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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2627 letture )
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Misteri, segreti innominabili... antichi riti praticati da anime corrotte e deviate negli oscuri ed isolati recessi di grandi foreste, lontano dalla luce e dalla civiltà. L'immaginario collettivo associato al metal e in particolare ad alcune sue correnti non manca di simili rappresentazioni e dicerie, basti pensare all'eterna immagine di satanista che il metallaro medio non riuscirà mai a schiodarsi di dosso. La verità è che alla fine il pensiero di essere considerati tali ci piace, adoriamo l'oscurità e i misteri ad essa correlata e tutto sommato anche l'atmosfera e il "teatro" vogliono la loro parte. Gli Stramonia, giovane band ligure arrivata all'esordio nel 2012 con un EP auto-prodotto di 5 pezzi non fanno eccezione: i nostri si accostano ai racconti di questi eterni misteri per sviscerarli dal loro punto di vista e per metterli in musica a modo loro, innestando su una matrice prettamente heavy atmosfere decisamente cupe, più tipiche della tradizione gothic.
Sarò sincero: nonostante la brevità dell'EP, questa è stata una recensione particolarmente difficile, credo di aver perso il conto degli ascolti e ammetto che inquadrare pregi e difetti dell'opera in questione non sia banale quanto potrebbe sembrare di primo acchito. Stramonia è una band composta da musicisti che non sono certo alla loro prima esperienza e ciò è dimostrato dalle buone capacità tecniche di tutti i membri. Eppure l'EP è discontinuo ed altalenante, come se le potenzialità insite nella band non siano ancora esplose al massimo del loro potenziale, suppongo per un discorso di amalgama o semplicemente per via delle problematiche che le band emergenti devono affrontare nella vita di tutti i giorni che spesso impediscono un arrangiamento profondo e ragionato. Ma lasciamo perdere le considerazioni generali e vediamo più da vicino le caratteristiche di questa opera prima del gruppo ligure. Il riffing in power chords del chitarrista Roberto Arata è quadrato, serrato ed intenso, contribuisce non poco alla sezione ritmica e a reggere l'impalcatura dei pezzi; inoltre, pur non essendo particolarmente articolato, svolge onestamente il suo compito. Molto meglio invece i momenti clean, in cui riesce a proporre passaggi arpeggiati già più interessanti, mentre è senza infamia e senza lode il lato solista, dato che la tecnica per andare veloce c'è, ma forse degli assoli più articolati a livello armonico (e non necessariamente così lunghi) avrebbero dato un tocco più emozionale all'ensemble. Il comparto ritmico in senso stretto - guidato dal drummer Fabio Di Capita - è piuttosto aggressivo per un disco gothic e trascina i pezzi donandogli una considerevole vitalità, anche grazie alla gran varietà di soluzioni che vengono utilizzate (tra cui gli ottimi e azzeccatissimi passaggi di doppio pedale o le discrete variazioni sui tom). Il basso (non viene specificato chi l'abbia registrato) è quasi sempre indietro rispetto alle chitarre e incede martellante con un suono molto sbilanciato verso i bassi, che gonfia molto le relative frequenze nel mix pur perdendo parecchio in termini di definizione; infatti emerge soltanto per sporadici passaggi "solisti" (come la sezione centrale di All Saints tanto per fare un esempio) grazie ad un'aggiunta di frequenze medie che definiscono non poco le singole note. Le tastiere di Daniele Schenone - come accennato prima - si fanno carico di quasi tutto il lato atmosferico della proposta e vengono utilizzate per inserire sporadici effetti elettronici e per creare lunghi tappeti di archi ad accordi pieni, oltre che per piccoli momenti solisti o passaggi di pianoforte. Tuttavia la pecca è che spesso esse latitano, o in quanto non valorizzate dalla produzione oppure proprio perché assenti; per implementare al meglio la componente gotica del sound dovrebbero a mio parere essere molto più presenti e amalgamate al lato più heavy della band. Veniamo infine alla voce di Federico Arata, protagonista di una prova nel complesso buona. Il suo punto di forza è l'interpretazione, capace di trascinare l'ascoltatore come si conviene ad un metal singer. Per quanto riguarda invece il lato più tecnico, non ci sono particolari acrobazie (segno di un'estensione non esagerata), riesce molto bene nel cantato a tonalità medie, mentre le parti più basse o in growl sono ancora migliorabili; a livello timbrico ha una voce abbastanza secca ed esile ma abbastanza caratteristica.
Come dicevo in apertura ho trovato l'EP estremamente altalenante tra pezzi molto riusciti e dotati di un buon tiro, come la opener Just to Have You o To Belong to the Darkness e altri a mio parere fallimentari come El Chupacabras (che se non vado errato si riferisce ad una leggenda messicana su un essere che si aggira per le campagne per succhiare il sangue delle capre e altri animali da allevamento) che, nonostante la buona idea di usare una vera tromba durante le registrazioni, scade nel banale a causa di un'eccessiva ripetitività e anche a causa del tentativo non molto riuscito di riprodurre delle sonorità vicine a quelle della tradizionali dell'America latina in modo esageratamente stereotipato. Sono purtroppo rimasto anche colpito in negativo dalla produzione (anche se questo non influirà particolarmente sul voto finale trattandosi di un auto-prodotto), più che altro perché siamo al livello di tanti altri dischi prodotti in maniera casalinga nonostante sia stato tutto registrato e mixato da Pier Gonnella nel suo studio. Nello specifico, la chitarra nei momenti ritmici è un tantino esile ed ha troppo spinta verso le alte frequenze, i fusti della batteria sono davvero troppo ovattati (cosa che ha in parte fatto perdere incisività) e, dulcis in fundo, ho come la vaga impressione che il mastering non sia riuscito benissimo. Se infatti ad un ascolto in cuffia l'equalizzazione dei pezzi appare discreta, nel momento in cui si passa alle casse dello stereo (con coni non esattamente piccoli) le frequenze basse iniziano a prevalere in modo esagerato, arrivando persino a far sembrare basso il volume della voce e della chitarra.
Insomma, un EP fatto di luci ed ombre quello degli Stramonia, sicuramente sufficiente, ma c'è molto da migliorare per riuscire ad emergere, anche se sono fiducioso che una band con questa esperienza saprà curare molto più a fondo un eventuale full-lenght per poter arrivare a farsi un nome a livello nazionale.
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3
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Io li ho sentiti più volte, non mi piacciono. Gli unici con del talento sono il batterista e l'ultimo bassista che hanno avuto. |
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2
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@Billo: lasciali perdere, lo fanno apposta e non hanno sicuramente sentito il disco, l'importante è ignorarli! |
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1
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si, però i 2 che hanno votato 30 almeno lasciate il commento e spiegate perchè vi fanno cagare, oh no ?? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Just To Have You 2. El Chupacabras 3. To Belong To The Darkness 4. All Saints 5. Human Wreck
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Line Up
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Federico Arata (Vocals) Roberto Arata (Guitars) Daniele Schenone (Keyboards) Fabio Di Capita (Drums)
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