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Ihsahn - Ihsahn
06/04/2024
( 2121 letture )
Non è un caso che Ihsahn abbia intitolato questa sua ottava fatica discografica semplicemente Ihsahn, questo è il Suo disco. Andiamo con ordine e comprendiamone meglio le ragioni. Completamente autoprodotto e interpretato in ogni strumento dallo stesso autore norvegese (sono comunque presenti ospiti speciali), l’opera musicale si compone di undici tracce (il doppio album esiste in cofanetto in vinile ) ed incarna tutte le anime musicali di Ihsahn che qui prendono inoltre un taglio estremamente cinematografico per atmosfere e sonorità riprodotte.

Il disco ha una qualità elevatissima, gode di una produzione potente e fredda, a tratti scarna, che prende un taglio avantgarde per ricerca sonora e dettagli; ogni strumento esce perfettamente nitido ed equilibrato nello spettro sonoro, le voci si ritagliano un ruolo leggermente più evidente così come l’uso di orchestrazioni atte a enfatizzare ancor di più l’aspetto atmosferico. Come sopracitato la potenza sonora ed il taglio musicale rispecchiano a pieno l’accostamento al mondo cinematografico, Ihsahn ha decisamente puntato in alto e, anticipiamolo apertamente, ha vinto la propria scommessa, accostando black-prog-orchestra-cinema.
C’è una vena di oscurità che permea tutte le composizioni, figlie primogenite per strutture ed articolazioni, sperimentazioni e concetti musicali a quel monumentale Prometheus: The Discipline Of Fire & Demise che chiuse l’era Emperor. La qualità assoluta in fase di composizione di Ihsahn è intrinseca e evidenziata superbamente dalla natura scarna-immediata di un primo ascolto del disco quanto dalla complessità di ogni composizione, ogni appunto musicale è cesellato perfettamente nell’insieme in modo da render fruibile e di facile appiglio ogni momento di suono qui proposto. Le ritmiche sono sempre serrate, ricche di cambi di tempo e di tonalità, intermezzate da orchestrazioni più o meno protagoniste, le cleans vocals si alternano al personale harsh, Ihsahn ha ulteriormente plasmato la sua rabbia evolvendosi ulteriormente come artista a tutto tondo. Dopo l’orchestrale iniziale Cervus Venator, la combo The Promethean Spark e Pilgrimage To Oblivion offrono da subito un’infinita gamma di spunti su cui soffermarsi ma nemmeno il tempo di ricapitolare che Twilice Born magnetizza l’attenzione offrendo il meglio del “nuovo” Ihsahn. Il core del disco è affidato ad un’altra combo quanto mai sorprendente e ricercata: A Taste of the Ambrosia e Blood Trails To Love stupiscono più che mai per complessità ed orchestrazioni, spostando le atmosfere su lidi forse più soft, più ritmici e angoscianti. Non sono però finite le frecce nel feretro del norvegese: At the Heart of All Things Broken e a The Distance Between Us sono senza dubbio le due gemme di maggior splendore, a chiudere consacrando un ascolto che lascia ogni volta straniti.

Ihsahn ha creato nel corso della sua carriera da solista un genere del tutto indeito: il suo. Non è facile accostarlo (e sarebbe ingiustamente riduttivo) ad una classificazione standard e canonica, se Ihsahn doveva esser il disco della consacrazione, beh lo è, a mani basse. Trovare difetti al disco è pressochè impossibile, quando si è di fronte a queste carature c’è poco da fare ed ancor meno da dire.

Piccola nota a margine: oltre ad Ihsahn, nel disco vengono accreditati come musicisti Tobias Ornes Andersen alla batteria, Chris Baum al violino, Tobias Solbak e Angell S. Tveitan alle percussioni.
Il disco al momento di stesura di recensione viene pubblicato su due cd separati: uno “metal” ed uno orchestrale, su vinile entrambe le versioni vengono vendute assieme.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
89.4 su 15 voti [ VOTA]
Cosimo
Sabato 4 Gennaio 2025, 15.23.31
8
Bellissimo di per certo
vascomistaisulcazzo
Lunedì 15 Aprile 2024, 9.29.14
7
Album strepitoso, la recensione fatta da AI si poteva anche risparmiare, poi cosa vuol dire in vinile escono insieme? ci sarà il box che contiene entrambe le versioni ma è anche pubblicata nelle due versioni vinile esattamente come il cd, perdeteci 2 minuti a fare una ricerca google
Carmine
Lunedì 8 Aprile 2024, 14.07.02
6
Opinione mia: la vera versione del disco è quella orchestrale, dove le escursioni sono più decise, dinamiche e anche più genuine. Non dico che la componente più pesante sia marginale, ma è un dato di fatto che il lavoro alle orchestrazioni sia più curato e imponente. Non è da escludere che questo album possa fare da ponte tra il vecchio Ihsahn (Quello che col prog ha affinato il proprio stile) ed il musicista che verrà.
Moro
Domenica 7 Aprile 2024, 21.50.15
5
Comunque Angell Solberg Tveitan è il figlio di Ihsahn e di Ihriel (peccatum).
Numbered Days
Domenica 7 Aprile 2024, 18.47.48
4
Recensione che non mi ha colpito molto, avrei preferito una disamina più concentrata sulle singole canzoni che una specie di biografia sull’artista. Troppo frettolosa, mi sarei soffermato di più sulla descrizione delle tracce proprio perchè si parla di un album così eclettico. Per quanto riguarda il contenuto lo trovo un gran disco, ammetto che non mi aveva preso subito, ma poi ha iniziato a girare. Ottimo ma per me ancora sotto After e quel Capolavoro di Das Seelenbrechen, voto 85
DaveHC
Sabato 6 Aprile 2024, 22.00.41
3
L\'ho ascoltato gia diverse volte, e credo che questo sia il disco con cui veramente Ishan riprende il percorso musicale intrapreso tra gli ultimi due dischi degli Emperor e suoi primi album solisti. In ogni caso direi un disco tra l\'ottimo e il capolavoro, sicuramente tra i 90 e i 95 se dovessi dare un voto numerico.
Tino
Sabato 6 Aprile 2024, 18.42.59
2
Siamo di fronte secondo me al più bel disco del maestro norvegese dai tempi di IX equilibrium, sicuramente il migliore della sua carriera solista. È un disco che cattura ad ogni ascolto, dove la classe e la melodia si fondono alle radici black e alle orchestrazioni cinematografiche in maniera naturale e convincente. Ha limato parecchi spigoli dei lavori precedenti creando un opera per ascoltatori esigenti ma comunque fruibile anche agli ascoltatori più distratti. Non ho trovato grossi difetti dal punto di vista compositivo però avrei preferito l\'inserimento di assoli perché ricordiamolo il nostro è un chitarrista di eccellenza. Consiglio anche la visione del Guitar playing dei pezzi dove il maestro ci dà dimostrazione della sua classe e di come riesce ad ammaliarci con le sue aristides. Per me 90
LUCIO 77
Sabato 6 Aprile 2024, 18.17.47
1
L\' Ungulato in Copertina è lo stesso di The Mantle?
INFORMAZIONI
2024
Candlelight Records
Black / Prog
Tracklist
1. Cervus Venator
2. The Promethean Spark
3. Pilgrimage To Oblivion
4. Twice Born
5. A Taste of the Ambrosia
6. Anima Extraneae
7. Blood Trails To Love
8. Hubris and Blue Devils
9. The Distance Between Us
10. At the Heart of All Things Broken
11. Sonata Profana
Line Up
Ihsahn (Voce, Strumenti)
 
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