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Thunder - Rip It Up
13/04/2017
( 1878 letture )
Una volta terminato l’ascolto di Rip It Up, undicesimo album da studio degli inglesi Thunder, viene spontaneo dirsi che, tutto sommato, il passare del tempo non ha affatto danneggiato i -non più tanto- ragazzi, che si confermano ancora assolutamente in forma, dopo un gran bel ritorno con il precedente Wonder Days. Anzi, probabilmente proprio avere alle spalle un ottimo e solido album ha dato alla band sicurezza nei propri mezzi e la convinzione che si potesse e si dovesse mantenere uno standard molto alto. Un compito non facile, dopo ventisette anni di carriera, ma che diventa quasi un obbligo, dal momento che la decisione di tornare dopo i sette anni di silenzio intercorsi tra il 2008 e il 2015 avevano messo più di un semplice dubbio sul futuro dei Thunder. Invece, a quanto pare questi musicisti non hanno ancora finito di divertirsi e anzi a stretto giro di posta tornano in campo con un gran bel disco di sano e mai domo hard rock inglese fatto come si deve.

"If you don’t like your life, don’t put up with it, change it’."

Queste parole contengono più o meno il leitmotiv dell’album e, in un certo senso, la filosofia che sottende alla stessa esistenza dei Thunder odierni. Una sana insoddisfazione, quella che porta a non accontentarsi, a non sedersi, a non considerarsi arrivati o finiti e spinge invece ancora avanti, verso qualcosa di nuovo e diverso, di non ancora raggiunto. Alla fine, la vera conquista non è il raggiungimento della meta, ma il viaggio compiuto. Non che le dichiarazioni rilasciate dalla band in occasione dell’uscita del disco vadano poi tanto distanti da questa conclusione, nel momento in cui lo stesso Bowes si dichiara ben consapevole del fatto che i componenti della band stanno invecchiando e che quindi non c’è tempo da perdere, se vogliono realizzare quel famoso "miglior album" che stanno ancora rincorrendo. Perciò, ben vengano queste nuove undici canzoni, pur sapendo che nonostante tutto, il gruppo ha una propria identità ben precisa e rodata e che pur tentando onorevolmente di non ripetersi, il background da cui si pesca resta più o meno lo stesso e quindi anche il risultato finale non sarà poi molto diverso da quanto lecito attendersi. Ma qualcosa deve essere effettivamente scattato nella mente e nel cuore di questi cinque musicisti, se dopo un normale periodo di appannamento e riflessione, il risultato sono due album che mostrano una band motivata, grintosa, ancora capace di riversare idee ed emozioni dentro le proprie composizioni.

Così, se ad esempio il riff spezzato dell’iniziale No One Gets Out Alive, che profuma così tanto di Who, ci riporta al concetto espresso da Bowes, è proprio la splendida voce del cantante a confermarci che un po’ di tempo è passato e che la brillantezza di un tempo risulta appena offuscata e appesantita dall’età, senza per questo perdere nulla dell’espressività e dell’immenso valore, da sempre marchio di fabbrica dei Thunder. Inevitabilmente, ci si sente subito a casa, coccolati dalla voce del cantante e dall’ottimo lavoro delle due chitarre, assieme alla rocciosa e quadrata sezione ritmica, tutti impegnati a rendere giustizia alle composizioni di un Morley ispirato e felice nelle soluzioni melodiche e ritmiche messe a disposizione, come nel curioso e davvero ottimo intermezzo solista. Come non riconoscere la vena allegra e goliardica della band, che al solito piazza al secondo posto una composizione scanzonata e rockeggiante, dandole l’onore e l’onere di portare il titolo dell’intero disco? Non sarà il pezzo del secolo, questa Rip It Up, ma state sicuri che trasmetterà subito buon umore e voglia di proseguire nell’ascolto, assieme alle sue divagazioni corali alla Beatles e mettendo a dire il vero ancora una volta in luce il lavoro della chitarra solista, che stavolta avrà un notevole peso nella riuscita dell’intero disco. Altro brano dal buon ritmo e dall’andamento allegro e provocatorio sin dal titolo è la seguente She Likes the Cocaine, anch’essa non proprio la composizione che farà gridare al miracolo, ma anch’essa con qualche elemento particolare, come la slide e un coro soul con tanto di impressionante vocalist in sottofondo. Ma la svolta è subito dietro l’angolo e già sentire Bowes dare fondo alle proprie corde vocali intonando

"but it needs to be said,
and I can sing it with all of my heart,
I’ve loved you right from the start"


in una ballad bella come Right from the Start, graziata poi da una lunga e davvero valida conclusione strumentale, con la solista in grande spolvero, ci ricorda che qua di classe ce n’è da regalare anche a band più fortunate. Così arriva Shakedown, primo vero pezzone del disco, con la sua atmosfera in crescendo che conquista di grinta e tiro grazie ad un bel riffone aggressivo di matrice blues e un refrain ben costruito; ancora migliore si rivela la seguente Heartbreak Hurricane, pezzo dai chiaroscuri evidenti, trainato da un nuovo gran bel riff intervallato da una strofa più in continua tensione, che si apre poi ad un bridge da superclassico immediato. Il trittico centrale si conclude con la strepitosa In Another Life, ballad aperta da un giro di basso insistito sul quale Bowes regala una prestazione sontuosa mentre la band porta a crescendo dinamici perfetti, che toccano le corde emotive, come le parole intonate:

"… but in another life, in another world,
I know we had found the way,
At another time, in another place,
you’ll be more than a memory I can’t erase"
.

The Chosen One recupera un po’ di ritmo ma resta legata ad un’atmosfera più seria e matura, con un accompagnamento di piano che esalta la tensione del brano. La qualità non accenna a scendere con la seguente The Enemy Inside, nuova sventagliata hard rock coronata dall’ennesimo ottimo refrain. Tumbling Down è un rock di impatto, con un refrain che stavolta accentua una tensione latente che non sembra voler calare nella seconda parte del disco, rivelando un’anima appena diversa dei Thunder, capaci quindi di aggiungere un colore più scuro e particolare alla propria tavolozza di colori, pur rimanendo sempre se stessi. Ultimo giro per There’s Always a Loser, brano retto da batteria e piano, per quella che sembra una classica rock ballad da chiusura album, la quale nasconde però una banale quanto amara constatazione:

"When a winner’s left standing, there’s always a loser that falls".

Come per Wonder Days, in questo Rip It Up i Thunder si rimettono in gioco riscoprendo il piacere di suonare e comporre assieme in maniera spontanea, con il solo obbiettivo di fare gara su sé stessi, sfidandosi a fare del proprio meglio, senza altri traguardi da raggiungere che scrivere grandi canzoni. Rip It Up diventa quindi una riflessione sulla propria condizione esistenziale, un disco se vogliamo quasi biografico, nel quale si osservano sotto vari punti di vista emozionali la quotidianità e le sue contraddizioni. Se il disco nella prima parte mantiene un’atmosfera divertita e scanzonata, da Shakedown in poi le luci cambiano e una vena prepotentemente più riflessiva e malinconica viene fuori, donando una punta di amarezza abbastanza particolare per i Thunder. Una luce che a dirla tutta rende questi brani molto interessanti e quasi inaspettati, nonostante non si registri un vero cambio compositivo per la band. D’altra parte, i protagonisti sono gli stessi di sempre. Eppure, qualcosa in più c’è e si fa notare un più insistito intervento della solista, che prende più volte il proscenio, e del piano, chiamato ad esaltare i brani della seconda parte del disco, come qualche soluzione di arrangiamento particolare. Difficile dire se Rip It Up sia nel complesso migliore di Wonder Days, che appariva più compatto e qualitativamente omogeneo, ma certo in questa nuova fatica ci sono dei brani tra i più intensi composti dagli inglesi e dopo ventisette anni di carriera, già questa è una notizia che non può che far piacere. Forse non hanno composto il miglior album della loro carriera questa volta, ma sta diventando dannatamente interessante seguirli per vedere cos’altro sapranno regalarci mentre insistono nell’impresa.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
70 su 1 voti [ VOTA]
lux chaos
Lunedì 24 Aprile 2017, 8.02.05
4
Più o meno concordo con InvictuSteele, anche se il primo album resta ottimo e il secondo superlativo, e sono anche gli unici due che possiedo...tutti gli altri, compreso questo, li ho ascoltati a fondo ma non mi hanno mai convinto all'acquisto...resta comunque un buon/ottimo gruppo, genuino, sincero, e che a mio parere suona con cuore e passione ogni nota, anche se lontani dalla luce della ribalta. Sono contento anche io che siano ancora in circolazione
InvictuSteele
Sabato 15 Aprile 2017, 12.40.54
3
Li seguo da tanti anni e compro i loro dischi ma non so bene il motivo, dato che li reputo una buona band ma non ottima. La loro discografia è costellata da tanti onesti lavori ma mai capolavori e questa ultima fatica è in linea con quanto proposto in precedenza. Buono come al solito, ma non ottimo. Sono contento che siano ancora in giro.
Metal Shock
Giovedì 13 Aprile 2017, 21.15.04
2
Band dal valore inconmensurabile, che vive una seconda giovinezza e dopo l`ottimo Wonder days da` alle stampe un`altro grande lavoro. La voce di Bowes e la chitarra di Morley ci guidano ancora una volta in splendide canzoni, alcune vpiu` hard altre piu` soft ma sempre di alto valore. Per me In another life e` il miglior brano del disco, canzone da brividi. Voto 80
paolo hmk66
Giovedì 13 Aprile 2017, 20.51.32
1
in questa era dove sembra che il rock sia arrivato al capolinea, loro dimostrano ancora una volta di saperci fare. nulla di nuovo, ovvio, ma fa piacere ascoltarli, semplicemente. 75 anche per me.
INFORMAZIONI
2017
earMUSIC
Hard Rock
Tracklist
1. No One Gets Out Alive
2. Rip It Up
3. She Likes the Cocaine
4. Right from the Start
5. Shakedown
6. Heartbreak Hurricane
7. In Another Life
8. The Chosen One
9. The Enemy Inside
10. Tumbling Down
11. There’s Always a Loser
Line Up
Danny Bowes (Voce)
Luke Morley (Chitarra)
Ben Matthews (Chitarra)
Chris Childs (Basso)
Gary "Harry" James (Batteria)
 
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