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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Subliminal Crusher - Antithesis
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( 3717 letture )
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L’Italia e’ un paese che ama il thrash. Non si spiegherebbe altrimenti la mole di demo\dischi di metal anni 80 che si presenta ogni mese sulle scrivanie specializzate. Tutto questo ovviamente e’ un bene, visto il proliferarsi di band nu-metal, crossover e quant’altro crea moda. E’ un bene anche per il destino del genere, abbandonato dai piu’ dopo essere stato sfruttato in ogni sua parte. La ripresa del thrash, per quanto riguarda i Subliminal Crasher, inizia dove era terminata. Da basi tipicamente anni 80, quindi Testament, Exodus, ma anche Slayer e i teutonici Destruction (autori quest’anno del devastante Inventor Of Evil). Riffing massicci e tesi si alternano su partiture serratissime dove trovano libero sfogo traccie del death piu’ tirato e serrato. Ecco quindi scheggie degli At The Gates di Slaughter Of The Soul intromettersi nelle visioni ottantiane dei Nostri, creando un sound a dir poco lacerante e soffocante. Sound che al suo interno colloca qua e la qualche contaminazione “new”, leggi The Haunted e Soilwork. Un thrash d’annata sporcato ogni tanto da crude alterazioni sonore death e new thrash. Il macigno Subliminal Crasher (un plauso al polipo di turno, Rodeath) prende vita con Fuck-simile, pezzo introduttivo di una potenza esasperata ed esasperante. Subito la voce di Tooz prende possesso del sound SB, brandendo con marciume vocale le devastanti basi. Potenza mista a growl, un Marco Aro e un Chuck Billy piu’ alterati, isterici e nervosi. Technocratic si apre con suoni di voce computerizzati che conferiscono al brano un certo senso di modernita’. Ma lo stacco Kraftwerk non e’ nient’altro che l’apertura di violentissime scheggie thrash\death che vi faranno sobbalzare dalla sedia. L’apertura death e’ visibile a occhio nudo, cosi come e’ d’apprezzare il tentativo di sperimentare elettronicamente anche all’interno della song. I.R.A.Q. segue la scia thrash delle precedenti song, una ritmica estesa e priva d’alcun senso morale si dipana lungo i quasi quattro minuti del pezzo. Slavery, Fearbox, Unfertile suggestion. Il rimando a vecchie idee del metal d’annata e’ palese, ma e’ palese anche il fatto che i nostri sanno giostrare bene con vecchie e sature partiture. Sporcarle qua e la con intuizioni alla Behemoth periodo Thelema 6 e’ certo un ottimo deterrente per i “soliti” innovatori (che poi sono quelli che riesumano puntalmente gli indimenticati dinosauri sonori…), ma quello che piu’ deve balzare all’attenzione e’ decisamente la tenacia mista a tecnica individuale che contraddistingue i cinque eredi della Bay Area… Poetry anticipa la cover Into The Pit, leggasi Testament, leggasi cioe’ Skolnik, Chuck Billy e Peterson periodo d’oro. Antithesis e’ il manifesto sonoro di questa violentissima band nostrana, a cavallo fra gli incubi metal meta’ anni 80 e il death piu’ irrazionale e diretto. Se questi sono gli inizi, allora c’e’ di che ben sperare. Insomma, Thrash will never die!
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Fuck-simile 2. Affection 3. Technocratic 4. I.R.A.Q. 5. Slavery 6. Fearbox 7. Unfertile suggestion 8. Poetry 9. Into the pit
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Line Up
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Elvys (guitars) Hatewerk (guitars) Jerico (bass) Rodeath (drums) Tooz (vocals)
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