Dopo l’ottima recensione di Awaken to the Suffering ho avuto modo di contattare i Pathology, nella persona del batterista Dave Astor. Con lui ho cercato di sviscerare alcuni dei temi chiave dell’ultima uscita, senza disdegnare qualche ulteriore piccola curiosità.
Giasse: Ciao ragazzi. Inizierei parlando del nuovo Album.
Awaken to the Suffering è stato ben giudicato in sede recensoria. Quali sono stati i responsi in USA?
Dave: Qui negli States la risposta è stata grandiosa! Abbiamo appena terminato un incredibile tour di tre settimane assieme a Grave, Blood Red Throne e Gigan e tutti hanno apprezzato la nostra musica. Penso che Awaken to the Suffering sia un disco fatto davvero bene. A molti è piaciuto! Vedendo le reazioni agli show, e quanto le persone si lasciano coinvolgere, ho maturato la sensazione che stiamo percorrendo la strada giusta.
Giasse: Ho notato alcune differenze rispetto ai precedenti lavori, in particolare il sound e le vocals. Da un lato la musica si è fatta più facile, più metal in senso classico. Dall’altra il vocalism di Jonathan Huber è davvero estremissimo. Sembra quasi un’opera di compensazione per mantenere un certo status. È così? Come sono nate queste scelte compositive?
Dave: La band ha una tradizione incentrata sulle brutal-vocals che riteniamo uno dei tratti distintivi del nostro sound. Non abbiamo spinto Jonathan ad essere più estremo. Ciò che lui ha fatto durante le registrazioni fa parte del suo modo d’essere: ha messo tutto se stesso, tutto il suo “gusto”, dentro il platter e non c’è stato un indirizzo specifico da parte nostra per il cantato. Detto questo, ciò che ha prodotto Jonathan in Awaken to the Suffering rappresenta per filo e per segno quello che è il sound dei Pathology e non saremmo potuti essere più soddisfatti di così a registrazione conclusa.
Giasse: Rimaniamo sulla voce di Jonathan. Non pensate che un timbro così chiuso possa svilire i testi, praticamente incomprensibili?
Dave: Il genere stesso in cui siamo catalogati ha la caratteristica di utilizzare un cantato poco comprensibile. Effettivamente con lo stile ultimo le lyrics sono ancora più difficili da capire, ma d’altra parte lo stilema del genere parla chiaro: Jonathan è molto brutale e gutturale e di fatto le sue vocals sono interpretate come un ulteriore strumento. Comunque abbiamo incluso i testi all’interno del booklet in modo che tutti possano capire i temi. Ognuno ha una propria idea di come la musica dovrebbe presentarsi e la nostra è questa.
Giasse: Riguardo ai live come opererete? Jonathan canterà i vecchi pezzi in stile brutal, oppure manterrà il suo timbro “gore”, riarrangiandoli?
Dave: Jonathan ha cantato con noi nel tour americano con i Deicide ed in quello europeo a supporto degli Obituary e dunque già conosce i pezzi vecchi. Continuerà a fare ciò che ha sempre fatto con i Pathology. Noi portiamo una grande energia sul palco che speriamo di trasmettere a tutti i presenti.
Giasse: Chiunque abbia ascoltato
Awaken to the Suffering (qui in Italia) ha azzardato il paragone con i primi
Carcass (quelli di Symphonies Of Sickness, soprattutto). Pensate sia un caso o vi siete consapevolmente ispirati a quel modo di far musica ormai ventennale?
Dave: Nella storia dei Pathology i Carcass hanno avuto una grande influenza e molte persone hanno effettivamente trovato una certa somiglianza, soprattutto con i primi lavori.
Giasse: Non temete di essere considerati cloni? Poco originali, insomma…
Dave: Non credo ci sia molto di originale oggigiorno. Tutti hanno suonato questa musica con gusti differenti. Attraverso internet è sempre possibile trovare band con riff simili ad altre. È stato tutto detto e ridetto molte volte.
Giasse: I testi: ho notato che, via via con il tempo, avete toccato temi sempre più “esistenzialisti”. Mi parlate dell’idea alla base di
Awaken to the Suffering?
Dave: I testi sono principalmente opinioni politiche e scorci di vita vissuta nel mondo odierno. Di solito il brutal si sofferma su cadaveri smembrati o persone sventrate vive e noi ci siamo voluti evolvere: è bene cambiare un po', rappresentando le idee sociali del nostro tempo.
Giasse: Chi si occupa delle lyrics? E chi del songwriting?
Dave: Tutti i testi sono stati composti da Jonathan Huber. Per quanto riguarda le chitarre ci hanno pensato Tim Tiszczenko e Kevin Schwartz, mentre il drumming è stato scritto da me, Dave Astor.
Giasse: Ultimamente avete prodotto un disco all’anno. Non è un ritmo troppo elevato? Sono scadenze imposte dal vostro contratto discografico o siete particolarmente prolifici?
Dave: Prendiamo i Pathology molto sul serio e siamo costantemente al lavoro per questo progetto. Ogni volta che ci troviamo per provare scaturiscono nuove idee e nuovo materiale. Ci piace rimanere attivi e visibili. All’inizio i Pathology non erano altro che un progetto mio e di Tim, ma dalla firma con la Victory abbiamo deciso di completare la line-up e spenderci un sacco di tempo. Speriamo di riuscire a mantenere il ritmo di un album per anno!
Giasse: Qual è la situazione della scena brutal-gore in America?
Dave: Tutto dipende da dove si vive ad essere onesti. Siamo di San Diego, città nota per la musica brutale e la scena qui è molto prolissa. Ogni volta che uno spettacolo passa da queste parti la scena si muove e mostra sostegno.
Giasse: Avete in programma un tour promozionale? Se si, con chi vi muoverete? Passerete anche in Europa o rimarrete confinati negli Stati Uniti?
Dave: Abbiamo appena concluso un il tour con i Grave e ci aspettiamo di fare altre date ancora prima della fine dell'anno. Siamo anche in trattativa per qualche grande tour l'anno prossimo. Stiamo cercando di tornare in Europa anche durante la promozione di quest’ultimo album.
Giasse: Avete mai suonato in Italia? Se si dove?
Dave: Sì, certo. Abbiamo avuto l'incredibile opportunità di suonare in Italia durante il tour europeo con Obituary e Grave. Ci è piaciuto molto, la gente è molto accogliente e il cibo incredibile!
Giasse: Riuscite a vivere di musica oppure siete costretti a fare lavori “convenzionali”?
Dave: È difficile riuscire a pagare le bollette con la musica! Io personalmente non posso vivere fuori dai confini della musica che suono e spero che un giorno questa mia decisione paghi.
Giasse: Vi lascerei concludere come meglio credete. Intanto vi saluto sperando di potervi incrociare dalle mie parti!
Dave: Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto i Pathology nel corso di questi anni. Vorrei ringraziare l'Italia e la sua gente straordinaria da cui speriamo di tornare presto! Tenete sott’occhio Pathologymusic.com per tutti gli aggiornamenti e le date programmate. Grazie ancora!