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FATAL PORTRAIT - # 49 - Faith No More
11/09/2023 (1512 letture)
Tra la fine degli anni '80 ed i primi '90 i Faith No More furono tra i gruppi che portarono a coniare il termine "crossover", definendo così un nuovo stile musicale e gettando le basi per l'alternative metal che sarebbe venuto da lì in poi e, in parte, anche per il new metal. Ma la proposta musicale dei Faith No More era talmente poliedrica ed originale da sfuggire a qualsiasi catalogazione e la band, già in quegli anni, spiccava come la proverbiale mosca bianca persino all'interno del genere che aveva contribuito a creare. La particolare alchimia tra musicisti con stili differenti e personalità artistiche ben definite, diede vita ad una proposta musicale più unica che rara. Da sempre imitati ma virtualmente inimitabili, i Faith No More hanno prodotto dischi ormai considerati delle pietre miliari nel loro genere e che non smettono di stupire ancora oggi. Sette album in studio sono la preziosa eredità che questa straordinaria band ci ha lasciato fino ad ora, dei quali uno solo è uscito negli anni 2000. Cercheremo quindi di evidenziare, in maniera il meno arbitraria possibile, le canzoni chiave, o comunque significative, della discografia della geniale band californiana.

1. WE CARE A LOT
We Care a Lot è la title track del primo album dei Faith No More ed è tra le primissime canzoni registrate di tasca propria dalla band, quando non aveva ancora un contratto con un'etichetta. La formazione dell'epoca era composta dal bassista Billy Gould, dal batterista Mike Bordin e da Roddy Bottum alle tastiere. Possiamo considerare il trio lo zoccolo duro della band, che rimarrà immutato negli anni. Chiudevano la formazione Chuck Mosley alla voce e alla chitarra Jim Martin. Piccola curiosità: tra i primi cantanti in prova nel gruppo ci fu anche una giovanissima Courtney Love.
È innegabile l'importanza che la title track del disco d'esordio ha avuto per i Faith No More, visto che è stata inserita, con lievi modifiche nei testi, in ben tre differenti album, ovvero i primi due ed il live You Fat Bastards: Live at the Brixton Academy, unico album live dei Faith No More, registrato nel 1990 durante il tour di The Real Thing e in questa occasione il brano è cantato da Mike Patton.
Andando nel dettaglio We Care a Lot porta già al suo interno i semi di ciò che diventerà in futuro lo stile della band, a cominciare dai ruoli di primo piano svolti dal basso di Billy Gould e dalla tastiera di Roddy Bottum. Anche in futuro i due musicisti saranno la vera spina dorsale, e principali compositori, della musica della band. Il brano ha una struttura semplice, con le linee funk di basso e le note dai toni epici della tastiera a dettare il mood del pezzo. La chitarra di Jim Martin rifinisce la canzone senza imporsi eccessivamente, ma è lo strumento che rappresenta la componente metal del brano. Arriviamo a Chuck Mosley. Nonostante il primo cantante dei Faith No More abbia avuto (ed ha ancora oggi) la sua schiera di ammiratori, il suo lavoro su We Care a Lot, parlo dell'album, fu giudicato all'epoca piuttosto anonimo e piatto. Il paragone con quello che sarà il futuro cantante della band, il funambolico Mike Patton, naturalmente non si pone, ma Mosley aveva comunque l'attitudine giusta per i toni sarcastici che punteggiavano le canzoni della band, a fronte, questo è vero, di un timbro vocale non eccelso ed uno stile piuttosto monocorde. Il testo di We Care a Lot ad opera di Roddy Bottum, punta a ridicolizzare i concerti di beneficenza come il Live Aid o, più in generale, quelle pop e rock star del periodo sempre pronte a schierarsi contro i mali del mondo per edulcorare la propria immagine, porsi come paladini della giustizia e, in definitiva, vendere più dischi.
Con il loro primo disco i Faith No More denotano uno stile ancora acerbo, ma già concretamente innovativo e cominciano ad attirare l'attenzione del mondo della musica.

2. INTRODUCE YOURSELF
Nel 1986 i Faith No More vengono messi sotto contratto dalla Slash Records, etichetta di Los Angeles poi parte del gruppo Warner Music Così, nel 1987, vide la luce Introduce Yourself, secondo album per i californiani. A detta di molti, sembra anche degli stessi componenti del gruppo, questo viene considerato il vero album di debutto dei Faith No More, per la produzione più curata e la maggiore cura nella scrittura dei pezzi. Anche se ancora lontani dalla perfezione stilistica degli album che seguiranno, con Introduce Yourself vengono comunque fatti dei significativi passi avanti nella elaborazione del tipico sound della band, come testimoniano soprattutto tracce quali Anne's Song, Chinese Arithmetic e la title track.
Ed è proprio Introduce Yourself che prenderemo in esame, perché è un pezzo che non avrebbe affatto sfigurato nei successivi dischi del gruppo. Scelto non a caso come singolo, il brano ha quel piglio leggero, quelle sonorità solari e briose che non scompariranno mai dalla musica dei Faith No More, diventando una delle facce del loro stile musicale. Il brano è cortissimo, poco più di un minuto e mezzo, e parte subito in quarta.

From the day I was born
I took the bull by the horns
And gave you plenty to scorn, well right on!


Il testo, scritto a due mani da Bottum e Mosley, sembra calzare bene al temperamento anticonformista e strafottente del cantante. La prestazione di Mosley sul brano è perfetta per il tono della canzone, molto vicina a quello che sarà, in parte, lo stile di Patton. Introduce Yourself è un pezzo incalzante dal primo all'ultimo secondo, una manciata di accordi ripetuti in maniera ossessiva, con la chitarra di Martin sugli scudi, sorretta e potenziata dalla tastiera e dalle partiture scarne ma trascinanti della batteria. Un brano decisamente hard rock, semplice, schietto e pieno di energia. La sua brevissima durata fa quasi rabbia, fino a che ti rendi conto che un piacere breve ma intenso, quando puoi ripeterlo, non smette mai di appagarti.
Fu proprio in questo periodo però che Mosley cominciò a dare i primi problemi. In un tour europeo del 1988 arrivò addirittura a tirare un pugno a Billy Gould sul palco, ed uno dei suoi roadies prese invece a pugni Jim Martin. Il rapporto con i compagni cominciava già ad incrinarsi.

3. FROM OUT OF NOWHERE
Inizia l'era di Mike Patton.
Il tour europeo di Introduce Yourself sancì di fatto la fine del rapporto di Chuck Mosley con la band. I suoi atteggiamenti strampalati e, a quanto pare, anche seri problemi con l'alcol, non potevano più essere tollerati. Lo stesso Mosley, comunque, sembrava non trovarsi più a suo agio con la musica della band. Gould raccontò che il cantante si presentava alle prove pretendendo di cantare solo pezzi acustici. La separazione fu quindi inevitabile.
Mosley tornerà a cantare insieme alla band con due concerti nel 2016 per celebrare la ristampa di We Care a Lot. Purtroppo, appena un anno dopo, nel 2017, morirà a soli 57 anni. Il comunicato ufficiale della famiglia riporta come causa della morte delle non specificate dipendenze del cantante, probabilmente l'alcol o forse altre droghe.
Finito il sodalizio con Chuck Mosley i Faith No More si trovarono nella gravosa ricerca di un cantante che potesse valorizzare la loro proposta musicale, compito tutt'altro che facile. La scelta ricadde sull'allora ventunenne Michael Allan Patton. Fu Jim Martin a proporre Patton dopo averlo visto esibirsi nei suoi Mr.Bungle, band che all'epoca non aveva nessun contratto discografico ed aveva prodotto solo demo in cassetta.
Nel 1989 uscì quindi The Real Thing, prodotto sempre dalla Slash Records e tappa decisiva nella carriera dei Faith No More.
La prima traccia e primo singolo estratto dall'album, From Out of Nowhere, è già un manifesto di quello che sarà il sound dei Faith No More da lì in poi. L'avvio fulmineo, con una cortissima intro in mid-tempo scandita dal riff della chitarra di Martin e con la tastiera di Bottum in crescendo, sfocia nel refrain principale della canzone, in cui tastiera, basso e chitarra, disegnano un motivo dai toni epici e carico di groove grazie alle linee funk del basso di Bill Gould. L'iniezione di adrenalina è immediata e irrefrenabile. Sebbene la batteria di Mike Bordin si mantenga su un tempo non troppo veloce, gli accordi pieni e ripetuti della chitarra di Martin donano al brano un taglio quasi punk, su cui la tastiera new wave di Bottum si incastra alla perfezione. La voce di Patton, che all'epoca sfoggiava una lunga chioma corvina, entra quindi in campo. Il nuovo cantante ha il timbro pulito e nitido, un'ugola non potentissima, ma comunque capace di raggiungere con facilità toni alti e la sua voce si rivela da subito molto più versatile di quella di Chuck Mosley. Occorre fare subito una precisazione circa il cantato di Patton su The Real Thing. Il tono nasale che spesso il cantante userà all'interno delle canzoni è una caratteristica esclusiva di questo disco. Non la ritroveremo negli album successivi, doveMike Patton darà sfoggio di incredibile talento e versatilità.
Tornando al brano, From Out of Nowhere è un pezzo semplice ed essenziale, non ci sono assoli, non ci sono cambi di tempo o virtuosismi particolari, l'intera struttura si basa su un basilare assioma strofa-ritornello, in cui ciò che conta è la melodia e l'atmosfera. Dopo le vicissitudini con il precedente cantante, la band sembrava avere trovato un suo equilibrio e acquisendo una chiara visione della strada da intraprendere a livello musicale.

4. EPIC

You want It all but you can't have it
It's in your face but you can't grab it
What is it?
It's it...


Vuoi tutto ma non lo puoi avere, ce l'hai davanti ma non riesci ad afferrarlo.
Queste le misteriose e vagamente inquietanti parole del ritornello di Epic, secondo singolo estratto da The Real Thing, e tra le canzoni più popolari dei Faith No More. Il brano fu pubblicato a gennaio del 1990 ed il video musicale fu trasmesso in rotazione su MTV. È un tipico esempio di brano di quel che veniva definito (e viene definito tuttora) rap metal. Il brano parte in pompa magna con una melodia sontuosa ed epica, che poi si spezza sulla strofa iniziale, dove rimangono solo il basso e la batteria a scandire il cantato di Patton, che è indubbiamente un rap basilare non troppo aggressivo. Epic si avvicina molto alle sonorità dei Red Hot Chili Peppers, all'epoca molto vicini, come sonorità, ai Faith No More. Ma l'apporto della tastiera e la chitarra metal di Martin ne fanno un pezzo più cupo e potente rispetto alla formula musicale di Anthony Kiedis e soci. Il brano punta tutto sul contrasto tra la strofa rap ed il metal epico del ritornello, che nella parte centrale prende il sopravvento e viene esaltato dall'assolo dai toni nostalgici e solenni di Martin. Come si diceva, con Epic per i FNM si aprirono le porte della popolarità. Il brano guadagna la nona posizione nella Billboard hot 100 statunitense. Nel 1990 la band intraprese un tour attraverso gli Stati Uniti, come spalla dei Metallica, e The Real Thing si accaparrò il disco d'oro negli USA, in Canada ed in Sud America. Altrettanto bene andò in Europa, nel Regno Unito ed in Australia, per un totale di quattro milioni di copie vendute nel mondo.
I Faith No More erano definitivamente diventati delle rock star.

5. THE REAL THING

I know the feeling
It is the real thing
The essence of the truth


Glissiamo sul terzo singolo estratto da The Real Thing, quel Falling to Pieces che ottenne anch'esso ottimi risultati in termini di apprezzamento e popolarità, per concentrarci sulla title track, brano meno adatto alla radio per via della durata soprattutto, ma indubbiamente canzone tra le migliori del disco in questione. The Real Thing è il pezzo più lungo dell'album, cuore della scaletta e brano di indiscutibile fascino e soprattutto di una comprovata maturità stilistica. Condivide in qualche modo struttura e atmosfera con il brano che lo precede, ovvero Zombie Eaters altro pezzo da novanta, ma rispetto a questo The Real Thing vanta una maggiore asciuttezza stilistica ed una struttura più quadrata, fatta di melodie semplici ma al tempo stesso altamente suggestive. È senza dubbio un brano dall'anima metal, in cui, dopo le lunghe e melodiche prime tre strofe, cantate con voce soave da Patton, la chitarra irrompe con un arcigno riff thrash, mentre il ritmo cambia e la tastiera di Bottum sale in cattedra con una melodia epica e vagamente minacciosa. Ancora oggi, a distanza di più di trent'anni, l'impatto di questo stacco non ha perso un grammo di forza. Il brano quindi decolla, con Patton che prende le redini della melodia con un lungo chorus in cui la chitarra tesse trame che sfociano in un refrain metal, con il cantato del frontman che diventa anch'esso via via più aggressivo. Il testo è suggestivo come la musica ma alquanto criptico. Descrive una sorta di estasi emotiva, frutto di un'esperienza mistica o dell'uso, forse, di sostanze stupefacenti, perché si intuisce sia qualcosa di cui si diventa dipendenti, ma che permette l'accesso alla conoscenza ultima delle cose, l'essenza della verità, come canta Patton. La real thing del titolo, appunto.

Like your heartbeat when you realize you're dying, but you're trying
Like the way you cry for a happy ending, ending...
I know


Nelle versioni in cassetta e in CD dell'epoca, The Real Thing offriva una cover della celeberrima War pigs dei Black Sabbath. Con il loro terzo disco, i Faith No More raggiungono finalmente il successo mondiale, inconsapevoli che nuove minacciose nubi andavano formandosi all'orizzonte.

6. LAND OF SUNSHINE
Il 1992 è l'anno di Angel Dust, quarto disco dei FNM, e capolavoro definitivo della band. Purtroppo, è anche l'ultimo disco in cui suonerà il chitarrista Jim Martin.
Sull'abbandono di Martin le voci più accreditate parlano di divergenze stilistiche con i suoi compagni. Martin, chitarrista il cui stile nasceva indiscutibilmente da basi hard rock ed heavy metal, sembrava infatti non digerire la direzione musicale intrapresa dal gruppo con le registrazioni delle tracce di Angel Dust. Arrivò addirittura e definire il nuovo lavoro un "disco gay". A questo proposito va rimarcato che l'occhialuto chitarrista, secondo voci mai realmente confermate, avesse sempre avuto problemi con l'omosessualità di Roddy Bottum, il quale dichiarò pubblicamente le sue inclinazioni sessuali nel 1993. E fu proprio dopo il tour di Angel Dust di quell'anno che il chitarrista venne allontanato dalla band, anche se egli affermò di essersene andato di sua spontanea volontà.
Riguardo al disco in questione, pur mantenendo in parte l'impronta musicale di The Real Thing, le nuove canzoni puntavano ad esplorare territori nuovi sia per i FNM che per il movimento del crossover in generale. Come già detto la band californiana non ha mai cercato il risultato facile o scontato. La libertà creativa messa in gioco in Angel Dust è ciò che ne fa ancora oggi un disco che non invecchia.
Sulla cover frontale dell'album campeggia una splendida garzetta su uno sfondo blu e nero, sul retro invece troviamo l'istantanea dell'interno di un macello, con in primo piano una testa di bovino appesa tra polli e altri brani di carne pronte per la macellazione. Un contrasto brutale e scioccante: bellezza e orrore, come le due facce della stessa medaglia, come la natura ambigua delle canzoni che accompagnano l'ascoltatore in un tour de force di emozioni contrastanti per l'intera durata del platter.
Angel Dust apre alla grande le danze con Land of Sunshine, brano che ha un avvio quasi speculare a From Out of Nowhere, con una corta intro che ci immerge in pochi secondi nel caratteristico sound della band californiana. Il basso funk di Gould e le melodie epiche della tastiera di Bottum sono subito in primo piano, mentre Jim Martin fornisce appeal metal con un riff stoppato semplice ma incisivo. La prima cosa che salta all'orecchio all'avvio di questa prima traccia è la produzione più moderna e potente rispetto all'album precedente. Basso e batteria, in particolare, suonano più corposi ed avvolgenti e quando entra la voce di Mike Patton ci rendiamo conto che qualcosa è decisamente cambiato dai tempi di The Real Thing. La voce del frontman è più consistente, più potente e più sicura. Senza ombra di dubbio Angel Dust è l'album della consacrazione di Patton come cantante dal talento multiforme e camaleontico, capace di lasciare letteralmente sbalordito l'ascoltatore durante la fruizione dell'album. Se pensiamo che all'epoca l'artista aveva appena ventiquattro anni, non si può fare altro che rimanere stupiti da una tale maturità stilistica. I testi di Land of Sunshine, ad opera di Patton, riportano frasi prese pari pari dai famosi biscotti della fortuna orientali ed anche dal test della personalità al quale vengono sottoposti gli aspiranti adepti alla Chiesa di Scientology.
Tornando alla componente prettamente musicale Land of Sunshine è un altro pezzo dalla struttura estremamente semplice, dove il basso di Gould, come avviene spesso, è padrone incontrastato della scena. Martin si ritaglia un semplice ma gustoso assolo nella parte finale prima che Patton con voce tonante da cantante lirico e sostenuto dalle note drammatiche della tastiera, declami le ultime folli parole del testo:

Vericose, comatose, senile

producendo un effetto straniante e comico, prima che la canzone si chiuda.

7. EVERYTHING'S RUINED
Everithing's Ruined fu tra i singoli che vennero estratti da Angel Dust, insieme a Midlife Crisis, A Small Victory e Easy. È senza ombra di dubbio uno dei pezzi forti dell'album, uno dei più lampanti esempi della straordinaria capacità della band californiana di coniugare in maniera perfetta differenti generi musicali come il funk, il pop e l'hard rock. La canzone si apre sulle solitarie note di pianoforte di Bottum che sfociano in una introduzione dai toni epici scanditi dalla chitarra di Martin. Poi, sulla solitaria frase we were so happy pronunciata da Patton, il suono si smorza, la chitarra esce di scena e su un tappeto di percussioni si inserisce il solito giro funky del basso ed entra di nuovo il pianoforte, che drappeggia una litania malinconica ma anche densa di tensione. L'atmosfera di fremente attesa e di pericolo imminente che riescono a creare i FNM con linee melodiche scarne ed essenziali è qualcosa di straordinario e di profondamente pertinente al loro stile; qualcosa in cui sono stati e rimarranno sempre maestri. Così come un colpo da maestri è il ritornello del brano. Con esso i toni minacciosi virano rapidamente in una melodia pomposa e solare, con accordi pieni di chitarra e dove ancora le note di pianoforte in crescendo donano un mood particolare, mentre anche la voce di Patton si apre a tonalità sfarzose e vivaci. Everithing's Ruined è un continuo oscillare tra zone d'ombra ed esplosioni di luce, il brano ha un tiro che non concede pause, e nella parte finale Martin ricama un breve ma intenso assolo di chitarra sulla stessa base melodica del ritornello, prima che la canzone si chiuda con le parole del titolo ripetute ritmicamente. Un capolavoro di canzone fatto e finito.

8. A SMALL VICTORY
Altro singolo estratto dall'album e altro gioiello. A Small Victory condivide con Everything's Ruined le melodie solari e liete, che qui però contraddistinguono l'intero brano. La tastiera di Bottum introduce le prime note che danno il via al motivo principale della canzone, con la chitarra di Martin che ricalca la stessa melodia ed il supporto del comparto ritmico di batteria e basso. La melodia principale è ripresa poi anche dal cantato di Patton. L'ascoltatore viene da subito avvolto da un'atmosfera sognante e fastosa, pregna di ottimismo. A Small Victory è una di quelle canzoni capaci di risollevare immediatamente una giornata storta, di far tornare il sorriso su un volto imbronciato, di infondere immediata e rinnovata energia per affrontare qualsiasi sfida passa portare a quelle piccole vittorie descritte nel testo, che ognuno di noi deve saper riconoscere nel marasma delle esperienze alle quali ci sottopone la vita. I riff solidi della chitarra di Martin pompano adrenalina senza posa e, se è vero che su Angel Dust le linee di chitarra sono spesso relegate a rifinitura in secondo piano, in brani come questo si può godere appieno della marcata e sopraffina vena melodica del chitarrista. La canzone si chiude con Patton che pronuncia parole che si rivelano un ammonimento sempre attuale contro l'ottusità di chi non vuole vedere né, soprattutto, sentire:

If I speak at one constant volume
At one constant pitch
At one constant rhythm, right into your ear
You still won't hear


Chiusura perfetta per una canzone perfetta.

9. CRACK HITLER
Chiudiamo questa selezione di brani di Angel Dust glissando sul singolo Easy, la cover dei Commodores che, per uno strano scherzo del destino, è diventato uno dei brani più celebri dei FNM ed il singolo più ascoltato dell'album, e puntiamo l'attenzione su quello che è invece un tipico brano della band californiana, ovvero Crack Hitler. Ho scritto tipico perché in esso si ritrova quella formula funk-metal che sin dagli inizi ha contraddistinto lo stile della band, ma il brano presenta comunque tratti originali e sperimentazioni particolari. Il basso slappato di Gould e la chitarra con il pedale wah-wah di Martin donano al brano una spiccata sonorità funky, ma è la tastiera di Roddy Bottum la vera anima della canzone. Sia nella strofa che nel ritornello le note di tastiera assumono quel carattere da colonna sonora cinematografica che si ritrova spesso nei brani della band, donando un tono tra il drammatico ed il solenne. Per l'occasione la voce di Mike Patton viene filtrata da un effetto megafono nella strofa principale. Circa a metà brano, un po' prima del finale, interviene uno stacco con potenti accordi metal della chitarra, mentre un coro di voci detta il ritmo. Poi il pezzo torna al refrain principale e con esso si conclude. Il testo della canzone riflette come sempre lo spirito eclettico della band californiana. Pare che la canzone parli di uno spacciatore di droga, un uomo di colore che si definiva appunto l'Hitler del crack. Un uomo nero che si definiva Hitler era un’idea troppo bizzarra per non entrare nel testo di una canzone dei Faith No More!
Nonostante le indubbie qualità, Angel Dust non ottenne lo stesso successo commerciale di The Real Thing negli Stati Uniti, mentre superò le vendite di quest'ultimo in buona parte d'Europa ed in Russia. Il tour di promozione dell'album vide suonare al fianco della band ancora i Metallica ed anche i Guns N' Roses. Con due straordinari dischi rilasciati nell'arco di tre anni la band californiana era ormai all'apice della propria potenza creativa. Ma raggiungere l'apice vuole naturalmente dire che, da lì in poi, non si può fare altro che scendere.

10. EVIDENCE
Il passare degli anni ha certamente giovato a King for a Day... Fool for a Lifetime, il quinto album dei Faith No More. Uscito nel 1995, il disco, dopo due perle come The Real Thing e Angel Dust, era chiaramente attesissimo dai fan. Il quinto lavoro dei Faith No More è inferiore ai due dischi precedenti, ma è pur sempre un disco di qualità sopra la media e, come dicevo all'inizio, il suo valore è cresciuto nel tempo.
La realizzazione del disco fu segnata da tutta una serie di eventi negativi che influirono non poco sulla sua riuscita. Questo, come si diceva, è infatti il disco che vede l'addio alla band da parte del chitarrista storico Jim Martin, sostituito da Trey Spruance, già compagno di Mike Patton nei Mr.Bungle. Ma anche Spruance se ne andrà immediatamente dopo la registrazione dell'album, proprio all'inizio del tour mondiale e verrà sostituito in tutta fretta da Dean Menta, tecnico delle tastiere della band. A destabilizzare ulteriormente l'equilibrio della formazione e la scrittura dei brani contribuiranno le difficoltà in cui incorrerà il tastierista Roddy Bottum. In quel periodo infatti il musicista dovette far fronte a due pesanti lutti, quello del padre e quello di Kurt Cobain, (della cui celebre moglie Bottum era stato compagno ed era rimasto grande amico), e in più dovette combattere anche con una dipendenza dall'eroina. Con Martin fuori dai giochi e Bottum meno presente, il sound dei Faith No More subì una inevitabile, ma non sempre nociva, trasformazione.
Evidence è la terza traccia e terzo singolo estratto dall'album. È una di quelle canzoni in cui i Faith No More si spogliano completamente degli abiti di metal band per abbracciare generi del tutto differenti. Non è una novità, brani del genere sono parte integrante del loro stile musicale. In questo caso ci troviamo di fronte ad un bellissimo brano sospeso tra il soul e l'R&B, una canzone dai toni morbidi, ricca di un'atmosfera dalle tinte notturne. Niente distorsioni per la chitarra, nessuna sferzata metal o folli virtuosismi vocali da parte di Mike Patton, eppure Evidence suona al cento per cento come un pezzo dei Faith No More. Lo si sente nelle linee di basso, nella tastiera di Bottum, con quelle evocative note di pianoforte, e nelle linee morbide della chitarra. Solo la batteria di Bordin conserva una certa irruenza tipica del rock. Patton contiene invece la sua di irruenza a favore di un cantato pulito, perfettamente calato nell'atmosfera del brano. Il videoclip di Evidence vede la band suonare all'interno di una vetrina in un night club, davanti ad un pubblico dai volti impassibili, quasi severi. A differenza della canzone il video trasmette un senso di inquietudine e di minaccia, a rimarcare che niente è mai come sembra nella musica o nell'attitudine dei Faith No More.

11. THE GENTLE ART OF MAKING ENEMIES

I deserve a reward
Cuz I'm the best fuck that you ever had


Già dal tono di questo estratto dal testo di The Gentle art of Making Enemies, il brano che nel disco segue ad Evidence, si evince come l'atmosfera cambi totalmente. La quarta traccia di King for a Day... Fool for a Lifetime è un robusto brano crossover, vicino a certo hardcore melodico tanto in voga negli anni '90, simile sotto molti aspetti al singolo Digging the Grave. Ma rispetto a quest'ultimo The Gentle art of Making Enemies è più aggressivo, più cupo e vanta un ritornello di grande presa. Qui dunque il metal torna padrone e non c'è posto nemmeno per la tastiera di Bottum, totalmente assente. In effetti Spruance ha contribuito ad una maggiore presenza di riff pesanti, dal sapore new metal, lungo tutta la scaletta. The Gentle art of Making Enemies punta infatti tutto sui riff adrenalinici della chitarra e sul cantato caustico e teatrale di Mike Patton. L'interpretazione del frontman e la musica energica si alimentano a vicenda, fornendo al brano una spinta propulsiva irrefrenabile, che sfocia nel ritornello orecchiabile. Brano compatto, dalla struttura lineare e semplice, ma incisiva, prende il titolo dall'omonimo libro pubblicato nel 1890 a Londra dal pittore americano James McNeill Whistler, ma questo è l'unico punto in comune con l'opera letteraria e risulta impossibile dare un'interpretazione dei testi. Mike Patton dichiarò in un'intervista che le persone si preoccupano troppo del significato dei suoi testi, ammettendo come a lui interessi solo che le parole suonino bene e vadano in rima.

12. CUCKOO FOR CACA

You can't kill it

Ancora una volta risulta impresa ardua capire a cosa si riferisca Mike Patton mentre grida a squarciagola queste parole, "non lo puoi uccidere", ma di certo Cuckoo for Caca, sesta traccia di King for a Day... Fool for a Lifetime, è un altro di quei pezzi in cui la sguaiata creatività del frontman dei FNM prende il sopravvento e scolpisce a fondo la struttura della canzone. Cuckoo for Caca è un brano che riporta direttamente alle sonorità di Angel Dust, con riff di chitarra incisivi e la lugubre nenia delle tastiere nella strofa. Patton giganteggia cambiando timbro vocale e stile, declamando le parole del testo prima con il tono di un predicatore in estasi mistica e poi martoriandosi le corde vocali con urla stozzate, mentre la musica sfiora i contorni del metal più arcigno, anche qui con un orecchio puntato verso l'hardcore.
In King for a Day... Fool for a Lifetime il cantato di Mike Patton è spesso strabordante e sopra le righe, ma va dato atto al frontman del gruppo che, non di rado, sono proprio le linee vocali a sopperire a certi brani con strutture musicali poco incisive ed incerte.
L'album all'epoca ricevette un'accoglienza piuttosto fredda da parte di pubblico e critica. Era evidente che la band stava attraversando un periodo difficile che, nel momento in cui il mercato musicale era sottoposto a veloci e profondi cambiamenti, l'avrebbe lentamente traghettata verso la crisi e lo scioglimento.

13. STRIPSEARCH
Il 1997 è l'anno di uscita di Album of the Year sesto LP dei FNM, dopo il quale la band si scioglierà, ma su questo punto ci soffermeremo più avanti.
L'album vide l'entrata in campo di un nuovo chitarrista, Jon Hudson, ex compagno di stanza di Billy Gould ai tempi del liceo. Nonostante due milioni di copie vendute a livello mondiale, il disco ricevette un buon numero di stroncature e non è di certo uno dei più amati dai fan. Album of the Year in effetti è un lavoro decisamente meno a fuoco rispetto agli album precedenti, con alcuni brani poco incisivi e francamente dimenticabili, eppure non è assolutamente così brutto come molta critica specializzata lo ha definito in passato. Un brano come Stripsearch, uno dei singoli estratti dall'album, per esempio, è esattamente il tipo di canzone che un fan si aspetta dai Faith No More, anzi diciamo pure che è uno dei loro pezzi migliori. La canzone punta tutto su un'atmosfera pacata e quasi sognante, scandita da un elegante giro di basso dalle tinte blues e dalle tastiere, ma la pace è solo apparente. A metà canzone una prima avvisaglia di tempesta imminente arriva con uno stacco in cui la tastiera vira su una melodia sinistra, poi il brano torna alle sonorità più lievi. Ma sul finale ecco che la minaccia si concretizza con il cambio di melodia: la chitarra di Hudson irrompe con un massiccio riff metal, il ritmo rimane lento ma il tono è ormai drammatico, e mentre Patton scandisce le parole: give yourself away, la canzone si chiude sulle linee di tastiera. Stripsearch è l'ennesimo esempio di come i FNM riescano a rendere suggestivi e ricchi di pathos brani dalle strutture semplici e lineari, senza bisogno di ricorrere a virtuosismi eccessivi o ripetuti cambi di tempo.

14. ASHES TO ASHES
Lineare e asciutta è anche la struttura di Ashes to Ashes, altro singolo estratto dall'album.
Introdotto da un bel riff energico di chitarra, il pezzo affida poi lo sviluppo della propria personalità alla tastiera di Bottum e al cantato misurato di Patton, che esplode poi nel ritornello con una bellissima linea vocale dai toni pomposi, vera perla dell'intero brano. Un altro bel riff di Hudson sottolinea il breve bridge a metà canzone, per poi ripetersi sul finale. Come si diceva Album of the Year soffre di una discrepanza di fondo nel livello qualitativo dei pezzi che ne mina la resa nell' insieme. Eppure, anche quest'album, come il precedente, ha superato molto bene la prova del tempo, ed oggi lo si può apprezzare come un lavoro comunque degno di rappresentare quello che fu il periodo d'oro dei Faith No More. Album of the Year registrò un buon numero di vendite soprattutto in Europa, mentre ebbe meno rilevanza negli Stati Uniti. Anzi, fu proprio in patria che i Faith No More ricevettero le critiche più caustiche.
Voci sullo scioglimento della band cominciarono a circolare già all'inizio del 1998. Mike Patton era ormai assorbito da un'infinità di progetti paralleli, tra i quali ricordiamo i più noti, ovvero Mr.Bungle, Fantomas ed il folle progetto solista che, proprio nello stesso anno di uscita di Album of the Year, produsse il secondo disco, Pranzo Oltranzista. Per il cantante erano ormai gli stessi Faith No More ad essere diventati nient'altro che un progetto parallelo e lo scarso entusiasmo suscitato dal loro ultimo lavoro dovette dare la picconata definitiva a ciò che rimaneva della band.
I FNM tennero il loro ultimo show dal vivo a Lisbona, nell'aprile del 1998. Lo stesso mese fu il bassista Billy Gould ad annunciare via mail dell'unanime decisione del gruppo di sciogliere la formazione.

15. CONE OF SHAME
Nel novembre del 2008 cominciarono a circolare le prime voci su una reunion dei Faith No More e su un tour organizzato nel Regno Unito. Inizialmente queste voci vennero smentite da Billy Gould. Eppure, appena quattro mesi dopo, nel febbraio del 2009, la band annunciò la sua nuova rinascita con la stessa line-up di Album of the Year. Tra le indiscrezioni emerse qualche tempo dopo, si venne a sapere che il chitarrista Jim Martin era stato contattato dai suoi vecchi compagni, ma aveva rifiutato la proposta di rientrare nella band.
La reunion avveniva in concomitanza con l'uscita del doppio album The Very Best Definitive Ultimate Collection Greatest Hits Collection. Prese dunque vita il The Second Coming Tour, per la gioia di tutti i fan. Il tour portò la band a suonare nei principali festival europei, per poi spostarsi nel 2010 fuori dal continente per toccare le coste dell'Australia e, circa un anno dopo, anche quelle del Sud America. I Faith No More continuarono a suonare in giro per il mondo fino al 2013 e a quel punto si presero una pausa. Ma i Nostri non rimasero con le mani in mano. La band era infatti al lavoro sulla scrittura di nuovi pezzi che portarono alla pubblicazione, nel 2015, del loro settimo album: Sol Invictus.
Chiudiamo quindi il nostro fatal portrait con una traccia di questa ultima fatica dei californiani, uscita ormai la bellezza di otto anni fa. Ben diciotto anni separano Sol Invictus da Album of the Year e nel frattempo di acqua sotto i ponti, come si suol dire, ne è passata parecchia. Ma, fedeli alla loro natura, i Faith No More come al solito hanno scelto la strada più difficile, evitando di sollazzare il pubblico con pezzI di facile presa, cercando di adattarsi al mercato odierno, e hanno invece scritto un album di difficile assimilazione, con brani complessi e variegati, evitando sia il rap metal degli esordi che le derive new metal dei lavori più recenti. E se la verve creativa dei tempi d'oro si è forse affievolita, l'album non manca di sorprendere e ammaliare l'ascoltatore con la sua musica variopinta e cervellotica.
Cone of Shame è uno dei brani che più ricordano i Faith No More di un tempo, una canzone che, per sonorità e approccio, ha i piedi ben piantati negli anni '90. Ci troviamo di fronte ad un solido pezzo di alternative metal, con vaghi sentori grunge. L'inizio è affidato a poche note di chitarra ed al rullante della batteria, mentre la voce dal tono basso e caldo di Patton è subito protagonista. Si instaura il solito clima di attesa, mentre il talentuoso vocalist ammalia con i suoi fraseggi, fino a che arriva la sferzata: il ritmo aumenta, la chitarra si innesta su accordi pieni e veloci dal sapore punk e Patton si prende il resto della scena. Come i migliori pezzi della band californiana, Cone of Shame è semplice, scarna e diretta, ma allo stesso tempo elegante e suggestiva. C'è chi ha affermato che Sol Invictus è in definitiva un lavoro superfluo, di cui non si sentiva il bisogno. Il fatto è che musicisti di talento come i Faith No More non si sono mai curati di quali fossero i bisogni del pubblico, ma piuttosto hanno sempre seguito il loro bisogno di sunare e di farsi trasportare dall'impulso creativo che li definisce come artisti. E di questo gli siamo e gli saremo sempre grati.

Non è ben chiaro quale sarà in futuro il destino dei Faith No More, soprattutto dopo i problemi di salute mentale di cui lo stesso Mike Patton ha ammesso di soffrire un paio di anni fa, ed essendo di nuovo impegnato con progetti paralleli, come la band punk/hardcore Dead Cross. Con Sol Invictus i FNM hanno dimostrato di avere ancora qualcosa da dire, e non ci dispiacerebbe affatto ascoltare un loro nuovo lavoro. In ogni caso la band californiana ci ha già regalato tanta meravigliosa musica e merita di essere annoverata tra le band che hanno contribuito a rivoluzionare il rock moderno.



SkullBeneathTheSkin
Martedì 19 Settembre 2023, 17.04.23
19
durissima scegliere quando anche una b-side come Cowboy Song è un pezzo coi controcazzi!
Galilee
Martedì 19 Settembre 2023, 14.07.20
18
Così, tanto per scriverne una..... 1 Arabian disco, 2 We care a lot(Impossibile non metterla) 3 falling to pieces, 4 Woodpeckers from Mars, 5 land of Sunshine, 6 Smaller and Smaller, 7 King fir a day, 8 Take this bottle, 9 collision, 10 Superhero.
Indigo
Martedì 19 Settembre 2023, 12.52.12
17
Tra articolo e commenti sono state citate -giustamente- una marea di canzoni e allora compongo anche io il mio podio con l\'aggiunta di un brano extra: 1. Epic 2. We Care a Lot 3. Another Body Murdered (Judgment Night Soundtrack)
Eagle Nest
Martedì 19 Settembre 2023, 11.46.06
16
Come si fa a scegliere... se metti The Gentle Art of... diventa automatico mettere Ugly in the Morning... se metti Stripsearch o Ashes to Ashes come lasciare fuori Last Cup of Sorrow. Se metti Everything\'s Ruined come lasciare fuori Malpractice... se metti Epic come non mettere Falling to Pieces... che band Signori, che band...
GT_Oro
Lunedì 18 Settembre 2023, 16.29.38
15
Ottimo articolo, difficile condensare una band così in un solo scritto, complimenti a Sickboy. Patton è un genio, e come genio accompagna anche la sregolatezza. Ho anche il disco del progetto Mondo Cane, ed è bellissimo, fra l\'altro dichiarazione d\'amore per la canzone leggera italiana.
Tino
Venerdì 15 Settembre 2023, 21.13.13
14
All\'epoca attirarono la mia attenzione perché venivano dalla bay area ma non si accese la scintilla, li ho apprezzati qualche anno dopo. Comunque la mia top five personale è stripsearch, midlife crisis, last Cup of sorrow, digging the grave e easy
Elluis
Venerdì 15 Settembre 2023, 20.30.13
13
Li ho scoperti con The Real Thing, pubblicato da pochi mesi, sentii per caso il loro primo singolo, From Out of Nowhere, che mi piacque molto, e decisi di prendere l\'album a scatola chiusa, come facevo sovente. Per me quel disco fu un terremoto, musicalmente non avevo mai sentito niente di simile prima, credo di averlo lasciato nel mangianastri (dato che non avevo il giradischi per i vinili) per mesi. Il caso volle che pochi mesi più tardi vennero a Milano in tour al Prego Club (ex Zimba che poi diventò Rainbow, il famoso locale dove sudavano le pareti), e anche dal vivo spaccarono davvero, nonostante il palco fosse grande come un fazzoletto. Per tutto il tempo, a circa cinque metri da me ebbi Jim Martin che grattuggiava la chitarra che era un piacere, mentre Patton si rivelò essere un pazzo totale, ma un eccellente frontman. Presi anche gli album antecedenti, ma si non rivelarono all\'altezza di TRT. Da allora ho costantemente seguito i FNM e ho avuto la fortuna di rivederli più volte dal vivo, e non hanno mai deluso.
Freccia
Venerdì 15 Settembre 2023, 16.38.50
12
Che grande band, purtroppo nel lontano 98 se non erro andai ad un festival a Jesolo dove avrebbero dovuto suonare loro come headliner e all ultimo momento diedero forfait, che rabbia. Certo mi sono visto Tiamat, Moonspell, Timoria e altre ottime band ma ero andato per vedere loro.
Testamatta ride
Venerdì 15 Settembre 2023, 15.04.47
11
SOLO AMORE!!!! PS: la scelta dei pezzi è relativa alla fine, bellissimo articolo.
SkullBeneathTheSkin
Giovedì 14 Settembre 2023, 9.44.20
10
Grandiosi. Secondo me hanno perso qualcosa in pesantezza con la dipartita di Jim Martin, ricordo che maldigerivo i continui cambi di chitarrista ma col senno di poi direi che la cosa non ha penalizzato più di tanto la loro carriera... ora, dovete levarmi una curiosità che mi porto appresso da oltre trent\'anni: Patton disse che Epic era in sostanza un indovinello... maledizione, qualcuno conosce la fottuta risposta?
duke
Giovedì 14 Settembre 2023, 8.59.22
9
...band eccezionale .....composta da musicisti davvero ecclettici.....basta vedere i progetti personali.....da \"mondocane\" del 2010 di patton....che collabora con roy paci....ai \"man on man\" di bottum......
Rob Fleming
Mercoledì 13 Settembre 2023, 11.10.48
8
Band clamorosa di una versatilità unica. Sono letteralmente i migliori. The real thing disco da isola deserta. King for a day il disco che mi accompagna nel viaggio per sbarcare poi sull\'isola. L\'articolo veramente ben fatto, ma è sbagliato. \"Eh?!? In che senso?!?\" E\' sbagliato perché per i FNM bisogna fare un Fatal portrait con 30 canzoni e un articolo monografico su The Real Thing
Galilee
Mercoledì 13 Settembre 2023, 10.13.32
7
Grande band. I brani scelti potrebbero tranquillamente essere sostituiti da altri, vista la mole di ottime song che sono riusciti a scrivere in quei pochi anni. Adoro inoltre Patton e la sua carriera straordinaria. Basti pensare che un California dei Mr Bungle non ha nulla da invidiare alla miglior release dei Faith no more.
Tino
Mercoledì 13 Settembre 2023, 7.47.05
6
E ovviamente digging the grave
Tino
Mercoledì 13 Settembre 2023, 7.46.21
5
Sono tra i miei preferiti, un simbolo degli anni 90. adoro Patton ma con gli altri progetti non mi ha mai convinto, qua invece sempre a livelli di eccellenza. I brani citati penso siano un po\' gusti personali, io avrei citato anche pietre miliari come be aggressive, midlife crisis, last Cup of sorrow, Easy la cover, comunque in linea di massima va bene dai. Perfetta la citazione dell\' ultimo disco, molto sottovalutato ma per me pieno di brani all\'altezza con il passato.
Deathland
Mercoledì 13 Settembre 2023, 3.12.36
4
Band fenomenale. Tra le mie preferite di sempre. Bell\'articolo.
Sickboy
Martedì 12 Settembre 2023, 20.00.49
3
Innanzitutto grazie a Lizard per i complimenti! Essendo anche io un grande estimatore dei FNM scegliere i brani da includere nell\'articolo è stata una vera ( e piacevole) tortura! Tutte le canzoni elencate da P2K! e tante altre avrebbero certamente meritato un\'analisi. Con una band di tale caratura è proprio il caso di dire che c\'era l\'imbarazzo della scelta.
Lizard
Martedì 12 Settembre 2023, 18.27.20
2
Mi accodo all\'entusiasmo del primo commento, le canzoni da citare sarebbero tante, anche per la grande diversità e altissima qualità delle composizioni/esecuzioni, attualissime anche a distanza di trent\'anni. Band stratosferica, dalla difficilissima chimica interna, che resta tra le realtà più belle di sempre. PS complimenti meritati a Sickboy per il suo primo articolo!!!
P2K!
Martedì 12 Settembre 2023, 8.31.31
1
E beh, ce ne sono veramente a josa di canzoni che meriterebbero di essere citate, tipo \"Mark Bowen\", \"As the Worm Turn\", \"Chinese Arithmetic\", \"R\'n\'R\", \"Zombie Eaters\", \"Surprise You\'re Dead\", \"Malpractice\", \"Kindergarten\", \"Be Aggressive\", \"Caffeine\", \"Smaller and Smaller\", e SOPRATTUTTO quella gemma incredibile di folle violente eccelttsimo che è \"JIZZLOBBER\"... che cazzo di pezzo può essere \"JIZZLOBBER\"?! Meravigliosamente folle!!!... Poi a seguire \"Diggin\' the Grave\", \"Ugly the Morning\", \"What a Day\", \"Just a Man\", \"Collision\", \"Last Cup of Sorrow\", \"Mouth to Mouth\", \"Superhero\"... TANTA ROBA!!!
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