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LEAVES` EYES - Di saghe vichinghe e cambiamenti
09/01/2018 (1676 letture)
I Leaves' Eyes senza Liv? Qualcosa di improponibile fino a ieri. Eppure eccoci qua, a parlare con Alex, Thorsten ed Elina della pubblicazione del nuovo Sign Of The Dragonhead, nonché dell'entrata nella band di quest'ultima. Dall'altra parte dello schermo troviamo un Alex carico e disponibile, a cui seguono le risposte più tiepide e contenute della cantante finlandese….

Cafuné: Ciao, vi ringrazio a nome di Metallized per averci concesso il piacere di questa intervista. Direi di non aspettare oltre e di iniziare subito con le domande!
Alexander Krull: Grazie a voi. Certo, siamo pronti!

Cafuné: Ho avuto il piacere di ascoltare la vostra prossima uscita Sign of the Dragonhead, per la quale vi faccio i complimenti. Come potete contestualizzarla all'interno della vostra discografia?
Alexander: Sign of the Dragonhead inizia dove l'album precedente King of Kings terminava. Il disco continua quindi la narrazione delle vicende di Harald I, colui che al tempo dei vichinghi unificò i territori norvegesi e da allora venne ricordato come il primo re del paese. La saga che ne narra le imprese, e da cui abbiamo preso ispirazione, sottolinea quanto non da poco fossero le difficoltà che questa unificazione comportava. Molti degli avversari erano scappati volontariamente, altri erano stati esiliati con la forza nelle Shetland o in Scozia e minacciavano costantemente il suo regno. Altri ancora, costretti a rimanere, erano invece insofferenti alle imposizioni del nuovo sovrano. Ma re Harald continuava a dedicarsi con tutto se stesso a espandere i confini del proprio regno del terrore, ordinando numerose spedizioni di conquista e distruzione. Si dice avesse un grande veliero chiamato Drachen, dove solo i migliori guerrieri potevano mettere piede. Come puoi ben capire, il re vantava un gran numero di nemici, ma non smise di combattere per il suo progetto. Credo che questa storia ben rappresenti la nostra volontà di tenere duro e guardare verso nuovi orizzonti.
Questo non ci ha di certo impedito di trattare altre saghe, ma il filone principale rimane comunque questo.

Cafuné: Sign of the Dragonhead è di conseguenza anche una celebrazione della natura, delle tradizioni norrene in una prospettiva più ampia. Il disco tocca diversi temi rifacendosi a diversi racconti. Come lo potete spiegare?
Alexander: Vengono trattati diversi temi, è vero. L'abitudine dei Leaves' Eyes di dedicare testi e musica ad apologie perdute, ambientazioni bucoliche, al mare aperto e a tutto un mondo di drammi, spesso macchiati di sangue, è forza motrice verso una serie di tematiche completa. Abbiamo in alcuni brani anche delle figure femminili. Per esempio in Like a Mountain, mentre la protagonista si trova sull'Holy Mountain, un'altura islandese, sogna di unirsi in matrimonio quattro volte con quattro uomini diversi. Ognuna di queste relazioni finirà tragicamente. Abbiamo pensato che questa storia ci calzasse alla perfezione (ride, NdR)! O ancora, ascoltiamo di una figura interessante nel brano Völva. Nella società vichinga la Völva era una maga in stretta conessione con gli dei dell'altromondo, che le donavano la facoltà di predire il futuro. Talvolta i re si affidavano a questa donna per ricevere consigli determinanti in tema di guerra e spedizioni. Per noi è importante che l'ascoltatore si faccia un'idea a tutto tondo della società vichinga, per questo abbiamo voluto integrare una prospettiva mistica a quella più sanguinosa che tipicamente si ha dei guerrieri di allora.

Cafuné: E dal punto di vista della strumentazione, di cosa vi siete serviti per rendere queste suggestioni nordiche?
Alexander: Abbiamo lavorato con molti strumenti evocativi di un sound bucolico. Come la nyckelarpa, strumento legato al folklore scandinavo, o i fiddle (violini usati in contesti popolari, NdR) e le percussioni. O ancora continuiamo a usare molto flauti e pifferi per creare un'atmosfera più "da taverna". All'effetto bombastico ci ha invece pensato l'Orchestra diretta da Victor Smolsky e naturalmente il London Voice Choir, famoso per aver collaborato ne Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Aveva già lavorato con personalità del calibro di Paul McCartney, i Queen e i Pink Floyd, ma mai con una band metal. Noi siamo stati i primi ed è stato un onore.

Cafuné: E invece la difficoltà che vi ha messo più alla prova qual è stata?
Thorsten Bauer: Scrivere i pezzi ci ha preso un bel po' di tempo ma come puoi ben immaginare il compito più difficile è sicuramente quello che ha Alex di mixare tutto e fare in modo che ogni singolo strumento abbia la qualità e lo spazio che merita. Questa è stata probabilmente la sfida più grande.

Cafuné: Il video del brano Sign of the Dragonhead è già disponibile su YouTube per chiunque voglia un assaggio prima della data di rilascio del disco. Dov'è stato girato esattamente?
Alexander: È stato girato in un posto fantastico. Vi hanno speso molti soldi per creare autentici edifici e mura che replicassero l'ambientazione vichinga del tempo. La località è quella di Oldenburg, nel nord della Germania. Una città che vantava allora una certa importanza strategica grazie alla sua vicinanza al mare. Per me è stata anche una questione personale. Dal momento che sono coinvolto in quelle riprese mi sono allenato con gli altri attori vichinghi presenti nel video, ed è stata davvero una bella emozione lavorare tutti insieme. Sono inoltre cittadino onorario di Jomsborg. Jomsborg è un'altra canzone dell'album nonché una citta poco lontana da Oldenburg. Mio padre e la sua famiglia venivano da quella zona. È stato quindi un onore collaborare con la gente e le istituzioni del luogo. Alcuni dei vichinghi che vedete ci raggiungeranno anche live.

Cafuné: La ricerca di una nuova frontwoman, come sappiamo bene, è sempre una faccenda complicata. Sembra che voi abbiate invece trovato subito una nuova cantante definitiva. Può dirsi pura fortuna o anche voi avete affrontato un periodo di difficile ricerca?
Alexander: Pura fortuna. Eravamo comunque consapevoli di non aver bisogno di un mero rimpiazzo temporaneo o di una nuova cantante che si sentisse nelle scarpe di qualcun altro. No. Per il futuro e il bene della band ci serviva una vocalist di prima classe con la propria personalità, carismatica, con una buona tenuta live e con la quale si potesse ben lavorare in studio. Ci sono state molte richieste, ma non volevamo nemmeno prenderci una lunga pausa tra provini e indecisioni. Non volevamo rimanere a lungo lontani dalle scene come fecero i Nightwish dopo Tarja. Eravamo fiduciosi e nel frattempo pensavamo a come fare. Guarda caso Elina si trovava a suonare con gli Angel Nation a Londra di supporto durante un tour dei Leaves' Eyes. Abbiamo così pensato che poteva essere lei la soluzione. A quel punto era forse Elina che doveva chiedersi se le stesse bene lavorare con noi (ride, NdR)!

Cafuné: Elina, come è cambiata la tua routine da allora? Riesci a incastrare tutti gli impegni che ti riguardano?
Elina Siirala: Per me è stata davvero una sorpresa e da quel momento non ho smesso un attimo di darmi da fare per imparare velocemente le canzoni ed essere in grado di stare alla pari con gli eventi già in agenda. Ora sono quasi due anni che faccio parte del gruppo e non mi sento più la nuova arrivata ma parte integrante a tutti gli effetti. Di certo la mia routine si è di molto intensificata. Doppio tour negli Stati Uniti, uno in Europa e siamo anche sbarcati in Indonesia. Sono stata un po' più occupata, ma mi piace impegnarmi su più fronti. Quando ho tempo mi dedico all'insegnamento, ho un altro lavoro, e mi occupo della mia altra band, gli Angel Nation. Non sarei dove sono adesso se non riuscissi a combinare più impegni. Essere attivi è sempre una buona cosa.

Cafuné: In che modo sei stata determinante per la creazione di Sign of the Dragonhead, il primo disco che ti vede protagonista con i Leaves' Eyes?
Elina: Avevamo già provato una primissima esperienza studio insieme con L'EP Fire in the North nel 2016. Ho contribuito con la mia voce, che incontra molto bene lo stile musicale del gruppo. Provo sempre a dare i giusti colori, la giusta interpretazione alle storie, attraverso la scelta della tecnica vocale più adatta. Spero che alla gente piacciano queste mie combinazioni di sfumature e dettagli.

Cafuné: C'è qualche artista che ammiri con cui ti piacerebbe duettare?
Elina: Dico sempre che il mio idolo, la mia fonte di ispirazione è Freddy Mercury, ma purtroppo chiaramente non posso duettare con lui. Ovviamente ci sono un sacco di altri bravi cantanti a cui mi ispiro appartenenti a ogni genere, non solo al metal. È sempre difficile scegliere dal mucchio. Magari qualche cantante d'opera italiano!

Cafuné: Quali appuntamenti avete evidenziato nell'agenda del nuovo anno?
Alexander: A Gennaio ci sarà il release show e ad Aprile e Maggio avrà luogo il tour europeo. Posso dirti un segreto: il 5 Maggio suoneremo in Italia. Preparatevi per i Leaves' Eyes!

Cafuné: Grazie dell'intervista, fate pure i ringraziamenti e i saluti opportuni.
Alexander: Grazie a tutti, fan italiani, per il vostro supporto. Speriamo di vedervi in molti alla data italiana per realizzare un evento il più grande e festoso possibile. Godetevi Sign of the Dragonhead!



tino
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Non se ne vede mai abbastanza
Steelminded
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Ragazzi non la vedete da un po' eh... va bene così non vi preoccupate
deris
Sabato 13 Gennaio 2018, 16.01.01
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che gnocca
tino
Venerdì 12 Gennaio 2018, 12.46.07
1
una canzone nordica che si chiama Völva...non so se pensare all'automobile o all'avvenenza della cantante
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