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27/04/25
THE LUMINEERS
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Ace Frehley - Origins Vol. 1
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30/04/2016
( 2731 letture )
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Quando ci si trova un asso tra le mani, in un giro di carte, si comincia a sussultare, lo stesso accade per un nuovo lavoro del mitologico Ace Frehley. Volenti o nolenti, senza nemmeno considerare chi magari non conosce il personaggio, o lo snobba, non sapendo che costui è uno dei chitarristi più ammirati di sempre. Una fonte di vera ispirazione, della seconda metà dei seventies, che ha influenzato numerose schiere di musicisti, parecchi di essi, oggi rockstar. Non attendetevi che snoccioli i suoi epici trascorsi, o ancor peggio il suo voluminoso curriculum, chi lo ignora può gettarsi da una nuova e ipotetica rupe Tarpea per allontanare la vergogna di tanta ignoranza musicale. Ace torna a pubblicare qualcosa di nuovo, a distanza di due anni dalla pubblicazione del buon Space Invader, anche se abbiamo preferito il precedente Anomaly, datato 2009, e lo squillo di richiamo sfreccia da un album di cover storiche, impreziosito da collaborazioni altisonanti e francamente inimmaginabili, come nel caso dell’immenso Paul Stanley, ex compagno di avventure mascherate nei Kiss. Succulenti i nomi celebri nel giro metal, Slash, Lita Ford, John 5 e Mike McCreedy dei Pearl Jam, oltre ad una band tetragona che lo accompagna live, formata dal fidato chitarrista Richie Scarlet, dal bassista Chris Wyse (Cult, Ozzy Osbourne) e dal batterista Scot Coogan (Brides Of Destruction).
Tralasciando la copertina invero brutta e sconclusionata -per la cronaca si doveva fare di meglio e si poteva fare molto meglio- il progetto Origins Vol.1 include dodici cover che hanno segnato la giovanile esistenza dell’uomo del Bronx con a tracolla l’eterna Gibson Les Paul. L’ex Space-Man compie opera di recupero di track spartiacque, divenuti ormai parte della leggenda del rock, aggiungendoci due pezzi scritti dalla sua stessa penna compositiva per la navicella madre degli inizi primordiali dei Kiss, ovvero le seminali Cold Gin e Parasite, e la tarda, ma suggestiva Rock N Roll Hell, firmata da Jim Vallance e Bryan Adams, pubblicata sul mastodontico Creatures Of The Night, album della rinascita in senso musicale, dopo le virate disco, soft e concept, ma che ottenne pochissimo successo in termini di vendite e di presenze nel relativo tour dal vivo. Notare che Ace su quel disco comparve solo per contratto sulla inner sleeve, ma non suonò praticamente una nota in studio. Ace reinterpreta nel suo stile minimale, dovuto anche alla portata delle sue corde vocali non certamente da screamer, questa dozzina di canzoni che risultano impeccabili sotto ogni aspetto e regalano delle belle sensazioni a ritroso, godendo anche di un suono vintage, privo di ogni tecnologia diabolicamente contemporanea; solo basso, batteria, chitarre, voce e via andare. Partiamo da Parasite, ipnotica nel riff e con un bridge da brividi, un chorus che sa di settanta più che mai, qui viene resa estremamente più pesante, sarà per la presenza del “maligno” John 5, sarà perchè passa il tempo, il solo emoziona sempre anche se con alcuni innesti freschi di pacca; in ogni caso ricordo che il riff di questo scampolo ha creato matrici innegabili poi sfruttate ampiamente da certe derivazioni metal e thrash. Cold Gin è altra pietra miliare dei Kiss, accordata insieme a Mike McCreedy, con un incedere che fa ancora godere oggi come allora, anche qui la botta del suono è granitica e il solismo centrale appare nuovissimo, ma olezza di cantine e prove in quel di New York. Sarebbe superfluo e anacronistico analizzare nei minimi dettagli tutti i singoli pezzi, quale aggettivo nuovo si può ancora legare a brandelli di leggenda quali Wild Thing o Spanish Castle Magic? Nessuno, ve lo garantisco. Però White Room dei Cream viene resa ardente e scoppiettante dal reticolato urticante di chitarre liquide invasate di wah wah, dalla performance vocale e da una bastonata di batteria impossibile da tralasciare. La cantilenante stonesiana Street Fighting Man si adatta perfettamente alle vocalità del nostro, mentre Fire and Water dei Free merita una riflessione profonda. Qui appare magicamente il grandioso Paul Stanley il quale ritorna a collaborare con l’amico dei tempi andati dopo parecchi anni, diciamo una quindicina, e si aggiudica le parti vocali, dipingendo un quadro perfetto che si associa alla bellezza del pezzo, alla resa sonora d’epoca e alla guitar tonante del magico Ace che si spella falangi, deturpa unghie, polverizza plettri, ma sa ancora elettrizzare in fase di solo singhiozzante, tipico del suo stile, donando nuova linfa ad una classic song. Pollice altissimo per questi due magici ragazzi dei seventies ancora parecchio in forma, uniti sotto l’egida del cerone bianco-nero-metallizzato che fu. Li ritroviamo insieme anche nel video correlato, parecchio energico. Emerald sprizza di cavalcate delle asce con Frehley e Slash che, congiunti, formano un binomio da sbavare, ricchi del loro stile settantiano, Il bluesaccio degli Zeppelin, Bring It On Home, assume nuove colorazioni per via della voce e della bollente guitar dell'“Asso” che sono certo di osservare tutto estasiato nel suonare partiture del suo indiscusso eroe a nome Jimmy Page, mentre Magic Carpet Ride degli Steppenwolf pare un pezzo scritto dallo stesso Ace cucito per il suo album d’esordio solista con i Comet o tutt’al più estrapolato da Trouble Walkin'. Per Till The End Of The Day vale lo stesso discorso appena dettato dalla song precedente, invece la finale Rock N Roll Hell dei Kiss merita un approfondimento. Viene resa più lunga rispetto all’originale, ma il tiro rimane alto così come il pathos intrinseco del pezzo, chiaro che la batteria terremotante di Eric Carr qui non è presente ed è una mancanza non di poco conto che si fa sentire. Cantata da Gene Simmons sul disco, la stesura acquisiva una cattiveria in bilico tra l’hard crudele e il dark sverniciato, mentre l’ugola di Ace, meno dotata e più disincantata ogni tanto mostra un po’ la corda sull’intonazione, dettaglio che mi fa preferire la versione primigenia, qui resa grezza e molto rock and denim, mentre i Kiss produssero assai di più la traccia: buono il solo di Ace che zampilla verso la chiusura del timing.
In buona sostanza Origins Vol. 1 risulta un buon disco di cover e di misture hard, impersonate a propria immagine e somiglianza dal grande Frehley, un modo per ritrovarlo agile e scattante sul manico scalato del suo strumento, in attesa del secondo capitolo a nome Origins Vol. 2. Ace è sempre stato questo nella sua carriera, non una virgola in più, non un anello in meno di quanto sia ancora oggi. O si adora o si ama questo ragazzone dal faccione sgualcito dai trascorsi del tempo e dagli eccessi… odiarlo? Noooo non se ne parla nemmeno!!
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4
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E' un disco di covers, nel bene e nel male, ed in un certo senso questi dischi sarebbero pure una mia passione... ma credo che questo sia una mezza porcheria, IMHO. Non solo salvo poco o nulla, alcune versioni sono le fra le peggiori che abbia mai ascoltato... voto 65, per la tracklist con l'immancabile sorso di gin freddo. Forse mi aspettavo troppo  |
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3
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E' un disco di covers, nel bene e nel male, ed in un certo senso questi dischi sarebbero pure una mia passione... ma credo che questo sia una mezza porcheria, IMHO. Non solo salvo poco o nulla, alcune versioni sono le fra le peggiori che abbia mai ascoltato... voto 65, per la tracklist con l'immancabile sorso di gin freddo. Forse mi aspettavo troppo  |
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2
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Buon disco davvero,; peccato non aver inserito due mitici pezzi come ROCKET RIDE e NEW YORK GROOVE . Speriamo in un prossimo album..... se mai ci sara' |
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Le cover, in genere, non sono certo come gli originali - perdonate la banalità - ma Ace le rende sempre accattivanti... e poi Fire & Water con Paul...!!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. White Room 2. Street Fighting Man 3. Spanish Castle Magic (feat. John 5) 4. Fire and Water (feat. Paul Stanley) 5. Emerald (feat. Slash) 6. Bring It On Home 7. Wild Thing (feat. Lita Ford) 8. Parasite (feat. John 5) 9. Magic Carpet Ride 10. Cold Gin (feat. Mike McCreedy) 11. Till The End Of The Day 12. Rock N Roll Hell
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Line Up
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Ace Frehley (Voce, Chitarra) Richie Scarlet (Chitarra, Cori) Chris Wyse (Basso, Cori) Scott Coogan (Batteria)
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RECENSIONI |
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