutto come faccia a muoversi con naturalezza su qualsiasi tempo, intervallo, fraseggio, in qualunque stile e genere esso si trovi. È sbalorditivo! A concludere questo buon lavoro è Pay as You Go, ancora un tone brillante di una chitarra inizialmente texas-blues, poi scanalata su fraseggi melodici tipici del rock-blues, ma che si diversificano su scale incredibilmente articolate e varie.

Greg Howe, con Introspection, esprime ancora una volta non solo la sua splendida tecnica chitarristica, ma anche il policromo mondo musicale, culturale e sentimentale che nasconde dentro il suo animo profondo. Un disco diverso dal primo, un disco maturo, eclettico, dimostrabile dall’ottima abilità nel comporre melodie molto trascinati e coinvolgenti con un’esecuzione palesemente indiscutibile. Un disco che si ascolta rapidamente, che difficilmente annoia, offrendo all’uditore, per mezzo di una distinguibile naturalezza ed espressività, una rapida accessibilità di ascolto.
Un album vivamente consigliato.



VOTO RECENSORE
89
VOTO LETTORI
64.70 su 48 voti [ VOTA]
Giovanni
Sabato 4 Giugno 2022, 0.07.13
15
Mi lascia molto stupito il voto dei lettori, pur capendo che non sia un album cui approcciarsi con facilità. Io personalmente ho sempre amato Greg Howe, la sua chitarra fluida che fraseggia alla velocità della luce. Io peró in lui non sento solo uno shredder che fa sfoggio di tecnica, ma sento musicalità negli arrangiamenti. Sento musicalità, rock, fusion, jazz. Personalmente mi emoziona moltissimo. Voto: 89 (ho pensato il voto prima di leggere la recensione). Unica cosa: consiglio di ascoltarlo più volte prima di darne un giudizio.
ledb
Domenica 17 Gennaio 2016, 18.46.56
14
Poco da dire, un bellissimo cd. Non capisco il voto dei lettori, ma vabè... I miei profondi ossequi, tra l'altro, al recensore per l'analisi cristallina.
Jimi The Ghost
Martedì 21 Febbraio 2012, 10.21.17
13
E si,...Il maledetto budget! Grande toni!.
toni
Martedì 21 Febbraio 2012, 10.03.25
12
La maggior parte dei dischi "shred" sono dischi registrati a basso costo, nello studio/garage di casa. Se davvero fosse un kit acustico mi meraviglio di come Soffera sia riuscito a suonare in maniera così piatta e blanda
Jimi The Ghost
Lunedì 20 Febbraio 2012, 22.08.33
11
Verissimo. Comunque, toni, chi suonava solismo all'inizio della carriera faceva fatica a trovare un supporto "valido" nella ritmica. Poi le registrazione erano veramente a livello homemade...credo che le cause provenivano tutte da lì. Ah, sul disco che ho riporta di una Gretsh drums a tela. Non so. Un saluto.
toni
Lunedì 20 Febbraio 2012, 21.53.39
10
Ave a te Jimi Credo che la batteria sia elettronica, il suo suono non si discosta molto da quella dei primi dischi di satriani, è un vero piattume. Per fortuna Greg Howe è uno dei migliori improvvisatori in ambito rock fusion, e il suo fraseggio incanta e distoglie l'attenzione da quello scempio di batteria
Jimi The Ghost
Lunedì 20 Febbraio 2012, 21.27.21
9
Hola toni!. Si, come te, anch'io soggettivamente penso che sia il migliore album composto da Greg Howe. Come hai rapidamente compreso dal mio voto dato, è che la sezione ritmica di Kevin Soffera è, per così dire, impersonale, moscia. Pensa che fu scelto perché aveva una spiccata capacità nel saper utilizzare in ambito fusion e funk i cimbali e gli splash della batteria...ma pensa te! A presto toni, e come sempre, un piacere! Jimi
toni
Lunedì 20 Febbraio 2012, 11.34.30
8
E' il suo migliore album. Naturale evoluzionedel debutto omonimo, Greg Home ammorbidisce i suoni e sostituisce le inclinazioni al sound neoclassico con influenze più consone alla sua formazione musicale. Howe è il chitarrista shred anni 80 più somigliante ad Allan Holdsworth nel suono e nel fraseggio. Questa somiglianza è fortemente voluta, anche se i risultati sono diversi. L'approccio compositivo di Greg Howe è più semplice e meno radicale, pone le sue basi sul rythm and blues, sul funk. sul rock; crea una struttura melodica per poi lasciar spazio all'improvvisazione sul tema e variazione. Ciò che balza all'orecchio è la grande padronanza del fraseggio chitarristico rock, che in ambito improvvisativo conferiscono freschezza e vitalità ai pezzi. Ed è anche il punto forte del disco, volutamente povero di arrangiamenti sofisticati. Purtroppo è stato registrato in casa, con dei suoni di batteria osceni, cosa che rende il disco quasi un demo. Sostanzialmente concordo con il voto del recensore
Croptic
Domenica 19 Febbraio 2012, 1.13.04
7
Uno dei migliori album strumentali fatti da un chitarrista che abbia mai ascoltato. Capolavoro assoluto
il vichingo
Sabato 18 Febbraio 2012, 21.34.41
6
Che grande Artista... (notare la A volutamente maiuscola di artista!)
Jimi The Ghost
Sabato 18 Febbraio 2012, 13.42.41
5
@therox68: hai tremendamente ragione! @Alex Ve: è vero, quando ascolti Howe, sembra come il chitarrista KG che, nel film Tenecius D, proprio nell'assolo e con il plettro del destino gli spuntano altre quattro braccia...ahaha Un saluto!
Alex Ve
Sabato 18 Febbraio 2012, 13.28.34
4
Greg Howe ha 20 dita e due cervelli.
therox68
Sabato 18 Febbraio 2012, 13.26.20
3
Un altro passo in avanti per il chitarrismo "rock", un altro tassello a dimostrazione che si può fraseggiare anche a velocità fotoniche se si ha presente il valore melodico delle note delle scale e non le si suona solo perchè ce le abbiamo sotto le dita come nello shredding primordiale del decennio precedente. E questo grazie anche a Greg Howe.
Jimi The Ghost
Sabato 18 Febbraio 2012, 12.54.45
2
Bè,amico mio, dagli una possibilità!
xutij
Sabato 18 Febbraio 2012, 12.51.08
1
Non lo conescevo. Devo rimediare vero ? Grande Jimi TG
INFORMAZIONI
1993
Shrapnel Records
Shred/Fusion
Tracklist
1. Jump Start
2. Button Up
3. Come and Get It
4. In Step
5. Desiderata
6. No Place Like Home
7. Direct Injection
8. Pay as You Go
Line Up
Greg Howe (Chitarra, tastiera)
Kevin Soffera (Batteria)
Alsamad Caldwell (Basso su tutte le tracce escluse la 3 e la 6)
Vern Parsons (Bass su tracce 3 e 6)
 
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