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Shadows Fall - Threads of Life
11/12/2021
( 997 letture )
A completare l’indispensabile “trittico meraviglia” dei bostoniani Shadows Fall ci pensa il lodevole e sfaccettato Threads of Life, datato 2007 e prodotto dalla leggendaria Roadrunner Records. Anticipato dall’uscita del bellissimo Fall Out from the War, collezione adornata da ottime b-side, cover e rarità, il nuovo gioiello della NWOAHM si presenta subito con il turbo, sciorinando una serie di ficcanti schegge metalliche dai sapori decisi ma cangianti. Un’esplosione di colori giallo-verdi per 45 minuti di aggregazione pesante e pensante, dedicata ai palati corazzati e agli amanti delle sonorità moderne e retrò.
Come da tradizione, gli Shadows Fall -capitanati dai talentuosi Jonathan Donais (Anthrax) e Jason Bittner (Overkill)- non lasciano quasi nulla al caso, componendo un album appetibile, con un elegante piglio commerciale e un animo duro come il granito. Come prepararsi all’ascolto dopo aver assimilato le multi-bontà dei leggendari The Art of Balance e The War Within, quindi?

L’antemica Redemption apre le danze e condensa complessità thrash, aperture metal-core e ritornelli lavici dalle infinite potenzialità rock. È la fiera del gioco delle ombre: la doppia-anima della band prende il sopravvento quasi in automatico, nascondendo la propria identità sotto una pioggia di note che esemplificano il concetto di War Within, tagliando il superfluo e premendo l’acceleratore. Un muro di mattoni nascosto dietro la confortante, ma beffarda gomma piuma. L’innegabile talento solista di J. Donais viene espresso come sempre in modo brillante e creativo, come in Burning the Lives, convincente scudisciata melodica che segue una struttura meno definita, costruita su micidiali riff heavy, funambolici assoli e tocchi interessanti contrapposti a stop’n’go dominati dal groove.
Il micromondo coniato dai Shadows Fall si espande e allarga anche grazie alle bollenti noti della bellicosa Storm Winds, che sposa influenze hardcore pur risultato classicamente metal nell’ossatura. Incalzata da una batteria diretta, viene intelligentemente stemperata da brevi aperture ariose e da un bridge strumentale votato alla riflessione, con riff progressivi e riverberi vocali. Il ventaglio sonoro messo sul piatto dal combo americano non si accontenta delle prime, gustose bordate. Ed ecco spuntare l’irriverenza vestita a festa di Failure of the Devout, che con il suo intro pulito si avvicina maggiormente alle note tecniche di The Art of Balance, sposando l’irruenza degli esordi con una tecnica contemporanea invidiabile. Up-tempo vorticoso dove la piovra Jason Bittner mette in mostra muscoli e doppia-cassa, supportato dalle ritmiche schiacciasassi di Donais / Bachand e dal basso di Romanko. Il bridge è pura follia senza freni, dove shred e controtempi si scontrano nell’arena dell’heavy metal. Siamo senza scudi e armati fino ai denti… pronti per la battaglia!
E se la ritmata Venomous sposa un thrash squadrato e melodiche accelerazioni brevilinee, la famosa Another Hero Lost si presenta come una ballad che profuma di Metallica e Killswitch Engage: ruffiana e levigata come una rara pietra di fiume, mette in mostra le notevoli doti canore di Brian Fair, perfettamente a suo agio anche nei registri più limpidi ed evocativi. Un brano collocato al punto giusto, che serve da ponte per rifiatare dal mosh-pit e dalle note brutali della prima parte. Threads of Life, inizialmente criticato per la sua smaccata faccia heavy/thrash -meno irruento dei suoi illustri predecessori- risulta un’altra gemma senza tempo, che non invecchia ma che ci esalta a ogni ascolto, anche dopo 14 anni.

La chiusura dell’album è affidata a un trittico splendido e bilanciato alla perfezione, costituito dall’interludio strumentale The Great Collapse, pacato e sognante, seguito a ruota da Just Another Nightmare -tecnica e thrashy come non mai- e da Forevermore, riff-fest d’altri tempi, in cui le anime della band convergono in una splendida sinfonia metallica. Metalcore 2.0, in un’evoluzione di puro headbanging che si beffa delle etichette, percorrendo il tempo senza sforzo alcuno, come una lama rovente attraverso il burro. Ci cibiamo di richiami US Metal anni ’80 senza dimenticare il presente di cui vive e si nutre la band. Un muro di chitarre e batteria ci accompagna un’ultima volta per il giro di giostra definitivo. Finito lo show, spente le luci, vogliamo solamente schiacciare “play” per iniziare tutto da capo.

2021: ora che la reunion sembra cosa fatta, non ci resta che aspettare le prossime mosse dei Nostri, sperando in un nuovo album che riprenda il discorso in modo esaltante, a differenza di Fire from the Sky (2012), che aveva deluso un po’ tutti. Per cui, i compiti natalizi consistono nel correre e riscoprire il catalogo degli Shadows Fall: i figli di Boston sono una garanzia che merita ogni vostra attenzione.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
71 su 5 voti [ VOTA]
AL
Lunedì 13 Dicembre 2021, 14.49.14
2
uno dei pochi gruppi di questo genere che ascoltavo volentieri. questo è un discreto lavoro. Per me un 70 lo merita tutto
jeffwaters
Sabato 11 Dicembre 2021, 9.53.57
1
Art of Balance e War within due gran album, questo lo considero un pò inferiore per poi capitolare con l'ultimo capitolo retribution, a mio parere una schifezza. Comunque ricorderò per sempre il video di the power of i and i e i rasta di Fair. Scoprii solo in un secondo momento che avevano Bittner dietro le pelli. Mi ricordo anche che furono definiti la new wave of American Metal, ma poi arrivarono i Lamb Of God e spazzarono via tutti, SF compresi. Il mio voto non supera il 70 per quest'album
INFORMAZIONI
2007
Roadrunner Records
Metal Core
Tracklist
1. Redemption
2. Burning the Lives
3. Storm Winds
4. Failure of the Devout
5. Venomous
6. Another Hero Lost
7. Final Call
8. Dread Uprising
9. The Great Collapse - interlude
10. Just Another Nightmare
11. Forevermore
Line Up
Brian Fair (Voce)
Jonathan Donais (Chitarra, Voce)
Matthew Bachand (Chitarra)
Paul Romanko (Basso)
Jason Bittner (Batteria)
 
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