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Thunder - Backstreet Symphony
24/02/2024
( 669 letture )
Le origini dei londinesi Thunder vanno fatte risalire addirittura al 1975, ad un’amicizia di vecchia data fra il cantante Danny Bowes e il chitarrista Luke Morley. I due si conoscono alla Haberdashers’ Askes School, nel quartiere di New Cross e già da adolescenti mettono in piedi una band chiamandola Nuthin' Fancy; a loro presto si unirà il terzo futuro componente dei Thunder, cioè il batterista Gary "Harry" James. Nei primi anni ottanta la formazione cambia il nome in Terraplane e diventa adulta firmando un contratto nientemeno che per la Epic Records: con la label realizzerà una serie di singoli e due album di discreto successo, cioè Black and White e Moving Target. L’1 gennaio 1989, in occasione della consueta riunione del primo dell’anno, i due fondatori sciolgono i Terraplane per formare una nuova band, i Thunder appunto, moniker che nasce dalla combinazione di due elementi: una canzone che aveva scritto Morley intitolata Distant Thunder e l'album solista di debutto di Andy Taylor dei Duran Duran, il quale si farà in un certo senso “garante” del gruppo, producendogli il primo album. L’arruolamento del bassista Mark "Snake" Luckhurst prima e del chitarrista/tastierista Ben Matthews poi, completano la formazione e portano velocemente alla registrazione di Backstreet Symphony. L’album d’esordio viene pubblicato il 5 marzo 1990 in Gran Bretagna dalla EMI e il 9 aprile negli Stati Uniti dalla Capitol; l'anno successivo sarà ripubblicato negli Stati Uniti sotto l’egida della Geffen.

She’s So Fine apre le danze mostrando il volto della band (in verità mai celato), con un rock che riprende tinte americane alla REO Speedwagon, ma anche e soprattutto tanta produzione sessantiana e settantiana inglese: blues/rock delizioso per i padiglioni auricolari, da ascoltare a volume rigorosamente alto, con le chitarre a farla da padrone ed un certo gusto per la melodia tipico dei Bad Company. Dirty Love indulge perlopiù sugli eighties, tramite ritmiche da classifica ammiccanti ed un ritornello che svolge egregiamente il proprio compito, ricordando i connazionali Def Leppard. Se non si fosse capito, i Thunder non brillano di certo per originalità, piuttosto conoscono la materia prima estremamente bene, il rock’n’roll in tutte le sue forme e varianti. Ad un brano così “beverino” segue una ballad, e che ballad! Volendo proseguire con i paragoni scomodi, Don’t Wait for Me potrebbe essere associata ad un brano dei Rainbow, “blueseggiante” fino al midollo: si distende sulle strofe per poi imporsi sul bel chorus, con una prestazione vocale ottima di Danny Bowes, che risulta estremamente intenso e convincente, senza eccedere. Higher Ground ripristina i chitarroni e la consueta sezione ritmica che “può accompagnare solo” (cit.): le strofe sono ancora imponenti, tant’è che quando arriva, il ritornello colpisce inaspettatamente, pur senza offrire alcuna variazione ritmica; col tempo i nostri impareranno ad inserire pure questo elemento nel proprio bagaglio tecnico. Ad ogni modo il brano è ispirato e scorre piacevolmente. Until My Dying Day si apre in maniera acustica seguendo la struttura di celebri power ballad americane appartenenti al decennio da poco concluso (vedi la miriade di pezzi di band definite hair metal): solo chitarra e voce fino ai due minuti, poi l’incursione elettrica che fa salire la canzone di tono. L’assolone prima del finale non può mancare! La title track è un brano essenziale: rock duro e puro, senza fronzoli, dove non emerge (come al solito) la sezione ritmica, in compenso chitarre e voce svolgono degnamente il proprio compito, mentre la cavalcata centrale con conseguente assolo è preziosa. Love Walked In è il pezzone da 90… certo l’incipit con la chitarra acustica ricorda la Wanted Dead or Alive del buon vecchio Bon Jovi, ma va detto che poi il brano prende tutta un’altra direzione armonica. Voce e chitarra iniziali del duo di amici rimangono uno dei tratti caratterizzanti (e migliori) dei Thunder, ma qui è il chorus a far godere gli amanti del genere. Potremmo definirla come una power ballad che chiude egregiamente il decennio ottanta, pur essendo stata rilasciata dal gruppo come ultimo singolo nel febbraio 1991. An Englishman on Holyday è un brano a batteria aperta canonico, tipico del rock ottantiano, che di certo non fa saltare sul divano, mentre Girl’s Going Out of Her Head mostra i muscoli con un rock androgino dal taglio epocale: Foreigner i maestri più accreditati, ma anche altri nomi sono di certo nei pensieri del compositore Morley. Gimme Some Loving è una cover di The Spencer Davis Group del 1966, brano famosissimo e più volte coverizzato, qui non con particolare originalità. Proprio Distant Thunder chiude il disco versione CD e cassetta in maniera adrenalinica, ribadendo l’amore viscerale del gruppo per l’hard rock di matrice blues, con organo e chitarra sugli scudi.

Risulta divertente fare paragoni in questa opera prima dei Thunder. Il fatto che i riferimenti siano tutti di altissimo livello non è un caso, infatti il gruppo, nel corso di una carriera trentennale che tuttora prosegue, dimostrerà non solo di meritare tali accostamenti, bensì di inserirsi a pieno merito nella compagine di artisti succitati. In fondo Bowes e Morley sono figli dei Rolling Stones, della band che quasi tutti hanno preso come esempio per portare il rock, o l’hard rock di estrazione blues, nel mercato discografico.
A detta degli stessi membri del gruppo, le sessioni di registrazione di Backstreet Symphony sono avvenute in un clima di festa generale, che comprendeva bevute alcoliche, tante risate e che in fondo incarna perfettamente lo spirito del rock’n’roll composto con il cuore; fattore che si percepisce nel sound dei Thunder e che in patria gli ha fruttato il disco d’oro.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
94.33 su 3 voti [ VOTA]
Shock
Lunedì 26 Febbraio 2024, 9.06.43
5
Primo stupendo album di un gruppo che nella sua carriera ha sbagliato pochissimo e purtroppo non ha avuto la fama che meritava, ben più di altri colleghi più famosi che nel corso degli ultimi vent\'anni e passa hanno fatto solo cagate. Avere poi un cantante straordinario come Bowe ed un grande chitarrista come Morley aiuta e non poco.
Epic
Sabato 24 Febbraio 2024, 14.32.29
4
L\'inizio di una grande band di classe, forse non ha mai eccelso, ma ha sempre garantito ottimi lavori.
Galilee
Sabato 24 Febbraio 2024, 14.09.13
3
Questo mi manca ...
Graziano
Sabato 24 Febbraio 2024, 14.02.00
2
Fantastico!! E grandi i Little Angels. 🖤
Fabio
Sabato 24 Febbraio 2024, 13.26.17
1
Con Young Gods dei Little Angels i migliori hard rock album inglesi del periodo
INFORMAZIONI
1990
EMI Records
Hard Rock
Tracklist
1. She’s So Fine
2. Dirty Love
3. Don’t Wait for Me
4. Higher Ground
5. Until My Dying Day
6. Backstreet Symphony
7. Love Walked In
8. An Englishman on Holyday
9. Girl’s Going Out of Her Head
10. Gimme Some Loving
11. Distant Thunder
Line Up
Danny Bowes (Voce)
Luke Morley (Chitarra)
Ben Matthews (Chitarra, Pianoforte, Organo)
Mark "Snake" Luckhurst (Basso)
Gary "Harry" James (Batteria, Percussioni)

Musicisti Ospiti:
Andy Taylor (Chitarra a dodici corde nella traccia 5)
 
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