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BRETUS - L'Italia e i suoi fantasmi
15/05/2021 (829 letture)
Lizard: Ciao ragazzi e bentornati su Metallized!! E’ un piacere incontrarvi di nuovo e grazie per questa intervista. Anzitutto, direi di cominciare con la domanda più banale, ma forse non così scontata in questo momento: come state? Come sono andati questi mesi per i Bretus?
Ghenes: Grazie a te, il piacere è tutto nostro! Nonostante tutte le difficoltà, spostamenti e problemi vari, ci siamo concentrati sul nuovo disco e siamo riusciti a portarlo a termine entro i termini che ci eravamo prefissati. Abbiamo anche avuto il tempo di preparare la nostra cover dei Sabbath -Children of the grave- per il CD tributo organizzato dalla Swamp Records (Swamp Sabbath/The bands of the Swamp). Per concludere, forse questa brutta situazione ci ha dato ancora più stimoli per continuare.

Lizard: Abbiamo avuto modo di incontrarci ormai quasi due anni orsono, all’uscita del vostro quarto album Aion Tetra. Credo che Magharia costituisca un ulteriore evoluzione per i Bretus, che restano fedeli al proprio trademark, ma non si ripetono. Dove ci volete portare questa volta?
Ghenes: Nei dischi precedenti avevamo affrontato la sfida di tradurre in musica racconti macabri, fantastici, cinematografia horror. Questa volta abbiamo immaginato un disco avvolto nella nebbia e costruito il suono ispirandoci ad antiche leggende e miti della nostra Italia.

Lizard: Vedo che anche per Magharia avete deciso di tornare al Black Horse Studio, nel quale avevate già registrato Aion Tetra: il sodalizio ha funzionato a quanto pare. Cosa cercavate stavolta a livello di resa sonora dell’album?
Ghenes: Abbiamo costretto Francesco a non ritoccare i livelli e i suoni del mix… scherzo naturalmente! Di sicuro abbiamo cercato di riprodurre il nostro suono live e il risultato ci piace molto. Non è così semplice riuscirci, ma come dici tu, grazie all’affiatamento tra noi e Francesco Merante tutto è filato liscio.

Lizard: Avete sperimentato una diversa formula compositiva e di registrazione per Magharia o sentite di aver trovato ormai una formula che vi soddisfa appieno?
Ghenes: Sì, abbiamo provato in sala molto di più rispetto al passato, l’apporto di tutti e quattro alla composizione è più evidente. Abbiamo sempre cercato di inserire elementi nuovi nella nostra musica e anche se siamo molto legati alla musica del passato, pensiamo che il genere doom stoner psichedelico o come lo vuoi chiamare, abbia già in se elementi molto diversi in termini di discendenza, quindi giocare su tutti i nostri ascolti e le diverse influenze non ci ha mai spaventato.

Lizard: Già dal titolo il nuovo album si preannuncia piuttosto esoterico: confesso che non sono riuscito a capire a cosa faceste riferimento con questa parola. Vi va di svelarci questo segreto e dirci cosa significa?
Ghenes: Magharia è un nostro termine dialettale per indicare un incantesimo o un sortilegio, secondo chi lo scaglia (ride)… Il suono di questo termine è fantastico e pure un piccolo omaggio alle nostre radici.

Lizard: Come hai già anticipato, a livello di testi, lo si nota già dai titoli dei brani, sembra che stavolta la vostra attenzione si sia concentrata su aspetti particolari della nostra cultura nazionale. Direi una bella novità, che peraltro non fa che confermare quanto si presti la nostra storia a questo tipo di sfondo tenebroso: come avete scelto le tematiche e in che modo si svolge il “Giro Oscuro in Italia”? C’è una di queste diverse suggestioni che vi ha colpito in modo particolare?
Zagarus: L'Italia è colma di questa tipologia di racconti, ogni paesino dello stivale ha la sua storia legata a fantasmi o castelli infestati che viene tramandata da generazioni. Personalmente è un qualcosa che mi affascina da sempre: nella nostra città, Catanzaro, una delle storie più conosciute ed "antiche" è legata ad un mio avo. The Bridge of Damnation narra proprio della leggenda del fantasma del ponte di Siano (Catanzaro). Gli altri racconti sono frutto di scelte soggettive, qualche "leggenda" è rimasta fuori dal lotto purtroppo, ma era inevitabile. Uno dei racconti più affascinanti è sicuramente Cursed Island, relativo alla leggenda dell'Isola di Poveglia denominata "l'isola più infestata al mondo".

Lizard: L’album appare decisamente compatto e omogeneo, molto doom oriented, senza dimenticare le influenze prog e settantiane che da sempre contribuiscono alla particolare atmosfera dei vostri album. Mi sembra che l’equilibrio tra le diverse influenze raggiunto in questo album sia quasi perfetto… Siete contenti del risultato finale, immagino. C’è qualcosa che è rimasto fuori perché rischiava di non essere coerente rispetto all’indirizzo dell’album?
Ghenes: Come in tutti i nostri album c’è sempre qualche traccia che rimane fuori. All’inizio avevamo pensato ad una lunga intro costruita sul synth, ma ascoltandola insieme alla traccia di apertura smorzava un po’ troppo la tensione e così l’abbiamo semplicemente esclusa. La regola fondamentalmente è stata questa: quello che non ci convince subito, non funziona! Devo dire che come compositori siamo abbastanza veloci e quindi a volte non tutto viene fuori come si pensa.

Lizard: Una piccola provocazione: avete mai pensato di dare libero sfogo a questa passione per il dark prog settantiano in maniera ancora più approfondita? La traccia Magharia sembra spingere parecchio verso questa evoluzione.
Ghenes: In realtà sì, adoro High Tide, Hawkwind, Black Widow, la musica di Fabio Frizzi, i Goblin e non per ultimi i Pink Floyd più sperimentali, ma quando ne parlo, principalmente io, rischio sempre il linciaggio (ride)… Mai dire mai, ma non credo uscirebbe mai con la denominazione Bretus.

Lizard: Una domanda sullo spettacolare quadro che troviamo sulla copertina di Magharia: chi è l'autore? E' una scelta che avete fatto a posteriori o il quadro nasce specificamente per questa copertina?
Zagarus: Il dipinto nasce specificatamente per rappresentare il concept dell'album, l'autrice è Damiana Merante, aveva già lavorato con noi sulla copertina di ...From the Twilight Zone. Anche questa volta è riuscita a rappresentare graficamente alla perfezione ciò che avevamo in mente.

Lizard: Ricordo che all’uscita di Aion Tetra commentaste positivamente l’accordo con Ordo MCM. Oggi vedo che avete raggiunto un nuovo contratto con un’etichetta statunitense. Come sono andate le cose e che prospettive pensate vi possa offrire la nuova etichetta?
Zagarus: La Ordo su Aion Tetra ha fatto decisamente un ottimo lavoro, in teoria anche il nuovo disco sarebbe dovuto uscire per loro, purtroppo dal post lockdown non siamo riusciti più a metterci in contatto con il proprietario della label, i rapporti erano ottimi ma la comunicazione si è interrotta. Abbiamo così deciso di provare a cercare altro, da qui la scelta di affidare le 3 versioni del disco a 3 label differenti di 3 nazionalità diverse, una scelta che avevamo già fatto in passato ai tempi di In Onirica e che all'epoca aveva pagato in fatto di promozione e visibilità. Dopo tutti questi anni abbiamo capito una cosa basilare: quando bisogna scegliere la label alla quale affidare il nostro materiale dobbiamo avere la certezza che gli scatoloni con i nostri dischi non restino in qualche garage ad accumulare polvere, cosa che purtroppo alcune etichette fanno. Sotto questo punto di vista siamo in ottime mani. The Swamp Records, Overdrive e Burning Coffin Recs hanno un'ottima rete promozionale e sono dei grandi appassionati di musica.

Lizard: Probabilmente quando ci siamo sentiti a settembre 2019, nessuno avrebbe immaginato che di lì a poco avremmo affrontato una pandemia. Uno scenario da film o da libro, che invece è diventato tremendamente reale. Proviamo a parlarne come di una cosa passata: come avete vissuto questa esperienza e cosa pensate ci lascerà alla fine?
Ghenes: Spero che tutto questo ci abbia insegnato ad apprezzare maggiormente tutto quello che diamo per scontato. Dalle cose più piccole alle più grandi, e all’importanza di vivere in armonia con la Terra che ci ospita.

Lizard: Il mondo dell’arte e dello spettacolo restano sullo sfondo in Italia, elementi non essenziali nel dibattito politico e forse non solo in quello: alla fine sembra che un influencer muova più coscienze di un filosofo, almeno all’apparenza. Che ruolo immaginate per la musica in questo scenario? Ha ancora un ruolo sociale o politico, a vostro avviso?
Ghenes: Su questo discorso sono un po’ pessimista in realtà. Oramai la musica è diventata un prodotto di consumo usa e getta. Quello che dico spesso ai miei conoscenti, è che quando in televisione ascolti un pezzo rock, di sicuro sarà il sottofondo di uno spot commerciale o, se ci va bene, il trailer di un pessimo film d’azione. Manca un sottobosco musicale o meglio, quello esiste, anche se molto frammentato, ma la musica che ascoltiamo non parte più dal basso. Se il musicista, l’artista, non ha la possibilità di sperimentare sulla propria musica, di avere tempo per costruire una sua consapevolezza, perché tutto quello che produce viene passato al microscopio, ripulito e lanciato in pasto al pubblico, non credo che i messaggi potranno essere più così forti come lo sono stati in tempi non molto remoti.

Lizard: Nella speranza che possiate fare presto promozione per Magharia tornando a suonare dal vivo, quali mosse promozionali state organizzando? La situazione ha in qualche modo rallentato l’uscita dell’album?
Ghenes: No, l’album è stato realizzato nei tempi prefissati, anche perché la Swamp Records è molto precisa in fase di promozione e cura molto i dettagli delle sue uscite. Magharia uscirà anche in formato musicassetta sotto la cilena Burning Coffin Recs e per ultimo in formato Vinile 12” con la Overdrive Records del nostro Cristian Urzino. Per quanto riguarda le date live, ancora non c’è niente di organizzato, attendiamo novità.

Lizard: Negli ultimi anni pare che il movimento di riscoperta del rock settantiano sia diventato uno dei principali a livello mondiale e sono ormai centinaia le band che possono essere inquadrate nel cosiddetto “retro-rock”. E’ solo un effetto nostalgia per i bei tempi andati o a vostro avviso c’è qualcosa di più dietro questo successo?
Ghenes: Quando riascolto i vecchi dischi, il suono di quegli amplificatori, il suono valvolare, ti fa vibrare qualcosa, è come se fosse parte di te. Ogni volta che vedo un ragazzo di 15 anni che ascolta queste band prima lo guardo compiaciuto, poi tiro un sospiro di sollievo e penso quasi seriamente: forse c’è ancora speranza (sorride)

Lizard: Bene, le domande sono finite. Vi faccio i complimenti per questo vostro quinto album e vi lascio volentieri la parola, se volete aggiungere qualcosa. A presto, non vedo l’ora di vedervi su un palco!
Ghenes: Grazie ancora per lo spazio e complimenti per quello che fate, è un privilegio per noi. Speriamo che non passi troppo tempo per poterci incontrare e brindare insieme a te e agli amici che ci supportano da sempre.

IN DOOM )))



duke
Martedì 1 Giugno 2021, 22.46.14
1
...intervista interessante....band da seguire....
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