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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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30/10/2015
( 7403 letture )
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La musica riesce -forse più di ogni altra cosa- a sfiorare corde del nostro essere che altrimenti non faremmo mai risuonare, arrivando a toccare le nostre più intime emozioni, in questo modo può molte volte apparire come uno strumento catartico, un mezzo per canalizzare il nostro sentire. La musica, quindi, mettendoci davanti le nostre emozioni, ha la capacità di farci prendere coscienza di noi stessi, facendoci diventare "sovrani" e consapevoli delle nostre emozioni più oscure e segrete. Con Sovran, i Draconian, dopo ben quattro anni di assenza dalle scene, si sono spinti a sondare e a mettere a nudo quell'universo di sensazioni che ognuno di noi ha dentro di sé, traducendolo in musica con raffinatezza e coerenza. Annunciando l'ultimo lavoro come un ritorno alle sonorità degli esordi, quindi venate di un'oscurità più intensa rispetto alle uscite più recenti, la band non aveva fatto che accrescere sia l'aspettativa dei numerosi fan che la curiosità verso Heike Langhans, la cantante sudafricana che è andata a sostituire Lisa dopo il suo abbandono a pochi mesi dall'uscita del precedente album. Dunque finalmente Sovran è nelle nostre mani e non possiamo indugiare ancora.
Sovran è un lento flusso che ci trasporta sospingendoci a volte verso correnti più inquiete altre invece verso mari meno agitati, partendo però con l'incedere funereo e oscuro di Heavy Lies The Crown, con un inquieto passaggio di chitarra e un sottofondo di organo che non fanno altro che aumentare la tensione emotiva, fino all'apparente momento di quiete in cui compare la voce di Heike. Il dolce timbro dell'artista sudafricana, che per altro si avvicina molto a quello della cantante dei Within Temptation, Sharon Den Adel, ricrea un'atmosfera quasi evanescenze e sospesa prima del ritorno al riff iniziale e all'entrata del growling di Anders. Questa prima traccia sembra voler essere la bandiera di questo disco, i ritmi infatti si sono decisamente fatti più cadenzati e il riffing si dilata fino all'estremo, mentre il fraseggio costante di chitarra fornisce il giusto apporto di melodia risultando spesso fondamentale per portare lo struggimento e la sofferenza al parossismo insieme a qualche appassionato frammento di violino sparso qua e là come in Pale Tortured Blue. Procedendo con l'ascolto, Stellar Tombs con il suo inizio agitato spezza la lentezza della traccia precedente e ci trascina con violenza e scariche di doppio pedale in una vera e propria tempesta, facendo diventare questa canzone una delle tracce più impetuose dell'album, ma con No Lonelier Star si ritorna a un gothic metal cupo e tormentato, che va spesso a debordare nel doom, lontano dalla stucchevolezza di molti altri gruppi. Con Dusk Mariner, invece, il ritmo si distende ulteriormente e rimangono le due chitarre ad intrecciare le loro melodie per cedere il passo ad un atmosferico sottofondo di archi su cui si poggia la voce di Heike, decisamente una delle tracce più oniriche e dall'atmosfera quasi sospesa. Ci si avvia verso il termine di questo viaggio con il trittico Dishearten, Rivers Between Us e The Marriage Of Attaris: la prima è un intenso pezzo, il cui testo è stato scritto dalla cantante sudafricana, mentre la seconda, che abbiamo imparato a conoscerla già precedentemente all'uscita del disco, si è rivelata poi come una delle canzoni più dolci di Sovran, nella quale le voci dell'ospite, Daniel Änghede, e della nostra Heike si avvicendano in un emozionante duetto; infine The Marriage Of Attaris chiude il disco con il suo procedere quasi solenne e l'alternarsi di momenti più agitati e altri distesi, proprio come un in cuore pulsante si alternano contrazione e rilassamento.
Dunque: ci si preoccupa sempre molto quando avvengono sostanziali cambiamenti nelle line-up, ma la sostituzione avvenuta all'interno della band non potrebbe essere più riuscita: Heike, con il suo timbro evanescente e delicato, riesce a creare atmosfere sospese e malinconiche al limite dello struggimento. Una voce meno squillante e decisa, ma non meno intensa, rispetto a quella dell'ex singer, ma ciò non sembra essere un punto a sfavore per i Draconian poiché Heike -a cui per altro viene concesso molto spazio in ogni traccia- si inserisce perfettamente nel sound cupo ed evocativo degli svedesi. A sottolineare invece i frammenti più decisi risulta fondamentale l'apporto del mastermind del gruppo, Anders Jacobson, con il suo growling infatti contribuisce a rendere più aggressivi e sferzanti i vari brani. Insomma Sovran si rivela un album non solo curato dal punto di vista compositivo, anche la produzione infatti si rivela decisamente precisa e frutto di un lavoro svolto nei minimi dettagli. Per concludere, Sovran sembra ombra di dubbio si inserisce in quel filone gothic/doom in cui si prediligono atmosfere tormentate e oscure, ma senza scadere nel banale, e se non arriva ai livelli compositivi di Arcane Rain Fell comunque non deluderà assolutamente gli affezionati della band svedese, rivelandosi un album molto più ispirato rispetto ai dischi più recenti. Infine l'ultima fatica dei Draconian è un album emozionale, di quelli che nel ridurli a parole si rischia di appiattirli e di dimenticare comunque qualcosa, non vi resta quindi che trascorrere una manciata di minuti in compagnia dei Draconian e lasciarvi sfiorare dal susseguirsi di emozioni, non ve ne pentirete.
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20
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Uno dei pochi gruppi che invecchia bene, sempre piacevoli da ascoltare. Da sempre tra i migliori del loro genere. |
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19
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concordo con il commento 18... certo rispetto agli inizi sono migliorati, ma restano cloni sostanzialmente inutili. Se date 86 a questo album ai primi My Dying Bride cosa si deve dare? 250? |
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18
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brutta copia dei my dying bridge o vecchi paradise lost, senza un minimo del talento dei suddetti, con una vocalist che è una brutta copia di sharon den adel che già non sta in una band che mi piace. Nocivi a tempo pieno. |
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17
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Album piuttosto "smielato" però molto bello, ascoltandolo tutto per intero a volte non si capisce quando finisce una canzone e ne comincia un'altra, hanno tutte una struttura davvero molto simile. La voce di Heike è molto melodica e davvero emozionante, anche se devo dire molto meno gothic rispetto a Lisa, sembra un po' più "pop". In definitiva quest'album l'ho davvero apprezzato, anche se preferisco ascoltare 1 o 2 tracce ogni tanto che tutto l'album in sequenza. Sicuramente il loro miglior disco dopo Arcain Rain Fell. |
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16
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Bellissimo disco. Sentir dire dal fenomeno qua sotto che Heike in quanto a canto è totalmente incapace mi ha procurato grasse risate, grazie di cuore. |
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15
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i miei complimenti vanno a chi si è occupato del mixaggio, visto che Heike Langhans in quanto a canto è totalmente incapace, ascoltando l'album si sente eccome che la presenza della ragazza ha dato loro un bel da fare. Per di più le hanno fatto anche mettere mano nella composizione di melodie e parti di canzoni abbassandone il livello qualitativo rendendo certe parti banali e prive della raffinatezza che ha sempre contraddistinto i Draconian. In quest'album c'è qualcosa che stona ed è proprio lei. Se penso a come sarebbe stata Pale tortured blue con Lisa... |
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14
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Per conto mio il migliore album in assoluto. Anche un 90 sarebbe più adeguato come voto. Mi ha regalato forti emozioni. |
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13
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Bel disco......ma i doom:vs sono ben altra cosa |
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12
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Io il problema l'ho avuto su cd, infatti. |
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11
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ocram: Se pure i vinili sono così l'han proprio combinata grossa!! lì in genere viene proprio fatto un mastering a parte! |
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10
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io ho sentito dire che anche il vinile oro (la tiratura limitata a 100 copie) presenta lo stesso problema......ma non mi sorprende la cosa, io ho qualche vinile della Napalm e non sono mai rimasto soddisfatto dalla qualità del suono. Poi io sono dell'idea che dovrebbero abolire totalmente le colorazioni dei vinili; guarda la Kscope, fa solo vinili neri di alta qualità che suonano dannatamente bene. |
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9
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Pare ci sia stato da parte di chi ha curato il mastering (e da parte della Napalm che non ha verificato correttamente) un problema riguardo ai volumi tra le tracce della versione cd (che sono esattamente l'ultimissima fase del suddetto mastering, visto che ormai viene fatto spesso diversamente a seconda dei vari supporti a cui l'album verrà destinato), nella recensione non ne abbiamo parlato perché è una notizia anche per noi: i file che ci sono pervenuti (essendo un download digitale fornito dalla Napalm e non il cd fisico) non presentavano questo problema, quindi suppongo che chi comprerà le canzoni in formato digitale o acquisterà il vinile (che è tutto un discorso a parte da questo punto di vista) non noterà questo problema, mentre chiunque acquisti i cd (almeno nella prima stampa visto che magari sistemeranno la cosa) o scarichi illegalmente file cd-rip sicuramente incorrerà nel problema! |
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8
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Ah, ma è un problema solo mio, o in Dishearten c'è un clamoroso errore di missaggio? |
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7
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Ascoltato durante il weekend e ieri di nuovo. E' una musica bellissima e il ritorno al sound dei primi album è stata una ottima scelta. E' vero però che sembra un unico brano, anche se non stanca proprio. Forse l'unico neo, sta nella poca differenziazione tra le canzoni. Ma che emozione regalano questi pezzi! Au revoir. |
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6
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Come sempre con loro non ce la faccio a scompormi. Certo sono maestosi e decadenti, ma alla lunga anche un po' monotoni e sfiancanti, non mi invogliano a ripetere gli ascolti. 65 |
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5
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Ehm, sono davvero in grossa, grossissima difficoltà, amo i Draconian pressochè alla follia e su queste pagine ho spesso incrociato le spade del merito finanche coi guru Giasse & Arakness che me li hanno spesso un po' maltrattati, ma stavolta proprio non mi è scattata la scintilla. Intendiamoci, come dice giustamente Giada, Heike se la cava alla grande inserendo alla perfezione la sua "diafanezza" (chi l'ha conosciuta dietro il monicker Lorelei sa bene di quali registri sia capace) nel corpo più o meno classico della tradizione dei Saffle boys, ma è il versante compositivo che mi sembra zoppicare un po', con pezzi che hanno perso profondità rispetto anche solo a ARFA. Sono due i difetti che mi sento di rilevare : 1) la prova di Anders è meno convincente del solito (forse un problema di "amalgama" col nuovo timbro femminile che limita il dispiegarsi del suo splendido growl ?), 2) il lavoro di Johan alla sei corde è abbastanza "ordinario", senza i picchi di struggenza e devastazione che sono il suo marchio di fabbrica. Sarà stata l'attesa troppo spasmodica o forse l'entusiasmo per i primi rilasci (Heavy Lies the Crown e Stellar Tombs effettivamente al top qualitativo dell'album), ma, a prodotto intero, stavolta mi devo astenere dagli aggettivi roboanti con cui di solito li identifico...  |
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4
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Potrebbe essere solo un mio problema, ma nel CD il mixaggio è a dir poco orrendo. Il volume è alto in alcune canzoni e bassissimo in altre. Sembra davvero che la Napalm voglia far di tutto per rovinare degli album davvero molto validi, come quello in questione, che senza questo ENORME difetto sarebbe fantastico. Peccato.. |
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3
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Ecco, tutto sommato mi trovo d'accordo con quanto detto da Prometheus. E' curioso invece il fatto che la bonus track, anch'essa ottima traccia, sia l'unica canzone dell'album che più si avvicina agli utlimi Draconian (per intendersi quelli da TBH fino a ARFTA).Per il voto invece, io mi spingo fino a 80. Comunque bravi Draconian, ce ne fossero di band così in giro (ogni riferimento al signor Veland è puramente casuale ) |
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2
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Bella recensione! Però non sono totalmente d'accordo col voto: questo è un album ispirato, ma ha pro e contro. Contro: 1) c'è stato poco coraggio, in fondo questa è una formula già sentita e priva di colpi di scena; 2) alcuni brani mi sembrano un po' ripetitivi e prolissi, credo abbiano subito poco labor limae. Pro: 1) Heike ha una bellissima voce e la usa con grande intelligenza, aiutando a tessere atmosfere senza mai risultare troppo invasiva; 2) i brani sono senza dubbio molto ispirati, con riff interessanti e atmosfere calibrate millimetricamente per suscitare determinate emozioni viscerali; 3) Sovran trasuda classe ed eleganza senza però volerlo fare a tutti i costi, senza mai strafare; 4) Accanto a parti aggressive si trovano archi usati in modo ben ragionato e melodie vocali funzionali; 5) I testi sono molto ben scritti, a tratti meravigliosi, come da tradizione del gruppo. Riassumendo, per adesso il mio voto oscilla tra 75 e 77, poco sotto l'80 che darei ad A Rose for the Apocalypse. Ma non escludo di cambiare idea con i prossimi ascolti, in fondo questo non è un album immediato. |
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1
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Album spettacolare! atmosfere lugubri e funeree; la voce di Heike si sposa meravigliosamente con l'atmosfera rarefatta delll'album. Ritmi più rallentati rispetto al passato, ma la qualità non si perde nella tracklist. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Heavy Lies The Crown 2. The Wretched Tide 3. Pale Tortured Blue 4. Stellar Tombs 5. No Lonelier Star 6. Dusk Mariner 7. Dishearten 8. Rivers Between Us 9. The Marriage Of Attaris
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Line Up
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Heike Langhans (Voce) Anders Jacobsson (Voce) Johan Ericson (Chitarra) Daniel Arvidsson (Chitarra) Fredrik Johansson (Basso) Jerry Torstensson (Batteria)
Musicisti Ospiti: Daniel Änghede (Voce in Rivers Between Us)
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