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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Shadows Fall - The War Within
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16/06/2017
( 2204 letture )
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Quando si parla di NWOAHM non si può non parlare del combo made in Boston. Déjà vu? Niente di sbagliato, caro lettore. Ho voluto appositamente aprire la seconda recensione degli Shadows Fall ripescando l’introduzione dell’eccellente e iconico The Art of Balance (2002), per riprendere il filo logico e conduttore del discorso intrapreso qualche tempo fa. È importante, in questo caso, creare un trait d’union che colleghi i due master-lavori in questione, fondendo arte, magia, bilanciamento e guerra sonica. La musica è il super-conduttore audio-sensitivo di cui abbiamo bisogno per proseguire ascolto e lettura. Ascoltare è quasi una forma d'arte, potremmo dire. A step, procediamo all’interno di questo prezioso e irradiato platter metallico: The War Within.
The Light That Blinds, opener ad hoc, apre le violente danze con delicate e introspettive chitarre acustiche. Suggestioni e richiami. La potenza è deflagrante, guidata dal rinomato Jason Bittner, maestro di ogni sorta, che spalanca i cancelli della nuova fornace con un breve blast-beat e un up-tempo che spazza via il Tutto. Granelli di sabbia dal passato recente svolazzano al rallenty, nell’afosa calma pre-estiva: è tempo di battaglia. In un battibaleno capiamo il vero senso del termine ˈˈrispolveratoˈˈ, con una canzone cangiante e multi-sfaccettata, una bandiera che unisce partiture estreme al classic metal (il doppio assolo di Donais, incastonato nel funambolico bridge strumentale è un chiaro esempio). Cinque minuti che scorrono via palesandosi come perfetti, prima del groove atomico/assassino di Enlightened by the Cold, prima stoppata e poi dominata da una cavalcata di riff e assoli di prim’ordine. Siamo al circo del divertimento: heavy e brutale, melodico e trascinante. La canzone, primo singolo estratto, cita gli Anthrax nelle belle melodie del pre chorus e del ritornello pulito, in un sbilanciato mid tempo che accelera per poi mutare in una riff-fest dal tasso tecnico elevato. Non ci si stanca e, anzi, si ha gran voglia di scoperta e rinascita. Gli Shadows Fall, come sempre guidati dal camaleontico Brian Fair, non hanno nessuna intenzione di lasciarvi a bocca asciutta. Non si fermano un istante e giocano tutte le carte migliori. Gli assi si sprecano. Non c’è sosta né tempo di prendere fiato in questa pluri-premiata scalata sonora: dalle melodie rock di Inspiration on Demand fino alla pesantezza di Act of Contrition, passando inevitabilmente per le strutture complesse di Stillness e la cromo-gamma di What Drives the Weak. C’è ricchezza thrash, plasma hardcore, violenza svedese e tanto, gustoso heavy metal artigianale, chiaro, limpido e solo parzialmente levigato. Testi coinvolgono per precisione, natura sociale e strutture (Those Who Cannot Speak), mentre le forge producono bollenti riff e prelibati assoli, sempre a cura della coppia Bachand / Donais, mattatori fuori sede corroborati dai licks del bravo Paul Romanko e dai virtuosismi tuttofare di Bittner, motore ritmico dal tiro micidiale e dal groove portentoso.
Act of Contrition strizza l’occhio al freddo Nord Europa nel suo incipit tremolante, per poi sconfinare in caldissimi territori US metal, così ricca di riff e stop’n’go da farci rimbalzare da una parte all’altra della stanza con imbarazzante facilità. Intenti che si trasformano in inossidabile audio-realtà, minuto dopo minuto, fino ai riverberi vocali del break centrale, che anticipa frenetiche ripartenze e up-tempo fragorosi, dominati dalla sei corde parlante e doppia cassa che non lascia prigionieri. La dinamicità di brani come il succitato, o la arcinota What Drives the Weak (altro singolo/video di richiamo) è disarmante, perché ci lascia quasi senza parola: l’apparente semplicità con cui il combo bostoniano incastona influenze e ispirazioni è lodevole. Questo aspetto peculiare trova il suo massimo sfogo e appiglio proprio in What Drives the Weak, che mantiene le idee del precedente The Art of Balance e le amplia con suggestioni prettamente hard rock, palesate non solo nel ritornello, ma anche nei riff melodici di accompagnamento, che stridono e coincidono perfettamente con il rocciosissimo e destrutturato bridge ritmico, intagliato e ritagliato all’interno della lunga porzione solista. Il brano è annegato nel brodo primordiale dell’imprint Shadows Fall, variante tutta da scoprire del metallo americano.
Suggestioni in chiave Metallica aprono la melodica Inspiration on Demand, che alterna una grande interpretazione vocale, cangiante e sentita, arpeggi semi acustici e accelerazioni thrash-y non troppo spinte ma decisamente convincenti. Il bridge riporta brevemente in auge il lato più HC del combo, con la doppietta ritmico/solista centrale al fulmicotone. Con la sua struttura tonda e semplificata, il brano smorza alcuni spigoli, concedendosi un codino strumentale armonico, insano preludio alla bellicosa e invidiabile Power of I & I, forse il brano migliore del lotto, con la sua convinzione muscolosa e spinta, le gang vocals, la cascata di riff durissimi e il muscoloso ritmo in levare. Ruvida e poderosa, la voce di Brian Fair si spinge oltre le harsh vocals, intagliando il brano nel classico Shadow-style, figlio del groove metal e del metal vecchia scuola, ampiamente sperimentato con grande successo nel precedente album e qui ulteriormente perfezionato. Epilogo stoppato e air guitar d’ordinanza per questa altra chicca in scaletta. I minuti iniziano a calare e il nostro ego musical-godereccio inizia a essere appagato. Ma c’è tempo ancora per qualche sorpresa, qualche colpo di coda: la chicca ˈˈnascostaˈˈ, Ghost of Past Failures, che non rinuncia a emozionanti parentesi acustiche, assoli a profusione e melodie vincenti, che ci conducono placidamente verso il burrascoso finale dell’opera.
00:00. Ci accorgiamo che siamo oltre il tempo a nostra disposizione. Sì, ancora una volta riprendiamo il concetto passato. I viaggi nel tempo richiedono un minimo di impegno e dedizione. Afa permettendo, il nostro ascoltatore e il nostro lettore staranno ascoltando questa chicca moderna con il volume al massimo, non curanti dei rumori eccessivi e dei vetri rotti. Attenzione alla chiusura affidata all’incauta Those Who Cannot Speak, scheggia impazzita e mini-compendio di questo The War Within che, abilmente, ci grazia con la sua intelligenza compositiva. Non solo strutture snelle e compatte, non solo tecnica strumentale, non solo melodie. Oltre il metal-core: un tutt’uno con uno stile mai domo e mai sazio. Lo spirito della Nostra musica passa anche di qui, e perdersi questi 42 minuti sarebbe un errore fin troppo banale. E a noi questo non piace, vero? Stay Heavy.
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10
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...gran bel disco di sano metalcore......🤟 |
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9
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Davvero coinvolgente quest\' Album.. Si sposta fra un Genere e l\'altro con grande naturalezza e quindi definirlo \"solo\" Metal Core è riduttivo e non rende appieno l\'idea di cosa si vada ad ascoltare.. Sicuramente andrò a sentire anche il Predecessore.. |
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8
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Album stratosferico, non ci sono dubbi sul fatto che sia uno dei migliori della scena NWOAHM: dieci brani perfetti di \"neo-thrash\" rivestito di metalcore, swedish death, frame hardcore e intermezzi acustici ben dosati e suggestivi. Qui il gruppo è all\'apice e non solo riesce a bissare i livelli qualitativi di The Art of Balance ma addirittura li supera (la cover di Welcome to the Machine, pur ben eseguita, non mi ha mai convinto fino in fondo, meno ancora in qualità di brano finale). Quindi, giusto il voto numerico a The Art of Balance, però a The War Within darei un nove pieno, se non addirittura qualcosa in più... disco nel suo genere davvero perfetto. |
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7
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Gran album...consumato ai tempi |
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6
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Bravi erano bravi e sicuramente lo sono anche adesso, resta il fatto che gli ultimi lavori di questo gruppo non sono stati assolutamente all'altezza dei precedenti. Parlo dal 2007 in poi, l'ultimo album registrato in studio nel 2012 è stato piuttosto deludente. Ad ogni modo questo disco è tra i migliori della loro discografia e l'anno di uscita è stato un anno d'oro per questa band. Peccato.... |
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5
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@Roxy35 Quando ci penso non mi capacito di come abbiano perso tutto quell' audience e attenzione che avevano...-certe dinamiche del Music Biz, sono un mistero....nel 2007 avevano firmato con la Roadrunner/Atlantic ( il massimo una decina di anni fa), le aspettative ero enormi , peccato che Theads of life non fu il successo che tutti si aspettavano...vendette bene ma niente a che vedere con quello che avevano prefissato...l'etichetta lo considerò subito un flop e nulla valse metterli nel super tour " The black crusade tour" con Machine Head/Trivium/Arch Enemy/Dragonforce...boh, gli altri due album non gli ha calcolati nessuno e non è che facciano cosi schifo...per carità tutto il Metal core/Moden ecc...in quegli anni subì una battuta d'arresto improvvisa ma è sempre un peccato vedere un band del genere "crollare" in questo modo....in quegli anni c'è stato il Revival del Thrash metal ma non è servito a nulla per gli SF solo band come A7X spopolavano a manetta... |
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4
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Concordo con Andy90. Questo è un gran bel disco di metal core, la band purtroppo si è persa per strada e non capisco il perché. Anch'io sono del parere che, fino ad alcuni anni fa, gli Shadows Fall erano il miglior gruppo di metal core tant'è che, a suo tempo, hanno ricevuto anche dei riconoscimenti importanti. Rimane un po' di delusione perché avrebbero potuto dare molto di più visto le notevoli capacità dei singoli artisti. |
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3
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...dopo Theads of Life non mi sono più piaciuti...e penso siano in stad by da un bel pezzo...gli ultimi due album sono praticamente usciti in sordina....peccato fino a 10 anni fa erano una gran bella band, forse la migliore del metal-core |
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2
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Peccato che questa ottima band si sia un po' persa ultimamente. Questo disco insieme a The Art of Balance, rappresenta l'apice della loro carriera. |
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1
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Una delle migliori band Metal Core in circolazione e Jason Bittner, a mio parere, uno tra i più grandi batteristi degli ultimi vent'anni. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Light That Blinds 2. Enlightened by the Cold 3. Act of Contrition 4. What Drives the Weak 5. Stillness 6. Inspiration on Demand 7. The Power of I & I 8. Ghosts of Past Failures 9. Eternity is Within 10. Those Who Cannot Speak
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Line Up
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Brian Fair (Voce) Jonathan Donais (Chitarra, Voce) Matthew Bachand (Chitarra) Paul Romanko (Basso) Jason Bittner (Batteria)
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