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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Tygers of Pan Tang - The Wreck-Age
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14/01/2023
( 1130 letture )
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Nati alla fine degli anni Settanta nel sud-est dell’Inghilterra, i Tygers of Pan Tang si imposero come una delle realtà più energiche e vivaci del movimento NWOBHM, grazie ad album apprezzati da pubblico e critica come l’esordio Wild Cat (1980), seguiti in rapida sequenza dagli ottimi Spellbound e Crazy Nights (entrambi del 1981). Questi ultimi con line-up impreziosita dagli innesti del cristallino John Deverill alla voce e di un allora giovanissimo ma già talentuoso John Sykes alla chitarra, che proprio con la band britannica assaggiò la ribalta prima di consolidarsi con Thin Lizzy, Whitesnake e Blue Murder. La band virò poi repentinamente da sonorità prettamente heavy verso lidi progressivamente più melodici, con l’album The Cage (1982) e, dopo una pausa di riflessione che portò all’uscita dello storico Robb Weir, con The Wreck-Age (1985), sulla scia dell’allora evoluzione sonora che portò al grande successo dei connazionali Def Leppard,
Questo Wreck-Age rappresenta dunque il quinto lavoro in studio degli inglesi e il passo decisamente più melodico e commerciale, a cavallo tra hard rock e AOR, in formazione ampiamente rimaneggiata e capitanata da un Jon Deverill in gran spolvero e dalla vocalità ormai matura nonché in grado di ricordare le migliori performances di ottimi vocalists sulla cresta dell’onda all’epoca come Tony Harnell e Joseph Williams. L’innesto di Steve Thompson nel doppio ruolo di bassista e tastierista risulta elemento caratterizzante del sound proposto nell’album in questione, fortemente intriso di sintetizzatori in grado di fungere da collante tra il lavoro delle due chitarre di Lamb e Shepherd e le linee vocali pulite e acute di Deverill. Brani come l’opener Waiting, o le seguenti Protection e Innocent Eyes si caratterizzano per l’andamento immediato e catchy, con cori di facilissima presa e un riuscito mix tra Def Leppard, TNT e Dokken. Desert of No Love e Women in Cages strizzano l’occhio all’AOR dei Toto con spruzzate di Survivor, Diamond Head e King Kobra, supportate da refrains di grande efficacia e da un andamento lineare strofa-bridge-ritornello che fece poi la fortuna di quell’hard rock melodico di stampo europeo portato avanti negli anni Novanta da band come Fair Warning e Pretty Maids. Da applausi la prestazione di Deverill nei quaranta minuti del disco per estensione e pulizia canora, davvero vicino a quanto proposto da Joseph Williams nei Toto dell’epoca, e a tratti per timbrica simile al sottovalutato Michael Flexig che si fece apprezzare agli esordi con il compianto Zeno Roth. Soltanto la title-track mantiene un sound più marcatamente heavy tano a livello ritmico quanto in termini di riffs e assoli graffianti per una volta in primo piano rispetto alle tastiere, a ricordare i fasti dei primissimi lavori culminati dall’indimenticato Spellbound.
We're frightened by the arms race We're frightened by nuclear waste We're frightened by this stale mate We're frightened by the growing hate Who cares about humanity Who cares about you and me The results are plain to see Living in the wreck-age How did we reach this stage Living in the wreck-age Living in the wreck-age Living between the blades Living in the wreck-age
Questo Wreck-Age risulta nel complesso un lavoro molto godibile e capace di scorrere con invidiabile fluidità e melodia, disco che avrebbe potuto spingere la band su ben altre sfere di successo. Cosa andò storto? Probabilmente il fatto che la svolta così melodica colse di sorpresa e alimentò lo scetticismo dei fans di lunga data, mentre non fu capita appieno dalla platea prettamente AOR data la natura ibrida di molti dei pezzi. La mancanza dell’asso John Sykes alla sei corde fu senz’altro un altro elemento penalizzante. Ma il vero motivo fu una scarsa promozione dell’allora casa discografica Music for Nations che non spinse adeguatamente la band in termini di comunicazione e tour. Resta ad ogni modo un disco sottovalutato dalla critica e passato troppo presto nel dimenticatoio, ma che vale la pena senz’altro di rispolverare e riapprezzare per respirare quell’aria così Eighties e scanzonata dei Tygers of Pan Tang dell’epoca.
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11
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Ho sempre adorato questo CD. Desert of No Love è una delle song intoccabili della mia playlist NWOBHM! |
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10
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Ho sempre adorato questo CD. Desert of No Love è una delle song intoccabili della mia playlist NWOBHM |
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9
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Title track che anticipa qualcosa dei Gamma Ray, a suo modo pionieristica. I pezzi più class/aor sono fortissimi. Mezza nota di Woman in Cage si mangia tutto quello scritto da del vecchio in 10 anni di \"carriera\" |
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8
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Bel disco, anche per me 75, ovviamente preferisco i primi due |
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7
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Tra i primi della nwobhm a switchare nettamente verso sonorità “americane”, se non proprio i primi, visto che The Cage è dell’82. Il suddetto album non l’ho mai sopportato; trovo mooooolto meglio questo The Wreck-Age, album che in campo aor fa decisamente la sua bella figura. Specialmente il lato A è notevole, pezzi come l’opener Waiting, Innocent Eyes o la più metallica title-track non lasciano indifferenti. Voto 81 |
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6
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Il mio preferito dopo i primi tre. Fecero molto bene nella parentesi hard rock. |
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4
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Quoto Voivod, il disco e’ molto buono. Grande citazione Michael Flexig di cui in effetti Deverill ricorda timbrica ed estensione. Voto 79. |
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3
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A me questo album è sempre piaciuto un casino!!! |
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2
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Un buon album, i Tygers non sono mai stati dei geni, dopo i primi due lavori hanno tentato di sfondare ammorbidendo i suoni, e sono stati massacrati. A me non dispiacciono anche questi lavori minori e dimenticati. Oggi comunque sono tornati in ottima forma.
Voto 68 |
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1
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Band che nel 1985 non si ricordava più nessuno. Già dal da crazy nights la parabola discendente prese velocità incredibile. Ora come ora suonano hard rock, e se non fosse per i primi due storici album di forsennata n.w.o.b.h.m. sarebbero dimenticati del tutto. Passare dal un roboante heavy metal all aor nel giro di un anno non può non aver spiazzato i fan della prima ora. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Waiting 2. Protection 3. Innocent Eyes 4. Desert of No Love 5. The Wreck-Age 6. Women in Cages 7. Victim 8. Ready to Run 9. All Change Faces 10. Forgive and Forget
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Line Up
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Jon Deverill (Voce) Steve Lamb (Chitarra) Neil Shepherd (Chitarra) Steve Thompson (Basso, Tastiere) Brian Dick (Batteria)
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