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HateSphere - Bloodred Hatred
26/09/2015
( 1800 letture )
Bloodred Hatred, edito nel 2002 dalla nostrana Scarlet Records, è il secondo tassello discografico degli HateSphere, formazione danese capitanata da Pepe Hansen. Non pago di aver dimostrato che il primato di un certo tipo di metal cominciava ad allontanarsi dall’estremità settentrionale delle terre scandinave, il quintetto bissa ad un solo anno di distanza dal debutto i risultati ottenuti con il selftitled pubblicato alle soglie del nuovo millennio, sottolineando come la propria crescente fama non sia solo frutto del sensazionalismo della stampa.

La breve introduzione sul suono di un carillon, dietro cui si celano le urla di Jacob Bredhal, non è che un diversivo prima di Believer, traccia che riprende il discorso da dove era stato lasciato con il debut HateSphere. Gli ingredienti sono sempre quelli: un mix di thrash molto cadenzato, intermezzi ricchi di groove e spunti di scuola swedish a condire il tutto. Le asce della coppia Hansen/Jacobsen macinano riff che vanno dal fast-picking a ritmiche triturate (non ancora divenute il marchio di fabbrica della band, ma che da qui a pochi anni saranno imprescindibili nel suono dei danesi), ma non trascurano gli episodi melodici (Disbeliever) o break atmosferici in cui i tempi si dilatano (Insanity Arise) che riescono a riportare equilibrio tra pezzi che procedono a perdifiato (vedasi la serratissima Plague). La varietà stilistica che ancora si respira all’interno del disco permette al quintetto di sfruttare elementi piazzati ad hoc, come qualche linea di tastiera (Deeper And Deeper), arpeggi di chitarra (Disbeliever), clean vocals di Jacob, tutti espedienti votati alla resa del pezzo e mai fini a se stessi, dosati al millimetro per non andare mai fuori tema ma al tempo stesso diversificare le composizioni. Nonostante siano le elevate velocità a fare da protagoniste come testimonia il filotto in apertura, in Bloodred Hatred non difettano gli episodi incentrati sul groove, specie nella seconda parte del platter; l’accoppiata Deeper And Deeper/Kicking Ahead mostra invece come gli spunti melodici, resi sia sotto forma di lead che sfruttando costruzioni con accordi aperti, siano un punto su cui gli HateSphere preferiscano sparare poche cartucce ben mirate, senza voler addolcire a tutti i costi la propria proposta, ma con la certezza del risultato che un buon refrain può ottenere.
L’operato alle pelli di Morten Toft Hansen è essenziale, spogliato di ogni orpello, eppure perfettamente calzante nel contesto, trovando giusto il tempo di inserire qualche incastro sui tamburi tra le mazzate in tupatupa ed i ritornelli in your face, inesorabile trascinatore ritmico insieme al basso di Mikael Ehlert Hansen che inonda di grasse frequenze il mix.
Fiore all’occhiello del quintetto è la voce di Jacob Bredhal, che grazie al suo particolare timbro riesce ad avvicinarsi alla vocalità di Tompa ed al tempo stesso a sedurre anche gli ascoltatori più vicini al mondo hardcore. La sua sadica ugola si esalta nell’infierire sui timpani dell’ascoltatore, miscelando uno scream maligno ad urla in cui la parte canora (la nota) è ancora presente; il risultato è un mix esplosivo, lacerante, che non si lascia appiattire dalla parte strumentale ma riesce sempre a cavalcare la cresta dell’onda sonora, aumentando il tiro dei pezzi.
Se tecnicamente il five-piece danese è inattaccabile e la produzione non fa che coadiuvare la sensazione di brutalità, va anche detto che dal punto di vista compositivo i nostri preferiscono sfruttare sentieri già battuti, non disdegnando in qualche occasione anche echi piuttosto palesi (come nella slayeriana Low Life Vendetta) e faticando ancora a possedere una maturità stilistica, destinata ad essere raggiunta solo nei lavori a venire.

Pur non brillando di originalità, Bloodred Hatred si dimostra un lavoro piacevole, in grado di allietare gli ascoltatori con una buona mezzora di legnate date senza esitazione alcuna.
Si potrebbe dire che gli HateSphere ancora non sapessero di essere gli HateSphere? Sarebbe esagerato, perché tutti i particolari destinati a diventare parte del sound della band sono qui presenti, eppure la sensazione che Pepe e soci non abbiano ancora trovato la formula vincente aleggia in qualche passaggio, mostrando come ai ragazzi le capacità decisamente non manchino, eppure questi necessitino ancora di esercizio per imparare ad incanalare la propria rabbia in una direzione più personale.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
81 su 2 voti [ VOTA]
Doom
Venerdì 30 Dicembre 2016, 15.13.53
4
Bell'album e bella mazzata..ma c'è una cosa che non mi và giu e non capisco. Cosa cavolo c'entrano quelle tastiere che fanno capolino qui e li...Ma dai cavolo questo è Deathrash suvvià che vi è passato per la testa. Resta comunque una gran bella mazzata e voto giusto. Però preferisco di più The sickness within, molto più crudo e malato!
jeffwaters
Martedì 29 Settembre 2015, 19.26.33
3
hatesphere,bloodred hatred e ballet of the brute sono un trittico devastante.visti una volta live e veramente tosti
Janji
Sabato 26 Settembre 2015, 14.54.39
2
Senza ombra di dubbio uno dei loro lavori migliori. Plague è a mio avviso una delle loro canzoni più riuscite della loro carriera e spacca gli ani come poche. Peccato non la suonino molto da vivo...
LAMBRUSCORE
Sabato 26 Settembre 2015, 13.48.35
1
Questo è il mio preferito del gruppo, un mix ben riuscito di sonorità tra At The Gates e Arch Enemy, con un bel tocco di Slayer in certi passaggi, Hell is here è troppo slayeriana, ahah, infatti spacca giù tutto...Dopo questo li ho seguiti poco, mi ricordo che certe cose non mi erano piaciute troppo, sentiremo anche gli altri, sicuro, gruppo che anche dal vivo -visti 2 volte- non mi aveva deluso.
INFORMAZIONI
2002
Scarlet Records
Death / Thrash
Tracklist
1. Intro
2. Believer
3. Hell Is Here
4. Insanity Arise
5. Disbeliever
6. Plague
7. Low Life Vendetta
8. Deeper And deeper
9. Kick Ahead
Line Up
Jacob Bredhal (Voce)
Peter Lyse Hansen (Chitarre)
Henrik Bastrup Jacobsen (Chitarre)
Mikael Ehlert Hansen (Basso)
Morten Toft Hansen (Batteria)
 
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