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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Holy Moses - Redefined Mayhem
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( 2929 letture )
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Dopo ben sei anni di attesa, scanditi da diversi scossoni nella line-up, ecco finalmente tornare alla carica con un nuovo album gli immarcescibili Holy Moses, storica band thrash teutonica in circolazione da trentaquattro anni; ne è passata di acqua sotto i ponti e, dei musicisti che formarono il gruppo in quel di Aquisgrana nel 1980, è rimasta la sola, ormai leggendaria Sabina Classen, la prima donna ad esser diventata celebre per il cantato in growl (e che growl!). I nostri non sono mai riusciti a raggiungere la fama dei loro conterranei Kreator, Sodom o Destruction, ma si sono comunque saputi creare un seguito assolutamente devoto ed irriducibile, grazie ad un’attitudine raramente venuta meno in tanti anni di carriera. Certo, non hanno sempre azzeccato i loro album, non hanno probabilmente mai prodotto un vero e proprio capolavoro ed i continui stravolgimenti di formazione non hanno giovato, ma sono in giro da talmente tanti anni da meritare quantomeno un po’ di rispetto. Anche perché, nonostante la sua celebre simpatia, non vorremmo davvero rischiare di contrariare Sabina…
La nuova fatica della grintosa ragazzona tedesca e dei suoi nuovi compagni di avventure, che segue di due anni un doppio CD celebrativo a dire il vero non irresistibile, non sposta di una virgola la formula sonora tipica del gruppo: vi si possono rinvenire puri assalti sonori in vecchio stile, con chitarre potenti e batteria dedita al tupa-tupa, sporadiche tracce più lente e fangose, voce di Sabina ancora impressionante nonostante l’età non più verdissima. Non troverete grande innovazione in Redefined Mayhem, che peraltro è il primo album del gruppo a mostrare sulla copertina il personaggio cui il nome del gruppo è ispirato; se siete alla ricerca di avanguardia musicale thrash, questo lavoro non fa per voi, ma se amate ancora il classico metal anni 80 senza fronzoli allora siete nel posto giusto. Si inizia con la terremotante accoppiata Hellhound/Triggered, due discrete mazzate, di cui la prima ricorda vagamente i Testament, sia nei riff sia nel ritornello melodico (pur con la differenza tecnica intercorrente fra i due gruppi), mentre la seconda vede una prova da applausi della cantante, oltre ad una bella prova del batterista Gerd Lücking. E’ bello constatare che la cara, vecchia Sabina ha ancora energia da vendere e voglia di mettersi in gioco! La produzione, ad opera del guru Tue Madsen, già al lavoro con artisti del calibro di The Haunted e Dark Tranquillity, è di stampo molto moderno e, se da un lato smorza un po’ la ruvidezza dell’assalto sonoro degli Holy Moses, dall’altro ne esalta la potenza e profondità. Andando avanti nell’ascolto del disco si capisce infatti che i nostri abbiano voluto puntare proprio sull’immediatezza e sull’impatto dei loro brani, che sembrano studiati appositamente per permettere ai fan di urlare a squarciagola i ritornelli negli show dal vivo; anche la lunghezza delle varie tracce, che raramente sforano i quattro minuti, è foriera di questa scelta, che i nostri pagano sicuramente in termini di originalità e varietà complessive, ma che permette anche di non annoiarsi nell’ambito dei singoli pezzi. Del resto, va anche detto che è difficile annoiarsi di fronte a bordate come Process of Projection -che a tratti sembrano richiamare sonorità moderne di gruppi come i Divine Heresy- e che i nostri tentano in ogni modo di inserire qualche elemento di varietà sparso qui e là: ne è un esempio la valida Fading Realities, che mette in mostra anche un buon tasso tecnico dei nuovi compagni di band della Classen; una delle bordate più convincenti della seconda parte di Redefined Mayhem è tuttavia la velocissima Redemption of the Shattered, che ricorda nuovamente i Testament, pur con la presenza di un assolo manifestamente slayeriano. Whet the Knife, viceversa, pur presentando una robusta ed interessante linea di basso, convince meno, al pari di Delusion; non è la loro velocità ridotta il problema, ma proprio la struttura dei brani, considerando che invece One Step Ahead of Death, il pezzo più doom dell’album, è molto lenta, ma anche molto riuscita. A chiudere il tutto, infine, la breve e quasi punk This Dirt, anche questa assai slayeriana (chi ha detto Postmortem?).
Tirando le somme, Redefined Mayhem è un buon album di sano, robusto thrash metal, con un occhio a sonorità moderne che è riscontrabile soprattutto nelle scelte di produzione; non è un capolavoro in generale, né può considerarsi il capolavoro degli Holy Moses, ma è comunque uno degli album più interessanti prodotti dalla Classen e soci dalla prima reunion del 2002 ad oggi; ci ripresenta altresì una band ancora in ottima forma, nonostante le tante traversie e nonostante i cambi di line-up ed il tempo avanza. Insomma, lunga vita a questi inossidabili tedeschi, che a quanto pare non hanno perso la voglia di suonare del caro, vecchio thrash come si deve.
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5
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Avendo seguito un po a 'saltoni' la carriera dei moses fa piacere sapere che la sabina è sempre a capo di questo sottovalutassimo gruppo. Negli anni 80 hanno realizzato due/tre album veramente validi e anche nei 90 si sono mantenuti su livelli molto buoni. Un pò alla volta sto recuperando tutta la loro discografia. L' ultimo acquistato è agony of death che è a dir poco grandioso ma ho visto purtroppo che non c'è nel vostro database e vabbé ... da quello che ho 'sentito' la produzione è un po troppo moderna per i miei gusti e quindi devo pensarci ... certo chi segue musicalmente la classen dagli inizi, che già non era proprio un usignolo, sentirla ora con il growl da maschiaccio, beh penso che stenti a riconoscerla. Però è perfetta per questo tipo di proposta musicale. Grandi holy moses ! |
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4
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veramente un buon disco! ottima Sabina. voce impressionante. |
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3
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Mi pare un buon disco da quello che ho ascoltato su Youtube, sono ancora in ottima forma gli Holy Moses anche se i cambi di formazione sono stati numerosi un pò come per i Sodom. Ottimo Thrash Metal senza pretese ma questo è un gruppo che seguo dal 1986 e mi sono sempre piaciuti, brava Sabina come sempre . |
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2
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Buon disco, senza dubbio. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hellhound 2. Triggered 3. Undead Dogs 4. Into the Dark 5. Sacred Sorrows 6. Process of Projection 7. Fading Realities 8. Liars 9. Redemption of the Shattered 10. Whet The Knife 11. Delusion 12. One Step Ahead of Death 13. This Dirt
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Line Up
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Sabina Classen (Voce) Peter Geltat (Chitarra) Thomas Neitsch (Basso) Gerd Lücking (Batteria)
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