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Taake - Over Bjørgvin Gråter Himmerik
( 5537 letture )
Quando, alla fine del 2001, sulle pagine di Grind Zone si leggeva dell'imminente uscita del seguito di Nattestid Ser Porten Vid dei Taake, io non stavo più nella pelle.
Nattestid… lo conoscevo da poco ma era già entrato in me ed ero veramente ansioso di sentire quel sequel.
Hoest ed i suoi fedeli (la sua fidanzata di allora, Keridwen, e l'amico Corvus Corax) mettono a segno un disco incredibile, il perfetto seguito di Nattestid… però con una produzione più raffinata, adatta al caso, precisa e accattivante; quella dei Grieghallen che, da sempre, ha caratterizzato il black metal di Bergen.

Si sente fin dalle prime note, di questo nuovo ciclo settenario, che i Taake hanno subìto una notevole evoluzione. Il songwriting, sempre personalissimo, si basa su una serie di riff che solo Hoest è stato in grado di comporre (mi è sempre piaciuto fare dei parallelismi con i Windir, una sorta di band-sorella dell'epoca che giocava con un uso analogo di certi riff); ascoltando tutto il concept si avvertono molte linee melodiche simili, dei rimandi e delle somiglianze ai brani precedenti, appigli per quelli futuri. Il tipo di black metal che propongono i nostri è infarcito di heavy metal, di progressive e di un bagaglio melodico folkloristico che prescinde totalmente dagli strumenti del genere: niente flauti o tamburi, niente chitarre acustiche o violini; un tipo di folklore nettamente percepibile attraverso le note delle sei-corde, attraverso i continui cambi di tempo.
I delicati accenni di pianoforte nel marasma delle chitarre taglienti del capitolo I sono opera di Keridwen, gli armonici fischiano, le potenti rullate e i blast-beat creano il corpo per un groove tanto vicino ai Celtic Frost quanto ai cugini Carpathian Forest (all'epoca entrambe le band godevano di una sorta di sodalizio stilistico, frequentandosi molto e suonando spesso insieme), creando le colonne portanti di quella "seconda generazione" di black metal band norvegesi: i nostri a Bergen, i Carpathian Forest a Oslo; il pathos richiama anche i primi Satyricon, soprattutto la capacità di infarcire di pathos i riff (Nemesis Divina) e di prolungarli di battute, creando vortici sonori (The Shadowthrone).

E' incredibile quanto ineccepibile descrivere brano per brano, sottolineare la potenza e/o le debolezze di ognuno, intanto perché questo album non ha praticamente debolezze: per il sottoscritto i Taake di questo periodo, come di tutta la prima trilogia, rappresentano la perfetta concezione di suonare black metal.
I brani scorrono velocemente e in modo sempre più incalzante: bellissimi i riff più acuti e quei lunghi giri da sedici battute del capitolo II; il riff finale poi è semplicemente da brividi: rispolvera le stesse melodie di Nattestid... parte I e VII, le chitarre in sottofondo creano un tappeto melodico dinamico e orecchiabile mentre le pelli tremano a più non posso non soffermandosi mai sugli stessi tamburi per tempi prolungati.
Il capitolo III è un interessante brano quasi in mid-tempo, infarcito anche di allegri passaggi progressive dove la coppia di chitarre si diverte a dialogare fra i due canali. Sensazionale l'interludio in tipico stile black-folk e con l'atipica presenza di uno scacciapensieri, disarmante e ludico nell'ascolto e nella percezione quanto perfettamente integrante nella cultura dei Taake. Il capitolo IV è forse la mia tappa preferita dell'album, per la malignità e l'orecchiabilità dei riff d'apertura, ma soprattutto per l'escalation che si avverte a due minuti e dieci, quando c'è il primo "grande cambio" di riff e le melodie che entrano riprendono quelle appena accennate del capitolo II. Poi l'ennesima trovata dei Taake: il brano che si trasforma in una sorta di traccia new-wave/black-metal con le tastiere che si fondono alle chitarre. Sembra di assistere ad un'inedita versione dei Duran Duran filtrati al vetriolo, il new-romantic del black metal. Ma d'altronde Hoest non ha mai nascosto le sue passioni musicali più eclettiche (anzi sfoggiava spesso toppe e t-shirt delle band di Simon Le Bon o di Adam Ant).
Il groove bastardo dei Taake, sempre altalenante fra un'attenta propensione verso la melodia e un'attitudine "punkish", è caratterizzato da moltissimi riff arpeggiati, tempi dispari e cambi di tempo (soprattutto il capitolo V) ma senza far trapelare una forte componente tecnica. Anche il capitolo VI presenta alcuni dei riff più violenti ed evocativi del combo, essi crescono taglienti e decisi attraverso i fraseggi di pianoforte di Keridwen; i collegamenti con Nattestid… si fanno più fitti come allo stesso tempo si stanno creando le basi più heavy-prog per il successivo ...Dødskvad.
Altrettanto evocativo è il passaggio dal sesto al settimo capitolo: le chitarre abbassano i propri volumi e le chitarre acustiche entrano attraverso la pioggia di Bergen; le malinconie invernali sfociano in una serie micidiale di riff che richiamano le armonie di quegli arpeggi e tutto il corpo del brano si costruisce su questa melodia portante; alcuni cori pastorali emergono mentre altre chitarre fischiano e arricchiscono il magma melodico.

...Il cielo sta piangendo su Bergen...



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
86.92 su 14 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Mercoledì 17 Maggio 2023, 21.54.57
10
Grande Album pure questo! Nattestid... lo preferisco per la sua spontaneità, ma anche questo Lavoro della maturità, come si suol dire, sa il fatto suo! Suntuoso..
piggod
Lunedì 6 Maggio 2013, 20.06.37
9
Fra le cose migliori uscite nel black metal degli anni '2000.
Luca
Lunedì 6 Maggio 2013, 17.32.20
8
Mi permetto di dissentire con Undercover... l'unico della discografia di Taake a livelli scarsi è il disco omonimo.. per il resto tutti ottimi dischi, anche se Nattestid rimane a livelli eccelsi
vecchio peccatore
Sabato 4 Maggio 2013, 21.58.44
7
Per me il migliore dei Taake, un bel 93 se lo merita, ritengo sia anche il miglior disco Black degli ultimi 15 anni.
DarkTroll
Sabato 4 Maggio 2013, 15.05.09
6
Finalmente è arrivata questa recensione che aspettavo da tempo! Uno dei miei album black metal preferiti, alzerei anche un po' il voto, per me un 90 tondo tondo ci sta tutto.
zzz
Sabato 4 Maggio 2013, 14.11.17
5
Hoest è il black metal nient'altro da aggiungere 90 su 100
Undercover
Sabato 4 Maggio 2013, 14.11.15
4
Uno dei migliori, dopo questa una bella discesa e per fortuna l'ottima risalita con l'ultimo. Band incostante e onestamente sopravvalutata.
enry
Sabato 4 Maggio 2013, 13.10.53
3
Grande disco black: per me questo, il debut Nattestid e il grande colpo di coda 'Noregs Vaapen' sono il meglio dei Taake.
ad astra
Sabato 4 Maggio 2013, 11.58.43
2
La trilogia perfetta del black... Un capitolo unico ed imperdibile. Splendido sotto ogni punto di vista
il vichingo
Sabato 4 Maggio 2013, 11.41.58
1
Inferiore sicuramente a Nattestid ma ad ogni modo un buon disco, per me da 80.
INFORMAZIONI
2002
Wounded Love Records
Black
Tracklist
1. Over Bjørgvin Gråter Himmerik I
2. Over Bjørgvin Gråter Himmerik II
3. Over Bjørgvin Gråter Himmerik III
4. Over Bjørgvin Gråter Himmerik IV
5. Over Bjørgvin Gråter Himmerik V
6. Over Bjørgvin Gråter Himmerik VI
7. Over Bjørgvin Gråter Himmerik VII
Line Up
Hoest (Voce, Chitarra, Testi, Musiche)
C.Corax (Chitarra)
Keridwen (Basso, Pianoforte)

Musicista Ospite
Mutt (Batteria)
 
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