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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Gli Origin sono il fulgido esempio di gruppo che, senza mezzi termini, o si ama o si odia. Convinto di questo, e quindi non per smentirmi, mi pongo esattamente come l'altrettanto classica eccezione chiamata a confermare la regola. Infatti pur apprezzando la tecnica disarmante, velocità inaudita e follia disumana, ho sempre percepito in modo tiepido la loro materia, faticando non poco a digerire le illogiche e a tratti pretestuose architetture. A scanso di equivoci, ho ritenuto opportuno premettere ciò semplicemente per sottolineare la mia posizione imparziale nei confronti della band statunitense. A questo punto non mi resta che consigliare a tutti voi di accantonare per un attimo le precedenti release, e prestare la massima attenzione per il neonato Antithesis: quest'ultimo infatti si pone come vero elemento di rottura con il resto della discografia, quale prova di maturità e incredibile salto di qualità.
Evidentemente i rumori della vigilia non hanno destabilizzato la formazione; a riprova di ciò, vi ricordo che i tre anni precedenti al ritorno ufficiale sono stati alquanto tribolati, segnati da abbandoni con successivi comeback. Insomma, tutto lasciava presagire ad un'uscita transitoria per questo 2008. Come anticipato così non è stato, e piuttosto la lunga assenza sembra aver giovato oltremodo all'act. Finalmente i componimenti, pur mantenendo le peculiarità che sin quì ne hanno qualificato il sound, trovano il giusto equilibrio raggiungendo una forma aurea. L'impatto è nuovamente brutale, e il muro sonoro è come sempre granitico, ma ora i brani sono più lunghi e le strutture si fanno maggiormente ricercate, senza mai perdere il filo logico del discorso intrapreso. Forse la velocità pura ne consegue un pizzico sacrificata, eppure mai come in questo caso ogni singolo passaggio è perfettamente distinguibile. Anche perché, una volta tanto, i tre vocioni (Lee/Ryan/Flores) non sono invadenti ma concedono ampio respiro alle brillanti parti strumentali. Chiaramente immutato l'orientamento tecnico/esecutivo: John Longstreth si conferma una dei batteristi migliori in circolazione, mortificante per quel che concerne dinamismo e potenza, ma chirurgico per precisione nei continui cambi di tempo. Il gruitar-work affidato ai mastini Paul Ryan e Jeremy Turner è senza ombra di dubbio il migliore di sempre, cervellotico ed articolato in una moltitudine di riff, ma più di ogni altra cosa in evidenza per le taglienti soluzioni soliste. Verrebbe da dire che il platter nella sua totalità viene percepito più fluido e orecchiabile, se non fosse per la natura primitiva degli Origin, palpabile in ogni singola vibrazione. Difatti quello che in definitiva sancisce l'effettiva riuscita di Antithesis è insito nella sua nuova narrazione, tale da esprimere la dottrina di sempre ma con terminologie più fruibili dalle masse. Un’evoluzione, che non è sinonimo di rivoluzione, apprezzabile sin dall'ottima opener The Aftermath, sino a divenire emblema nella stupefacente e lunghissima (ben nove minuti) title-track, sommo episodio di tutto il repertorio. Unica macchia, una produzione un attimo imprecisa e non sempre all'altezza della situazione.
Per quanto espresso, resta inteso che la proposta degli americani se pur mitigata (concedetemi il termine) permane ostica e per essere compresa potrebbe essere necessario uno sforzo celebrale non congeniale a tutti i padiglioni auricolari. Ciò non toglie minimo lustro ad Antithesis, apice discografico degli Origin e appuntamento imperdibile per gli amanti del settore.
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13
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....grande tecnica....ma di difficile assimilazione.....piuttosto ostico.... |
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12
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Bello, una cannonata incredibile ma con i successivi faranno pure meglio. Una delle band più estreme che conosca e sicuramente tra i migliori interpreti in campo brutal tecnico, ascolto non per tutte le stagioni. Voto 80 |
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11
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Un album terrificante, in senso buono naturalmente. Dopo avere ascoltato Entity sono immediatamente partito alla ricerca di Antithesis, disco che da più parti veniva indicato come il loro capolavoro e non sono rimasto deluso. Antithesis è un lavoro estremamente complesso e articolato che richiede un'attenzione totale da parte dell'ascoltatore, servono molti ascolti al fine di esplorare gli intricati sentieri sonori che solcano questa paurosa foresta di violenza sonica e che ti guidano nel nucleo più feroce e primigenio del metal estremo. Ma basta un ascolto per accorgersi che gli Origin hanno una marcia in più rispetto alla maggior parte dei gruppi che suonano questo genere di musica. Apice dell'album, la tilte-track, un monolito di potenza, epica come lo scontro di due flotte di navi spaziali nel cosmo buio e mostruoso dal queae questo gruppo sembra provenire. Certo bisogna essere amanti del genere, altrimenti lasciate perdere, ma se cercate del metal moderno, proiettato nel futuro, ascoltate questo disco. |
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10
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Come si può dare 85 a questo disco? |
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9
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Spaventoso, devastante ed estremo allo stato puro. Niente ciofeche musicali ma solo gran classe in un'Arte estrema veramente distruttrice. Un'ottimo lavoro! |
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8
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.......Macchina da guerra super tecnologica..ho ascoltato il singolo e mi ha stupito come sempre,penso che non deluderanno! |
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7
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Non immaginavo fosse così bello questo disco! Voto massimo. |
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6
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Gran bel disco, hanno seguito una evoluzione che non li ha snaturati nella loro essenza originaria ma che ha elevato la loro musica come leader in campo brutal. Da avere! |
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5
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Che figata di disco, migliore uscita brutal death del 2008! Gli origin hanno uno stile unico, un disco da avere assolutamente! |
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4
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Il disco dell'anno in campo Brutal Death x me rimane quello dei Decrepit Birth, ma anche questo spacca di brutto |
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3
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album sensazionale, sul seriO! in campo estremo si candida sicuramente come album dell'anno!! |
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2
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non so se lo avete capito, Antithesis (per adesso) è l'intoccabile candidato disco dell'anno. se amate il brutal death metal ultratecnico e ultraferoce, vi assicuro che questo disco è il massimo che possiate trovare al momento in circolazione.. 100/100 |
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1
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Stando ai credit del disco, tutte le voci sono di Lee e le chitarre sono di brano in brano o solo di Ryan o Turner. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.The Aftermath 2.Algorithm 3.Consuming Misery 4.Wrath of Vishnu 5.Finite 6.The Appalling 7.Void 8.Ubiquitous 9.The Beyond Within 10.Antithesis
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