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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 5432 letture )
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Un buon gruppo è un gruppo riconoscibile, un gruppo che quando lo ascolti dici “sono loro”. Da questo punto di vista i Parkway Drive si sono sempre innalzati una spanna più in alto rispetto a tutta la paccottiglia metal-core che è uscita nell’ultimo decennio, grazie a pochi semplici ingredienti. Melodia melo-death cruda e toccante, ritmi massicci e primitivi, un cantato brutale e diretto come pochi e un atmosfera evocativa, in grado di suscitare meraviglia e paura come se scrutassimo l’orizzonte dell’oceano.
Un buon gruppo è anche quello che riesce a sfornare quattro album grandiosi senza cadute di stile, ma da questo punto di vista i Parkway Drive non si dimostrano all’altezza. Questo nuovo Atlas è superiore al novantanove per cento della produzione core attuale, ma purtroppo inferiore a quanto pubblicato finora dai cinque australiani, rimanendo così più o meno al livello del non certo memorabile Deep Blue. In esso già si avvertiva una certa difficoltà del gruppo nel cercare nuove soluzioni, che seppur fossero state infine trovate, erano "solo" godibili, piuttosto che memorabili. E di cose memorabili i Parkway Drive ne avevano scritte (ascoltatevi la doppietta Carrion e Five Months dal secondo album Horizon, vero non plus ultra del metal-core). Invece in Atlas la parola d’ordine è “autocitazione”. Ogni canzone suona simile a qualcosa già scritto dal gruppo in precedenza, risultando così bella ma inutile; bella perchè indubbiamente molto gradevole, l’album mira anzi ad essere l’uscita metal-core dell’anno, e se avete già dato un occhiata al numero in fondo alla pagina, capirete che ve la sto consigliando, se vi piace il genere DOVETE ascoltarlo, ma comunque inutile. Vediamone insieme il perchè.
Sparks è un intro incredibile, forse la migliore mai fatta dal gruppo, in cui i riverberi acquatici di un arpeggio di chitarra vengono sconquassati dalla rabbia delle urla di Winston McCall. Segue la brutalissima Old Ghosts/New Regrets, le melodie più riflessive e intimiste di Dream Run, ed infine l’anthem impossibile da non cantare in coro di Wild Eyes, accompagnato da un riff da brividi. Ce n’è abbastanza da far venire nelle mutande qualsiasi metal-core kid, ma provate a mettere un attimo in pausa. Vi ricordate quello che avete appena ascoltato? Non avete la sensazione di averlo ascoltato già migliaia di volte, e che pure non riesca a rimanervi in testa? Questo è ciò che succede per tutto il disco, la musica ci entra da un orecchio, ci causa picchi di piacere ininterrotto ed intenso, ed esce dall’altro orecchio come se non fosse successo nulla. Poi un'altra cosa che non fa certo piacere è il vedere come l’abilità del gruppo di creare picchi emotivi altissimi, al suo massimo splendore ai tempi di Horizon, sia ormai sbiadita e annoiata da se stessa. Prendete il climax della canzone Sleight Of Hand, un “there is no God” gridato con rabbia e disperazione, e che pure lascia perlopiù indifferenti. I vari campionamenti sinfonici, elettronici e di voci femminili che compaiono di tanto in tanto non fanno certo alzare il voto, non basta questo per fare buona musica.
In conclusione, i Parkway Drive si dimostrano di essere tra il meglio che la scena metal-core classica ha da offrire, ma ciò non significa certo il meglio della scena metal in genere. Possiamo attribuire la svogliatezza con cui è stato scritto questo disco all’incessante attività live del gruppo, che avrebbe potuto riposarsi e raccogliere di più le idee prima di registrarlo. Atlas è un disco molto bello, e ho provato un grande piacere ad ascoltarlo, ma è davvero tutto qui.
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16
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Album che mi sta piacendo sempre piu' e gruppo che secondo me emerge nel panorama metalcore, piu' verso l'hardcore che il metal, almeno dal mio punto di vista. Certo, ricordano gli Unearth che a loro volta ricordano gli Earth Crisis (ombra che mi pare di sentire sempre in tutti i gruppi di questo genere ma forse perche' furono tra i primi e il loro sound non si dimentica) pero' x chi ascolta musica da tanto tempo, magari sia metal che hardcore, non puo' che essere cosi', temo. |
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15
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Beh, ammetto di non aver ascoltato tutto il disco in questione ma definirli "il meglio che la scena metal-core classica ha da offrire" è un po' azzardato a mio parere, basta dare un'occhiata a quello che hanno fatto gli August Burns Red che hanno anche loro un sound riconoscibile ma anche tecnica e songwriting invidiabile. |
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13
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Sono cambiati davvero tantissimo ma secondo me in meglio! Li amo sempre piu! |
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12
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Ciò che salva i Parkway Drive e li alza di molto sopra la media è la personalità. Hanno un suono estremamente riconoscibile, merce rarissima coi tempi che corrono. |
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11
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Il successo dei Parkway Drive non riuscirò mai e dico mai a comprenderlo..si, Horizon non è male come album, ma ci sono gli Unearth (a cui i PD si ispirano pesantemente) che valgono cento volte di più! |
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10
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Quanno ci stanno, ci stanno, è sempre più facile demolire che argomentare, hai parlato del disco e non di quanto ristagni il genere e stop, ed è quello che da lettore cerco, il secondo punto ormai credo sia noto davvero a tutti  |
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9
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Grazie per il complimento Undercover, stima. E grazie a Dio Sheckter93, il valore di un gruppo non si basa sulla qualità dei suoi fan. |
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8
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as i lay dying...awekened... |
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tranquillo Khaine rabbrividisco anch'io ogni volta che lo dico però lo prossima volta non lo sbandierare se lo dirò ancora |
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@Sheckter: mi scuso se ti ho offeso, volevo solo scherzare, è ovvio che non siamo sui banchi di scuola  |
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potevo usare una forma più educata per dirlo? ciè e proprio necessaria la predica grammaticale? |
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Hahaha hai ragione Khaine, é terribile! |
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Vi prego. Leggere "bimbiminchia" e "de facto" nella stessa frase mi fa rabbrividire! |
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devo dire che è stato un bel passo avanti rispetto a Deep Blue però li ho cosniderati sopravvalutati se si vuole una band metalcore seria c'è molto meglio in giro di sti qua che ormai sono una band idolatrata da bimbiminchia che de facto danno cattiva immagine a quello che è il metalcore!! |
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Bella la rece e discreto il disco, il problema sta in questo punto: "In conclusione, i Parkway Drive si dimostrano di essere tra il meglio che la scena metal-core classica ha da offrire", partiamo dal principio che non esiste una scena metal-core classica dato che è di per sé un ibrido e teniamo conto che questi sono fra i migliori e si comprende quanto la suddetta scena sia messa male non solo per l'incapacità di composizione di molte band create a tavolino o fatte per lo più da "diciottenni arrapati" convinti che li aiuti a realizzare il centro della loro vita, ma per le barriere stilistiche notevolmente ristrette e ormai sature di produzioni similari, il voto è giusto anche perché andare oltre sarebbe stato davvero fuori luogo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sparks 2. Old Ghost/New Regrets 3. Dream Run 4. Wild Eyes 5. Dark Days 6. The River 7. Swing 8. The Slow Surrender 9. Atlas 10. Sleight of Hand 11. Snake Oil and Holy Water 12. Blue and the Grey
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Line Up
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Ben Gordon (batteria) Luke "Pig" Kilpatrick (Chitarra) Jeff Ling (chitarra) Winston McCall (voce) Jia "Pie" O'Connor (basso)
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RECENSIONI |
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