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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 6224 letture )
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...Alle Sirene giungerai da prima, Che affascìnan chïunque i lidi loro Con la sua prora veleggiando tocca. Chiunque i lidi incautamente afferra Delle Sirene, e n'ode il canto, a lui Né la sposa fedel, né i cari figli Verranno incontro su le soglie in festa.
Odissea Canto XII
Le Sirene... creature sfuggenti, enigmatiche; esseri ora pericolosi e senza pietà, ora caritatevoli e generosi con i marinai in difficoltà. Sin dalla notte dei tempi sono comune denominatore delle mitologie di tutto il globo; cantate da Omero nell'Odissea come voraci ingannatrici compaiono invece in quella nordica sia come accoglienti figure che accolgono le anime dei marinai morti in mare sia in una versione più “dispettosa” chiamata Havfrue, portatrice di sfortuna a pescatori e naviganti in genere, i quali si dice tentassero di ammansirle scolpendo le loro soavi forme sulle polene delle loro navi.
Vi state chiedendo quali siano i motivi di questa introduzione “culturale”? Beh semplicemente i Leaves' Eyes per la loro nuova uscita Meredead hanno deciso di puntare forte su un concept legato a questi esseri molto presenti nella mitologia della Norvegia, terra natia di una tra le più conosciute ed apprezzate cantanti metal sulla piazza: Liv Kristine. A due anni di distanza dal discreto Njord la formazione tedesca (eccettuando ovviamente Liv) dopo essersi concentrata - con risultati quantomeno deludenti - sull'altro loro moniker Atrocity, ritorna a dare alle stampe un nuovo platter dotato di marcate differenze stilistiche rispetto al suo predecessore. Innanzitutto – squillino le trombe - l'ormai abusata definizione gothic metal è stata definitivamente abbandonata in favore di un più generico “symphonic metal” a cui io aggiungerei anche l'aggettivo folk, dato che la virata verso quelle che de facto sono le sonorità degli Atrocity è evidente. Rispetto a Njord infatti Meredead risulta molto più “scarico” e meno tirato: l'apporto delle sei corde di Thorsten Bauer - qui coadiuvato da Sander Van der Meer - è stato ridotto a livello strutturale nelle sezioni più metal (a livello acustico invece sono state usate molto di più), certo le chitarre sono sempre abbastanza presenti sul piano ritmico con un riffing efficace seppur non originalissimo e dei solismi accettabili, ma buona parte del sound è stata “riempita” da orchestrazioni (quasi solo archi) e cori con marcati rimandi folk. Proprio su questa definizione è doverosa una parentesi: per quanto si sia tentato di evidenziare i legami con la tradizione norvegese con un consistente numero di pezzi cantati in lingua madre (e addirittura la re-interpretazione di una ballata tradizionale del paese nordico comeNystev) il risultato finale mi ha lasciato leggermente perplesso: le melodie sanno abbastanza di già sentito e sopratutto non hanno una marcata caratterizzazione geografica; i rimandi sono vagamente celtici ma la Norvegia non è certo un paese dalla cultura celtica... ai posteri dunque l'ardua sentenza. Per quanto riguarda il comparto ritmico risulta anch'esso smorzato rispetto a Njord, la batteria è totalmente assente nei brani più dolci e folkeggianti, mentre per il resto del tempo riesce a svolgere il suo compito senza infamia e senza lode. Un buon accompagnamento quello di Navratil (anche nelle sezioni più sostenute), ma nulla più; il basso invece è equalizzato a meraviglia e svolge benissimo il suo compito riuscendo in più a ritagliarsi dei piccoli ma pregevoli spazi: i miei complimenti a Thorsten Bauer per essere riuscito ad interpretare bene il ruolo di bassista pur essendo abituato ad un paio di corde in più. Parlare della voce di Liv Kristine con il passare degli anni diventa sempre più superfluo, ci troviamo di fronte ad un'icona che ogni fan di queste sonorità dovrebbe ascoltare almeno una volta nella vita: timbro soave ed evocativo, notevole varietà di registro e di stile per un cantato davvero di classe che riesce a colpire pur senza “fuochi di artificio” come mostruose escursioni di tonalità o note tenute per tempi abnormi. L'unico appunto che mi sento di farle in questa particolare occasione riguarda una certa freddezza o distacco nell'interpretazione di determinati pezzi (in particolare To France, di cui parleremo più avanti). Chissà come mai però quando si tratta di parlare della sua dolce metà il tono delle critiche varia sempre parecchio: prendetela come una provocazione ma ho trovato molto positiva in Meredead la scelta di limitare pesantemente il cantato di Alexander Krull, presente infatti in modo consistente solo in Sigrlinn e Tell-Tale Eyes; certo il suo pulito non è poi da buttar via ma i grunts sono - come sempre - da dimenticare. E no Alexander... Giocare a distorcerla leggermente con il mixer non basta... Sono desolato.
Venendo ai singoli brani devo registrare il pesante fallimento del tentativo di coverizzare la canzone di Mike Oldfield To France, il ri-arrangiamento dei Leaves' Eyes mi risulta indigesto in quanto parecchio sterile, come l'interpretazione di Liv del resto, davvero troppo canonica Vi segnalo invece tra le più riuscite: Étaín, perfetto manifesto del nuovo sound che alterna pezzi tirati (come il buon assolo ad un minuto dalla fine) ad altri estremamente dolci e sopratutto li intervalla con un ritornello stupendo che è un vero tripudio di controcanti. Anche i quasi nove minuti di Sigrlinn scorrono a meraviglia, sarà per l'atmosfera magniloquente creata dai cori, dalle chitarre acustiche e dalle tracce multiple di Liv (tutte rigorosamente in norvegese); Sigrlinn si muta in un pezzo a tratti deflagrante per poi rallentare di nuovo sempre più evocativo. L'unico difetto è – a costo di sembrare ripetitivo - la pessima prova di Krull. Molto carina anche la conclusiva Tell-Tale Eyes, ballad folkeggiante molto malinconica, sì canonica ma davvero ben realizzata, sia a livello strumentale (buono l'accompagnamento delle chitarre acustiche) sia a livello vocale con un Krull in un pulito a lui più congeniale che accompagna una Liv superba.
La produzione è assolutamente cristallina, rasenta la perfezione, forse un po' asettica ma qui sta al gusto personale decidere, vi garantisco però che si sente davvero tutto e anche molto bene. In conclusione un disco consigliato sia ai fan dei Leaves' Eyes sia agli amanti delle sonorità più leggere in generale. Certo i puristi del folk potrebbero storcere il naso (e probabilmente lo farebbero a ragion veduta) ma chi apprezza questo tipo influenze non troppo impegnate rimarrà soddisfatto. Personalmente non ho trovato punte di eccellenza assolute o canzoni da ricordare per tutta la vita ma l'ascolto di Meredead scorre senza intoppi e risulta anche piacevole pur non essendo nulla di particolarmente originale. Ben disegnato l'artwork, anche se mi dovreste gentilmente spiegare cosa centrano le croci celtiche con la mitologia norvegese (dato che sono un simbolo di una cultura totalmente differente). Nulla da eccepire invece sulla prosperosa sirena.
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@Nam; Ma che offensivo? figurati! a me fan piacere i commenti così anche perché come io critico i dischi i lettori possono criticare me e darmi dei suggerimenti per migliorare le mie analisi in future recensioni  |
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19
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Sì Room infatti ora che ci ripenso sono stato troppo severo, in realtà questa è una delle recensioni migliori che ho visto per un album di questo tipo, in genere le recensioni del Symph vengono affidate a persone totalmente inesperte del genere che per le band più popolari si spendono in elogi tanto per fare contenti i lettori, mentre a quelle più di nicchia rifilano un elenco dei loro giudizi personali (per lo più negativi ovviamente)... Comunque quando ti dicevo che ti lasciavi andare sul soggettivo mi riferivo ai commenti su Krull, che credimi non potrei condividerli di più ma dovrebbero essere più giustificati. Spero tu non abbia visto il mio commento come troppo offensivo  |
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@NAM: Cerco sempre di stare abbastanza sul tecnico perché trovo giusto che - al di là del mio personale pensiero - chi legge sia in grado di capire come suona oggettivamente il disco (perché alla fine una recensione è come se fosse una "guida all'acquisto") però spesso essere del tutto oggettivi è impossibile, il voto ma anche l'analisi sono sempre filtrati dall'opinione personale, per quanto uno provi a scindere le cose  |
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17
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Ottimo album, nel Symphonic/Gothic è pieno di band e album meritevoli dietro ai soliti Nightwish, Epica ecc., basta saper cercare... La recensione è quasi decente, fai un'analisi tecnica più che discreta anche se a volte ti lasci andare sul soggettivo, e poi ho apprezzato molto l'introduzione culturale, ma il concept io proprio non lo vedo ò.ò Il nuovo sound lo adoro, e poi non ci vedo niente di male a mettere insieme tradizione norvegese e celtica... aggiungerei un piccolo elogio anche alla sorella Carmen (vocalist dei Midnattsol) che ha partecipato come corista/seconda voce, per chi non la conoscesse è ancora più "semprebbona" di Liv (lol). Insomma bravi LE, brava Liv, continuate così!! |
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16
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@lucydark: O.o No... -.-' I Leave's Eyes non saranno uno dei miei gruppi preferiti, e nemmeno uno dei gruppi che seguo di più (anzi, li snobbo anche abbastanza), ma francamente persino io che non li conosco quasi per niente ho capito subito che il tuo commento era del tutto privo di qualsiasi tipo di logica. Comunque sia, considero i pezzi di quest'album belli e orecchiabili, specialmente nei momenti di relax. Tra l'ascolo dei folleggianti SOAD e degli ormai epici Nightwish, è sempre piacevole tuffarsi in un po' di pace con i Leave's Eyes. |
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15
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Album carino e rilassante, piacevole per lunghi viaggi in automobile, a me non dispiace il lato un po' folk e piace come sempre la voce della cantante, un po' freddo come album. Effettivamente i Theatre of tragedy anche a me piacevano molto di più. |
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@Lucydark: mhmm...va che non ci sono coscie e culi in nessuna copertina dei Leaves... |
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@lucydark: che droghe usi? tette e culi sugli album dei Leaves? Are u crazy? O_o che copertine hai visto? forse ti confondi con i Cradle Of Filth XD |
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12
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Il commento del recensore: "Personalmente non ho trovato punte di eccellenza assolute o canzoni da ricordare per tutta la vita", mi è parso un po' eccessivo...sono, ovviamente, pochissimi gli album, anche ottimi, che contengono canzoni destinate a durare nei secoli. Anyway io lo trovo un ottimo lavoro! |
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11
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Finalmente un serio album di metal sinfonico, il primo degno di nota del 2011. |
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10
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Ti prego Liv, torna all'ovile dei Theatre of Tragedy!!! Quella si che era una band seria!!! |
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fà cacà stò cazzo de album, michia che merda di roba. |
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lucydark la tua risposta mi fa altamente ridere. In copertina solo cosce e culi? Ho tutti gli album dei Leaves Eyes e ti posso assicurare che di così "estroso" non c'è proprio niente. Prima id parlare informati un po' meglio, che forse è più inutile il tuo commento che questo gruppo che ha prodotto un album alquanto interessante! Ottimo lavoro ragazzi e un po' di freschezza nel sound ci voleva assai! |
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gruppo inutile che mette in copertina solo cosce e culi. vomito |
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bel disco...l'ho ascoltato velocemente ma sembra proprio bello.poi quoto alla grande khaine, flight e radamanthis...gran gnocca la kristine... |
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Ma gli Atrocity che fine hanno fatto? Una volta erano tanto interessanti...  |
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Straqoto Khaine! Liv, La bonazza metallara!!! |
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Quoto Khaine, e aggiungo che lo ascolterò con piacere! |
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Più che sempreverde, direi semprebbona! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Spirits’ Masquerade 2. Étaín 3. Velvet Heart 4. Kråkevisa 5. To France 6. Meredead 7. Sigrlinn 8. Mine Tåror er ei Grimme 9. Empty Horizon 10. Veritas 11. Nystev 12. Tell-Tale Eyes
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Line Up
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Liv Kristine Espenæs Krull - Vocals Thorsten Bauer – Guitars & Bass Sander van der Meer - Guitars Alexander Krull - Vocals Roland Navratil - Drums
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