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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Leaves` Eyes - King of Kings
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03/10/2015
( 2967 letture )
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Dopo il divorzio dalla Napalm Records e l'entrata nella cerchia dell'AFM Records, tornano alle luci della ribalta i Leaves' Eyes, con il nuovo King Of Kings. Ancora una volta, l'ultima fatica del gruppo capitanato da Liv Kristine si basa su un concept che ci fa ritornare alle radici della cantante norvegese: siamo infatti nuovamente immersi in un'ambientazione scandinava, dove la storia del leggendario Harald, primo re della Norvegia, ci viene narrata nel susseguirsi della tracklist. Ora è però giunto il momento di capire se la band ci ha riservato dei colpi di scena.
Il vero e proprio inizio del disco viene anticipato, come di consueto, da un'intro che ricrea un'atmosfera quasi tribale, il cui crescendo fa aumentare l'aspettativa per la titletrack. Ci si aspetterebbe dunque una traccia esplosiva, ma invece a rivelarsi è un brano forse tra quelli meno riusciti dell'intero album. King Of Kings sarà infatti anche una canzone dall'incedere solenne, ma sembra davvero mancare di mordente, con chitarra e batteria sottotono, anche se fortunatamente accorrono in aiuto alcune orchestrazioni e cori, vivacizzandola leggermente. La successiva Halvdan The Black risolleva l'attenzione, facendoci immergere in un power symphonic che a tratti si avvicina quasi al groove dei Sabaton, sound che ritroveremo ancora in altre tracce come Edge Of Steel, in cui compare anche Simone Simons, che per l'occasione duetta a fianco di Liv, calandosi nelle parti di una guerriera nordica. La prima parte dell'album procede poi con The Waking Eye, canzone dal piglio easy listening e -a dirla tutta- non memorabile, mentre il successivo intermezzo folk, con tanto di cornamuse e percussioni tradizionali, dal titolo Feast Of The Year, sembra far da vero spartiacque tra una prima e una seconda metà dell’album. Quest’ultima, oltre ad apparire fin da subito molto più folkeggiante, risulta essere anche molto più coinvolgente e vivace proprio a partire da Vengeange Venom che, dopo un avvio molto irish, si conferma essere una canzone perfetta da intonare in taverna con un boccale di birra in mano. Si procede quindi a tutta velocità con Sacred Vow, in una cavalcata molto power oriented. Avvicinandosi al termine del disco, Blazing Water si conferma come una delle tracce più aggressive dell'album, per merito non solo del riffing scattante e il poderoso palm muting di Thorsten Bauer, ma anche della ritmica serrata di Joris Nijenhuis, mentre la conclusiva Swords In Rock pone allegramente fine alle danze, con un ritmo spensierato e danzereccio. Concentrandosi infine sulla parte vocale, Liv Kristine ha certamente bisogno di ben poche presentazioni: c'è chi la segue dai tempi dei Theater Of Tragedy, chi nella sua carriera solista e chi invece la apprezza soprattutto nei Leaves' Eyes. Ormai il suo timbro sottile ed etereo è più che riconoscibile e in King Of Kings è ovviamente la protagonista, anche se molto spesso viene sostenuta dal coro, creando in questo modo linee vocali solenni e di maggiore impatto, mescolate di tanto in tanto alle incursioni delle ruvide harsh vocals di Alexander Krull. Per concludere, i Leaves' Eyes mettono in mostra ancora una volta il loro symphonic senza uscire mai troppo dai canoni. Eppure, in King Of Kings non si può fare a meno di notare come le atmosfere si siano fatte molto più folkeggianti. Le influenze celtiche sono infatti disseminate in numerosi brani e hanno il merito di renderli più coinvolgenti ed effervescenti, nonostante le melodie (soprattutto per chi è abituato a bazzicare ambienti folk) appaiano molto spesso scontate ed “ingenue”, per quanto comunque abbiano contribuito a variare il sound, insieme a qualche spruzzo di power sparso sapientemente in giro per l'album. Insomma in questo disco ce n'è per tutti i gusti, ma per quanto possa essere un'opera piacevole e scorrevole, nella sua varietà non si riesce sicuramente a trovare anche originalità. Pertanto, King Of Kings è rivolto soprattutto ai fan della band e a chi abbia voglia di passare una manciata di minuti nel sicuro porto del symphonic dei Leaves' Eyes, senza troppi scossoni.
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7
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@Beast of Death, voti numerici ancora presenti! Era stato uno scherzo per il primo d'aprile!  |
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6
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molto bello, me lo sto proprio godendo! io invece sono contento che la cara liv continui a cantare, fosse anche solo per me! sicuramente la mia cantante preferita di sempre, nel suo campo ovviamente. spero di riuscire a rivederli presto! p.s. una domanda per la redazione: non si era detto che avreste abbandonato i voti numerici...? o mi sono perso qualcosa io? |
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5
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Band inutile, disco inutile. |
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4
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Il concept è interessante ma di certo non originale. Il grossissimo problema dei Leaves Eyes, personalmente, è la produzione agghiacciante delle chitarre che suonano piatte e "ovattate", per non dire che in questo album Liv non è che canti benissimo, addirittura in Sacred Vow si sente palesemente che stona. Tuttavia non è un album da buttare, anzi, trovo che ci siano delle soluzioni che pur non essendo originali sono eseguite magistralmente; ad esempio, l'uso del London Voises Choir rende i pezzi sicuramente più interessanti. Sono in linea con il voto del recensore, voto 70. |
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3
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Lo ascoltavo giusto ieri, da amici, in una giornata piovosa. Ma avevo già sentito qualcosa sul web, assieme al video che hanno prodotto. Concordo con Monsieur Prometheus: un album banale e scontato, dove la voce chioccia della signora Liv Kristine, è ancora più irritante del solito. Non si capisce, perché continuare con questa pochezza e mi meraviglio dei voti sopra la sufficienza che ho visto in parecchi siti. Sarà il concept però mi sembra che nel metal ci siano saghe nordiche a iosa. Se no, ascoltate almeno Wagner... Au revoir. |
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2
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Penso sia il loro album più brutto tra quelli usciti fino ad ora. Cantato male e arrangiato peggio, banale, noioso, con soluzioni trite e ritrite inserite in strutture prolisse e grezze, con una produzione scadente (dalle voci schiacciate dagli strumenti alla voce di Simone prodotta così male da assomigliare a quella di Liv, cosa accaduta anche con Anneke e Kari nella canzone di Liv per The Sirens). Francamente non riesco a capire i voti alti che, specialmente in Italia, quest'album sta ricevendo. Concept a parte, è la solita solfa già sentita e priva di personalità. È un album anonimo che si perde nella massa, ce ne sono a decine se non a centinaia di album così. I primis due album dei Leaves' Eyes non erano male, ma poi Kristine e Krull hanno perso totalmente l'ispirazione. Nel Symphonic metal c'è MOLTO di meglio. |
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1
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Credo che la cosa più interessante sia proprio il concept album in cui si narra di Harald. Per il resto l'ennesima band clone dei Nightwish non è certamente male ed è un gradito ascolto ma i maestri sono di altra pasta. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sweven 2. King Of Kings 3.Halvdan The Black 4. The Waking Eye 5. Feast Of The Year 6. Vengeance Venom 7. Sacred Vow 8. Edge Of Steel 9. Haraldskvæði 10. Blazing Waters 11. Swords In Rock
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Line Up
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Liv Kristine (Voce) Alexander Krull (Voce, Tastiera) Thorsten Bauer (Chitarra) Pete Streit (Chitarra) Joris Nijenhuis (Batteria)
Musicisti Ospiti: Simone Simons (Voce in Edge Of Steel) Lindy-Fay Hella (Voce in Blazing Waters)
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