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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Headbangers - Thrashing and Smashing Shits
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( 1088 letture )
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Scegliere un moniker come Headbangers significa promettere parecchia carne al fuoco agli aficionados del thrash old school, quello viscerale, sfrenato ed infarcito di ormoni: soffermandosi sul logo e sull’artwork di copertina di questo Thrashing and Smashing Shits, effettivamente, l’appassionato più attento non potrà che riscontrare un considerevole implemento di salivazione. Tuttavia, fregiarsi di tale epiteto è anche una responsabilità assai pesante, soprattutto se poi il risultato è a dir poco imbarazzante, come andremo a vedere proprio nel caso di questi boliviani di Cochabamba (sorti nel 2007 e giunti al debut sotto l’egida della Funeral Moon). E’ purtroppo evidente come ormai sia semplice e scontato giungere sul mercato anche quando non si dispone dei mezzi tecnici adeguati: un tempo, raggiungere un contratto discografico era un’impresa intrisa di emozioni e sensazioni emotive tutte particolari, mentre oggi sembra tutto dovuto, a maggior ragione se si cavalca il revival del thrash che impera in questi anni. Non che questo genere metallico sia un filone particolarmente virtuoso, o perlomeno non nella sua totalità: anzi, è sempre stato la variante schietta e pruriginosa dell’heavy canonico, introdotto da band affatto progressive come i Venom o tutti quelli che hanno cercato di imitarli.
Eppure, almeno, dalle note sudicie e veementi abbozzate dai pionieri traspariva la genuinità, la rabbia adolescenziale di quei ragazzi, vogliosi di far sentire la propria ira e la propria personalità. Oggigiorno, invece, a spingere tanti -non tutti, sia chiaro- emuli sta principalmente la volontà di ricalcare sentieri già ampiamente battuti, cavalcare lo stereotipo e bazzicare attorno ai cliché, suonando male e grossolanamente soltanto per moda, per sentirsi più duri e “bastardi” di tutti, per strappare un contratto senza esibire troppe qualità musicali, quando invece la musica dovrebbe essere posta in primissimo piano. Non possiamo basare su un semplice pregiudizio queste considerazioni, parlando di Thrashing and Smashing Shits, eppure la sensazione più tangibile è che questi ragazzi abbiano fatto il passo più lungo della propria gamba, forse registrando il loro primo disco troppo in fretta: qualche limatura di più, uno o due anni di esperienza aggiunta ed una produzione migliore, infatti, avrebbero sicuramente giovato alla tracklist di quest’opera. La prima cosa che si nota durante l’ascolto è il riffing nevrotico, cardine di un sound tesissimo e accostato ad un vocione roco non urlato; la resa sonora, va precisato da subito, è tutt’altro che eccelsa, sintomo di una direzione stilistica grezza, figlia di un thrash diretto e non irresistibile, cosa che traspare immediatamente dalle note dell’opener Nuclear Antichrist, sinistra, ritmata e acida, ma priva di quella velocità urticante tipica del genere. Questa compare solo a sprazzi, in brani metricamente variabili come Hell Can Wait Me, che però si fanno eccessivamente noiosi quando la band tenta di incamminarsi attraverso rallentamenti e sfumature più opprimenti. Anche vocalmente si naviga a vista tra sufficienza e bocciatura, senza nemmeno un momento davvero memorabile o coinvolgente, da pugni al cielo insomma.
Tra i pezzi degni di nota, vanno citati Thrash or Die (in cui i tentativi poco riusciti di stop’n’go generano un risultato in ogni caso discutibile) ed Alcoholic Detonation (Beer Attack) (forse il migliore del lotto), ma in linea generale le sezioni appaiono troppo disconnesse, ed i tentativi di brutalità restano fini a sé stessi (Dead Insane, troppo lunga e diluita a sproposito soltanto per far crescere il minutaggio), senza logica né appeal. Eccessivamente ripetitivi, prevedibili, gli Headbangers confezionano un album che sembra registrato da una band di ragazzini, che ricorda palesemente i lavori caotici ed ignorantissimi dei primi Sepultura e di tante altre formazioni sudamericane di fine anni ottanta, come testimoniato sia dalla musica sporchissima ed approssimativa che dal vocalism cavernoso e monocorde (Murder). Grezzume e pochezza tecnica imperano in passaggi quali Hell Can Wait Me (che comunque è uno dei pochi pezzi dotati di un assolo di chitarra vagamente decente), ma alcune canzoni, francamente orrende (Holy Death), lasciano emergere non pochi dubbi sull’utilità di questo full length. Insomma, si chiameranno pure Headbangers, ma la testa non la fanno scuotere praticamente mai!
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nuclear Antichrist 2. Hell Can Wait Me.. 3. Thrash or Die 4. Dead Insane 5. Alcoholic Detonation (Beer Attack) 6. Murder 7. Hell Can Wait Me... (First Sick and Rare Version) 8. Holy Death (Spanish Version)
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Line Up
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Julio Madbutcher (Voce, Chitarra) Jorge “The Joker” (Chitarra) Ybrain (Basso) Psicho Kastor (Batteria)
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