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TYGERS OF PAN TANG - Il generale Meille & The Tygers
26/12/2011 (4437 letture)
A margine del concerto di presentazione dell'album di debutto dei "suoi" General Stratocuster & The Marshals, abbiamo incontrato Jacopo Meille, cantante dei Tygers of Pan Tang, per una lunga chiacchierata sui suoi progetti.

Lizard: Ciao Jacopo e benvenuto su Metallized! Visto che ci troviamo subito dopo il concerto per la presentazione del debut album del tuo nuovo gruppo, General Stratocuster & The Marshals cominciamo da qua: come nasce questa band?
Jacopo Meille: Il progetto nasce da un sogno, cioè quello mio e di Alessandro Nutini (batterista della Bandabardò e, tra l’altro dei Crazy Mama, cover band fiorentina dei Rolling Stones) di fare un gruppo nostro. Ci siamo rincorsi per quindici anni, quindici anni di attesa, di strade parallele, ognuno perso dietro le proprie esperienze. Poi finalmente ci fu la “chiamata alle armi” di Alessandro, che mi contattò dicendomi ho il chitarrista, ho anche il bassista, troviamoci a casa di Fabio (Fabbri, chitarra), mettiamoci davanti ad un microfono e vediamo cosa viene fuori. Lo sentii convinto e lo abbiamo fatto. Non ci conoscevamo minimamente, ci eravamo visti qualche volta, in particolare con il bassista Richard Ursillo, che è un veterano della scena fiorentina ed ha suonato nei Chewing Gum, nei Campo di Marte e nei Sensation Fix, quindi si è fatto tutti gli anni ’60, ’70, ’80… ed è uno che veramente le ha viste tutte e per noi è una sorta di guru perché con la maturità ha acquisito questa sorta di alone mistico, per cui quando parla –e parla poco- è sempre… Fondamentale! Abbiamo suonato alla vecchia maniera: microfono, chitarre acustiche, percussioni e basso e nella prima session erano già nate quelle tre-quattro canzoni che poi sono andate a finire nel disco, così… Solo guardandoci. Stiamo continuando a vivere questa cosa con lo stesso spirito visto gli impegni di ciascuno di noi sono molteplici per cui quando ci troviamo sia che si vada a suonare dal vivo o che ci si trovi per registrare, l’intenzione è quella di proseguire con questa formula: niente di fissato, niente di preparato prima, ci troviamo, buttiamo le idee e mescoliamo il tutto. Abbiamo già diversa roba, avendo realizzato altre due session e tra quello che non era adatto al primo disco –e non è materiale di scarto- e qualcos’altro di inedito abbiamo materiale per due dischi tranquillamente. Appena l’occasione ce lo permetterà, ci mettiamo in studio e registriamo tutto, senza troppi fronzoli. Speriamo di suonare dal vivo quanto più possibile compatibilmente con gli impegni di tutti. Il disco sta andando bene, è bello… Io lo posso dire, a me piace tantissimo (ridiamo), ci sono dei gran pezzi dentro. E’ un disco, nel bene e nel male, alla vecchia maniera.

Lizard: Quanto tempo vi hanno preso fase compositiva e registrazione?
Jacopo Meille: Allora… Potrei fare una battuta: se non fosse stato per gli acciacchi di ciascuno di noi (tipo il mal di schiena del chitarrista, io che sono cascato di motorino e mi sono rotto mezzo, i tour della Bandabardò nei momenti più… opportuni), in realtà il tutto si sarebbe concluso abbastanza rapidamente se pensi, ad esempio, che la batteria è stata registrata in un giorno, in diretta senza click, con gli altri due che suonavano ed alcune di quelle registrazioni sono andate a finire sul disco. Alcune delle ritmiche, ad esempio, erano buone e le abbiamo tenute. Alla fine, tra acciacchi e non acciacchi, in un mese abbiamo fatto tutto, mettendo insieme i vari periodi in cui abbiamo lavorato nello studio di Fabio. Chitarre e basso sono state fatte lì, la voce è stata fatta lì con dei microfoni professionali, sfruttando la sala dello studio che comunque ha una buona acustica. Gli ospiti, tra cui Federico Pacini alle tastiere che ora è diventato un membro stabile dei Generals, i fiati -che sono veri- e Marco Bachi della Bandabardò che ha messo il contrabbasso in un brano, sono stati registrati tutti lì, senza problemi. Per il secondo disco stiamo cercando disperatamente -anzi, se qualcuno ci aiuta!!- uno studio di registrazione che ci consenta di registrare tutto dal vivo: voce, basso, batteria e chitarra tutto dal vivo e poi lavorare solo sulle sovra incisioni. E’ un appello, se avete un posto ditecelo e noi veniamo a registrarlo volentieri, perché vogliamo registrare il secondo disco tutto dal vivo!!!

Lizard: Quindi, state promuovendo il primo disco ma in realtà avete già pronto il secondo!
Jacopo Meille: Sì sì, certo. Il secondo è lì che sta scalciando per uscire. Stiamo cercando di pianificarlo nel miglior modo possibile. Siamo consci dei pregi e quindi dei vantaggi di avere una chimica tra di noi così fresca ed immediata, ma anche della difficoltà di trovarci tutti assieme, quindi stiamo cercando anche di trovare delle persone che possano darci una mano anche a curare tutti gli aspetti esterni –date, tour- e ci lascino il modo di occuparci dei provini per trovare il contratto discografico per il secondo disco o anche semplicemente per avere maggiori garanzie dalla nostra attuale etichetta per il secondo disco. Questo è quanto stiamo cercando di fare.

Lizard: Mi parlavi del vostro debutto live, a Pistoia Blues.
Jacopo Meille: Noi abbiamo debuttato live al Pistoia Blues, senza aver fatto niente. Nel senso che ci venne data questa occasione ed in realtà dovevamo avere qualcosa di registrato, ma non eravamo soddisfatti delle registrazioni e gli organizzatori ci dissero che comunque quello che avevano sentito era sufficiente. La data successiva è stata esattamente un anno dopo, sempre al Pistoia Blues ma stavolta il disco era uscito e quindi anche per noi ha avuto un po’ più di senso. La prima, è stata un po’ come dire ma che succede??? (ride)

Lizard: Il pubblico come vi ha accolto, visto che eravate comunque dei perfetti sconosciuti?
Jacopo Meille: Il primo concerto, purtroppo, è stato uno dei Pistoia Blues più sofferti, perché in quella edizione per dei problemi di carattere organizzativo e burocratico –credo- il giorno della nostra esibizione, la domenica, la location non è stata la tradizionale Piazza del Duomo e siamo stati spostati. Quest’anno invece abbiamo suonato nella serata che vedeva le reunion dei due superstiti dei Doors e noi eravamo lì nel mezzo, ad un ottimo orario –le otto di sera- ed è stato bello. Io poi più sono grossi i palchi e più mi diverto: hai il volume giusto, il pubblico.. Te la godi. Hai quel non so che di adrenalina e di fifa piacevole... Perché la fifa c’è, devi esserci. Il giorno che non avrò fifa quei cinque minuti prima di salire sul palco, comincerò a preoccuparmi. Non bisogna essere tranquilli. L’esperienza ti porta poi a spostare la tensione e tutto l’aspetto negativo della tensione in adrenalina positiva da scaricare sul palco. Questa è la cosa fondamentale, sia che si tratti di un palco piccolo che di un palco grande. Ho avuto l’opportunità di vedere da vicino personaggi di grosso calibro che anche loro prima di un concerto hanno bisogno di quel momento di solitudine o di concentrazione per rimettersi in sesto.

Lizard: Andiamo avanti: mi dicevi che in questo periodo sei particolarmente impegnato!
Jacopo Meille: Sono particolarmente impegnato perché in questo periodo stiamo scrivendo il nuovo disco dei Tygers! Abbiamo siglato un contratto con una etichetta inglese ed il disco deve uscire entro la primavera del prossimo anno tassativamente. Avevamo una prima scadenza per la fine di dicembre che non riusciremo a rispettare per una questione molto positiva: nel momento in cui ci siamo messi a lavorare sul disco, sono saltate fuori tantissime idee!! Da avere paura di non avere abbastanza materiale, è bastato oliare l’ingranaggio, iniziare a fare le prove, iniziare a condividere l’uno con l’altro idee, riff, testi che l’ammontare del materiale su cui lavorare è diventato tanto. Questo mi fa piacere, anche perché l’altro aspetto piacevole di lavorare con i Tygers è che siamo tutti coinvolti, non c’è una leadership musicale. Nel senso che non esiste una cosa per cui Robb pretende che venga suonato tutto quello che ci propone, anzi… Robb è una delle persone più umili che io abbia mai conosciuto, nel senso che lui ti prospetta 35 riff e se tu ne scegli due, lui è contento. E’ uno molto istintivo, non è una persona che sta troppo a riflettere, se sente di avere un riff lo registra e poi lo condivide con noi e io li fermo, se mi viene in mente qualcosa. Alle volte abbiamo avuto delle canzoni che sono nate dall’unione di due o più riff suoi e lui è contentissimo (ride).

Lizard: Ma quindi la fase compositiva la fate tutti assieme o lui ti manda delle registrazioni?
Jacopo Meille: Allora… Abbiamo prima fatto una scrematura su dei provini. Io ed il batterista che ci occupiamo delle linee melodiche e dei testi abbiamo fatto delle versioni editate con degli “incastri” di strofe, versi e ritornelli e poi le abbiamo suonate in sala prove. Una volta che in sala prove si raggiungeva la versione di cui tutti erano soddisfatti ed era “vera”, nel senso che era suonata da tutti, a quel punto abbiamo salvato quella e l’abbiamo archiviata. Al momento, abbiamo sicuramente 19 pezzi da cui ne abbiamo scelti 12; nel frattempo ne sono arrivati altri due o tre che sono molto belli e quindi credo che alla fine arriveremo a registrare quindici pezzi per poi sceglierne 11-12 che andranno a finire sul disco.

Lizard: Pensate quindi di riuscire a rispettare la scadenza della primavera 2012?
Jacopo Meille: Sì, quella è tassativa. Noi per la prima settimana di febbraio dobbiamo consegnare il master in modo che sia pronto per marzo e che quindi ad aprile possa essere pubblicato. Anche perché facciamo già dei concerti tra febbraio e marzo in Inghilterra di rodaggio nei quali, oltre al set normale, suoneremo a rotazione due brani che stiamo registrando per vedere un po’ come funzionano.

Lizard: In Inghilterra –ed in generale in Europa- quindi i Tygers hanno ancora un loro pubblico, c’è ancora fame di questa band?
Jacopo Meille: In Europa sì: Germania, Spagna, Grecia, Francia… Abbiamo fatto praticamente tutti i festival tedeschi dal Keep it True, all’Headbangers Open Air, poi quest’anno abbiamo fatto il Bang Your Head e sono andati sempre molto bene, sempre a crescere. Anche perché in Germania esiste davvero una legacy (lo dice in inglese, ndA) di cooperazione, c’è proprio un circuito tra i vari promoters che si conoscono, si rispettano, si scambiano informazioni, per cui tu parti e se un festival va bene, sei sicuro che andrai anche in un altro e se va bene poi in un altro ancora e così a girare. Con i Tygers da quando abbiamo deciso di fare sul serio, cioè dalla pubblicazione dell’ep Back and Beyond e poi con la registrazione di Animal Istinct, è stato tutto un processo a crescere. Per quanto riguarda l’Inghilterra, si tratta di un Paese particolare, nel senso che è un po’ come l’Italia, vive una sorta di doppia vita: hai le classifiche, la charts e quindi hai X Factor, come noi abbiamo X Factor; hai un panorama musicale che non sta a me giudicare ma abbastanza massificato e poi hai una scena sotterranea, come quella italiana, che ha difficoltà a sopravvivere perché, come da noi, le sale per suonare diminuiscono di volta in volta, i pub dove si suona diminuiscono di volta in volta, quindi è sempre più dura. Anche perché, anche lì, c’è il fenomeno delle cover band che sta assorbendo il mercato con caratteristiche alle volte anche disarmanti e lo dico da persona che suona anche in cover band; però in Inghilterra va davvero tantissimo lo show tributo ad imitazione con la cover band degli ZZ Top con le barbe, quella degli AC/DC con i due cantanti per fare i due periodi, i cannoni… Che vanno bene! Nel senso che quando una cover band degli AC/DC ti fa 8-900 paganti è tanta roba, va a suonare poi nei posti dove vanno a suonare i gruppi che fanno musica originale. Addirittura con una sorta di compartecipazione: so di una cover band degli AC/DC i cui fonici sono gli stessi degli AC/DC! Quando loro sono fermi, vanno a lavorare per questi e quindi gli consegnano un’esperienza tale da risultare anche estremamente credibili. Però…

Lizard: Però sono sempre cover band!!!
Jacopo Meille: Sì, è proprio un’attitudine e lo dico da persona che suona in una cover band, i Norge, con cui si fanno i Led Zeppelin. Ovviamente, non ne faccio mistero, non sono uno che si nasconde… Rimangono e sono il mio gruppo preferito di sempre, Robert Plant continua ad essere il mio cantante preferito di sempre... Però, quando faccio una serata tributo ai Led Zeppelin non pretendo assolutamente di essere “uguale”. Tu offri una serata, che sia il più professionale possibile, che ti faccia respirare un’atmosfera. Poi, l’obbiettivo nostro, o perlomeno per me è quello se ti siamo piaciuti, non chiedermi il disco, vatti a comprare il disco dei Led Zeppelin!! Io campo –tiro a campare- e ti faccio passare una bella serata, dopodiché quando ti vengono a chiedere il dvd dei Norge io dico a tutti che i dvd ci sono ma li facciamo per noi per vedere se si può migliorare, se la scaletta era giusta: non c’è mai stata da parte nostra la velleità di vendere il “prodotto” Norge. Il prodotto Norge non esiste, sono i Led Zeppelin. Quindi, il plauso più grande è quello di dire, se ti ho fatto passare una bella serata, il giorno dopo ascoltati Led Zeppelin IV e poi godi, stai bene. Quando vedi invece queste operazioni, su cui vengono anche investiti tanti soldi, di replica sterile, con tanto di parrucca per essere uguale a Cliff Williams, oppure un chitarrista che non viene scelto perché non somiglia… A me viene l’orticaria.

Lizard: Mi fai venire in mente la tribute band dei Genesis che in Italia ed in mezza Europa si esibiva in teatro!
Jacopo Meille: Sì! In quel caso, sono tremendamente d’accordo con Peter Gabriel che dice ma perché chiedete a noi di riunirci quando c’è un prodotto validissimo e che fa le cose meglio di come le facevamo, probabilmente, noi all’epoca. Per i nostalgici va benissimo questo, non vedo perché io debba rientrare in questa spirale. Poi credo che per un’artista sia sempre difficile, specie se la sua carriera lo ha portato da un’altra parte, essere risucchiato in una macchina del tempo per fare una cosa che faceva quarant’anni fa e che per lui non è più quella! C’è una bellissima intervista di Robert Plant dopo la reunion all’O2 del 2007, nella quale dice che è stata una delle esperienze più belle e più brutte della sua vita, nel senso che lì per lì è stato bellissimo, emozionante, un salto nel passato nella sua accezione positiva ma poi è stato anche un motivo di ansia. Come dire, finito il concerto, non ne voglio più sapere, non posso combattere contro un’immagine di me che io ho superato! Perché io sono io, so com’ero a vent’anni e adesso ne ho sessanta ma mi rendevo conto che per tanta gente la mia immagine era ancora quella ed io non posso vivere questo sdoppiamento, per cui io devo andare avanti per la mia carriera. Per cui poi, al di là delle illazioni che loro avrebbero chiesto troppi soldi e gli è stato detto di no, secondo me si tratta di coerenza ed onestà di dire non posso andare a fare una cosa che facevo a vent’anni perché anche ammesso che mi possa riuscire, forse non mi interessa più: l’ho fatto una volta è stato bello ma ha senso come rimpatriata una tantum. Poi magari tra un paio d’anni faranno un’altra data come quella, in America: fai un altro evento, 150mila persone, il catalogo dei Led Zeppelin riparte e rivende uno stonfo e loro sono a posto. Nessuno è un santo, i soldi fanno comodo a tutti.

Lizard: Figurati… Tornando ai Tygers, avete già in programma un tour?
Jacopo Meille: Stiamo già lavorando. Il 2012 sarà un anno bello intenso: il disco nuovo per noi è un traguardo importante e per me ancora di più. Fermare per una seconda volta, con materiale originale, un momento della mia vita musicale con i Tygers non lo davo per scontato e continuo a non darlo per scontato. Come ti dicevo, ci sono delle date di riscaldamento in Inghilterra, abbiamo già un festival confermato in Spagna a luglio, abbiamo altre cose a giugno. Si parlava di Italia a settembre, molto probabilmente. Non posso ancora dirlo perché ancora stiamo definendo la cosa ma c’è un festival grossissimo in Europa i primi di giugno e… Ci sta… Ancora non sono stati definiti ora e giorno ma c’è stato detto di sì. Quindi, appena sarà possibile lo faremo sapere, anche perché fa parte di quella progressione di cui ti avevo già accennato prima. A dicembre, tra pochi giorni, siamo all’Hard Rock Hell, con alcuni amici tra cui i Praying Mantis, Ace Frehley e tanta altra roba ed io sono molto contento. Abbiamo suonato un paio d’anni fa prima dei Nazareth ad un festival ed ovviamente io sono stato sul palco finché ho cantato con i Tygers, dopodiché sono andato allo stand dei Nazareth, mi sono comprato la maglietta e sono andato in prima fila a vedermi i Nazareth, con la totale disapprovazione del manager dei Tygers che mi diceva cosa stai facendo?? ed io: Io vado a vedermi i Nazareth e non me ne frega niente!, ma come, ma siete colleghi! (ride)… Io continuo ad avere queste due anime: sono il cantante di una band ma continuo ad essere un appassionato di questa musica e vado sotto il palco e se mi fanno entrare in un posticino col pass io ci corro! Non posso fare a meno di queste cose. Anche perché se sei un musicista non puoi non vedere i concerti, non puoi non ascoltare. Devi comprare i dischi: poi magari li scarichi da itunes, compri i cd… Fai come ti pare, ma devi ascoltare, devi andare a vedere gli altri. Anche perché se poi al tuo concerto c’è poca gente, non ti puoi lamentare, se tu per primo non vai a vedere i concerti dei tuoi colleghi, non puoi aspettarti altro. E’ molto semplice. Se tutti facessimo così, ci sarebbero sempre almeno 100 persone a concerto ed in certi posti non sarebbe mica male.

Lizard: L’ultima volta che ci siamo visti era per il minitour italiano di supporto per le Spellbound Sessions, senza Robb: com’è andata l’esperienza e come sta Robb adesso?
Jacopo Meille: (Si mette le mani nei capelli) Com’è andata l’esperienza… L’esperienza è andata tragicamente nel senso che sentirsi dire a 12 ore dalla partenza del tour che lui è in ospedale perché deve operarsi di calcoli renali… Da una parte sei incazzato come una jena, anche perché era una cosa che lui si trascinava da tempo, finché non ha potuto più assolutamente rimandare, dall’altra sei preoccupatissimo. Devo essere sincero, sono stato io ad insistere per partire lo stesso. Lo dico anche con onestà, forse non fosse stata l’Italia non saremmo partiti. Ho pensato che in Italia, non tanto per me come persona, come cantante, quanto piuttosto che essendo italiano, se qualcuno avesse domandato perché non c’era Robb, potevo spiegare in italiano il motivo, che stava male!!! Scusateci, ma faremo il miglior concerto possibile compatibilmente col fatto che manca un personaggio fondamentale come Robb. E’ andata bene, perché poi da questa cosa è nata la consapevolezza che il gruppo c’è e quindi si può andare avanti. Robb si è rimesso, è tornato più in carica che mai. Prova ne è che, da quando si è rimesso, tra concerti, prove, idee, input e quant’altro è assolutamente al 1000%. E’ stata, come tante volte, un’esperienza un po’ così, non ti nascondo che mi giravano parecchio.

Lizard: Nel report di quella serata ho sottolineato che comunque il concerto era stato bello. Anche perché la mancanza di una seconda chitarra aveva forse messo più in luce l’anima hard rock della band, che a me non era dispiaciuta affatto!
Jacopo Meille: Sai… I Tygers sono una strana bestia musicale. Se parli con Robb lui ti risponde “non siamo heavy metal” e non in maniera spregiativa, intendiamoci. Noi siamo hard rock, un gruppo hard rock che scrive canzoni con riff molto aggressivi e veloci, con tempi veloci. Aggressivi per l’epoca: se penso ad una canzone come Hellbound, che all’epoca ebbe tutto il clamore, adesso con quanto si è spinta la velocità, è quasi un brano pop. Cito uno dei gruppi preferiti di Robb, i Motorhead: non sono un gruppo heavy metal ma rock’n’roll, ad un volume mostruoso, ma rock’n’roll. Lo stesso è stato per Robb: lui ti dice che è cresciuto con i Thin Lizzy, i Motorhead e con tutti i gruppi degli anni ’70. Poi lui stesso dice di non aver avuto il tempo, perché sono durati così poco ed in maniera così intensa, che non c’è stata nemmeno la possibilità di mettersi in discussione. Prima ancora che si fossero messi in discussione, sono implosi e questo li ha lasciati, sotto un certo aspetto, abbastanza puri. Figurati che dopo The Cage è stato fatto un disco, mai uscito, un disco fantasma, di cui Robb non ricorda niente. Alla fine comunque The Cage è stato il disco che ha avuto più successo di tutti, una sorta di Hysteria sei anni prima, ed era troppo avanti; non a caso è stato prodotto da Peter Collins che poi ha lavorato coi Rush di Hold Your Fire, in quel momento in cui l’hard rock strizzava l’occhio alla classifica perché poteva andare in classifica e quindi era diventato una specie di ibrido. Quel disco è un ibrido, in cui le canzoni scritte da loro suonano in certo modo, mentre le canzoni che la casa discografica gli impose come Paris By Air o Rendezvous spingevano in un’altra direzione. Io consiglio a tutti di cercare un live del tour promozionale di The Cage, in Giappone, in cui le canzoni di quel disco hanno un grosso spazio. Tra l’altro una buona registrazione, direttamente dal mixer, nella quale, levati tutti i “suonini” anni ’80, anche pezzi come Letters From L.A. avevano una loro bella identità rock. Infatti parlavamo con Robb di rifarla lasciando che sia la chitarra a guidare e poteva essere un modo per rendere dignità a questi pezzi.

Lizard: Alla fine anche Love Potion N°9 dal vivo ha un suo perché!!
Jacopo Meille: Love Potion N° 9 è una delle mie canzoni preferite (ride) perché è una bellissima versione di un classico anni ’50 di Lieber e Stoller. E’ una versione più che dignitosa! Love Potion N°9 ha un problema: che a seconda di dove andiamo a suonare, possiamo farla o meno. Ci sono dei paesi in Europa che se la facciamo succedo casini: abbiamo rischiato le botte, con io in prima fila a dire “calma, è solo una canzone, dura due minuti”!! Per contro, se non la facciamo in Inghilterra succede un parapiglia ed anche in Italia viene richiesta. Diciamo che in alcuni paesi dove l’heavy metal classico è più forte, bisogna suonare possibilmente i brani dei primi due dischi e via.

Lizard: Comunque ho visto che anche i brani di Animal Instinct vengono proposti dal vivo.
Jacopo Meille: Li proponiamo, certo. Nel tour di cui parlavamo prima aprivamo con Rock Candy, che non avevamo mai proposto e secondo me è un gran pezzo. Siamo consci di quello che siamo, nel senso che i dischi nuovi sono necessari e li facciamo principalmente per noi stessi, per mantenere l’equilibrio musicale tra passato e presente e per chiunque ci voglia dare credito. Però siamo consci che, dal momento in cui veniamo invitati in un festival che si chiama Keep it True o Headbangers Open Air, la nostra funzione è quella di far fare un salto nel passato. A noi fa piacere e ci riconosciamo in questo, anche perché io quelle canzoni ormai le sento mie, anche grazie a Robb che non mi ha mai imposto di cantare le canzoni nella maniera in cui le cantavano Jess Cox o Jon Deverill. Mi ha sempre detto che io ero il cantante dei Tygers e dovevo cantarle come le sentivo. Quindi sotto questo aspetto mi sono sempre sentito libero. Però la nostra funzione è quella: siamo un gruppo del passato che ha anche un presente che cerchiamo di promuovere e diciamo che mediamente almeno due canzoni da Animal Instinct le proponiamo; in particolare ora, col nuovo disco in uscita, cercheremo di dare una rinfrescata e mettere almeno tre pezzi nuovi. Anche perché quella di creare e mantenere un legame col passato è stata una decisione comune: se avessimo voluto fare un disco “modernista” avremmo cambiato nome. Se ti chiami Tygers le persone ti identificano con un certo sound, poi all’interno di questo “contenitore” puoi giocare tanto, almeno per come la vedo io, ma devi essere consapevole che questo nome ha dei pro e dei contro.

Lizard: A distanza di qualche anno da quando sei entrato nel gruppo, ti senti il cantante dei Tygers a tutti gli effetti?
Jacopo Meille: Guarda, fugo ogni dubbio: mi hanno sempre fatto sentire il cantante dei Tygers! Il fatto stesso che mi abbiano permesso da subito di modificare i pezzi o comunque essere parte integrante del processo creativo, facendomi anche scrivere i testi nonostante io non sia un madrelingua… Poteva essere una richiesta legittima da parte loro dire che si sarebbero occupati dei testi, invece c’è una completa collaborazione. Poi, nel caso dei Tygers siamo io ed il batterista a fare tutto e ci troviamo molto bene a lavorare a quattro mani, è un lavoro simbiotico. Quindi sì, mi sono sempre sentito un membro dei Tygers e non credo ci siano mai stati ripensamenti e checché ne pensi la gente avere un gruppo in Inghilterra e vivere a Firenze non è questa cosa così impossibile o faticosa. Sì, c’è l’aspetto di prendere l’aereo ma alla fine a volte ci ho messo meno ad andare a Londra per suonare con loro che ad andare a Roma o a Milano per vedere un concerto! E’ una questione semplicemente mentale. Capisco che per certe persone possa essere difficile, ma nel momento in cui accetti di farlo e vedi che ne vale assolutamente la pena, che è una cosa assolutamente importante, non è poi questa cosa così difficile.

Lizard: Hai mai pensato di trasferirti definitivamente?
Jacopo Meille: No. O meglio ci ho pensato per un brevissimo periodo, poi la vita ha fatto sì che avessi comunque buoni motivi per restare qua. Non avevo bisogno di andare in Inghilterra per dare priorità alla musica. Nel momento in cui ti senti pronto ed hai il coraggio di farlo, lo puoi fare anche dall’Italia. E’ chiaro che questo ti cambia le prospettive, il modo di affrontare la vita di tutti i giorni, ma si può fare. L’Inghilterra non offre più o meno opportunità di qua: se avessi dovuto andare a fare un lavoretto part-time laggiù per poter suonare, tanto valeva che lo facessi qua. Anzi, qui magari riesco anche a fare altro ma sempre collegato alla musica, piuttosto che fare un lavoro che non c’entra niente. Ti dirò che da quando ho preso questa decisione ne ho beneficiato come essere umano, perché finalmente gli orari tornano, ti organizzi la vita meglio, non vivi lo sfasamento dalla realtà, adesso è tutto un unico contenitore. Poi chissà, forse mi trasferirò ma alla fine Firenze non è una brutta città dove stare (ride), non è il massimo ma c’è anche di molto peggio!!

Lizard: A questo proposito: ho scritto Per Metallized un articolo su Firenze come città del rock. Tu come l'hai vissuta e come la vivi oggi? Pensi ci sia ancora spazio per il rock o la massificazione di MTV vince ovunque?
Jacopo Meille: Sono le persone che fanno la differenza: i musicisti, i gestori dei locali, la stampa. Se c'è comunicazione e voglia di fare e di condividere ecco che ogni città può costruire una sua scena. Credo che Firenze abbia vissuto momenti bellissimi e possa riviverli. Proprio adesso ci sono importanti segnali: musicisti che si uniscono (La Scena Muta pubblicherà un singolo di Natale con molti ospiti tra cui il sottoscritto), nuovi locali (il Rullante Club a Porta Romana, il Glue), club storici come il Be Bop che si danno da fare, s'impegnano ed hanno idee, voglia di fare. A questo si aggiunge anche un rinato interesse da parte della stampa locale per valorizzare il talento locale. Credo che ci siano tutte le prospettive per dare a questa città un nuovo momento di gloria e splendore.

Lizard: Parliamo adesso di alcuni tuoi progetti che sono stati forse accantonati: che mi dici dei Mantra?
Jacopo Meille: I Mantra (sospira)… I Mantra sono lì ed è un casino, questo è il termine giusto. Anche in senso positivo: io sono molto impegnato, Andrea Bartolini (Basso) è preso dai suoi Devil’s Mojito ed è impegnatissimo con loro per la creazione di musica originale; Senio, il batterista, è preso dalla sua attività di turnista e lavora con i Marla Singer a tempo pieno, oltre ad avere altre collaborazioni; Gianluca (Galli, chitarra, ex Time Machine, Mad Mice) oltre ad avere un lavoro che lo gratifica e lo impegna moltissimo ha l’etichetta discografica (la Rock Over Records) con la quale lavoriamo tutti noi: i Generals escono per loro ed anche i Devil’s Mojito lo faranno a breve; inoltre, ha un progetto in corso che si chiama Silver Horses con Andrea Castelli (ex bassista di Mantra, Cappanera, Shabby Trick ed Airspeed), Matteo Bonini un batterista di Firenze innamorato degli anni ’70 e di John Bonham e, cosa ancora più importante, con Tony Martin, ex cantante dei Black Sabbath, col quale ha scritto delle canzoni e stanno finalmente per iniziare a lavorare su un disco. Insomma, prima sono stato io, poi Andrea, poi Senio ed infine Gianluca e quindi… I Mantra ci sono ancora ed avevamo anche un paio di pezzi sulla falsariga di Hatebox (terzo album dopo Roots del 2004 ed Hard Times del 2007, ndA), però alle volte non si può forzare. La vita ti porta a prendere altre direzioni. Siamo tutti in contatto, anche perché siamo tutti nella stessa barca ed alla prima occasione in cui avremo un momento di pausa, lo facciamo. Io sono convinto che ci sarà, però ognuno di noi ha i suoi progetti al momento.

Lizard: Tu, tra l’altro, come dicevamo prima, prosegui la tua attività con i Norge, cover band dei Led Zeppelin.
Jacopo Meille: Sì, la sto portando avanti. E’ quella a cui tengo di più, ne avevo altre ma ho preferito fare una scrematura. Anche perché quando ti viene data l’opportunità di poter suonare roba tua… Non voglio fare un discorso di Seria A o Serie B, però se ti sei sempre considerato in una certa maniera ed io, fino dal primo gruppo, nell’83-84, ho iniziato a comporre materiale originale, questo aspetto ti rimane addosso. Dopo un po’ che fai cover -ed i Norge ormai esistono dal ’97-, hai proprio bisogno fisiologico di fare roba tua. Questo è un momento in cui da una parte i Generals e dall’altra i Tygers sono una boccata d’ossigeno creativo incredibile. Anche perché sono due cose completamente differenti che vanno a coprire le mie due anime: sono uno che i Saxon, gli Iron Maiden ed i Def Leppard da una parte li ha sempre avuti dentro, anche perché anagraficamente appartengo a quel periodo lì, nel senso che nell’81-82 quando avevo tredici-quattordici anni, c’erano loro! Dall’altra gli anni ’70, il rock ed il blues: non so perché da quando avevo otto anni mi piacevano i Queen, poi i Deep Purple, i Led Zeppelin, gli AC/DC ed i Rolling Stones. Adesso mi trovo nella situazione estremamente privilegiata nella quale posso dire che se ho voglia di accelerare i tempi ed i beat, ho i Tygers con i quali scateno tutta la mia aggressività e, dall’altra, con i Generals porto avanti la mia passione per il blues ed il rock. E’ un periodo stimolante e proficuo anche perché c’è stato un momento in cui ho temuto un conflitto ed invece ho scoperto che le due esperienze convivono perfettamente: non sento di rubare o di offrire il meglio all’uno piuttosto che all’altro, alla fine una melodia che scrivo per i Tygers non andrebbe bene per i Generals e viceversa.

Lizard: Ho avuto occasione di ascoltare il cd che hai realizzato con i Fools' Moon nel 2007, vuoi parlarci di quella esperienza? Il gruppo esiste ancora?
Jacopo Meille: Quel disco nacque dall'alchimia di tre musicisti (Lorenzo Tanini, Matteo Panichi ed io) che si ritrovarono in poco tempo ad avere delle canzoni in cui credevano molto. Gianni Della Cioppa, mio carissimo amico da tanti anni, ci dette la possibilità di pubblicare il disco alla sola condizione che facessimo una cover dei Diamond Head. Noi lo accontentammo. Le canzoni per un secondo disco ci sono, quattro sono pure registrate, se qualcuno è interessato noi siamo qua...

Lizard: Tieni ancora i corsi di canto?
Jacopo Meille: Certo, li tengo ancora ed ho degli alunni meravigliosi. Anche lì, si è trattato di una bella scoperta: per anni gli amici mi hanno detto di tenerli ma io sono un autodidatta che poi negli anni e nella pratica ha capito tutta una serie di cose e quindi mi ponevo sempre il problema di come affrontare l’insegnamento, perché se una persona ti fa una domanda, devi essere in grado di rispondergli! Mi sono reso conto che comunque alla fine le risposte potevo darle e la cosa più bella è stato scoprire che quelle stesse domande finivano per essere uno stimolo per me, per capire meglio come funziono io stesso ed eventualmente poterlo trasmettere. Sono un paio di anni che lo faccio e funziona. E’ ovvio, sono un cantante rock e quindi se qualcuno parte con delle richieste particolari, sono il primo a dire che non ho risposte per tutto. D’altra parte mi sono reso conto che per chi viene a lezione da me c’è un aspetto importante, che è quello che io suono e, se vuoi, domani mi viene a vedere e quindi vedi se metto in pratica quello che dico o se, a volte, com’è successo, sbaglio (ride): hai visto ho sbagliato, oppure hai visto quello che ho fatto ieri sera? Ecco… Era tutto sbagliato!! (ride ancora). Però sì, alla volte l’insegnamento porta a prediligere l’aspetto teorico rispetto a quello pratico, mentre invece trovare un equilibrio tra le due cose è un’esigenza per tanti ragazzi e per chi si avvicina al canto, anche perché spesso ti si presentano dicendo “io voglio cantare”! Se vuoi fare il cantante devi cantare, c’è tutta la teoria ma alla fine del giorno, tu devi cantare! Se non canti non funziona, non va bene, non è questo, non è quello che devi fare.

Lizard: Ti faccio una domanda banale: qual è la prima cosa che un cantante deve imparare?
Jacopo Meille: Ohi ohi ohi (si mette le mani nei capelli ridendo) Ormai ho i tre passi, come Kung Fu Panda (ride). Cantare alla fine di tutto significa mettere insieme tre cose: tempo, respirazione ed, in ultimo, la nota. Perché, per fortuna, le note si possono cambiare, nel senso che non è detto che tu debba prendere quella nota: se non arrivi a quella nota oppure quella nota è difficile, ci sono delle opzioni. Se vai fuori tempo, invece, sei fuori tempo e basta e se non respiri bene, non arrivi neanche a prendere le note perché sei bloccato. Io continuo sempre a dire che se impari a fare bene le prime due cose, la terza, qualsiasi sia la situazione, la fai in maniera più che dignitosa. Per me è stato assolutamente illuminante assistere ad uno degli ultimi concerti di Ronnie James Dio con gli Heaven And Hell, un maestro in questo senso. Tra l’altro l’ho visto a Birmingham, quindi per me è stato anche particolarmente emozionante. Ronnie James Dio era uno che cantava proprio bene. Cantava bene e dal vivo cantava spesso anche meglio di quanto facesse in studio, perché ti faceva anche capire tante altre cose: in questo concerto, una delle ultime canzoni prima del bis è stata Die Young, che è un pezzo della Madonna, difficile. Lo stavo ad ascoltare ed alla fine faceva quella nota che tutti si aspettavano facesse, ma la prendeva partendo da un’altra strada, che è dovuta alla respirazione: Se io devo arrivare a quella nota non posso prenderla come ho fatto in studio (e trent’anni fa ndA), la devo prendere in maniera diversa, morbida. Questo non andava a sminuire minimamente la sua prestazione e poi ci metteva una convinzione, come se lui stesse cantando per te, per ciascuna delle persone presenti, altro aspetto fondamentale. Ci devi sentire, ci devi credere. Lui sta cantando per te. Mi ricordo che il secondo pezzo era Children of the Sea e lì, lacrime immediate!! La bellezza, da persona che poi riconosce tutta una serie di caratteristiche tecniche, era poi vedere cuore, passione, convinzione e tecnica, tutte assieme, tutto amalgamato: non stava facendo un esercizio di stile, né una cosa fredda, né una cosa tutta solo sentimento, sguaiata, che non ha nessuna ragione di esistere. E’ lì che dici che le cose quando vanno tutte assieme è meraviglioso. Ti sto prendendo ad esempio un cantante che forse, in ambito heavy metal, più che in campo hard rock, è il più bravo di tutti. Poi un altro, sotto altri aspetti è Rob Halford. Per me i cantanti heavy metal sono due: Ronnie James Dio e Rob Halford, il resto si può discutere; ci sono tanti altri ma le due scuole sono loro: epico e l’urlatore, l’uomo degli acuti impossibili. Anche loro, visti al Gods of Metal e lui è stato strepitoso, nonostante alcune critiche che hanno avuto, secondo me è stato strepitoso. Hanno fatto una scaletta meravigliosa; certo, in alcuni punti ha preso fiato, però ha fatto Beyond the Realms of Death, ha fatto Victim of Changes e l’ha presa tutta e allora? Ha anche lui i suoi anni, poi dice “ha fatto cantare Breaking The Law al pubblico”…. Ma certo! Certo! Canta in un gruppo che può permettersi di vedere non so quante migliaia di italiani che cantano per intero una sua canzone!! Se io stessi sul palco e vedessi una cosa del genere, sarei contento e difatti è la stessa sensazione che provo quando salgo sul palco con i Tygers e vedo le persone che sanno per intero le canzoni dei Tygers. Non ti dico le mie, quelle del mio periodo, ma nel momento in cui vedi che sanno le canzoni e le cantano, ti emozioni, ti viene la voglia di dire dai… cantiamola assieme e poi non è da questo che si giudica la prestazione di un cantante, se non canta una canzone. Lui si è fatto due ore e venti di canzoni e i Judas sono roba dura. Questo Gods sotto il profilo dei cantanti era strepitoso: da un certo punto in poi avevi Eric Martin dei Mr Big, gli Europe che poi Joey Tempest avrà le sue serate sì e quelle no ma è un cantante più che dignitoso… Whitesnake… Vabbé, no comment e lo dico con la morte nel cuore... E poi Judas… Cioè, scherziamo? Avevi un ampio range di modi di affrontare il rock: classico, più soul, vecchia scuola, heavy metal. Alla fine sono quelli che cantano che vincono, magari non ce la fanno a fare tutto come vogliono ma cantano. Ci sono poi tutta una serie di cantanti che se la giocano più sporca, con le basi, i coretti, il pubblico, venti minuti di assoli palesemente a tappare… Anche lì.. Non c’è mica niente di male. Però, se non ce la fai -ed è comprensibile-, non metterti sei date di seguito, perché alla fine ne pagherai le conseguenze e se non lo sai tu… Conoscere i propri limiti e le proprie possibilità: se sali sul palco e sai di avere il 70-80% e lo sfrutti tutto, nessuno ti dirà mai niente, perché hai fatto quello che dovevi fare e ti sei giocato tutto. E’ lì che la tecnica ti aiuta, perché se hai il momento di difficoltà, sapere come fare per ovviare certi errori di inesperienza ti permette di fare meglio e fare meglio significa anche essere più tranquillo, rilassarti, godertela, non stare col pensiero “non ho voce… Oddio… Lo sbaglio”. Tanto se non hai voce, non hai voce. E poi io lo dico sempre: ci sarà sempre quello a cui non piaci. Anche davanti ad una prestazione lapalissiana come quella del Gods, poi vai a leggere le recensioni e ti dicono che Rob Halford non aveva voce… Per me la prima reazione è stata “ha visto un altro concerto”. Pensi che Rob Halford si preoccupi? Lui sa benissimo cosa ha fatto e come l’ha fatto. Quando vai sul palco devi rendere conto a te stesso, in prima persona e poi agli altri, sapendo che gli altri quasi sempre li accontenterai e poi ci sarà sempre il bastian contrario.

Lizard: Mi fai venire una curiosità: come fa un cantante a sopravvivere durante un tour?
Jacopo Meille: Si dorme… Si dorme. I Tygers mi prendono in giro perché io dormo ovunque. L’ultima volta ho dormito in pulmino, poi abbiamo preso il traghetto e mi sono addormentato su delle sedie, mi hanno svegliato “oh… siamo in Francia” (ride). Si dorme. Mi duole dirlo, forse se avessi iniziato a fare questa vita a vent’anni sarebbe stata forse un’altra cosa. Con l’età che ho io, “anta e più”, molto poco sex, drugs & rock’n’roll e parecchio “canta, fatti una bella doccia e vai a letto” (ride). Quindi più di una volta sono stato il cantante rompicoglioni, tipo “voglio andare in albergo, voglio dormire”. Lascio a chi ha più resistenza di me. Tanto le paghi. Un cantante se fa stravizi, li paga. Le cazzate si pagano. Se ti ubriachi tutte le sere… Lo puoi fare. Anche io mi sono preso le mie belle ciucche in tour, magari quando sapevo di avere un day off o comunque sapendo che il giorno dopo sarebbe stata dura. Lì entra poi in ballo la capacità di reazione tecnica di cui parlavamo prima. E’ lì che la tecnica ti viene in aiuto, come ad esempio fare o no il riscaldamento: prima non lo facevo, ora lo faccio. Anche perché altrimenti per la prima mezz’ora del concerto certe cose non le posso fare. La voce ti dice di no, ancora no. Secondo me è anche la riprova di un funzionamento corretto della voce: nel momento in cui la usi tanto, devi metterla in moto piano piano.

Lizard: Bene Jacopo, grazie per il tuo tempo! Vuoi lasciare un saluto ai lettori di Metallized ed ai fans dei Tygers?
Jacopo Meille: Il 2012 sarà l'anno delle Tigri! State sintonizzati, Metallized sarà tra i primi a sapere tutte le novità!



Lizard
Martedì 27 Dicembre 2011, 21.48.44
8
Vi ringrazio di fatto il merito è tutto di Jacopo, un vero signore ed un grande cantante, che ha dedicato la sua vita ad un grande sogno e continua a vivere per esso. Un esempio per tutti.
nonseinormale65
Martedì 27 Dicembre 2011, 20.58.27
7
Complimenti,intervista STRE-PI-TO-SA ad un autentico personaggio,sbattendosi tantissimo è la dimostrazione che anche da noi si può vivere di rock senza scendere a chissà quali compromessi...senza contare i suoi ottimi articoli su Classix!(ma dove lo troverà mai tutto questo tempo?)
jek
Martedì 27 Dicembre 2011, 20.55.35
6
Certo che sentir definire da Robb Weir i Tyger un gruppo hard rock e non Heavy Metal mi turba un po', comunque bell'intervista.
Celtic Warrior
Martedì 27 Dicembre 2011, 12.40.06
5
Questa la stampo . la leggerò con calma , lizard è una sicurezza !!!
IlFantasmadelNatalePassato
Martedì 27 Dicembre 2011, 12.26.08
4
Grandissimo!
Raven
Martedì 27 Dicembre 2011, 12.15.59
3
Ed almeno uno di questi spunti, casualmente, verrà sviluppato a Gennaio, stay tuned
IlFantasmadelNatalePassato
Martedì 27 Dicembre 2011, 11.57.22
2
Intervista PAZ-ZE-SCA, una roba incredibilmente bella. Un po' per le domande (che Lizard sia bravo non lo scopriamo mica oggi!), un po' per il personaggio che è interessante e intelligentissimo. Ci saranno almeno dieci spunti di discussione, l'ho trovato molto lucido e attento al mondo, al music business, al rock, al metal, a tutto quanto. Ce ne fossero di più, di musicisti così!
Subhuman
Martedì 27 Dicembre 2011, 9.42.45
1
Wow!
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Jacopo 'Jack' Meille
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