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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2506 letture )
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Sin dall’inizio gli HateSphere sono stati la creatura di Peter Lyse Hansen. Il songwriter e chitarrista della band è anche l’unico membro rimasto della prima formazione di tredici anni fa, stagliandosi come un forte caposaldo in una marea di cambi di line-up che, tuttavia, non sembrano aver intaccato la buona qualità della thrash metal band danese. Dopo aver firmato con la Scarlet Records per i primi tre album, con la Steamhammer per The Sickness Within e Serpent Smiles and Killer Eyes e con la Napalm Records per To the Nines e The Great Bludgeoning, ecco che gli HateSphere sono passati a Massacre Records per la pubblicazione del loro ottavo disco in studio, intitolato Murderlust. Ciò che ovviamente ci si aspetta da una band come gli HateSphere è un disco di interessante thrash metal, venato di quella componente death che li ha resi una delle realtà più interessanti del panorama danese degli anni Novanta; certo, la mancanza di una stabilità fissa di line-up ha minato la possibilità di elevarsi ulteriormente rispetto agli standard qualitativamente buoni della maggior parte delle loro pubblicazioni, tuttavia non si sono ancora registrati dei brutti passi falsi nella loro discografia e ciò fa ben sperare per questo nuovo Murderlust. Il dettaglio che manca a una band come gli HateSphere è un masterpiece: uno di quei dischi che riesca a distogliere l’attenzione dalla loro incapacità di compiere quel passo in più che differenzia un grande album da un capolavoro; uno di quei dischi che li faccia ascendere a maestri del genere; uno di quei dischi che dia loro la possibilità di spiccare il salto giusto, una volta per tutte, dopo anni e anni di gavetta. Quindi, per scoprire cosa realmente rappresenti questo Murderlust nella discografia degli HateSphere, non ci resta che andare ad ascoltarlo.
L’apertura è affidata alla title track, brano caratterizzato da un riffing serrato di chiara scuola thrash old school a cui viene affiancata una peculiare voce dai connubi death/thrash più moderni; come accadrà per molti altri brani del platter, questa Murderlust è ruggente, annichilente nella sua rapidità, ma non riesce a coinvolgere l’ascoltatore in modo convincente. Discorso diverso per Pandora’s Hell dove spicca la qualità del drumming di Mike Park Nielsen, forte di variazioni e di un sound travolgente; le chitarre e la voce non compensano molto con un riffing vario, ma la decisione della traccia in sé compensa qualsiasi mancanza a livello di songwriting. Per trovare un refrain coinvolgente, supportato da un riff moderno e melodico, bisogna scivolare sino a The Violent Act, che si candida a uno dei brani più validi di questa ottava fatica della band danese. A tale livello si pone anche la strumentale In Process, brano che inizia con un sognante arpeggio in clean e una progressione della seconda chitarra in distorto tanto da richiamare (sottolineo molto da lontano sia come qualità sia come epicità) una Voice of the Soul; al contrario del prosieguo del succitato masterpiece dei Death, In Process avanza con un riff massiccio e ispiratore di forti scapocciamenti: se tutti i brani di questa release si fossero mantenuti su tale livello, staremmo parlando di un'altra valutazione. Iconoclast è un altro brano che inizia in maniera molto simile agli altri del platter, salvo poi riprendersi nella seconda parte con un bel cambio di tempo e un assolo melodico e piacevole, tuttavia insufficiente per rendere il pezzo degno di particolare menzione. Lentamente si arriva alla conclusione, con una Refill the Chest che offre un’interessante sezione centrale di chitarra; ancora una volta si ha la sensazione che se l’intera registrazione avesse goduto della qualità messa in mostra in certi momenti dell’album, gli HateSphere avrebbero potuto pubblicare un lavoro di ben altro livello. Conclusiva è la cover dei Muse, Assassin, che di buono ha dalla sua il fatto di contenere l’assolo più coinvolgente dell’album, ma che ha anche il fattore negativo di amalgamare un brano particolare in una sfuriata thrash abbastanza incolore.
Quando le ultime note del disco si spandono nell’aria, la sensazione di fondo permane simile a una mezza delusione. Mettiamo subito le cose in chiaro: Murderlust non è il flop che prima o poi tocca a una band in attività da anni (salvo rarissime eccezioni), tuttavia non è neanche il grande album che ci si poteva aspettare da una band così ben rodata e con una tale carriera alle spalle. Il lavoro strumentale dei cinque danesi è abbastanza buono (soprattutto a livello del drumwork), così come la produzione; tuttavia, ciò che manca e che più si percepisce nella sua assenza durante la riproduzione è un’ispirazione valida a livello di songwriting. Alcuni brani sono notevoli, violenti e melodici al punto giusto, ma Murderlust appare comunque colmo di filler che non fanno altro che rendere l’ascolto pesante e noioso. L’omogeneità di quanto messo in campo spicca in modo negativo e l’efferata brutalità delle vocals e delle chitarre non riescono a compensare una chiara mancanza di qualità compositiva, tanto da far rasentare al disco solamente una sufficienza. L’ultima fatica degli HateSphere non è dunque né un vero e proprio disastro, né tantomeno l’atteso capolavoro della band; purtroppo non è nemmeno vicino ai livelli più elevati che la stessa band ha raggiunto nella sua lunga carriera. Tanto incazzati, poco ispirati.
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7
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61 mi sembra un pò pochino....rispetto a the great bludgeoning diciamo che qua i nostri hanno affilato un pò l'arma dell'affiatamento tra i membri e non mi pare poco...anche io ricordo di averli visti assieme a Chimaira e Dark Tranquillity, e mammamia che pogata...Io resto del pensiero che sia il primo omonimo album ,''Bloodred Hatred'' e Ballet Of The Brute siano un trittico tritaossa from Denmark,che ricordi...VOTO 75 |
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6
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Sono molto legato ai loro primi lavori, e un loro concerto di ormai 8 o 9 anni fa lo ricorderò per sempre come la pogata più devastante a cui abbia mai partecipato. |
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5
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Lo devo ancora ascoltare bene ma mi chiedevo... cosa significa 61 Perché non mettere 61,5  |
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4
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Grazie Sonny! non saprei se definire Ballet of the Brute un capolavoro nel senso generale del termine, sicuramente lo ritengo un grande album, di gran lunga migliore del qui recensito Murderlust e probabilmente il punto più alto della loro buona carriera. |
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3
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Complimenti a Monky per la recensione una delle mie band preferite, ma quanto ho letto non mi incoraggia... Lo ascolterò comunque. Solo io considero Ballet of the brute un capolavoro a tutti gli effetti? |
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non malvagio..forse da 65 e di sicuro un piccolo passo avanti rispetto a the great bludgeoning...certo è però che gli apici del trio ballet of the brute,the sickness within,serpent smiles and killer eyes penso siano ormai pù che irraggiungibili... |
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1
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non malvagio..forse da 65 e di sicuro un piccolo passo avanti rispetto a the great bludgeoning...certo è però che gli apici del trio ballet of the brute,the sickness within,serpent smiles and killer eyes penso siano ormai pù che irraggiungibili... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Murderlust 2. Pandora’s Hell 3. Fear Me 4. The Violent Act 5. Punishable by Death 6. In Process 7. Iconoclast 8. Darkest of Forces 9. Refill the Chest 10. Assassin
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Line Up
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Esben Hansen (Voce) Peter Lyse Hansen (Chitarra) Jakon Nyholm (Chitarra) Jimmy Nedergaard (Basso) Mike Park Nielsen (Batteria)
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