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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Parkway Drive - Killing with a Smile
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12/11/2016
( 3427 letture )
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Correva l’anno 2005, in quella favolosa decade che ha visto fiorire e delinearsi quel particolare, imperscrutabile, tanto demonizzato quanto amato genere: il metal-core. Quando si dice metal-core è facile pensare automaticamente ai Parkway Drive, i quali nonostante fossero originari della lontana Australia, si fecero fieri portavoce della nuova realtà per lo più americana, fin dal loro primo album. Quando si dice metalcore, in realtà, si pensa a Killing with a Smile: dunque esso non solo è un magnifico album di debutto, ma un lavoro che ha contribuito a segnare i dettami di un intero filone musicale. Infatti, insieme a Killswitch Engage, As i Lay Dying e ai compaesani I Killed The Prom Queen, i Parkway Drivehanno definito l’autentico metal-core così come lo concepiamo ora: intriso di melodia, un passo avanti stilisticamente parlando rispetto agli iniziatori del genere (Hatebreed e Bleeding Through su tutti), ma ancora avulsi da quei suoni moderni e digitali con cui abbiamo a che fare negli ultimi anni: insomma, il vero metalcore, quello con la M maiuscola. Debut album a posteriori considerabile il migliore della band insieme al successivo Horizons, in cui i nostri avevano già deciso cosa volevano fare e come farlo al meglio. I punti cardine del genere ci sono tutti: la scrittura, la produzione, le accordature in drop C, le tematiche dei testi, e cosa più decisiva e caratteristica, forse alcuni dei più belli breakdown della storia. Troviamo vera innovazione ed esplorazione delle chitarre ritmiche e pur non accostandosi a quei tecnicismi che tanto piacciono nella scena core attuale, le parti di chitarra hanno uno stile inimitabile e un impatto ed esito incredibile. Unica eccezione fra gli stilemi del genere è certamente l’assenza di cantato pulito propriamente detto e di ritornelli iper-melodici, bensì solo il parlato che diventa comunque peculiarità di questo genere.
Si parte in quarta con la straordinaria Gimme AD, tirata, infuriata, in cui Winston McCall da ampia dimostrazione della sua perizia vocale, con un ottimo screaming alternato magistralmente con il growl, ma il dinamismo è peculiarità della band in toto, così com’è dimostrato dai pattern della batteria in combo con basso e chitarra nelle variegate composizioni. Esso caratterizzerà l’intero album, così come l’incredibile sposalizio fra la pesantezza caustica e la poetica melodia intrinseca, che tanto deve agli insegnamenti del death metal svedese. Si prosegue con Anaxasis, che ci colpisce con alcuni dei più bei bridge di chitarra ritmica corredati di azzeccatissima distorsione, con Pandora in cui il cantato/parlato si adagia sulla cristallina melodia, per arrivare a quella che è una delle canzoni-icona metalcore per eccellenza, a livello musicale e contenutistico: Romance is Dead. Questo pezzo è interamente bello e ben scritto, ma vede il suo apice in un certo verso, posto alla perfezione dopo uno dei migliori breakdown mai suonati: So, cry me a fucking river, BITCH!. Frase che ad ogni concerto dei Parkway Drive da allora, i fan cantano a squarciagola, un frame musicale che identifica un’intera generazione e che è il centro focale dell’intero album, per poi dissolversi in un altro punto forte di questa canzone: un outro delicato e toccante, specialmente se associato mentalmente al tema delle liriche. Infatti il tema del cuore spezzato e della profonda delusione amorosa con conseguenze rabbia (molto ben espressa) sarà perlopiù il concept dell’intero album, fin dal titolo, e vedrà il suo clou in quei momenti parlati posati sui pattern armonici di chitarra. Ma il songwriting colpisce in tutto il lavoro, che vede 11 tracce una all’altezza dell’altra. Questa altezza sfiora davvero il cielo e afferma quello stile inconfondibile che renderà questo album un esempio per tutte le future band metal-core. Guns for a Show, Knives for a Pro con i suoi salti vocali, Picture Perfect Pathetic dai riff strabilianti, It’s Hard to Speak Without Tongue con il suo groove, Smoke ‘em if You Got ‘em molto swed metal, una canzone più bella dell’altra. Ulteriore particolarità è la continuità dei pezzi, quasi come non iniziassero o finissero effettivamente ma si collegassero con il precedente e il successivo.
In conclusione, un divenire che fa scuola, un album assolutamente da ascoltare a scopo accademico per entrare in contatto con il vero nocciolo del metal-core: solida base che diventa ispirazione per il futuro dei Parkway Drive e del genere in toto, rimanendo nella storia. E ovviamente da ascoltare per trarne il piacere che solo un lavoro ben scritto e ben suonato può dare.
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11
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Veramente devastante quest' Album! Mi ricordo di aver visto la Copertina su qualche rivista ai tempi della sua uscita, ma non ascoltando Metal Core, forse non avevo neanche letto la Recensione.. Ultimamente sto recuperando i Capolavori del genere e quindi un ascolto a Killing with a Smile non poteva mancare.. Quaranta minuti senza tregua.. Davvero coinvolgenti! |
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10
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Si rettifica, accordature in DROP B |
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9
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Anche x me fino a Atlas sono molto "spostati" dalla parte dell'hardcore. Giusto citare l'ombra dei Converge ma anche degli Earth Crisis a mio parere |
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8
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I pd degli esordi prendono gli elementi metalcore e più hardcore nel senso stretto del termine (come gang vocals, riff beatdown) e li fondono per uscire con un'album dal sound giusto al momento giusto. Ascoltare quest'album tutto di un fiato è l'equivalente di andare a 120 in autostrada per poi schiantarsi subito: ed è così che parte il disco con melodie altisonanti e velocissime per culminare in breakdown pesanti e a volte dissonanti che ricordano il death metal floridiano senza mai assumerne la "pesantezza", e in questo caso è un pregio, altrimenti Killing with a smile non sarebbe l'album dinamico e versatile che è ancora quasi 16 anni dopo: Questo è metalcore dei primi anni 2000 per antonomasia, la cui faccia "nascosta" è probabilmente Jane doe dei Converge.
L'unica pecca è per i testi che scadono nel banale e riflettono una scelta stilistica molto in voga ai tempi, quella del tema della vendetta, con temi misogini che oggi farebbero storcere il naso a chiunque, ma bisogna capire che erano frutto di rabbia e foga giovanile.
voto del recensore meritatissimo per me. |
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7
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Non ascolto Metalcore, ma apprezzo molto i primi 2 album di questa band. veramente ottimi, sopratutto il successivo Horizons |
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5
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Debutto con il botto uno dei migliori disci di melodic metalcore che ci sia dopo chiaramente i classici del genere, ma tra cui aggiungo anche questo, molto ispirato il songwriting e mai un momento di calo, il meglio dovrà arrivare, Deep Blue rimarrà il loro apice ma qui parliamo di un grandissimo disco, voto 85 |
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4
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Uno dei migliori album del nuovo milllennio, in ambito metal, sia chiaro. Ha fatto scuola, il fenomeno del metal-core è imploso ma qui c'era classe e attitudine: basato sulla scorta dei primi In Flames, DT e At the Gates, cori tipicamente punk (-hardcore) e tante reminescenze dell'ambiente skate. Anche se questi modelli culturali esistevano BEN PRIMA che gli stessi membri dei PArkway Drive nascessero, nei primissimi 2000 il fenomeno raggiunge notorietà al grande (grandissimo) pubblico e questo secondo me ne è il manifesto e allo stesso tempo il canto del cigno. Se ne potrebbe scrivere una tesi di dottorato a riguardo...io personalmente lo consiglio altamente...voto 90, consumato. |
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3
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brava Vale. Concordo su tutto. Inoltre, l'evoluzione dei PD -a parer mio- è una delle più convincenti, con il nuovo bagaglio tecnico-compositivo e le influenze heavy metal. Meno heavy ? Forse, ma IRE è molto molto distintivo, nel suono e nell'attitudine. |
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1
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quali sono gli altri album che mi consigli dei Parkway Drive? e cosa ne pensi dell'ultimo album Ire? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Gimme A D 2. Anasasis (Xenophontis) 3. Pandora 4. Romance Is Dead 5. Guns For Show, Knives For a Pro 6. Blackout 7. Picture Perfect, Pathetic 8. It's Hard To Speak Without a Tounge 9. Mutiny 10. Smoke 'Em If Ya Got 'Em 11. A Cold Day In Hell
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Line Up
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Winston McCall (Voce) Jeff Ling (Chitarra solista) Luke Kilpatrick (Chitarra ritmica) Jia O'Connor (Basso) Ben Gordon (Batteria, Cori)
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RECENSIONI |
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