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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Aborted - Engineering the Dead
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( 2975 letture )
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Il disco "sophomore" nella mai noiosa discografia targata Aborted, pur non svettando, come da tradizione, per durata, dimostra come il combo belga sia stato capace di migliorarsi nettamente in soli due anni, delineando marcatamene il proprio stile in maniera decisamente migliore di quanto fatto in The Purity of Perversion.
In Engineering the Dead, infatti, gli Aborted portano nuovamente in scena un brutal death senza compromessi, ma con un stile tutt'altro che generico, bensì arricchito da una forte componente identitaria, in cui nulla è lasciato al caso. Si inizia con i testi, tutti dedicati al concetto di morte e ai diversi modi con cui infliggerla, tra tremende torture, orrendi supplizi, gore e angeli della morte (con un non troppo velato riferimento al nazista Josef Mengele, nell'opening The Holocaust Incarnate), passando per la solita overdose di aggettivi putridi e marci, capaci di arricchire come pochi i testi, portandoli su un livello certamente più elevato. A ciò si coniuga il sanguinolento artwork a tema, che richiama (in particolare con la stampa sul cd) il film "Zombie" dell'indimenticato Lucio Fulci. Dal punto di vista maggiormente tecnico e musicale, come detto, il salto di qualità rispetto al debutto è notevole e costante durante l'intera durata della produzione. Lo "storico" frontman Sven de Caluwé dà ottima prova di sé, spostandosi fluentemente tra pressante growling (To Roast and Grind) e tagliente screaming, alternandoli spesso e volentieri all'interno di singoli brani con velocità disarmante, come nel caso della title-track, di Eructations of Carnal Artistry, ma anche di Skullfuck Crescendo. A supporto della voce, come prevedibile, c'è soprattutto il duo di chitarre, capace di destreggiarsi senza problemi tra i frequenti cambi di ritmiche con riffing aggressivi e affilati (Nailed Through Her Cunt), mentre l'apprezzabile lavoro di basso in parte si perde lungo i trentasei minuti, sia a causa della qualità della registrazione, che lo sfoca non poco, sia della scelta musicale di svilupparlo in tanta, forse troppa simbiosi con le chitarre, che finiscono per coprirlo e svalutarlo non poco. Discorso a parte, infine, vale per il drumming, affidato ancora una volta, come in The Purity of Perversion, a Frank Rousseau: esso infatti è martellante e marziale, puntuale negli interventi e mai pago di blast beats micidiali e tecnicismi ma, al contrario di quanto si potrebbe sperare o temere, è sempre in grado mantenersi su un livello tale da supportare al meglio il riffing, senza coprirlo con -in questo caso- una superflua ed inefficace overdose di death/thrash, che avrebbe senz'altro sminuito il valore complessivo del full length, rendendolo terribilmente generico. Esattamente tredici anni dopo, quindi, Engineering the Dead è un album che ancora lascia il segno negli esordi di una band che certamente ha saputo iniziare la propria carriera con il piede giusto, portando sulla scena europea un death con una propria e profonda personalità, capace di distinguersi tra i tanti, troppi gruppi-fotocopia che affollano questo ampio genere. Da non perdere, o da riascoltare una volta in più, Engineering the Dead sa dunque ancora fare la differenza e preparare chi si avvicinasse per la prima volta agli Aborted a grandi release quali il (non di molto) successivo Goremageddon: The Saw And The Carnage Done.
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4
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Solo 3 commenti negli ultimi 10 anni, per questo disco che per me è già un classico del genere
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3
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Molto ispirato al sound dei Carcass, ma l'ho sempre valutato come un ottimo disco, riff mai banali e canzoni killer che fanno ben pochi prigionieri, se amanti degli Aborted o di questo Death Metal brutale è assolutamente da avere! Voto 85 |
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2
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Un grande disco, marcio ma competentissimo, sicuramente una perla della loro discografia; assieme all'immortale Goremageddon forse il loro migliore. Diciamo che gli Aborted hanno sbagliato ben poco nella loro carriera! |
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1
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Comprato appena uscito, pagato all'epoca ben 20mila lire, comunque mai pentito di quella spesa là, grande album spaccaculi... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Holocaust Incarnate 2. Nailed Through Her Cunt 3. To Roast and Grind 4. Engineering the Dead 5. Eructations of Carnal Artistry 6. Sphinctral Enthrallment 7. Skullfuck Crescendo 8. Exhuming the Infested
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Line Up
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Sven de Caluwé (Voce) Niek Verstraete (Chitarra) Thijs De Cloedt (Chitarra) Koen Verstraete (Basso) Frank Rousseau (Batteria)
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