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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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21/06/2016
( 7648 letture )
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Siamo in bilico su una rupe. Al freddo, al Nord. Sperduti, solitari esseri del buio e del glaciale gelo. Sperduti, solitari e incalliti scopritori dell'ignoto. Sperduti, vogliosi di riscatto. In cima a ogni cosa, sul mondo dei mondi, con il mood giusto, il ghiaccio a regnare attorno a noi e un soffice quanto resistente alito di vento freddo e frastagliato ad accarezzarci il volto. Siamo noi e nessun altro. Un suono ci accompagna e stordisce lungo il cammino, ci avvelena e ci da conforto. Soli in marcia verso il sole e il cielo terso, spezzato da brezze incontrollate figlie delle epoche. Stanchi, ci appropinquiamo verso una grotta di luce splendente e cristalli congelati: un sogno a occhi aperti. L'impossibilità della reale manifestazione delle cose, della natura, della vita stessa.
Ihsahn, maestro di mille battaglie, colori, sfumature ed eccentriche visioni musical-uditive, ci porta con se ancora una volta attraverso un lungo viaggio spirituale a bordo della sua navicella terrestre, spossante mantra metallico fatto di fuoco e nebbia, sole e virtù. Il nuovo nato in casa ''I.'', questo preponderante monolite, leggero e dotato, porta il nome di Arktis., titolo puntato ed emblematico. Uno scudo sugli scudi delle battaglie passate. Dopo grandissime vedute avant-garde, estremizzando i concetti di progressive rock e metal, al di là delle vette remote degli Emperor, il mastermind norvegese ci riassume il suo personalissimo concetto, già ampiamente varato e sperimentato in album dal grandissimo spessore musicale/emotivo quali Eremita (2012) e Das Seelenbrechen (2013). Tre anni di distanza non sono pochi, eppure in soli 4-5 anni il musicista figlio del Nord ha partorito ben tre fatiche differenti, identificabili sotto un'unica bandiera, ma con sfaccettature diverse, suoni diversi e abiti cangianti. È questo il vero senso della sua musica, dopotutto: mutare in favore del futuro che avanza, senza snaturare la sua incredibile visione d'insieme. Così Disassembled apre le danze con la sua chioma crescente e il suo corpo instabile. Un brano movimentato ed energico, siderale e chirurgico, sebbene sia imprevedibile nel suo sinuoso movimento nero e progressivo. Ci smantelliamo nel vero senso della parola, un po' come una lega poli-metallica liquida e informe. La voce preziosa di Einar Solberg (Leprous) funge da contraltare alla ruvidezza dello stesso Ihsahn, creando ponti invisibili tra cauterizzante rock e musica d'avanguardia, selvaggia e potente, poetica e senza tempo. Sono proprio i pre-chorus a regalarci momenti di poesia glaciale, mentre aspettiamo sorgere il sole, ancora soli e spaesati. Felici, scuotiamo la testa facendo cadere un po' di brina mattutina. Estasiati dal paesaggio, pensiamo che gli organi e il piglio squisitamente hard rock di My Heart is of the North siano frutto della fantasia, ma così non è, e ancora visioni paranormali di musica concepita come un lungo saluto e ringraziamento alla scena heavy, ci sorprende non lasciandoci scampo. Qui il poli-strumentista ci delizia con una progressione invasiva e scalciante di musica figlia del 1979, dipinta di nero e immersa in un'ibrida sostanza allucinogena e allucinata, fino al climax centrale, impersonato da un fantastico assolo prima melodico poi dissonante, e da un bellissimo codino strumentale/bridge di autentico valore. C'è musicalità in questo Arktis., e la seconda parte del brano ci accarezza con una melodia vocale mai banale ed eterea, inedita per certi versi, ma dannatamente ficcante e affascinante.
Facciamo due passi indietro nella neve cristallizzata e ci accorgiamo che il brano scelto come singolo, Mass-Darkness, è ancora una volta inaspettato e decisamente vincente nel suo andirivieni oscuro e selvaggio, epico e soverchiante. Ospite troviamo qui il bravo Matt Heafy dei Trivium, che accompagna Ihsahn durante il ritornello profumato di Bathory, prima che un assolo classic metal spezzi la canzone a metà aumentando il tasso tecnico ed esaltando i nostri sensi spiazzati e già conquistati. Il cammino è lungo e arduo, ma la musica che accompagna i nostri sensi e i nostri pensieri rende tutto incredibilmente leggero e motivante. Il brano si spegne fragorosamente e gloriosamente al minuto 3:52, regalandoci applausi in solitaria e smorfie di compiacimento. Ma quando pensiamo di aver quasi compreso l'animo mutevole e sferragliante di Arktis., South Winds ci prende in contropiede, narrando di musiche dalle cromature impossibili, intonando un canto e un incipit a base di elettronica e ritmi sbilenchi e disturbanti, con la voce imbonitrice e la ruvidezza di fondo che non va mai via, schiaffeggiandoci insieme a distanti synth che profumano di NIN e chitarre sincere e mai invasive. Ancora melodie vocali degne del cielo e un bridge ipnotico e avanti coi tempi, tra foglie nascoste e racconti portati via dai poderosi venti del sud. L'incipit elettronico ritorna sulla tre quarti per conquistare gli ultimi ascoltatori rimasti indietro di qualche metro e, attraverso l'onda d'urto emozionale, Ihsahn ci trascina con elementi prog d'annata e piume argentee. Che voglia di mettersi in gioco, viene da pensare, poi ci ricordiamo dei passati full-length e, senza tracciare parallelismi di sorta, capiamo che nulla è figlio del caso qui, e la strada in salita che stiamo percorrendo è perfettamente delineata, tra torce infuocate e voci solenni. In the Vaults è un mantra che inizia picchiando duro, per poi trascinare i nostri sentimenti al buio e alla luce naturale che filtra attraverso le pareti di ghiaccio, amore e morte. Bellissima la barocca melodia che interseca il sentiero strumentale. Un particolare, costante nonché inebriante flusso di parole/musica, dove la chitarra solista si erge egregiamente, portandoci per mano verso l'epilogo del brano e la chiusura della prima parte di questa clamorosa e spontanea nuova fatica di Ihsahn.
Pausa caffè e tenda improvvisata sulle alture, con il clima a nostro favore e i raggi del sole che profumano la neve. Un sorso, qualche appunto sul cammino appena fatto e poi si prosegue verso la cima, dove musiche profonde e complesse ci attendono per il summit artico.
Until I Too Dissolve ci riporta all'hard rock, con un riff di chitarra circolare figlio dei Deep Purple e degli anni '70, attualizzato, contestualizzato e corroborato da un suono decisamente più heavy e moderno. Epiche melodie vocali ci circondano, ricordando il senso di fragoroso coraggio e perseveranza personale, traghettandoci e traghettando la musica verso direzioni ancora sconosciute e attuali, elaborate, laboriose, traccianti e particolari sebbene così famigliari. Sfumature di black atmosferico si impossessano del bridge, ma è sempre delicatezza di piombo ad occuparsi dei nostri sensi uditivi. Delicatezza che lascia spazio e sfondo a un valido e conciso assolo di chitarra, progressione pressoché perfetta verso il rock tout-court della seconda parte, baciata e abbracciata da un up-tempo clamorosamente avvincente, accompagnato da synth e doppia-cassa scoppiettante e fragorosa. Nel caso non fosse chiaro, qui Ihsahn, ancor più che nella già classica Mass-Darkness, si fa trasportare da consistenti rimandi al metal più classico, spruzzato solo di personalità extra e innovazione. Ma le radici del Tutto sono ben chiare e si dipanano attraverso strumentazione classica, suono completo e poco artefatto e un mood assolutamente solido e reale. Un compendium redditizio da salvaguardare. Ci chiediamo se verremo sbalzati via da una scossa improvvisa, poi la lenta e strisciante litania di Pressure tenta di annientarci con il corposo lavoro chitarristico, non dissimile per intento ad alcuni lavori degli Shining, non fosse per il sinfonico e progressivo ritornello poli-funzionale che spezza l'atmosfera, ridacchiando alle nostre spalle per essersi beffato di noi (e dei nostri sensi) ancora una volta.
Sicuri di essere quasi arrivati in cima, ci distendiamo un attimo per rilassare i muscoli, ma il deflagrante bridge black metal di Pressure prima, e la delicatezza acustica di Frail dopo non ci lasciano proprio scampo: siamo in balia delle onde emozionali e musicali, al freddo. Soli come in principio, veniamo violentati dall'elettronica spettrale e ariosa di questa ultima composizione, bizzarra per natura e non propriamente a fuoco, sebbene l'intenzione di sposare mondi distanti anni luci sia lodevolissima. Prog vecchia scuola, metal ruvido, groove ed elettronica dalle tinte esotiche sono una difficile dichiarazione di intenti. Ma a noi piace percorrere i sentieri ardui, e così il nostro capitano ci trascina verso un altro assolo che definire splendido sarebbe riduttivo: dieci secondi di stacco fantasioso e poi fiabe del '900 e un'interruzione spastica ci fa caracollare al suolo. Il sonno e il torpore ci catturano mentre immaginiamo sassofoni, seta e quiete. Non abbiamo dove andare, ma il sogno si concretizza e il signor Munkeby, leader dei sopracitati Shining ci fa strada con il suo lanternino jazz attraverso il substrato innevato e candido. C'è follia, genio e spaziature. C'è vita, atmosfera, sensazioni e morte. E' una linea rossa spezzata e instabile quella di Crooked Red Line, un blues di fantascientifica precisione. Cristalli di sale e anime perdute nel ghiaccio. Seta, quiete, sassofoni e magie.
Non paghi né domi, ci avviamo verso l'epilogo vero della faccenda, un po' turbati, ma decisamente esaltati e compiaciuti. Valori indiscussi e tremolanti luci figlie delle stelle. Il Nord ci conquista più che mai, e la sua visione classico-innovativa appartiene al nostro cuore dopo 50 minuti di Musica. Einar Solberg ritorna per l'ultimo tassello ufficiale dell'opera, la corposa ed elegante Celestial Violence, un paradiso a parte, fatto di montagne rocciose e distese che sfociano in orizzonti di epicità assoluta, accordi aperti e chitarre che rincorrono atmosfere. Il drumming in levare esalta la potenza drammatica di Ihsahn, schiarendoci la vista definitivamente. Siamo prossimi alla fine: il cerchio si chiude, e sono ancora fraseggi e contrappunti melodici ad accompagnarci. I due cantanti duettano mentre una briosa marcia ritmica trasforma il tutto in un mid-tempo che convince e ammalia, prima di una dominante chiusura all'insegna della potenza sonora, con richiami black, sinfonie in background e cuori infranti da madre natura.
Siamo in bilico su una rupe. Al freddo, al Nord. Sperduti, solitari esseri del buio e del glaciale gelo. Sperduti, solitari e incalliti scopritori dell'ignoto. Sperduti, vogliosi di riscatto. Il viaggio è finito, ma la musica continua a farci sognare.
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uno degli apici di Ihsahn solista,semplicemente fantastico,dire di più sarebbe superfluo. |
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Ho iniziato ad ascoltare Ihsahn con questo album, meraviglioso a dir poco, ogni traccia con le sue peculiarità e con una propria "anima"
Uniche tracce un po' sottotono rispetto alle altre, a parer mio, sono Pressure (forse un po' troppo prolissa) e Frail, ma sono comunque dei pezzi più che validi. In conclusione, capolavoro, Arktis di nome e di fatto. 95. |
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Piu' album fa ihsahn piu' inizio a pensare che questo uomo sia il miglior prodotto che la scandinavia abbia mai sfornato, ha un talento e un genio fuori dal comune,potrebbe suonare qualsiasi genere musicale e in piu' fra carriera solista e emperor non ha mai sbagliato un album, che dire....... immenso |
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L'ho ascoltato con quasi un anno di ritardo. Bellissimo, cresce un sacco con gli ascolti. L'elettronica di Frail e il sax di Crooked Red Line scelte più che azzeccate. |
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Ascoltato solo adesso. Gran bel disco, prog di alto livello. Una conferma per questo grande artista. |
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Album quasi alieno, dove l'artista ti accompagna in un viaggio surreale dove ti senti impotente davanti all' infinito e l' ignoto che senti dentro di te... Un album con cui passerò molti minuti sdraiato sul letto a viaggiare a occhi chiusi. |
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Senza voler peccare di ignoranza, dunque chiedo a @neilpower, quale sarebbe il prog veramente innovativo aldilà delle produzioni di Ihsahn? Perchè davvero, sarei curioso di sentire quale tipo di musica "progressive" è davvero 100% fresca come acqua di sorgente. Non sono ironico. Magari scopro che esiste della musica incredibile di cui non ero a conoscenza. Però non andiamo a scomodare l'avant-garde ( gli Sleepytime Gorilla Museum sono davvero freschi a parer mio ad esempio... ma non lo considero prog ) |
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l'ultimo pezzo del disco (celestial violence) sembra una canzone degli anathema |
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Ci ho messo un po' ad assimilarlo...in ogni caso è un disco di livello assoluto. Ihsahn è una certezza. |
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@theo detto da uno che ascolta ciò che ascolti tu... |
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Bello davvero. Originale e pieno di spunti, ricorda non poco Devin Townsend, altro grandissimo genio della musica moderna. |
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é giù un classico. Difficile superare un lavoro simile per inventiva e creatività . Voto 90 |
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Preso oggi...lo ascolto e ripasso..Comunque mi incuriosisce e non poco. Soprattutto per i pareri contrastanti che sembra dare...Mi aspetto cmq un piu che buon disco..vedremo! |
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Anch'io quoto neilpower nel commento 17... |
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Quoto anche le virgole di @neilpower. Disco buono e a tratti interessante ma niente più. Il commento fatto dal nickname Ihsahn che tradisce fanboysmo infinito fa semplicemente ridere, e la cosa più bella è che il primo a ridere di quel commento -ne sono certo- sarebbe lo stesso Ihsahn. |
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Per me è già disco dell'anno, un 95 pieno ci sta tutto. |
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Un po' come per certe cose degli Opeth (gli ultimi) o tutto quel prog che ha scoperto l'acqua calda (Haken, Between the Buried and Me e via dicendo) , bisogna parlarne bene per forza altrimenti si fa la figura degli ignoranti. Che poi se uno che ha magari un minimo di conoscenze musicali in più dettate dalla sua situazione anagrafica ascoltando questa roba non ci trova nulla di che, sicuramente ben suonata, prodotta ecc.. ma piuttosto anonima, esprimendo un'opinione rischia di essere visto come ignorante limitato, questa è la nuova frontiera della musica, questa è avanguardia perché c'è il sax, perché c'è la doppia cassa, ma anche gli stacchi fusion. Non c'è niente di nuovo e lui stesso in passato ha fatto cose ben più interessanti. Musica e mentalità per hipster. |
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Ihsahn forse diciamo la stessa cosa...il commento sulla croce rossa e' ambiguo cioè sembra che le opere di ihsahn siano piene di difetti (metallica), cosa che questo disco non ha |
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Ma va che solo Arktis vale tutto ciò che dei Metallica non si chiami AJFA |
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Croce rossa ihsahn? Come no manco fossero i metallica |
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Sembra che ormai trovare dei punti negativi in un album di Ihsahn sia come sparare sulla croce rossa. Che dire, disco ben suonato, registrato, ma secondo me in troppi momenti piuttosto inconcludente e noioso. In poche parole arrivare fino alla fine è veramente dura, un po' come per l'ultimo katatonia. |
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Noto con piacere che i sottostanti commenti sono tutti positivi, questo dimostra che Ihsahn in questo disco ha veramente dato il meglio. Album strepitoso, con mescolanze di prog, hard e black che ben si fondono con un lato melodico che lascia il segno. Voto giustissimo e recensione di alto livello. |
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Che recensione! Complimenti. Del disco c'è poco da dire, è strabiliante e lascia attoniti ad ogni ascolto. Sinceramente le sferzate quasi black e le harsh vocals di Ihsahn mi fanno storcere il naso, ma è puramente questione di abitudine, non le sento molto "mie" su questo tipo di sound. Anyway quando le atmosfere si fanno più dilatate e melodiche e quando Ihsahn tira fuori la sua voce pulita (in certi punti mi ricorda molto Mr. Akerfeldt) allora vado in estasi. Che dire poi dei pezzi più hard rock? Una sorpresa enorme, dei riff azzeccatissimi che non escono più dalla testa. Pezzo preferito: Pressure |
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Ti devi preoccupare se non sei avvezzo alla melodia ma solo al massacro e se per te la band è solo in the nightside eclipse, ma se apprezzi la melodia non ci dovrebbero essere problemi. Come dice giustamente bene Carmine il progetto di ihsahn è la logica continuazione degli emperor, un po’ come se akerfeldt sciogliesse gli opeth e proseguisse semplicemente come akerfeldt, oppure per rimanere più in tema ihsahn, come king diamond rispetto ai mercyful. Tracce della furia degli emperor li puoi trovare negli ottimi the wretched end che altro non sono che i due terzi degli ultimi emperor. I lavori di questo ragazzo sono sempre stati eccellenti ma secondo me da prometheus al penultimo das seelebrechen i lavori erano un po’ troppo spigolosi e poco incisivi, qui si è superato e ha fatto un disco che non ha praticamente punti deboli e dove ha saputo dosare con maestria da artigiano un sacco di elementi e di sonorità differenti. |
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@melkor: Non ti biasimerei. Credo che il suo progetto solista sia la naturale evoluzione del suono degli Emperor. Il sound è cambiato, ma in qualche modo è riuscito a mantenere le tinte oscure che caratterizzavano i dischi di quella band. |
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mi piacciono piu' i lavori solista che quello fatto negli emperor .... devo iniziare a preoccuparmi ?!?!? |
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c'è pure un pezzo adesso non ricordo il nome con un riff alla van halen. C'è tutto, atmosfera, gusto, tecnica, arte, umiltà, maturità, begli assoli, voce eccezionale, insomma un genio, gli altri dischi solisti di questo artista divino erano belli ma non ti rimanevano sotto pelle come questo lavoro. Sono d'accordo con shock, questo è vero prog metal, poi diciamo che ihsahn ha superato pure gli opeth a livello di ispirazione, parlando sempre di due band che partono da una musica estrema. Una citazione per il bellissimo video di mass darkness (pezzo strepitoso) che è molto più black metal delle solite chiese bruciate, pentacoli, elmetti tedeschi ecc ecc |
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Grande qualità di questo straordinario artista norvegese. Da quando canta da solista Ihsahn è migliorato in maniera esponenziale, con una capacità di cambiare ritmo, voce e sonorità varie che riscontro in pochi altri musicisti, molto più osannati. Bellissimo album, il bianco della copertina rimanda a mondi lontani, dove il gelo ed il ghiaccio la fanno da padroni. L'ho ascoltato tante volte e mi convince sempre di più. La recensione è scritta in maniera ineccepibile, con un'analisi tecnica passo passo che rende appieno l'idea del contenuto di questo disco. Assolutamente da non perdere. Arrivederci. |
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Candidato a disco dell`anno! Non avevo mai preso in considerazione la produzione solista di Ihsahn, a torto, ma questo album l`ho consumato a forza di ascoltarlo. Questo e` quello che io chiamo prog, non quelle band con canzoni lunghissime e con masturbazioni di assoli da paura, almeno non fanno per me. Qui invece si passa dal black all`hard rock con una semplicita` disarmante, assoli di sax, alternanza di voci pulite e scream con un senso che raramente si trova, insomma veramente un album di classe superiore. |
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4
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Recensione fantastica per un disco altrettanto fantastico. E' incredibile come quest'uomo riesca a mutare forma ad ogni album con gusto e senza snaturarsi del tutto. Ed è incredibile come riesca ancora a suonare ad alti livelli dopo poco più di 20 anni di carriera. Per me, è uno dei dischi dell'anno. |
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3
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Concordo. Album bellissimo e voto azzeccato. Da ascoltare. |
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Bellissima recensione Metalraw! Mi è mancata la tua poesia...ah ah. Per tornare in tema questo album è bellissimo, da non perdere, forse il migliore di questo straordinario polistrumentista norvegese. Cambi di ritmo e di voce che spaziano tra il black ed il prog metal, con repentine incursioni in altri generi. Grande tecnica e grande personalità. Una maturità che apprezzo molto. Bravo Ihsahn! |
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1
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Il più bell'album dai tempi di IX equilibrium. 90 senza dubbio |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Disassembled 2. Mass-Darkness 3. My Heart is of the North 4. South Winds 5. In the Vaults 6. Until I Too Dissolve 7. Pressure 8. Frail 9. Crooked Red Line 10. Celestial Violence
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Line Up
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Ihsahn (Voce, Chitarra, Basso, Tastiere, Programming)
Musicisti Ospiti Robin Ognedal (Chitarra Addizionale su traccia 3) Tobias O. Andersen (Batteria) Jørgen Munkeby (Sax) Matt Heafy (Cori su traccia 2) Nicolay Tangen Svennæs (Tastiere, Organo) Hans Herbjørnsrud (Voce Addizionale su traccia 11) Einar Solberg (Voce Addizionale su tracce 1 e 10)
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