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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Sofisticator - Camping the Vein
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( 3660 letture )
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C’è una differenza considerevole tra quello che un tempo veniva definito thrash ignorante e quello che, al giorno d’oggi, è semplicemente inquadrabile come thrash estremo. Il primo era tale perché suonato da ragazzini dalla tecnica scadente, tesi a suonare il più veloce possibile, generando tanto caos e originando un suono veemente e sicuramente brutale; il secondo, invece, non per forza poggia su una perizia esecutoria di bassa lega, ma può anche essere avvalorato da una considerevole abilità musicale. Il thrash ignorante è per forza estremo, ma non viceversa. Praticamente tutti gli alfieri del thrash estremo, che nacque ignorante dalle scintille venomiane di inizio anni ottanta hanno col tempo maturato la propria tecnica, raggiungendo livelli qualitativi accettabili quando non eccellenti: oggi è possibile affermare che, almeno a certi livelli, il thrash ignorante ha lasciato completamente spazio ad una pletora di band che sicuramente suona con estremismo, ma non per questo considerabili musicalmente impreparate. I nostrani Sofisticator, sorti a Firenze nel 2009, sono un esempio di questa criptica tesi: nel loro disco d’esordio, il qui presente Camping the Vein -edito dalla EBM Records- mettono in luce, infatti, una tecnica non certo da ultimi della classe: non che siano dei virtuosi, sia ben chiaro -probabilmente si offenderebbero, sentendosi definiti in tale modo- ma nemmeno riducibili ai livelli infimi che tante rabbrecciate releases di fattura preistorica andavano a rappresentare. Facendosi portatori di un sound pesantissimo e nervoso, i thrasher nostrani imbastiscono composizioni intransigenti e prive di inflessioni melodiche, scandite da un incessante martellamento ritmico, da riff insalubri ed atmosfere claustrofobiche, votate alla rabbia più inaudita. Sfuriate da headbanging e tupa-tupa implacabile vengono intrisi di toni intimidatori molto più efferati rispetto al thrash eccitanti di matrice californiana, ma tuttavia non ancora brutale quanto quello teutonico: un ibrido, dunque, nel quale è veramente difficile cogliere particolari variazioni vocali o differenze anche minimali tra pezzo e pezzo. Si corre e basta, con furia scarnificante e velocità incallita.
La performance del singer è pesantissima, un incrocio tra la timbrica tipica dei deathster Obituary e il latrato di Cronos, che si divincola tra versacci ringhiati, mugugni cavernicoli ed urla belluine, tese a dare un tocco d’ulteriore crudezza e orrenda pesantezza ad una matassa già di per sé insalubre. Proprio nelle linee vocali e nelle atmosfere rarefatte si colgono i rimandi al thrash ignorante e più efferato di matrice ottantiana, come udibile fin dall’opener e titletrack Camping the Vein, una miccia devastante e fulminante che lascia la sensazione di una serie di sberle a ripetizione, dall’impatto letale e dal minutaggio contenuto; eppure è un’intera sequela di pezzi come Total Flatulence War (Beans Attack!), Holidays in Hell e Mantas (The Thrashmaker), le quali non sono che scarne e spesse mazzate dalla violenza primitiva, caratterizzate da struttura essenziale e diretta, semplicistica nella sua terremotante opera di demolizione: un disco tiratissimo dall’inizio alla fine, senza attimi di respiro, senza compromessi né sfumature tecniche nemmeno lontanamente abbozzate. Anche la sezione solista è abrasiva, lineare e approssimativa, mentre invece è elevata la qualità audio e la pulizia dei suoni (nitidi e potenti): nulla a che fare, dunque, con le registrazioni grezzissime e caserecce di un tempo. La tensione rimane elevatissima sempre e comunque, e scorre fibrillante nei passaggi contraddistinti da un riffery più eccitante ed esplosivo (Burn the Steaks on the Fire, Sofisticator), anche se non manca qualche (non meno riuscito) passaggio meno irruente, indirizzato verso una certa pesantezza almeno parziale (come nel caso di I Wa’ Sborr’ to Rock’n’Roll o Ivo the Woodman, che pure gode di poderose accelerazioni centrali e di un assolo di chitarra appagante). Con una scaletta così omogenea, indirizzata quasi all’autoplagio continuo, è impossibile individuare picchi positivi o negativi: nessuna traccia rimane impressa più delle altre e sta a voi decidere se questo sia un pregio, dovuto alla validità di tutte le composizioni, o un difetto, sintomo inequivocabile di piattezza generale e staticità stilistica, uno dei problemi più marcati che da sempre inficiano le releases monodirezionali come questa. È un ascolto intriso di rabbia, furore disinibito, un disco che possiede tutte le qualità per soddisfare le ire del fruitore più arrabbiato (e senza grandi pretese stilistiche): non è un prodotto memorabile o particolarmente meritevole di elogi sperticati, però è bello tosto, merita di essere saggiato e promette di spaccare parecchie ossa.
Andando quasi controcorrente rispetto alla direzione incazzata della musica, le liriche proposte sono assolutamente ironiche, strafottenti, goliardiche e vessatorie: basta un’occhiata ai titoli per accorgersi dei toni parodistici utilizzati dall’act fiorentino, riscontrabili anche negli pseudonimi dei musicisti (curioso l’accostamento di nickname torvi come quello del drummer The Ripper o del cantante Disossator ad altri più simpatici come quello innocuo del guitarist Popi). Prendetevi la briga di dare una lettura a qualche testo, alcuni sono veramente spassosi! Chitarre ruvidissime e drumworking potente vengono esaltati in scorrerie all’insegna del doppio pedale come l’omonima e autoreferenziale Sofisticator, ma tuttavia alla lunga il disco pecca di eccessiva ripetitività, privo com’è di variazioni sul tema; maestri del calibro dei Kreator ci hanno insegnato che è possibile trovare soluzioni sempre estreme ma più melodiche o sofisticate, ma la band toscana sembra fregarsene di tale lezione e tira dritto per la sua strada, fatta di bastonate ripetute pedissequamente e con insistenza: chi cerca un minimo di stratificazione stilistica o profondità architettonica rischia dunque un po’ di noia, mentre chi impazzisce per il thrash disincantato, claustrofobico e orientato ad un unico obiettivo -quello di distruggere, anche a costo di stancare- troverà pane per i propri denti. Inevitabile, in fase di giudizio finale, lasciar trasparire la giusta severità: da un disco di thrash brutale non ci si aspetta ritornelli melodici o sfumature eclettiche, è chiaro, eppure -come già sottolineato- abbiamo spesso goduto per pubblicazioni capaci di fornire un minimo di diversificazione interna, senza perdere un grammo di truculenza.
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VOTO LETTORI
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48.74 su 147 voti [
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14
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Invece sono proprio una delle "mille (molte di più in realtà, anche solo in Italia forse) altre band thrash di oggi", puro revival ottantiano, che poi questi abbiano in particolare influenze di gruppi X e Y e altre di band diverse, questo è normale ma non c'entra nulla, sono triti e ritriti. Né c'entra e basta l'approccio goliardico ai testi, che tra l'altro, di nuovo, hanno una marea di band thrash revival degli ultimi 10 anni circa, al di là degli argomenti e campi toccati da ognuna. E di sicuro nulla di originale, visto che già negli '80 ce n'erano tante con quell'approccio molto meno (o per nulla a volte) "serioso" rispetto ai temi di altre nel genere, cioè quelle che trattavano in maniera più o meno seria e approfondita argomenti cosiddetti "impegnati", tipo politica, sociale, ambiente ecc. Se uno intende quello o principalmente quello con "divertenti", perché se si intende musicalmente allora è una valutazione ovviamente soggettiva al 100% come sempre, per molti potranno magari essere tra i meno "divertenti" e piacevoli da ascoltare in circolazione. |
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13
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Divertenti! nulla di personali, però almeno sanno divertire, a differenza di mille altre band thrash di oggi... 70 meritato |
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Anvil... produzione pessima non direi proprio rispetto alla maggior parte, dei gruppi thrash di oggi che suonano di plastica, questo album secondo me gode sia di un'ottima udibilità che di un sound caldo... per il resto non sarà innovativo ma credo che nessun disco thrash dopo l'89 lo sia... |
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11
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quello qui sotto non è l"anvil originale.... |
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10
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uno schifo come sempre, produzione pessima a mio parere, innovatività pari a quella di un rubinetto intasato |
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nulla di nuovo, sempre la solita roba. |
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Beh Lambru, lascia decidere a noi cosa si può o non si può fare Comunque l'importante è rimanere dentro certi limiti e direi che è tutto ok  |
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sei lanciato stasera eh? mitico lambruscore ! |
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@Metalthrashingmad,perchè ti scusi? se adesso non si possono neanche pubblicizzare questi eventi, andiamo tutti a puttane....magari dopo il concerto...(o anche prima) |
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4
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Non vedo l'ora di comprare questo disco al release party del 19 Maggio al Controsenso di Prato (scusate lo spam), thrash puro, diretto, in your face come piace a me e lasciatemi dire che live spaccano davvero il culo |
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3
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incuriosito andrò ad ascoltare . Il fatto che non ci siano tracce che prevalgono su altre è positivo significa che è alta qualità a mio parere. |
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occhei, questi li devo ascoltare |
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Genere che adoro da parecchio tempo, loro sanno suonare,bei titoli, peccato solo per la copertina, avrei preferito una cosa tipo quella di Hardrocker dei Gehennah.... (Lambru, mo at ghe propria du bei maroun, ah???) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Blasphemous Arrival 2. Camping the Vein 3. Burger Hell 4. Total Flatulence War (Beans Attack!) 5. Burn the Steaks on the Fire 6. Ivo the Woodman 7. Holidays in Hell 8. I Wa’ Sborr’ to Rock’n’Roll 9. Sofisticator 10. Thrash & Clean 11. Mantas (The Thrashmaker)
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Line Up
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Disossator (Voce) Popi (Chitarra) Baron Roccio (Chitarra) Atomik Bahnhof (Basso) The Ripper (Batteria)
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