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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 1437 letture )
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Torniamo a parlare degli Astral Sleep a due anni di distanza dall'interessante ep intitolato Angel, nel quale i nostri avevano dato prova di conoscere abbastanza bene la materia doom, esibendo una proposta energica e moderna ma ancora fin troppo dispersiva. Il nuovo lavoro si intitola Visions e, sin dalle primissime note, lascia intravedere un notevole appesantimento dei brani, fino a sfiorare le soglie del funeral doom; genere che viene rasentato solo in alcuni episodi, lasciando che per la maggior parte della durata del lavoro siano le atmosfere epic doom classiche a farla da padrone.
Si parte con la chilometrica The Towers che, dopo un avvio lentissimo e catacombale si rivela un brano abbastanza movimentato, dove il cantato pulito trova comunque ampio spazio (alle volte anche un po' troppo invadente altisonante). Rispetto al passato è chiaramente riscontrabile un appesantimento dei suoni, che però non va a intaccare lo stile vocale del singer, il quale continua a mantenere un cantato clean, ma che in questo lavoro, col dimezzarsi dei tempi dei brani, rimane per così dire "scoperto", lasciando in bella vista tutti i limiti - non certo clamorosi, sia chiaro - del volenteroso Markus, riuscendo comunque a mantenersi a limite della sufficienza. Il suo, difatti, è uno stile vocale ispirato alle ugole d'oro del genere come Solitude Aeternus, Candlemass, Black Sabbath e Dio dicendo... ops... e via dicendo! La successiva Channel Sleep, con i suoi 13 minuti scarsi, è il brano più breve e allo stesso tempo è il più eterogeneo dell'intero lotto: si passa agevolmente dalle parti gutturali alle clean vocal, fino alle sezioni in screaming strazianti e a recitati molto impegnativi. Per rimediare all'estenuante durata dei brani, la band cerca di sopperire con continui cambi d'atmosfera e di stile, nel tentativo di mantenere viva l'attenzione dell'ascoltatore, ma invece - a mio avviso - ottiene solamente una gran confusione, un'insalatona mista stile "mare e monti". I brani accolgono al loro interno passaggi molto interessanti e molte belle idee ma - così come fu per il lavoro precedente - non si capisce dove si voglia andare a parare: troppo pesanti per essere etichettati come doom classico, troppo leggeri per essere funeral doom, e troppo melodici e lineari per essere associati al doom death; tutto ciò mi porta a definirli con l'odiosa etichetta di “modern doom”. I quindici minuti abbondanti della title track non aggiungono molto a quanto già detto, se non per via di una conclusione in blast beat in cui il cantante, più che con uno screaming, pare preferisca dilettarsi in una sorta di falsetto estremamente imbarazzante e, ahimè, deludente. Molto bello l'inizio della conclusiva ...They All Awaits Me When I Break the Shackles of Flesh, affidato a un riffone di chitarra molto potente, che però viene sovrastato da un cantato quanto mai inadeguato: evidentemente fuori luogo rispetto alle tonalità affrontare, la voce si ritrova a rincorrere la nota giusta, senza però raggiungerla con costanza. Molte belle invece le parti strumentali, e quando ormai la frittata è fatta si cerca di rimediare con qualche passaggio in growl, ma senza però riuscire a cambiare completamente registro.
Le conclusioni sono più che scontate: finché non cambieranno stile vocale - o direttamente il cantante - rimarranno una band che convince solo a metà. Già che ci si trova a fare degli avvicendamenti, consiglierei loro di abbandonare anche il grafico che cura le copertine dei loro dischi, sempre decisamente brutte e insignificanti come in questo caso.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Towers 2. Channel Sleep 3. Visions 4. ...They All Await Me When I Break the Shackles of Flesh
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Line Up
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Markus H. (Voce, Chitarra) Rolle H. (Chitarra) Jaakko O. (Basso, Contrabbasso) Jiri P. (Batteria)
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RECENSIONI |
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