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27/04/25
THE LUMINEERS
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Origin - Unparalleled Universe
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07/07/2017
( 3731 letture )
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Gli Origin tengono fede ancora una volta alle tempistiche alle quali hanno abituato il loro pubblico, ecco infatti uscire l’energico seguito di Omnipresent, dopo i canonici tre anni di distacco dal suo predecessore.
Unparalleled Universe è un album dal forte impatto sonoro, confezionato ad arte per impressionare l’ascoltatore fin dall’inizio. Basta un solo istante, dopo aver premuto play, che già ci si ritrova nel bel mezzo di una tempesta fatta di violente sferzate e pura brutalità. Non vi sono intro o false partenze, no, il motore degli Origin ingrana subito la sesta marcia e fa furore. Se ascoltate di fila, le prime due tracce sono in realtà una sola: davvero impossibile avvertire lo stacco sonoro e stilistico fra l’opener Infinitesimal to the Infinite e l’accodata Accident and Error, entrambe spinte al limite di velocità e precisione esecutiva. Una lieve tregua viene offerta solamente al termine della terza traccia; infatti, a chiudere Cascading Failures, Diminishing Returns troviamo un breve outro dalle forti tinte cupe e sinistre.
A questo punto ci si trova a un terzo esatto dell’album (le tracce complessive in realtà sono dieci, di cui nove originali più una cover), e fino a qui tutto fila liscio e alla grande. Da Mithridatic in poi, però, un dubbio prende a instaurarsi sempre più prepotentemente nell’ascoltatore: ci si chiede se la formula resti la stessa per tutte le canzoni. Proseguendo con l’ascolto si nota purtroppo che la tendenza è esattamente quella, il disco inizia a suonare un tantino ripetitivo. È una ripetizione di caratteri vincenti, su questo non vi è dubbio, ma è pur sempre il medesimo modello che ritorna ancora e ancora. Non è qui discussa la bravura dei musicisti, i quali hanno abilità tecniche tali da spingere al massimo ogni brano: la batteria è velocissima, al punto da chiedersi se John Longstreth abbia qualche arto in più rispetto ai comuni mortali quando se ne sta seduto dietro a pelli e piatti; le voci stilisticamente differenti di Jason Keyser, Paul Ryan e Mike Flores creano degli ottimi intrecci espressivi, intervallati alle frequenti parti solistiche di chitarra.
Unparalleled Universe è insomma il tripudio della tecnica pura, quella che lascia di stucco e fa esclamare: “Ma come fanno?!”. Il problema è che qui la vera domanda da porsi è: “Ma dopo?”. Ovvero, dopo la brillante dimostrazione tecnica, che cosa rimane all’ascoltatore? A parte qualche bel groove a presa immediata, cosa dona davvero un’anima alle varie canzoni rendendole contraddistinte fra loro? Forse non esiste una vera risposta a simili interrogativi. Questo è il motivo per cui risulta molto complicato dover valutare un siffatto lavoro, dove coesistono sia elementi superlativi che elementi molto meno degni di nota. Per dirne alcuni: la statura tecnica del gruppo è impareggiabile e quindi lodevole, e lo stesso vale per la resa violenta e brutale del loro sound, in grado di soddisfare buona parte degli amanti del death più estremo. Spostando però il focus della nostra analisi su temi quali la creatività e la bravura compositiva della band americana, il punteggio inizia a vacillare, non tanto per la struttura in sé delle singole canzoni, quanto per il fatto (già accennato) della ripetizione di brani molto simili l’uno con l’altro. Tutto ciò è sufficiente a far cadere dei pilastri brutal come gli Origin? Certo che no, ecco infatti giungere la grande cavalcata Unequivocal, che fa poltiglia di quanto detto finora: brano ricchissimo, denso, ben costruito e assai diverso rispetto al resto dell’album. Spetta a Revoluciòn, cover dei messicani Brujeria, il compito di chiudere l’album in maniera brutale e priva di tanti fronzoli.
Unparalleled Universe appare così essere un album molto buono, valido certamente come uscita celebrativa per i vent’anni di carriera del gruppo. È un disco che inizia e termina bene, ma che nel mentre si appiattisce un po’. Questo lo penalizza, sì, ma non troppo, gli abbassa solo il voto di poco. Bocciare un album simile sarebbe impossibile.
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9
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Dopo aver gli prestato la dovuta attenzione confermo che per me si tratta dell'ennesimo ottimo lavoro. Questa volta anche qualcosa di nuovo come la mini suite Unequivocal che è stupenda e inaspettatamente melodica, oltre alle usuali mazzate e cambi di tempo. Band che rappresenta il top nel genere in questione. Voto 83 |
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8
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Terribili, dovrebbero usarlo i servizi segreti come strumento di tortura, dopo 5 minuti le vittime avrebbero le palle cosi disgregate che confesserebbero tutto  |
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6
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sento un disco degli Origin e godo, la suite da 9 minuti vale l'acquisto! Voto 85! |
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5
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Gara di velocità e sweep picking che nn lasciano nulla a fine ascolto. Mi spiace ma i classici del brutal death lasciano molto a fine ascolto. Non ci siamo. |
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4
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Gruppo insulso, che non lascia nulla |
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3
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Lo ascolterò quando avrò tempo visto che, a questo punto, non ho grandi aspettative nei loro confronti. Immagino che questo "Unparalleled Universe" sia in linea con i lavori degli ultimi anni, il che non sarebbe una cosa negativa; temo però che i fasti del periodo "Antithesis" siano orami lontani. |
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2
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Per il mio portafoglio ormai è una tragedia quest'anno...perché di death metal ce n'è in quantità industriale ( per fortuna) in questo 2017 che mi pare stia andando alla grande..io ho sentito le anticipazioni e mi è piaciuto, ovviamente me lo prendo appena possibile! |
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1
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Da quello che ho sentito ( ancora poco a dir il vero) mi e' sembrato un album davvero piu fruibile e immediato dei suoi predecessori. Quindi abbastanza interessante da poter finire nella lista della spesa. Poi ripasso piu in la. Molto bene comunque per il metallo mortifero 2017, meno per il portafogli. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Infinitesimal to the Infinite 2. Accident and Error 3. Cascading Failures, Diminishing Returns 4. Mithridatic 5. Truthslayer 6. Invariance Under Transformation 7. Dajjal 8. A Burden of Prescience 9. Unequivocal 10. Revoluciòn
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Line Up
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Jason Keyser (Voce) Paul Ryan (Chitarra, Voce) Mike Flores (Basso, Voce) John Longstreth (Batteria)
Musicisti Ospiti:
Jessica Pimentel (Voce sulla traccia 10)
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