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UH! FEST - Cycle Club, Calenzano (FI), 03/05/2014
10/05/2014 (1631 letture)
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Destinazione Cycle Club di Calenzano, per quella che si preannuncia come una grande serata. Ci aspetta infatti l’UH! Fest, ovverosia, il thrash in ogni sua forma o quasi. I due nomi principali di cartellone sono i recentemente riformati Toxik e gli Hirax, che per la prima volta vengono in Italia. Assieme al loro, altre quattro band di indubbio valore e interesse e dalle provenienze più disparate. Il biglietto di ingresso è più che abbordabile per un festival vero e proprio: venticinque euro comprensivi di tessera ACSI (venti, se già in possesso della suddetta) non sono davvero una cifra improponibile. Il locale per chi non lo conoscesse è composto da una prima saletta dove troviamo il bar e i bagni e dalla sala concerti vera e propria: sostanzialmente un parallelepipedo dal soffitto basso, ma dall’acustica abbastanza buona, ottimamente gestita dai tecnici di sala. Da un lato il palco, dal lato opposto vicino all’ingresso, un altro bar e lo spazio per il merchandising delle band. Il posto non è grandissimo e la capienza massima si può attestare attorno alle trecento unità. Il fatto che non ci siano transenne a proteggere il palco rialzato permette un contatto fisico costante tra pubblico e band e la visibilità è discreta fino in fondo alla sala.
NEFASTIS Ad aprire la serata, con qualche minuto di ritardo sul programma inizialmente diramato, sono gli italiani Nefastis. I ragazzi come qualcuno avrà avuto modo di leggere in questa notizia, sono stati coinvolti dalla decisione della My Graveyard di sospendere l’attività proprio nel momento in cui il loro album avrebbe dovuto essere stampato e si trovano perciò in tour senza avere in mano le copie del suddetto disco da distribuire. Un vero peccato per loro e speriamo che la situazione trovi presto una soluzione. La loro esibizione oltretutto si svolge in una sala praticamente vuota, dato l’orario (sono poco più delle venti), ma questo non sembra preoccuparli e il loro techno-thrash che potrebbe ricordare l’approccio dei Vektor è decisamente valido. In mezz’ora il gruppo mette in luce una vena thrash dura e senza troppi compromessi, decisamente old school, quindi priva di qualsivoglia influenza groove, ma molto aperta invece ad influenze heavy e ad alto contenuto tecnico. La loro prova complessiva è decisamente buona e anche le canzoni si rivelano interessanti e ben strutturate, pur in presenza di una proposta musicale che va affinata e di uno screaming da parte di Simone Colombo (anche alla chitarra) che necessita di maggior corpo e profondità. Molto interessanti, speriamo che il problema con la My Graveyard si risolva velocemente e non pregiudichi il loro cammino. Intanto, questo tour con i Toxik è già una bella soddisfazione.
METHEDRAS Tocca ai monzesi Methedras, ormai veterani della scena italiana, con il loro arrembante thrash/death salire sul palco. La band è attualmente in tour con Nuclear, Bonded By Blood e Hirax e dimostra di saper tenere il palco con consumata esperienza. Nel frattempo la sala va piano piano riempiendosi e durante il loro show finalmente arriviamo alla trentina di persone, forse qualcosa di più. I ragazzi ci danno dentro come se suonassero al Madison Square Garden e alla fine riescono a coinvolgere i presenti in maniera convinta e convincente. Il loro sound è indubbiamente meno vario e più pesante di quello dei Nefastis, avvicinandosi in più di un’occasione a quello dei Testament, con una grossa preponderanza dell’impatto fisico e ritmico dei brani, accentuato dalla presenza di una sola chitarra. I ragazzi suonano bene e ci danno dentro e propongono poi un’interessante iniziativa: una lotteria tra chi acquisterà il merchandising che ha come premio delle bottiglie di vino dell’Oltrepo pavese con l’etichetta della band. Niente male come idea. Anche in questo caso, la mezzora a disposizione vola via velocemente, lasciando un’impressione positiva.
NUCLEAR Una delle band più interessanti del cartellone odierno sono proprio i Nuclear, band cilena che ha saputo guadagnarsi un certo riscontro underground e che ha una produzione praticamente incessante negli ultimi dieci anni pur a fronte di due soli full length, che si è arricchita dell’ultimo EP Apatrida nel 2013. Il loro non è certo un thrash che fa leva sulla grande perizia tecnica, tutt’altro: parliamo infatti di un thrash/hardcore piuttosto basilare ed irruento, che richiama soprattutto le sonorità dei primi Slayer per quanto concerne il lato più mefistofelico del sound proposto. Ma i ragazzi ci sanno decisamente fare e, dopo un paio di canzoni di riscaldamento, nelle quali appaiono forse anche un po’ intimiditi da un pubblico che evidentemente non conoscono, entrano velocemente in palla e conducono uno show assolutamente valido dal punto di vista dell’impatto e del coinvolgimento, riuscendo infine a scatenare il giusto pogo proprio sulle note di Apatrida, vero e proprio anthem che rivela anche la natura politica della musica del gruppo. Non dei giganti da un punto di vista tecnico, ma il loro è uno degli show più interessanti e piacevoli della giornata, decisamente validi dal vivo.
BONDED BY BLOOD Altro gruppo che sta piano piano rosicchiando attenzione e consensi, sono gli statunitensi Bonded By Blood. I californiani di chiara provenienza messicana, a dispetto del monicker che hanno prescelto, più che alla lezione dei maestri Exodus sembrano interessati ad una versione appena personale e moderna della lezione in violenza. Rispetto alla succitata band, infatti, i ragazzi di Pomona cercano di portare avanti una riuscita combinazione di thrash tecnico, un qualche accenno groove e tanta voglia di fare casino e divertirsi, senza i proverbiali riferimenti all’hardcore. In particolare, è il singer Mauro Gonzalez, con i suoi splendidi pantaloni rosso fuoco e le movenze alla James Belushi a rivelarsi una vera e propria molla carica e pronta a scattare. Del tutto incapace di stare fermo, il cantante catalizza l’attenzione su di sé, lasciando all’unico chitarrista Juan Juarez il compito di destreggiarsi tra ritmiche spezzacollo e assolo vorticosi quasi di matrice shred. Certo il loro mestiere i ragazzi lo conoscono bene, sono degli ottimi musicisti e dimostrano di sapersi destreggiare ottimamente nel genere, ma in effetti, non si può dire che la loro musica risulti particolarmente originale e nemmeno troppo variegata. I brani si susseguono l’un l’altro con singole sezioni che piacciono e attirano l’attenzione, ma nel complesso lasciano un po’ di vuoto, come di fronte all’ottima copia di un bel quadro. Fortunatamente, l’impatto dal vivo resta notevole e questo aiuta a compensare quello che manca da un punto di vista compositivo, con la sola titletrack del primo album The Aftermath a spezzare un po’ l’atmosfera, donando un briciolo di profondità alla proposta del gruppo. Per adesso, non ci sono canzoni da tramandare ai posteri, ma uno show energico e sudato, con Gonzalez che termina l’esibizione completamente scalzo a causa del gran caldo che in effetti, con la sala che ormai va riempiendosi, sta diventando un altro protagonista del concerto.
TOXIK E’ già tempo per uno dei due headliner. “Già tempo” si fa per dire, dato che sono passate quasi quattro ore dall’inizio della serata, ma l’attesa non si è fatta sentire dato che finora il livello delle esibizioni è stato senz’altro soddisfacente. Sicuramente qualcosa di più che un mero antipasto in attesa del piatto forte. L’occasione di stasera però è davvero troppo ghiotta: il ritorno dei Toxik è un qualcosa di così inaspettato eppure desiderato e meritato dal gruppo stesso, che mancare a questo tour senza testimoniare il piacere per rivederli di nuovo assieme sarebbe un vero delitto. L’atmosfera è rovente e non solo per il caldo. Il pubblico si raccoglie sotto il palco con attenta partecipazione e sicuramente una certa curiosità. Il gruppo termina il proprio soundcheck e senza perdere un secondo ci travolge con la strepitosa Heart Attack, un missile scagliato con un tiro da diciottenni. Mike Sanders pur nella sua non impervia altezza si colloca al centro del palco con il cappellino da baseball di ordinanza girato all’indietro e il classico smanicato di jeans, mentre Josh Christian alla chitarra e Bill Bodily al basso occupano i rispettivi lati del palco. L’acustica è più che buona, come per tutte le altre band della serata e anche se la voce di Sanders fatica un po’ in alcuni frangenti a sovrastare il muro formato dai compagni, la resa sonora è ottima e coinvolgente e gli splendidi assoli di Christian ne confermano la qualità superiore di musicista. Qualità peraltro confermata da tutti i membri della band, assolutamente all’altezza delle aspettative. Lo show prosegue alternando i classici dei primi due album, intervallati da alcune sorprese provenienti dall’imminente ritorno: ben cinque i pezzi presentati stasera (Too Late, No Rest for the Wicked, Crooked Crosses, Breaking) che, testati dal vivo e nel mezzo agli altri, non sembrano affatto sfigurare né mostrare discontinuità eccessive rispetto allo stile conosciuto. Aspettiamo l’album completo per la conferma. Strepitose le versioni di Think This e Social Overload, con un grande Sanders e un Christian semplicemente incontenibile. Il chitarrista interviene spesso annunciando i pezzi e facendo battute, mentre anche Jason Bittner ha il suo momento di gloria e interagisce col pubblico a più riprese, oltre a suonare in maniera ineccepibile per tutto l’arco della serata. In effetti, la reazione da parte degli astanti è molto calorosa e in più di un’occasione mosh e circle pit si creano spontaneamente, ma sembra quasi che col passare dei brani l’entusiasmo cali leggermente in maniera del tutto inspiegabile. Tanto che quando il gruppo termina il primo set, molti stanno già uscendo dalla sala. Fortunatamente, la band torna quasi subito sul palco e richiama chi aveva preso la via della porta con un finale davvero clamoroso e infuocato nel quale si susseguono World Circus e Think That a suggellare una prova nel complesso davvero ottima, sotto ogni punto di vista. Bentornati Toxik e ora stupiteci con un grande album.
HIRAX E’ ormai l’una passata quando gli Hirax salgono sul palco. Una nota di merito va senza dubbio al chitarrista Lance Harrison, decisamente non altissimo a livello fisico, ma un vero gigante come thrasher, il quale sin dall’inizio è sotto il palco ad incitare gli altri gruppi e a portare birra e sorrisi di assenso a chi si sta esibendo in quel momento. E’ bello vedere queste cose, c’è poco da fare. Nonostante le cinque ore di concerto, il pubblico sembra aver ritrovato tutta la propria baldanza e anzi, forse per la prima volta il locale si riempie di tutti i presenti, con le file che arrivano finalmente a lambire quasi il mixer di sala. A quanto pare, gran parte del pubblico era davvero venuta per godersi la prima calata del gruppo di Katon W. DePena e non vede l’ora di gustarsi questa esibizione da headliner. A dire il vero, sembra quasi incredibile che dopo l’esibizione dei Toxik qualcuno possa fare di meglio, ma la verità è che gli Hirax non sono una band qualsiasi e il loro territorio di caccia ha poco a che fare con quello della band di Sanders e Christian. Katon è un frontman magnetico, ipercoperto di borchie come da pragmatica e con quello sguardo da folle che è davvero difficile da dimenticare. Il singer è il baricentro dell’intera esibizione e sa come tenere sotto controllo un pubblico, tanto da potersi permettere diverse chiacchierate tra un brano e l’altro senza che la tensione cali mai. I suoi continui riferimenti all’importanza dell’underground, del supporto e alla musica suonata con vera passione e vero trasporto, riescono sempre nell’intento di galvanizzare ulteriormente il pubblico e se la sua voce quando parla appare leggermente affaticata, quando si tratta di intonare le canzoni la forza della sua interpretazione non lascia dubbi. Il gruppo lo accompagna e asseconda con grande qualità e la verità è che forse tra tutte le band che si sono esibite stasera, per quanto strano possa sembrare, sono proprio gli Hirax a fornire uno spettro compositivo ampio e brani capaci di restare impressi per identità e costruzione. Così, dal nuovo Immortal Legacy vengono proposti tre brani che si inseriscono perfettamente nel contesto del concerto, a partire da Hellion Rising, che dà il via all’esibizione o Black Smoke decisa e arrembante con il suo retrogusto alla Judas Priest che lascia poi spazio ad un assolo di Harrison. Stranamente, dal primo classico album della band Raging Violence vengono estratti tutto sommato pochi brani, con le sole Destroy e la conclusiva Bombs of Death a rappresentare uno degli esordi più significativi di quegli anni. Il gruppo sembra infatti intenzionato a pescare da tutta la propria discografia e così spazio a bordate hardcore, riff thrash ed heavy maligni e feroci al tempo stesso con una carica inarrestabile che esalta un pubblico partecipe e totalmente asservito a questi antichi e ritrovati maestri del genere. Termina dopo un’ora anche l’esibizione degli Hirax, lasciando tutti i presenti soddisfatti e ancora carichi di energia positiva. A onore del vero, la serata non sarebbe finita qui, infatti a chiusura dell’UH! Fest è prevista l’esibizione dei Sofisticator, band fiorentina che dopo il debutto Camping the Vein, si sta apprestando a tornare in studio per il secondo album, dopo l’ingresso in formazione di un nuovo solista. Purtroppo, l’esibizione deve ancora iniziare all’ora in cui da programma sarebbe dovuta terminare e dato che siamo abbondantemente oltre le due di notte, lasciamo la sala e il Cycle Club prima di poter testare la band dal vivo. Non resta che rimandare l’appuntamento con loro al più presto, in attesa che esca il nuovo album.
ALLA FINE… Poco da aggiungere in conclusione: un ottimo bill e pochissimi cali di tensione in una serata così lunga sono già testimonianza della riuscita del festival. Peccato che praticamente fino all’esibizione dei Bonded By Blood molti abbiano preferito girovagare fuori dalla sala concerti o dare solo una breve occhiata al palco. Certo il caldo comincia a farsi sentire, ma le band sul palco hanno dimostrato di sapersi meritare applausi e attenzione e forse un pubblico più presente avrebbe potuto dare un valore aggiunto al loro impegno. In ogni caso, è doveroso ribadire la buonissima resa sonora di tutte per tutte le band sul palco e i brevi cambi tra un’esibizione e l’altra, a testimonianza dell’organizzazione più che degna della serata. Per i due headliner, che si sono peraltro incitati a vicenda durante le proprie esibizioni, si è senz’altro trattato di un piacere in più, ritrovarsi insieme in una serata durante i rispettivi tour. Difficile dare un giudizio su quale concerto sia stato alla fine il migliore e forse è anche inutile stilare simili classifiche. Tutti vincitori e per una volta, nessuna lamentela. Ogni tanto, succede anche questo.
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5
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io mi sono divertita un monte! un plauso ai ragazzi del Cycle che propongono bei festival e fanno dei suoni esagerati! |
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4
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Prego @lizard! Io me la sono fatta autografare  |
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3
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In tale data si è svolta anche la finale di coppa italia e secondo me ha falcidiato molto pubblico fiorentino per l'evento in questione.... |
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2
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Grazie della segnalazione, ho corretto. E pensa che ho anche fatto la foto alla scaletta  |
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Concerto FAVOLOSOOO! Toxik incredibili, Hirax devastanti! Grandissimi! Ps.i pezzi nuovi presentati dai Toxik sono stati 5 (anche Crooked Crosses e Breaking qualcosa)  |
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