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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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23/04/2021
( 841 letture )
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I Saille sono un side project di membri di un’enorme quantità di altri side project con gli stessi scopi (Mordakul, Suhrim, The Last Oblation, Aran Angmar, High Inquisitor Woe, Ycon e My Lament solo per citarne alcuni) provenienti da Belgio, Spagna e Paesi Bassi: forse è questa loro natura da progetto nato in studio a distanza a far si che, nonostante sparino tutte le proprie cartucce ad ogni album, non riescono mai a convincere del tutto. Il loro debutto del 2011, Irreversible Decay, era fortemente orientato sul black metal di stampo classico, con frequenti citazioni e scelte di arrangiamenti che ricordavano fin troppo i Dissection di The Somberlain, i contemporanei Shining svedesi e presenze sporadiche di tastiere in mezzo a riff dal sapore epico di scuola Emperor. Il secondo, Ritu, era una decisa spinta verso un black violento ma dai toni misteriosi e ritualistici, arricchito da tastiere e altri strumenti come trombone, tuba e flicorno. Eldritch e Gnosis cominciavano a peccare in ispirazione a favore di un suono “malevolo”, dissonante e compresso all’inverosimile, segnando quindi un punto di non ritorno per il gruppo.
Quando Suffering Sanctuary apre il tutto con un riff ribassato che sembra pescato a caso da un album dei Krisiun, l’amaro in bocca è assicurato, e quando le sezioni seguenti mostrano tremolo sempre più minimali con registrazioni vocali multi-traccia e dis-armonie conclusive, si ha l’impressione che ci sia molto fumo e poca sostanza. Fetid Flesh segue a ruota con possenti arpeggi distorti che si stagliano nel vuoto, e dissonanze esasperate tra blast-beat e cambi di dinamica che danno l’impressione di sentire tre o quattro canzoni diverse appiccicate in una sola, Charnel Chamber è talmente estenuante da essere difficile da mettere a fuoco, mentre Loathsome Legacy si basa su un breakdown a base di note di pianoforte basse replicate dalla chitarra che definire banale è un eufemismo. Empty Expanse risente particolarmente dell’influenza del gothic metal anni 90 nella struttura dei riff, anche se dalla doppia cassa e dai tremolo non si direbbe, Baleful Beatuy si basa esclusivamente su sonorità paludose ed oniriche come un connubio tra Burzum e gli Opeth di Blackwater Park, ma le ultime Terror Tapestry e Mirror Motions ci riportano coi piedi per terra con melodie poco incalzanti e che danno la sensazione di essere inserite per riempire un disco con dei momenti di vuoto. La produzione è esagerata nella propria chiarezza, immersa in un riverbero che peggiora l’ascolto e l’occasionale uso di sovraincisioni mixate piuttosto male (vedasi i lead di chitarra nell’ultima traccia).
I Saille continuano ad avere problemi non solo nel songwriting, ma anche nell’approccio al genere e all’ascolto. Nessuna di queste canzoni ha una struttura chiara, lineare e percorribile, ma si perdono in mille meandri tra blast-beat, riff clamorosamente incompleti e mancanza di criterio nella scelta di idee al punto che non si riesce a distinguere capo né coda. Il gruppo ha cambiato sia genere di riferimento che influenze, ma il risultato di questi sforzi non soddisfa e rende ostico l’ascolto: si complicano la vita inutilmente. Grande peccato vedere un gruppo che si fa alfiere del mettere in musica “il pauroso, lo sconvolgente e le stranezze”, parafrasando i comunicati promozionali, peccare così evidentemente di ingenuità compositiva e dispersività.
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2
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Io sono d'accordo con quanto scritto sotto da Sicktadone.
Secondo me il 70 lo raggiunge comodamente. |
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1
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Sinceramente non condivido la valutazione. Secondo me hanni tirato un disco che suona fresco e fortunatamente molto vario, ma con una sua coerenza. Merito anche al nuovo cantante che è in grado di variare il registro. Per me abbondantemente sopra il 6 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Suffering Sanctuary 2. Fetid Flesh 3. Charnel Chamber 4. Loathsome Legacy 5. Empty Expanse 6. Baleful Beauty 7. Terror Tapestry 8. Mirror Motions
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Line Up
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Jesse Peetoom (Voce) Juanjo Pérez (Chitarra) Reinier Schenk (Chitarra) Kristof Van Iseghem (Basso) Tony Van den Eynde (Batteria)
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