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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Wolfsbane - Wolfsbane Save the World
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( 3442 letture )
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Quanti di voi ricordano i Wolfsbane? Quella band che, tra il 1989 ed il 1994 ha dato alle stampe tre album di inediti, salvo poi cadere nel dimenticatoio per svariati motivi, non ultimo l’abbandono del proprio singer Blaze Bayley, partito per strade ben più proficue ed allettanti? Per quei pochi che non hanno dimenticato le sfuriate chitarristiche e la furia incontenibile del buon debut album Live Fast, Die Fast (1989) o le belle idee partorite coi seguenti Down Fall the Good Guys (1991) e Wolfsbane (1994), ci sarà di che rallegrarsi, visto che, a diciotto anni di distanza dall’omonimo terzo studio album, proprio nei primi giorni di gennaio è stato pubblicato il più che gradito ritorno sulle scene dell’heavy metal band britannica capitanata dall’ex vocalist dei Maiden di metà anni 90, autoprodotto ed intitolato niente di meno che Wolfsbane Save the World. Tanto ci sarebbe da dire a riguardo, c’è da chiedersi cos’abbia spinto i quattro a riunirsi dopo così tanto tempo, anche se leggendo il titolo dell’EP che ha preceduto l’uscita dell’album (Did It for Money, 2011) non si può trattenere una sincera risata. Conoscendo la persona ed il personaggio di Blaze Bayley, lo si può certo ritenere un titolo scherzoso, non affine alla realtà, o almeno così speriamo. In ogni caso, impossibile non rimanere esterrefatti di fronte ad un disco che fin dal primo ascolto colpisce per bellezza ed intesa dei singoli membri, alla faccia di chi si aspettava una band ormai cotta, capace solo più di ripetere cose già viste e sentite, rendendole soltanto un minimo appetibili al pubblico. Invece, Wolfsbane Save the World si prospetta come il prodotto migliore partorito dalla collaborazione di queste quattro menti: Jase Edwards, soprannominato “the Ace”, un chitarrista in grado di tirar fuori melodie sognanti e rockettare, sfoderando riff e assolo sempre di ottima fattura, Jeff Hateley, un bassista che riesce a far emergere il proprio operato con prestazioni all’altezza delle aspettative, Steve “Danger” Ellett, un batterista che non ti fa mai mancare elementi fondamentali come potenza e creatività e ovviamente Blaze Bayley dietro il microfono, autore di una prestazione da far invidia agli anni d’oro della sua carriera, stranamente capace di cantare a suo agio (sarà l’aria di casa, chi lo sa), interpretando ottimamente ogni canzone presente nel disco.
A dir la verità non sono poi molti gli episodi “a cinque stelle” del disco. La bontà del platter la si riscontra infatti molto meglio effettuando un ascolto d’insieme, nelle sensazioni positive trasmesse dalla band tramite un sound non certamente nuovo in quanto a genere, ma freschissimo nelle sue intenzioni. Non è semplice spiegarlo in poche righe, ma basterebbe probabilmente l’opener Blue Sky per capire immediatamente il senso delle mie affermazioni: giri di chitarra e ritmi tipicamente hard rock danno infatti un sostanziale appoggio alla voce di Bayley, che appare qui ispiratissima, capace persino di contagiare l’ascoltatore con tonalità “felici” ed a tratti inaspettate. Anche Starlight si presenta come uno dei pezzi più riusciti, al pari di Illusion of Love e Live Before I Die. La prima di queste poggia su ritmi assai blandi, ma, proprio come la precedente Blue Sky, mette in luce una musicalità tutta particolare, poco metallica, ma fortemente espressiva. E soprattutto, la voce di Bayley risulta qui davvero in buonissima forma, anche se si tratta di una canzone che parrebbe essere fatta per ben altro tipo di voce. Illusion of Love è il pezzo più vario dell’album: dopo una partenza su ritmi all’apparenza veloci, si evolve in un altro bell’episodio melodico, ben costruito, ma abbastanza atipico per una qualsiasi Bayley-band. Notevolissimo l’assolo di chitarra centrale ad opera di Jase “the Ace” Edwards, che dà il via ad una ripartenza ben più spedita, salvo poi ritornare ai ritmi iniziali nel ritornello. Live Before I Die è la canzone più giusta per “staccare” da una canzone melodica: i ritmi si fanno più energici ed il cantato li segue a ruota. Sembra che per i Wolfsbane sia una soluzione alquanto apprezzata quella di comporre brani che presentino ritmiche e tempi tra loro differenti all’interno di una stessa canzone; fortunatamente per loro questo metodo di composizione risulta riuscitissimo: è evidente proprio in Live Before I Die, a tratti funky, a tratti heavy, a tratti semplicemente e più genericamente rock. Un’altra canzone meritevole di menzione è la semi-ballad Child of the Sun, non eccezionale dal punto di vista strumentale, ma in grado di trasmettere quel qualcosa in più che ad altri brani invece manca. Ancora una volta si evidenzia la buona prova vocale di Bayley, il quale si dimostra a suo agio tanto nelle canzoni più melodiche quanto in quelle dal maggior tiro. Un esempio di ciò sono gli “urletti” che ogni tanto ci regala (Smoke and Red Light, Did It for the Money!), alla faccia di chi riteneva il suo cantato uno dei più piatti sulla faccia della Terra. Tra le rimanenti tracce, Teacher e appunto Smoke and Red Light, col loro tratto “da street band giovanile” sono tra le più divertenti del disco, mentre Buy My Pain è forse solo un po’ troppo ostentata nella sua dinamicità (diciamo che potrebbe ricordarvi i tempi della maideniana Futureal), ma per il resto si tratta comunque di un lotto di canzoni molto valide.
Insomma, c’è ottima carne al fuoco in questo Wolfsbane Save the World. La band appare rigenerata, come se dal 1994 ad oggi fossero rimasti congelati in una ingegnosa macchina costruita da qualche scienziato pazzo, ma dalle lunghe vedute. Se il tempo non sembra essere passato, allora come spiegare gli ultimi prodotti solisti di Blaze Bayley? Forse è proprio il fatto di essere tornati tutti insieme, nello stesso gruppo coeso di tanti anni prima, ad aver alimentato la composizione di un album inaspettatamente buono, adatto ad un ascoltatore al di là con gli anni così come ad un giovane rampollo cresciuto con le nuove band dell’ultimo decennio. La forza del gruppo, quindi. Sì, pare che non ci sia altra spiegazione se non questa. Perché i soldi non ti portano a creare un album che sia per forza anche buono, ma solo un prodotto di facile approccio sul pubblico. Wolfsbane Save the World è invece il risultato di un lavoro d’insieme, in cui le ottime idee e l’intesa comune sono elementi in primissimo piano.
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dopo aver visto qualche foto del gruppo devo dire che il chitarrista ha messo su un pò di kg rispetto a qualche anno fà |
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A quanto ne so io, è stato registrato a casa del chitarrista Jase Edwards!  |
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E' un'autoproduzione, la Howling Mad Records è un'etichetta fantasma, come la Uzi Suicide dei Guns n' Roses. |
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UHm...Khaine mi sa che questo disco esce per Howling Mad Records... |
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Concordo. Ci sarebbe anche da notare (come provocazione) che un musicista è parte del mercato, quindi è anche responsabile dell'andamento delle proprie vendite e della propria visibilità, ma andremmo molto fuori tema... |
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certo che se i wolfsbane, da musicisti professionisti navigati quali sono, si autoproducono il mercato musicale è DAVVERO alle pezze. |
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Ciao Toni, grazie della consueta attenzione. Questo disco ê finito negli autoprodotti perchê... è un autoprodotto, cioë prodotto interamente coi soldi della band, senza l'aiuto di una label, senza distribuzione, senza niente proprio. Quindi si, hai capito bene. Se domani i metallica si autoproducono un disco, beh... Quello va a finire qui! |
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Permettetemi un appunto, che sia inteso come suggerimento x migliorare il sito. Cosa ci fa una band navigata come i wolfsbane nella sezione autoprodotti?! Metterli a confronto con band emergenti e di ben minore esperienza è ingiusto sia per l'uni che per li altri. Credevo che questa fosse una sezione deidcata per lo più a demo/ep di band emergenti, ma ho inteso male. La parola "autoprodotto" la intendete in maniera letterale, ovvero registrato a spese proprie. |
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Mai dire mai ragazzi!  |
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riuscito a sentirlo tutto...disco semplicemente favoloso....e chi se lo sarebbe mai aspettato... |
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per ora ho sentiti solo blue sky e did it for the money, e sono favolose. un ottimo rock stradaiolo!! speriamo che il disco abbia un successore |
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Concordo con Khaine e Marduk...Vedere i Wolfsbane tra i demos fa un certo effetto...Il disco non mi dispiace, anche se non è assolutamente il genere che prediligo... |
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Mi hai fatto venire voglia di ascoltarli ed ero tra quelli che pensava fossero del tutto bolliti  |
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sentito qualcosa e l'impressione datami è veramente ottima...e cmq si...fa impressione vedere qst gruppo tra gli autoprodotti XD |
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Comunque fa impressione vedere una band così tra gli Autoprodotti eh!  |
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Mi è piaciuto. Bayley a suo agio è un piacere da ascoltare. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Blue Sky 2. Teacher 3. Buy My Pain 4. Starlight 5. Smoke and Red Light 6. Illusion of Love 7. Live Before I Die 8. Who Are You Now 9. Everybody’s Looking for Something Baby 10. Child of the Sun 11. Did It for the Money
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Line Up
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Blaze Bayley (Voce) Jase “the Ace” Edwards (Chitarra) Jeff Hateley (Basso) Steve “Danger” Ellett (Batteria)
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RECENSIONI |
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