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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Vulture Industries - The Tower
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( 6863 letture )
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Chi sono i Vulture Industries? I Vulture Industries sono una band formatasi nel 1998 a Bergen, in Norvegia. Inizialmente sotto il nome di Dead Rose Garden, trovano una line-up stabile attorno al 2003 e, approfittando dell’occasione, decidono di cambiare definitivamente nome con quello attuale. Seppure il gruppo esista da una quindicina d’anni, il primo vero full-length della band, intitolato The Dystopia Journals, ha visto la luce solo nel 2007 ottenendo un discreto successo di critica e di pubblico, bissato ulteriormente dal secondo e ancora ottimo lavoro The Malefactor’s Bloody Register.
Ma cosa suonano i Vulture Industries? È una domanda difficile. Stando alle definizioni, sempre più criptiche e sempre più prolisse, possiamo dire che i norvegesi fanno "avant-garde black metal", ma è ovviamente da intendersi in un ambiente molto più ampio, poiché essi incorporano al loro particolarissimo sound diverse realtà musicali di matrice jazz, blues e sinfonica accostando un certo gusto per certe composizioni da "cabaret d’altri tempi" e mostrando nelle liriche un vivo interesse per la distopia e per la decadenza.
E come è questo The Tower? È davvero ottimo. All’apertura ci attende l’omonima traccia dell’album, che ci proietta subito all’interno dell’atmosfera schizzata dell’album, ora apocalittica, ora scanzonata e ora solenne. Seppure le influenze e i cambi d’atmosfera siano molti e apparentemente slegati tra loro praticamente per tutta la durata dell’album, in realtà ogni canzone possiede una propria omogeneità e una propria identità che incastra alla perfezione tutti gli elementi in gioco, senza fare attrito e senza ostacolare la riuscita melodica. E, di questi tempi, ciò non è poco. A seguire, Divine-Appealing smorza un po’ i toni tipicamente black che caratterizzavano la precedente traccia per spostarsi su lidi meno epici e più marziali, se così si può dire. La base strumentale è notevole, seconda solo al cantato di Nilsen che, in qualche passaggio, richiama un po’ la lezione del grande Devin Townsend di Deconstruction (sempre sia lodato) dando grande spessore e un briciolo di follia al tutto. The Hound è puro decadimento. Più che al black metal, ci si avvicina a qualcosa di prettamente doom che ricorda certi lavori dei My Dying Bride, o almeno in parte. Il risultato è una canzone davvero ispirata, ricca di pathos e con un intermezzo da pelle d’oca. Probabilmente è una delle migliori canzoni del disco, se non addirittura dell’intera carriera del gruppo, provare per credere! Con Blood On The Trail si preme nuovamente sull’acceleratore ed è di nuovo un tripudio di allegria mista ad apocalisse. Una voce sommessa apre la strofa con un accompagnamento musicale che richiama a sè certe sonorità blues, per poi cadere su di un ritornello certamente più moderno e serrato. Ovviamente questa metrica non dura e verso metà canzone un pianoforte honky-tonky da saloon stravolge i ritmi articolandone ulteriormente lo sviluppo fino ad arrivare a un breve assolo molto valido e a un finale volutamente instabile lasciato un po’ in sospeso, quasi incerto. La traccia successiva, The Dead Won’t Mind, condita da un’aura maligna e disperata, costituisce una sorta di tramite tra quanto di buono abbiamo visto nella prima e ciò che avverrà nella seconda parte dell’album. I ritmi si rifanno lenti e serpentini, quasi viscidi e perversi al punto giusto accompagnandoci verso la successiva traccia, A Knife Between Us, che si connota come una delle tracce più "black" dell’ intero album, almeno nei ritornelli, mentre le strofe sono affidate in larga misura al buon vecchio pianoforte scordato. Personalmente, seppure la canzone sia oggettivamente ben fatta, è una delle tracce del disco che meno preferisco, ma solo perché, confrontata con il resto, non riesce a brillare particolarmente di luce propria, cadendo nel dimenticatoio dopo poco. Non è un vero e proprio passo falso, ma quasi. The Pulse of Bliss mette da parte il connubio tra generi e strumenti di varia estrazione preferendo un approccio più lineare e un po’ più moderno, specie se si guarda il lavoro che svolgono le chitarre con i riff iniziali e il breve assolo presente poco prima del finale. Il risultato, nella sua relativa semplicità, è di gran qualità. E il meglio non è ancora arrivato. La numero otto, Sleepwalkers, risulta essere tra le più cattive dell’album. Assistiamo per la prima volta a un graffiante, seppur breve, screaming che sposa alla perfezione il contesto in cui si trova senza apparire fuorviante o eccessivo. Da segnalare è anche l’ottima prestazione alle pelli di Tor Helge, capace di sfoderare interessantissime e mai banali poliritmie alternate a tempi regolari, senza sfociare nel protagonismo assoluto o nel tecnicismo estremo. La penultima traccia, Lost Among Liars, costituisce una piacevole sorpresa. Le atmosfere si fanno più solari, più ariose, strizzando l’occhio in certi passaggi alle melodie arabe e medio-orientali. La malinconia, ovviamente, non manca neanche in questo caso e la canzone scorre che-è-una-meraviglia accompagnandoci verso la fine del nostro viaggio in cima alla torre. Troviamo, dunque, in chiusura Blood Don’t Eliogabalus che, con grande eleganza e con grande fervore, si presta da summa massima di questo album davvero ben suonato e davvero valido, da qualunque prospettiva lo si voglia guardare.
Con una produzione ottima, un songwriting eccellente e una tecnica esecutiva di tutto rispetto, The Tower si presenta come un prodotto onesto e molto valido, in cui nessuna canzone pare essere noiosa o fuori luogo, ma fondamentale al compimento dell’opera. Con onestà e senza strafare a tutti i costi, i Vulture Industries continuano la scia di successo cui ci hanno abituati nel corso degli ultimi anni facendo di questo disco una delle uscite più interessanti di questo 2013. Da procurarsi e ascoltare più volte.
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18
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Li conoscevo solo di nome, non avevo mai avuto modo di ascoltare un loro album: un peccato mortale! Album bellissimo, adoro il loro modo di interpretare l'avantgarde in modo quasi opposto rispetto a quelli che per me sono i mostri sacri del genere (Arcturus e Solefald su tutti). Alcuni brani come l'opener e Divine-Appealing sono autentiche perle. Voto 80 |
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17
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Voto tra 7 e 8
Comunque meritato |
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16
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album che avevo ascoltato alla sua uscita e avevo apprezzato senza però darci troppo peso.....oggi mi preparo per godermeli con gli arcturus tra due giorni e......blood don't eliogabalus....!! tributo ai devil doll. immenso stupore, immensi vulture. |
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15
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Arrivato e ascoltato più volte, davvero molto bello, probabilmente il miglior disco avantgarde del 2013. Si sentono tantissimo gli Arcturus questo va detto, però tanta qualità e ottime intuizioni, oltre ad una produzione perfetta per questo tipo di proposta. Molto bravi. |
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14
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Mi erano ignoti ma la recensione (ottima davvero ) mi ha convinto a dargli una chance. Sarà stato l'approccio "spiazzante" di Lost Among Liars, la graniticità della title-track o le spire avvolgenti di The Pulse of Bliss (per me il vertice dell'album) ma non posso che inchinarmi davanti al risultato di questo frullatone di suoni & ispirazioni. Bravi, bravi davvero, prossimamente sul mio scaffale...  |
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12
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Una musica molto più aderente all'avanguardia culturale del "terzo periodo" incollate alla fase allegorica del post-modernnismo intellettuale. Manca molto, direi in tutta la nostra attuale società,quelle collane che andavano dal Menabò alle edizione Odradek al cinema e, infine, ai circoli letterari. Questo è certamente un buon disco, estesico nelle scelte sonore e decisamente molto interessante sotto ogni aspetto, come la tua recensione. Bravissimo. Benvenuto Carlo, anche da parte mia. Jimi TG |
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11
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comprato venerdi....metto in autostrada lay e vengo pervaso da una sensazione di arcuturus, fate no more e virus messi insieme....ebbi questa sensazione solamente con black flux del 2008.... no basta non mi dilungo , torno ad ascoltarmelo. Benvenuto carlo  |
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10
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Video molto belli sul tubo... |
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9
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Un esordio davvero ottimo su queste pagine, complimenti e benvenuto!  |
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8
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Benvenuto Carlo! Grande band e grande prova. |
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7
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La recensione è fatta bene...per curiosità posso sapere con che strumentazione hai ascoltato il disco? |
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6
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Complimenti a Carlo per la sua recensione. Il disco è fantastico e lo ringrazio il recensore per avermi fatto scoprire questo gruppo. |
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5
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Benvenuto Carlo, e grazie di avermi fatto scoprire questo disco. |
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2
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Band strepitosa. Per me il debutto è un capolavoro fatto e finito, questo devo ancora ascoltarlo ma so che sarà ottimo! Benvenuto a Carlo  |
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1
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Carlo, benvenuto tra noi  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Tower 2. Divine-Appealing 3. The Hound 4. Blood On the Trail 5. The Dead Won’t Mind 6. A Knife Between Us 7. The Pulse of Bliss 8. Sleepwalker 9. Lost Among Liars 10. Blood Don’t Eliogabalus
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Line Up
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Bjørnar Nilsen (Voce, Programmazione) Specter (Chitarra) Eivind Huse (Chitarra) Øyvind Madsen (Chitarra) Kyrre Teigen (Basso) Tor Helge Gjengdal (Batteria)
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