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DEATH SS - Un horrorgiastico teatro musicale
21/01/2014 (3968 letture)
Pochi minuti prima dell’inizio della serata abbiamo avuto occasione d’incontrare Steve Sylvester e Freddy Delirio, con i quali abbiamo scambiato qualche battuta. Ecco il resoconto dei minuti trascorsi insieme a noi dai due musicisti dei Death SS.

Francesco: Ciao Steve, ci rivediamo dopo la data di Noto. Nel frattempo avete suonato all’Orion ed avete messo in rete un video. Mi parli di quanto accaduto in questo periodo?
Steve: Nel frattempo abbiamo fatto qualche altra data in giro per l’Italia. Roma, Milano, Torino, quindi in punti strategici italiani, ed ora siamo qui a Bari per questo festival. Tra due settimane saremo in Norvegia (due settimane dalla data dell’intervista - NdA) da headliner ad un altro metal fest, mentre per l’estate stiamo prendendo contatti per altre esibizioni dal vivo. Confermo senz’altro lo Sweden Rock Festival, ma ci saranno altre cose interessanti.

Francesco: Quando vi recate all’estero che differenze trovate in termini di organizzazione, ma soprattutto in termini di attenzione generale all’evento? Intendo anche al di fuori del giro strettamente metal.
Steve: Penso che sia anche una questione di abitudine. All’estero sono molto più abituati a fare festival rock e metal rispetto all’Italia, quindi c’è anche più competenza che è dovuta ad una maggior conoscenza della materia. In Italia la situazione è alterna, si passa da posti perfettamente organizzati da parte di ottimi promoter, ad altre situazioni che sono più improvvisate. Dipende da dove ti vieni a trovare. Noi tendiamo preventivamente a considerare tutti i pro ed i contro, con la nostra agenzia ed il nostro tour manager. Poi la situazione incresciosa o l’incidente possono capitare comunque. All’estero non è mai capitato, sono sempre state situazioni molto notevoli dal punto di vista organizzativo, mentre dell’Italia non sempre posso dirlo.

Francesco: Forse il fatto è che all’estero c’è un’attenzione diversa rispetto all’evento musicale in generale, senza categorizzazioni. In Italia invece l’evento metal fa categoria a sé, nel bene e nel male.
Steve: Può essere. Il metal è tutt’ora considerato un sottoprodotto musicale e se pensi alle grosse manifestazioni musicali italiane, quelle che fanno veramente i numeri e sono viste in televisione, organizzate in maniera certosina, non sono mai situazioni vicine al metal. Anche lo stesso Gods of Metal è riservato ad un pubblico di nicchia e ottiene risultati mediatici di nicchia. Non lo vedrai in TV o sui magazine non specializzati. All’estero in genere non è così, è tutto fatto in maniera più paritaria. La musica pop e la musica metal sono considerate cultura e trattate alla stessa maniera, senza ghettizzare un genere rispetto ad un altro. Sicuramente questo può essere un aspetto che inficia determinati tipi di organizzazione.

Francesco: Prima di partire ho dato un’occhiata al vostro ultimo video. Che difficoltà esistono per una band come i Death SS, che ha tutta una sua dimensione visuale, nel riuscire a produrre un video che ne trasmetta almeno una parte, visto che si tratta di una cosa importante, connessa anche allo spettacolo? Credo che in video perdiate sempre da questo punto di vista.
Steve: Hai detto bene. Infatti noi in un video clip cerchiamo di trasmettere sempre almeno una parte di quello che è il nostro essere teatrali, la nostra parte coreografica e più visuale della nostra musica. Ci piace molto farli, perché ci permettono di esprimerci a 360°, quindi oltre alla parte musicale e letteraria espressa dai testi c’è anche quella visuale che ne segue. Come vedi anche nei nostri spettacoli, noi usiamo esibirci con un maxi schermo che, canzone per canzone, trasmetta anche immagini assieme alla musica. Pensiamo che per fare uno spettacolo musica ed immagini siano un tutt’uno. Questo diventa particolarmente importante nei video clip promozionali, come nel caso di Eaters, il nuovo singolo, in cui ci siamo avvalsi di esperti di make up cimematografico come Carlo Diamantini, che ha lavorato in film piuttosto famosi (Il fantasma dell’Opera, La Terza Madre di Dario Argento ed altri - NdA), e di una troupe di registi della Extreme Production, che ha fatto i film Eaters, Zombie Massacre, ed ora stanno facendo un nuovo film per Uwe Boll, film distribuiti in tutto il mondo.

Francesco: Te l’ho chiesto perché qualcuno, probabilmente non facendo caso all’aspetto del quale hai appena parlato, ha parlato di solito video nel solito capannone, senza forse tener conto dei costi organizzativi.
Steve: In effetti l’ambientazione nella solita fabbrica dismessa, in questa situazione post-atomica è alquanto scontata. La vediamo in varie serie, come The Walking Dead ed altre serie di zombie, ambientate in situazioni analoghe, tipo case abbandonate o fabbriche dismesse, appunto. Però c’è da dire che la canzone parlava di quell’argomento, di quella situazione cui era collegata coreograficamente, per cui non è che potevamo ambientarla in un campo di fiori o dentro una chiesa. Ho dovuto usare ciò che la canzone richiedeva, una pura necessità del testo di seguire uno script. Il video clip di Eaters è come se fosse il film della canzone, l’ambientazione doveva essere quella ed a quella ci siamo attenuti. Certo che l’ambientazione è scontata, ma è quella che il genere richiede. Poi dipende da come lo fai. Io preferisco vedere un video ambientato in una dimensione scontata, ma ben fatto, piuttosto che un video del cazzo, fatto male, in una situazione più originale.

Francesco: Tornando al vostro spettacolo: è un problema trovare locations adatte? Ovverosia, vi sentite di accettare anche situazioni in cui vi troverete a suonare in contesti dove non potrete contare sulla vostra scenografia al completo, o no? Lo chiedo perché credo che il vostro spettacolo senza tutti gli annessi ed i connessi sia inevitabilmente monco.
Steve: Sicuramente preferiamo fare poche date, ma buone, in locali che possano avere una capienza tale da permetterci di esprimerci al meglio anche come spettacolo, piuttosto che molte date in posti dove questo non sarebbe tecnicamente possibile. Poi c’è da dire che col nostro staff tecnico, cerchiamo, di volta in volta, di adattare le nostre esigenze teatrali al posto dove andiamo a suonare. Quindi il palco dei Death SS, anche se molto simile, non sarà mai uguale. Certo, se abbiamo a disposizione un teatro o qualcosa comunque di grandi dimensioni, dove possiamo dare il massimo e mettere tutte le nostre scenografie e coreografie è meglio, però non per questo vogliamo ridurci a suonare magari una volta l’anno. Vogliamo comunque fare un po’ più date in posti che siano almeno decenti come capienza. Come vedi non ne stiamo facendo moltissime, suoniamo in pochi posti strategici e adattiamo di volta in volta lo show.

Francesco: A parte questo, poi, credo che la dimensione di band dei Death SS sarebbe forse addirittura svilita dall’entrata in un circuito per cui vi si possa trovare a suonare ogni settimana.
Steve: Sono perfettamente d’accordo. Come ti dicevo prima, preferisco fare poche date, ma anche fare poche uscite discografiche. Come vedi ce la prendiamo sempre comoda tra un disco e l’altro, uscendo solo quando siamo veramente convinti di avere qualcosa di buono da proporre. Questo vale nel nostro caso per tutto.

Francesco: Prossime iniziative?
Steve: Dopo Eaters, seguirà un altro video per la canzone Dionysus, poi ci concentreremo sulle date estere, nell’inventare qualcosa di nuovo per lo show e magari fare anche un DVD, quello per fine anno.

Approfittiamo, nonostante il poco tempo, della presenza anche di Freddy Delirio in camerino per rivolgere una domanda anche a lui:

Francesco: Freddy, so che hai fatto uscire da un po’ un disco solista. Me ne vuoi parlare?
Freddy: Certo, si tratta di Journey, un lavoro solista uscito l’anno scorso seguito poi da una serie di video clip, con gli ultimi due usciti proprio la settimana scorsa. È un progetto che ha avuto inizio più di vent’anni fa, infatti l’anno scorso ne è ricorso il ventennale. È un viaggio in tutti i sensi, un progetto ambizioso cominciato quando ero giovane, che la Black Widow ha deciso, proprio per il ventennale, di stampare in forma ufficiale, dato che all’epoca uscì sotto forma di musicassetta autoprodotta ed arricchita da tre brani nuovi. Alla fine è diventato un disco abbastanza corposo, considerando che è un lavoro esclusivamente strumentale. La distribuzione è mondiale ed è un prodotto molto particolare che affronta diversi generi, dai più classici al progressive, un po’ anni 70, un po’ anni 80, un po’ di elettronica e addirittura musica estatica sperimentale. È quindi un viaggio in tutti i sensi. Io ne vado fiero, anche per il buon responso avuto dalla stampa estera.

Il tempo stringe ed i ragazzi devono preparare il trucco prima di entrare in scena. La nostra chiacchierata con i Death SS termina qui, in attesa della prossima occasione di vederli dal vivo.

Foto a cura di Carmelo Currò.



Diego
Venerdì 24 Gennaio 2014, 9.42.50
10
Tanto vale chiedere a Paul di Steve... io ne parlai con lui una volta, ma quelle parole le porterò nella tomba
Raven
Giovedì 23 Gennaio 2014, 9.01.58
9
Non ho ritenuto opportuno chiedere di Paul; troppo rischioso
Sambalzalzal
Giovedì 23 Gennaio 2014, 8.44.42
8
Arrraya@ allora, hai toccato il tasto giusto parlando della fabbrica in disuso. I Judas Priest filmarono Painkiller in un garage con qualche catena appesa, i Primal Fear da anni copiano proprio quel tipo di scenario la per i loro videos, potrei citare almeno una decina di altre bands famose ESTERE che si appoggiano ad atmosfere del genere riscuotendo buoni commenti. Lo fanno i Death SS e giù con le mazzate invece. Non credo il problema vero siano le locations ma la solita cara vecchia esterofilia!
Punto Omega
Giovedì 23 Gennaio 2014, 0.49.55
7
Guarda, probabilmente ti risponderebbe che qualche volta si incontrano. Non penso che siano ai ferri corti come lo erano dopo lo split. Calcola che Chain ha collaborato anche nei due solisti di Sylvester negli anni '90.
Arrraya
Mercoledì 22 Gennaio 2014, 21.50.35
6
Raven, avresti dovuto chiedetrgli se si vede ancora con Paul Chain AH AH AH, probabilmente sarebbe stata la tua ultima intervista.
Arrraya
Mercoledì 22 Gennaio 2014, 21.39.13
5
Ma chi se ne frega se un video viene girato "nella solita fabbrica in disuso"? Quello che conta sono i Death SS e quello che fanno musicalmente. Non è che sarebbe migliorata la mia considerazione se il video fosse stato girato in chissà quale altro posto. I Death SS sono un patrimonio del metal Italiano a prescindere da produzioni di livewllo o meno, infatti mi piace un casino la raccolta di vecchie registrazioni dall' audio tutt'altro che eccellente, eppure affascinante, come tutte le cose create da chi ha tanto da dire. La musica su tutto.
Raven
Mercoledì 22 Gennaio 2014, 21.14.42
4
Già, peccato che il tempo a disposizione sia stato poco.
jek
Mercoledì 22 Gennaio 2014, 20.34.07
3
Bella intervista e interessante la visione del metal in italia vista da Steve
Elluis
Mercoledì 22 Gennaio 2014, 12.14.13
2
La ragazza nell'ultima foto vicina a Raven assomiglia a Vanessa Warwick di Headbangers Ball, haha !!
Diego
Mercoledì 22 Gennaio 2014, 10.42.32
1
Cacchio Raven, hai parlato a Steve di me! Sono onorato... Nel commentare il video in questione dicevo: "La canzone non è tra le mie favorite del disco, ma forse il testo era quello più facilmente rappresentabile in un videoclip. Per come la vedo io e per le mie (modestissime) conoscenze di regia, il video è stato girato a basso budget (e non è una colpa), ma usando la "solita" location del capannone in disuso, rendendo il tutto molto amatoriale". Mi sembra che non faccia una piega e Steve lo conferma. Purtroppo conferma anche la produzione alla Uwe Boll, uno che riesce a a fare film horror ridicoli pur con alti budget! A me piace molto di più il video di "the darkest night" per esempio, che probabilmente sarà costato anche meno. Mi fa piacere sapere della realizzazione del video di Dionysus, tra le mie preferite di Resurrection, anche se mi sarei aspettato The crimson shrine, ma come dice Steve bisogna realizzare le immagini che il testo racconta e non è sempre facile.
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