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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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10/08/2017
( 1184 letture )
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Vi sono dischi in grado di lasciare un segno profondo e duraturo nell’ascoltatore, avvincenti al punto da sospingerlo a riavvolgere il nastro per riassaporare tutto ciò che aveva destato stupore in prima battuta e, parimenti, release che, per quanto si possa tentare di squadrarle da cima a fondo e centellinarle con accortezza certosina, scorreranno pacificamente senza suscitare emozione alcuna in chi cerca di fruirne. Il quarto lavoro in studio dei Saille sembrerebbe voler a tutti costi far parte della prima categoria e, almeno apparentemente, gli ingredienti vi sarebbero tutti: un artwork indubbiamente degno di nota, un concept intrigante -ad essere messo a tema è difatti l’ideale prometeiano della conoscenza, sviscerato in tutto il suo spessore mitologico ed esoterico. A ciò si aggiunge la ferma volontà, come si evince da quanto il frontman Dennie Grondelaers dichiara in calce al materiale promozionale, di aver voluto perfezionare e portare ad un livello superiore la produzione, rimuovendo spire, increspature ed asperità tanto dal sound quanto dal logo -che difatti appare meno convoluto rispetto al passato. Sarà dunque tutto ciò sufficiente a dar vita ad un lavoro che spicchi sulla media delle produzioni di tal tipo? Procediamo per gradi, lasciando che siano i brani stessi a fugare qualsiasi dubbio.
Armonizzazioni orientaleggianti in chiave minore dischiudono Benei ha'Elohim, anticipando quello che sarà il riff principale del pezzo. Quest’ultimo si snoda tra blast beat e tremolo pregni di melodia, sposantisi piuttosto efficacemente con gli inserti tastieristici, mai troppo roboanti o pretenziosi. Pandemonium Gathers ci trafigge con un drumming dinamico e metriche incalzanti, punteggiate occasionalmente dagli archi e da allentamenti dal sapore epico e maestoso. L’introduzione della successiva Blôt, affidata interamente alle tastiere ed all’ugola eterea di Niki Dierickx rappresenta -assieme all’allentamento arpeggiato presente nella sezione mediana della composizione- uno dei frangenti più evocativi del platter. Degna di nota risulta anche Before the Crawling Chaos, ricca di eleganti intarsi melodici in slow e mid tempo nonché sontuosi archi in grado di impreziosire la trama -altrimenti molto essenziale- della composizione mentre Prometheus e Thou, My Maker brillano per soluzioni in up tempo in tremolo dal grande impatto atmosferico. Queste ultime, coniugate ad una sezione ritmica densa e martellante, non disdegnano una certa ferocia, in netta e consapevole contrapposizione al tono maggiormente melodico ed evocativo della successiva Magnum Opus. A chiudere il sipario su Gnosis è la magniloquente 1904 Era Vulgaris, nella quale un riffing serrato e gelido è efficacemente sostenuto da un sottofondo sinfonico piuttosto soffuso, reso più perspicuo e corposo soltanto nell’ultima sezione della traccia.
Nonostante tra le nove tracce non vi siano cadute di stile rovinose o brani obiettivamente poco gradevoli ed anzi, siano tutte piuttosto ben costruite, l’impressione è che non vi sia nulla di davvero memorabile, o qualitativamente eccelso. In altre parole Gnosis, pur mostrando un songwriting sapiente ed elegante manca di quel guizzo in più -apprezzabile invece in lavori quali Ritu ed Eldritch- in grado di caratterizzare la release rispetto al mare magnum di altre uscite riconducibili allo stesso genere. Gnosis riluce quindi di una perfezione formale e di un confezionamento impeccabile che non sfociano in una prova all’altezza delle pretese e delle premesse. Un tale squilibrio è inoltre messo maggiormente in evidenza dalla produzione: il lavoro impeccabile compiuto in fase di mastering è difatti parzialmente compromesso dalla scelta di tagliare numerosissime alte frequenze dallo spettro, sospingere sino al limite loudness e pulizia del suono. Ciò, combinato ad una compressione elevatissima, se da un lato rende la registrazione quanto di più nitido ottenibile in ambito estremo, comporta la perdita totale di quell’aura di opacità ed oscurità che in genere ci si aspetterebbe per un disco black metal, dando l’impressione di trovarsi dinanzi ad un eccesso di artificio e restituendo un feeling piuttosto -mi si passi il termine- "plasticoso". In ultima analisi Gnosis costituisce un parziale passo falso risultando un lavoro piuttosto piatto ed anonimo per una formazione che aveva invece fatto della propria personalissima ed originale rielaborazione del genere un inconfondibile marchio di fabbrica. Pur non essendo dunque un prodotto da bocciare in toto per via della presenza di tracce tutto sommato godibili e ben strutturate, non farà di certo la gioia della formazione né impressionerà positivamente chiunque ne approcci l’operato per la prima volta.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Benei ha'Elohim 2. Pandaemonium Gathers 3. Blôt 4. Genesis 11: 1-9 5. Before the Crawling Chaos 6. Prometheus 7. Thou, My Maker 8. Magnum Opus 9. 1904 Era Vulgaris
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Line Up
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Dennie Grondelaers (Voce) Abbadon (Chitarra) Reinier Schenk (Chitarra) Kristof Van Iseghem (Basso) Kevin De Leener (Batteria)
Musicisti Ospiti: Niki Dierickx (Voce) Dries Gaerdelen (Tastiera)
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