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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Void of Sleep - Tales Between Reality and Madness
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( 4393 letture )
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Ancora una grande uscita in ambito stoner doom casalingo, i ravennati Void Of Sleep si vanno a inserire prepotentemente in quella cerchia di gruppi di elite nostrani che stanno facendo proseliti in giro per la penisola; così, dopo i recenti e ottimi Bretus, ecco un'altra band da tenere d'occhio con molta molta attenzione. Tutto merito del loro sound potente, vitale, multiforme, capace di portare con sé la componente lisergica dello stoner e dello sludge, l'ossessività del doom, la ritualità del post metal e l'istrionismo del progressive; il tutto arricchito - qualora ce ne fosse stato bisogno - di spruzzate psichedeliche che rendono la visione d'insieme ancora più sfaccettata e sorprendente.
Le influenze sono molteplici e tutte ottimamente bilanciate; la voce di Burdo svetta oltre le trame sonore d'impatto, queste ultime molto d'impatto si ,ma anche dal gusto melodico sopraffino. Si passa così con molta disinvoltura dalle sezioni ultra lisergiche e progressive di The Great Escape of the Giant Stone Man, al groove stoner dell'opener Blood in My Hands, che fa tanto Orange Goblin, ed è qui forse proprio per reclamarne lo scettro. Andando avanti nell'ascolto, il mood sludge di Wisdom Of Doom si fa notare per la sua essenza viscerale. Lost In The Void si va ancora a colorare di sapori lisergici, e anche qui la componente progressiva regge l'architettura del pezzo scontrandosi con il post metal di Mirror Soul Sickness, sublimata da un coro battagliero e in pieno stile ottantiano. Trame post metal in Ghost of Me , mentre gli echi “tooliani” nella conclusiva Sons of Nothing vanno, senza nemmeno accorgercene, ad accompagnare le note finali che, sfumando, ci sussurrano all'orecchio di cliccare nuovamente sul tasto play.
C'è poco altro da dire, e a sfavore dei nostri forse davvero nulla, considerando che siamo al cospetto di un debut album. I Void Of Sleep sono la nuova new sensation da battere in ambito stoner doom; a questo punto la curiosità di vederli all'opera in un live set è davvero tanta, per poter testare se le capacità espresse in studio sono le stesse anche in questa dimensione. In attesa che ciò accada, vi consiglio caldamente di non passare oltre e di dare una possibilità a questi ragazzi: se la meritano davvero.
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13
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Riascoltato recentemente: davvero un ottimo album |
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12
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Ricevuto 2 giorni fa via corriere. Posso dire solamente che spaccano di brutto e live sono immensi!!! |
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11
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Album discreto che si fà ascoltare volentieri, anche se di pezzi "storici" non ce ne sono, ma si fanno ascoltare volentieri. Per me la migliore traccia dell' album è "The Great Escape of the Giant Stone Man". 70 ci sta benissimo. |
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10
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Non mi ha preso per niente. L'ho anche ascoltato più volte ma mi dice veramente poco. Probabilmente è un altro "genere" ma Dustwalker dei Fen è un centinaio di galassie più in alto. Au revoir, Monsieurs. |
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9
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Non è proprio il mio genere, ma ad un primo ascolto mi ha lasciato una buona impressione. |
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8
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Ho capito cosa intendi dire, io non le paragonavo di certo per lo stile, io ho parlato di "realtà", ritengo i Bretus più concreti e completi come band, non che siano migliori tecnicamente o altro, infatti e mi cito: i Bretus però sono ancora una spanna e più sopra come realtà. |
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7
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@Undercover: Io appunto tendevo ad escludere paragoni tra le due band perché l'approccio è del tutto diverso. Ghost Of Me per esempio potrebbe essere uscita da Aenima dei Tool piuttosto che da un disco stoner/doom. Sulla voce di Burdo e Veraldi, mi attengo al lavoro in studio. Il primo è nettamente più intonato e dosato, il secondo più legato alla tradizione. Per me rimangono due dischi che convergono da luoghi musicali diversi e divergono verso confini altrettanto lontani (paradossalmente). Fatico proprio a mettere in relazione il mio giudizio di entrambi. |
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6
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Vi posso garantire che è un cd della madonna ascoltatelo compratelo e se vi capita andate a sentirli live!!! |
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5
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Nagash Burdo è nettamente superiore a Veraldi come cantante? Opinione personale condivisibile ma non per forza veritiera, quando avrò occasione di vedere Burdo live ne riparleremo, Marco l'ho visto e so quanto rende e quanto da ai pezzi ed è uno che fa la differenza. I Vos sono più al passo con i tempi, altrettanto condivisibile ma non è detto che sia un vantaggio essere "al passo con i tempi", stiamo parlando di scena Doom non di technical, qui non gliene frega un cazzo a nessuno quanto suona moderno o quante influenze butti dentro un disco, è il feeling che conta, è da quel punto di vista i Bretus essendo anche più rodati come band, il progetto di Ghenes esiste da un bel po', possiedono quell'appeal che a loro ancora manca. Stiamo comunque parlando di due band che sanno benissimo ciò che fanno. |
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4
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Disco superbo. Non colgo però il confronto fatto da Undercover con i Bretus, che trovo molto più canoni nelle soluzioni e che mirano ad un diverso feeling. Burdo come cantante è nettamente superiore a Veraldi ed i VoS sono molto più al passo con i tempi dei Bretus. |
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3
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Copertina intrigante, forse potrebbe interessarmi.. |
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2
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Buona prova, le basi sono solide, il lavoro da descritto da Emiliano è quello che è, privo di sbavature, i Bretus però sono ancora una spanna e più sopra come realtà. L'Italia ha ottime band, vediamo di svegliarci e supportare quelle che valgono. |
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1
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Per quel poco che ho sentito sembrano essere molto interessanti, vedrò di procurarmi il cd. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Blood on My Hands 2. Wisdom of Doom 3. The Great Escape of the Giant Stone Man 4. Lost In the Void 5. Ghost of Me 6. Mirror Soul Sickness 7. Sons of Nothing
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Line Up
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Burdo (voce, chitarra) Gale (chitarra, cori) Paso (basso) Allo (batteria)
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