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The Doors - Absolutely Live
( 5400 letture )
Absolutely Live, ovverosia, il disco che s’aveva da fare. E’ il luglio 1970 e per i Doors il momento è tutt’altro che magico: quasi tutto l’anno precedente all’uscita del disco è infatti occupato dalle udienze in tribunale per diverse accuse piombate addosso al leader Jim Morrison in seguito al disgraziato concerto di Miami del 1 Marzo 1969, alle quali si aggiungono altre imputazioni, questa volta provenienti dal tribunale di Phoenix e sempre a carico di Morrison. Il cantante sconta gli eccessi che da sempre ne caratterizzano il modus vivendi: solo la strada dell’eccesso conduce al Palazzo della Saggezza, diceva uno dei riferimenti primari del cantante, il poeta/pittore William Blake. L’eccesso di droghe, alcool, sesso, edonismo, vita spericolata, stanno segnando anche fisicamente Morrison, che ha perso l’aspetto per il quale tutti lo ricordano ancora oggi, per diventare un grasso, barbuto, malinconico, rabbioso e odioso ubriacone. Finisce brutalmente il sex symbol, distrutto da Morrison stesso, che ormai cerca tutt’altro: vuole la rivolta, vuole trasformare le esibizioni dal vivo dei Doors in una cerimonia collettiva di espiazione del dolore e della malignità e per questo provoca il pubblico continuamente, dando degli schiavi agli spettatori “in quanto tali”, urlando e sputando alle groupies in prima fila, interrompendo le canzoni di continuo per sproloqui e provocazioni, o semplicemente arrivando sul palco in condizioni tali da non essere assolutamente in grado di cantare, né tanto meno di gestire una folla. Il suo è, a tutti gli effetti, una sorta di suicidio pubblico nel quale vuole coinvolgere gli spettatori, chiamati a uccidere se stessi per rinascere liberi e nuovi, finalmente mondati dai propri limiti e dalle imposizioni della società capitalista e militarista. In uno scenario del genere, il gruppo si trovò quasi impossibilitato ad organizzare dei tour veri e propri, mentre numerose date venivano cancellate per moralismo, paura dello scandalo o delle conseguenze di ordine pubblico, per l’astio che montava contro il gruppo o per l’incapacità di Morrison di presentarsi sul palco. Ecco quindi l’idea della Elektra Records: pubblicare un album dal vivo, utilizzando le numerose registrazioni raccolte nell’ultimo anno, per sfruttare comunque l’enorme popolarità della band, amplificata dagli scandali giudiziari e non solo e per accontentare i molti fans che non avrebbero potuto vedere i Doors dal vivo a causa di quanto stava accadendo.

La pubblicazione di The Soft Parade non aveva infatti sortito gli effetti sperati: la gente non apprezzava le nuove canzoni e continuava a preferirgli il materiale precedente, mentre lo stesso Morrison premeva per andare oltre, per superare la dimensione di band “pop” e raggiungere l’ultimo stadio di rivolta dionisiaca a cui la musica avrebbe dovuto fare da semplice cornice o catalizzatore. Morrison Hotel, uscito solo pochi mesi prima, a febbraio, aveva per contro restituito la faccia migliore della band in studio e in effetti costituiva la svolta necessaria e propedeutica per l’uscita di un album dal vivo, il primo per i Doors. Il disco che uscì da queste opposte e contrastanti pulsioni è uno di quegli album che cambia a seconda dell’ottica con il quale lo si guarda: capolavoro immortale e testimonianza definitiva dei Doors dal vivo per alcuni, stanca celebrazione di un mito già morente e in pieno decadimento per altri. In un certo senso, si può dire che entrambi i punti di vista siano esatti e veritieri e infatti anche la critica si spaccò e continua a spaccarsi a metà su questo album. L’unica cosa su cui tutti concordano, è che Absolutely Live abbia una sua precisa importanza e necessità perché è l’unica testimonianza lasciata su disco della versione definitiva della Celebration of the Lizard, il poema musicale di Morrison che avrebbe dovuto trovare spazio nel terzo disco della band Waiting for the Sun e che invece, complice la scarsa convinzione del resto della band sulla sua effettiva validità, era stato alla fine scartato dalle session dell’album, nel quale troverà posto solo una porzione della composizione complessiva, Not to Touch the Earth.
Nonostante su questo fatto ci siano diverse versioni contrastanti, la storiografia ha ormai dato per assodato che la versione del produttore Paul A. Rothchild sia la più credibile e quindi che le canzoni che compongono il disco siano state pluriassemblate dallo stesso produttore, il quale nel tentativo di dare vita al “live definitivo”, non solo avrebbe mixato tra loro brani provenienti da show diversi dando loro una unicità di suono davvero lodevole, ma compì una vera e propria opera di taglia e cuci, mettendo insieme pezzi di brani estrapolati dalle varie esibizioni. Lo stesso Rothchild sostenne di non essere più assolutamente in grado di determinare da dove provenissero i circa duemila editing compiuti. Ovviamente, su questo, come su quasi tutto quello che circonda i Doors, è difficile stabilire con certezza dove inizi la leggenda e dove finisca la verità.

Messo insieme tutto il quadro su descritto, sarebbe lecito pensare che Absolutely Live costituisca una delle più clamorose “sole” della storia del Rock. Ebbene, la verità è che con la musica non si può scherzare, non si può ragionare col cervello, né con il metro o con le provette. La musica si mette su e si ascolta, si lascia fluire, minuto dopo minuto, nota dopo nota e l’unica strada è lasciare che sia lei a parlare. A maggior ragione se ci troviamo di fronte ad un live album: anche dopo aver letto che si tratta di un assemblaggio posteriore e posticcio, anche se fatto soprattutto per accontentare la casa discografica, anche se in quel periodo Morrison e gli altri musicisti a malapena si parlavano e chiaramente non si capivano più. Tutto questo, nel momento in cui si posiziona la puntina sul vinile, la cassetta nello stereo, il CD nell’impianto, il maledetto file Mp3 nel lettore, scompare e lascia posto ad una folla spasmodica che urla e si agita, parla, ama, si sta probabilmente sballando, in attesa che i Doors salgano sul palco e Jim Morrison cominci ad officiare il rito pagano fatto di note e teatro, poesia e urla belluine, eros e thanatos, luce e ombra. E’ così che dopo un timido annuncio, che quasi quasi invita tutti a mantenere la calma, i colori e la ritmica di John Densmore finalmente lacerano l’aria, la voce di Morrison declama i primi versi di Who Do You Love, classico del blues, la tastiera e il basso suonati da Manzarek iniziano il loro instancabile lavoro di cucitura e rilancio e la chitarra di Krieger finalmente protagonista fa sentire la sua presenza quanto il timido e insicuro chitarrista non sarebbe mai stato in grado di fare personalmente. Absolutely Live è la casa dei Doors, il posto in cui la leggenda e le chiacchiere, gli scandali e le paure cessano e la musica riprende il suo naturale ruolo da protagonista. Certo sappiamo che il trio non era costituito da splendidi virtuosi dello strumento e che la voce di Morrison aveva perso gran parte della propria profonda rotondità, per assumere note più aspre e risentite, eppure il connubio tra la poetica baritonale del cantante, lo stile intriso di jazz e ritmiche latine del batterista, gli studi classici di Manzarek e la passionalità in bilico tra hard rock, blues e psichedelia di Krieger, resta una delle chimiche più potenti e riuscite della storia del rock. Su questo aspetto Absolutely Live regala il suo quadro migliore, quello di autentica celebrazione di quattro musicisti quasi per caso, che creano uno stile riconoscibile tra mille, stragonfio di influenze eppure dannatamente vero e affascinante. Come non gioire in tal senso del riffone messo su da Krieger in apertura a Who Do You Love, del lancinante urlo di Morrison che apre Backdoor Man, all’interno del medley con Alabama Song e Love Hides o, ancora, la splendida resa di When the Music’s Over, nella quale il gruppo dimostra di saper reggere benissimo anche sulla lunga distanza degli oltre sedici minuti e Krieger si erge come protagonista in più di un’occasione, mentre Morrison non perde l’occasione per zittire violentemente il pubblico che freme per urlare WE WANT THE WORLD AND WE WANT IT… NOW!!! Altre sorprese sono la rovente versione di Five to One nobilitata ancora da un ottimo Krieger, l’inedito Build Me a Woman classicissimo pezzo morrisoniano di secondo piano, il boato con cui viene accolta Petition the Lord with Prayer -introduzione parlata a The Soft Parade, qui non eseguita-, che lascia il campo a Break on Through (to the Other Side), nella sua versione live comunque inferiore a quella da studio.
Giungiamo così all’attesa Celebration of the Lizard, casus belli tra Morrison e il resto del gruppo ai tempi di Waiting for the Sun: sicuramente qui si ascolta la versione più completa e matura del lungo poema (siamo oltre i quattordici minuti), ed è indubbio che alcuni frammenti meritassero una pubblicazione, anche solo per la splendida recitazione di un Morrison davvero rapito e partecipe, ma altrettanto indubbio resta il fatto che si tratti del più debole dei quattro componimenti che caratterizzarono gli album realizzati con Morrison in vita e non basta una splendida Not to Touch the Earth, probabilmente uno dei brani più intensi e coinvolgenti dell’intera discografia della band, a farne un capolavoro della stregua di The End e della citata When the Music’s Over. Troppo frammentaria e autoindulgente per valere la pubblicazione in studio, merita comunque di occupare quasi interamente la quarta facciata del doppio LP se non altro per la sentita necessità di mettere infine su vinile queste note. Chiude Soul Kitchen, brano a cui il gruppo dimostra di essere molto affezionato e qui dilatato molto oltre la sua durata originaria.

Absolutely Live colpisce per la presenza di numerose cover e di altrettanti inediti e per l’assenza di almeno due dei superclassici della band: The End e, soprattutto, Light My Fire. Ma al di là delle premesse e del difficile periodo che i Doors stavano attraversando da un punto di vista personale e di band, non si può negare una potenza evocativa intatta e violentissima, che si estrinseca nelle lunghe composizioni come nelle improvvisazioni, nella capacità dinamica del gruppo, che sa come costruire un crescendo e un diminuendo (Arte oggi quasi dimenticata in ambito rock, se non dai profeti del post) e nella comunicativa di un Morrison suo malgrado sempre e comunque al centro dell’attenzione. Eppure, come anticipato sotterraneamente, ad emergere in maniera prepotente dall’ascolto del live è anche la grande importanza di Robby Krieger, musicista tanto schivo quanto fondamentale nell’equilibrio dei brani, almeno paragonabile in questo senso al doppio ruolo gestito da Ray Manzarek, che si concede anche il lusso di interpretare da prima voce Close to You (se gli avessero dato un tamburello da suonare con l’unico piede libero, probabilmente avrebbe trovato il modo di tenere anche il tempo con quello) e la capacità di Densmore di andare “contro” la musica, esaltandosi nelle pause e accompagnando diligentemente quando gli altri prendono il sopravvento. Insomma, in Absolutely Live siamo di fronte ad un gruppo che si sforza terribilmente di fare quello che sarebbe scontato per qualunque gruppo “normale”: suonare. Ma i Doors non erano un gruppo normale, da loro ci si attendeva sempre qualcosa di più, qualcosa che andava oltre la semplice musica e Morrison questo lo aveva capito fin troppo bene e fin troppo facilmente aveva intuito quanto il meccanismo messo in moto avesse in realtà strangolato la band, impedendole di essere semplicemente una band e al tempo stesso quanto i limiti dell’essere un gruppo musicale si scontrassero con la sua ambizione “rivoluzionaria” e dionisiaca. Da qui il ritorno al blues, alla semplicità e alle radici di Morrison Hotel e L.A. Woman e il desiderio di essere apprezzato finalmente anche come poeta e non solo come clown o come Ultimate Barbie Doll. Dal fallimento di questa unica possibile via di fuga, ecco l’esilio parigino e con esso, la morte, la sola amica.

In conclusione, Absolutely Live è uno splendido album dal vivo, uno di quelli che non vi stancherete di ascoltare, nonostante lo conosciate a memoria, uno di quelli che consumerete, finché non verrà il giorno in cui lo abbandonerete in un angolo per dimenticarvene completamente per anni, salvo poi riascoltarlo e ritrovarlo potente e divertente e disperato e definitivo esattamente come lo avevate lasciato.
Nel dubbio, potrete sempre procurarvi la ristampa In Concert uscita nel 1991, nella quale al disco originale viene unito anche il live postumo Alive, She Cried uscito nel 1983 e altre perle dal vivo, tra le quali, finalmente, The End. In ogni caso, sarà un vero piacere.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
83.88 su 17 voti [ VOTA]
David D.
Venerdì 3 Luglio 2020, 16.10.26
17
Probabilmente uno dei miei live preferiti in assoluto assieme ad On Stage dei Rainbow. Ti fa capire la potenza, l'eleganza dei Doors e l'innato carisma che aveva Morrison nel cantare, e nel gestire il pubblico. Live la sua voce personalmente mi dà moltissime più emozioni che su studio, una di quelle che voci che nascono una votla ogni secolo. 100, ed è anche poco.
Rasta
Sabato 20 Giugno 2020, 9.42.47
16
Pietà. Sono già stato punito in età puberale (e con gli interessi a venire) dall'affabile quanto velenoso gerry scotti, con le sue false promesse e la sua orribile trasmissione, progettata dagli ingegneri di una novella mediaset in concorso son la CIA, allo scopo di plasmare dei futuri automi. Sono salvo (ma non illeso) x miracolo. Non potrei sopportare un altro supplizio del genere.
Galilee
Sabato 20 Giugno 2020, 9.36.42
15
A questo punto, meglio il latino americano, flex - able è pure scacciafiga.
Rob Fleming
Sabato 20 Giugno 2020, 9.27.56
14
@Fabio Rasta, delle tue scuse non ce ne facciamo niente. Sarai punito. Sarai legato ad una sedia e sarai costretto ad ascoltare Flex-able di Steve Vai per 48 ore ininterrotte. E non ti sarai ravveduto, partirà la compilation di musica latino americana
Rasta
Sabato 20 Giugno 2020, 9.02.05
13
... maledetta vecchiaia (e vita dissennata). Ho scritto una cazzata. Del 1969 è Live/Dead dei GRATEFUL DEAD. Fillmore East è del '71. Chiedo scusa.
Fabio Rasta
Lunedì 30 Settembre 2019, 15.53.32
12
Ho sempre considerato questo Live come appartenente alla famiglia dei grandi doppi live 60/70 inaugurati dagli ALLMAN nel '69 con At Fillmore East, proseguiti con questo e poi con 4 Way Street, e culminati nell'arco della decade successiva con titoli che bene o male tutti conoscono. Insomma, dopo gli ALLMAN, tutti dovevano e volevano dimostrare quanto valevano On Stage. Leggendo la recensione di Lizard, venendo a conoscenza di fatti a me ignoti, primo fra tutti il gigantesco taglia/cuci di Rothchild, per un attimo, ma solo x un attimo, confesso di aver pensato di rivalutarlo. Poi ho pensato a quanto mi è sempre piaciuto questo live, al fatto che Unleashed In The (Studio) East non era da meno e ce ne siamo sempre fregati, al fatto che lo fanno un po' tutti e non da oggi, e sono arrivato alle righe dove Lizard dice che alla Musica non puoi mettere davanti il metro e le provette. Puro Vangelo! Quindi, a parte Break On Through, che come puntualizzato in recensione, qui perde molto anche a parer mio, certifico che ci troviamo di fronte ad uno dei + bei doppi Live di tutti i tempi. Bellissime anche la cover di BO DIDDLEY, l'inedita Universal Mind, che cantata da JIM assume connotati cosmici celestiali, e una meravigliosa a dir poco Soul Kitchen in chiusura. Non particolarmente esaltante (x me!) la Celebration Of The Lizard (non quella di Saverio), ma va detto che non sono un tipo portato x la poesia, la capisco poco e preferisco quella ad esempio di BOB MARLEY, che diceva che nelle canzoni bisogna spiegare le cose come se si parlasse ad un bambino di sei anni. Se vi piacciono i DOORS comunque, è DA AVERE!!!
Christian Death Rivinusa
Martedì 24 Novembre 2015, 21.41.42
11
uno dei migliori live di sempre ,la versione in concert si merita 100
Gilli97
Martedì 24 Novembre 2015, 17.30.19
10
LIVE SPAZIALE
giacomo
Domenica 7 Aprile 2013, 21.03.34
9
Grazie Elluis,la tua nota è molto importante perchè adesso so come cercare in rete,visto infatti che il sito dei doors nn parla di tour recenti (nn sapevo che erano stati anche a Milano)....Cmq rinnovo il mio invito gente....se qualcuno ha notizie in merito......Ciao e grazie di nuovo..
Elluis
Sabato 6 Aprile 2013, 19.22.41
8
L'anno scorso hanno suonato anche a Milano: in verità i membri originali sono solo Krieger e Manzarek. Io non sono fan, ma un mio conoscente che ascoltava i Doors mi ha detto che è stato bello e tutto, ma alla fine sono alla stregua di una cover band, con il cantante che un po scimmiottava Morrison ecc. Breve nota: per questioni legali la band si chiama "Ray Manzarek & Robby Krieger of The Doors"
giacomo
Sabato 6 Aprile 2013, 19.00.11
7
oggi ho visto con grande rammarico perchè nn lo sapevo che i Doors si sono esibiti l'anno scorso a Roma e un pò di tempo prima a Pistoia....Qualcuno sa dirmi se ci sono concerti prossimamente in Italia o in Europa???Ringrazio in anticipo chi sa rispondermi...Ho guardato in rete ma nn ho trovato nulla
Mr. Mojo
Martedì 2 Aprile 2013, 20.52.25
6
Qualcosa di indescrivibile... cosa avrebbe fatto Morrison se avesse continuato la sua vita... mamma mia cosa avrebbe fatto... credo che sarebbe diventato famoso quanto Dylan o I Beatles o Elvis. Semplicemente un genio travagante. R.i.P. Jim
Arrraya
Sabato 30 Marzo 2013, 12.07.39
5
Una delle dieci band piu importante e influenti della storia. Rock,Blues,psichedelia, letteratura, una certa velatura esoterica, la magia di un periodo ormai ovattato dal passare del tempo. Il mio preferito rimane ...uhmmm...scelta difficile...direi "Strange Days" e "L.A. Woman". Band da non dimenticare MAI.
Galilee
Domenica 24 Marzo 2013, 20.49.58
4
Uno dei live migliori della storia del rock.
Hellion
Sabato 23 Marzo 2013, 19.43.42
3
Meraviglia!!!!
BILLOROCK fci
Sabato 23 Marzo 2013, 15.24.44
2
Al contrario tuo, non mi sono mai andati a genio, certo li rispetto molto però non mi aggradano musicalmente!!
LORIN
Sabato 23 Marzo 2013, 14.54.29
1
Disco stupendo di una band unica. Jim on stage è semplicemente fantastico,trasmette un sentimento chiarissimo:la ribellione. Lo ammiro ancora oggi.
INFORMAZIONI
1970
Elektra Records
Rock
Tracklist
Side One:
1. House Announcer
2. Who Do You Love
3. Alabama Song (Whisky Bar)
4. Back Door Man
5. Love Hides
6. Five to One

Side Two:
7. Build Me a Woman
8. When The Music’s Over

Side Three:
9. Close to You
10. Universal Mind
11. Petition the Lord with Prayers
12. Dead Cats, Dead Rats
13. Break on Through (to the Other Side) N. 2

Side Four:
14. Celebration of the Lizard:
- Lions in the Street
- Wake Up
- A Little Game
- The Hill Dwellers
- Not to Touch the Earth
- Names of the Kingdom
- The Palace of Exile
15. Soul Kitchen
Line Up
Jim Morrison (Voce)
Robby Krieger (Chitarra)
Ray Manzarek (Organo, Fender Rhodes Bass, Voce su traccia 9, Cori)
John Densmore (Batteria)
 
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