|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
( 3275 letture )
|
A due anni dal debutto discografico Irreversible Decay, i belgi Saille fanno ritorno sulle scene con la loro seconda fatica, Ritu. Ispirato dalla mitologia e dalle leggende di tutto il mondo oltre che da vicende storiche e da un celeberrimo autore del soprannaturale, l'album si compone di nove tracce attraverso le quali il sestetto delle Fiandre fa compiere all'ascoltatore un profondo viaggio nel folklore di ogni popolo, toccando altrettanti celebri rituali che hanno segnato la storia e le culture di tutto il globo.
Il lavoro si apre senza troppi indugi con Blood Libel, brano basato sulle accuse storiche di utilizzo del sangue umano per i cerimoniali, rivolte al popolo ebraico a partire dal dodicesimo secolo. La persecuzione, l'odio del popolo cristiano disposto a mettere alla prova l'accusato tramite la pratica dell'ordalia (“sarà la mano di Dio a salvare l'innocente da una morte certa”) si respirano sin dalle prime note, l'angoscia dell'inquisito emerge dalle grida strazianti che si mescolano alla musica. La coppia d'asce Schenk/Vanderwal è lo strumento di tortura, per estorcere una confessione attraverso le scudisciate in fast picking, il lavoro tastieristico di Dries Gaerdelen crea l'atmosfera solenne del processo antisemita, il martellare implacabile di Gert Monden alle pelli sancisce la condanna degli accusati. La ricostruzione musicale trova manforte attraverso l'operato vocale di Dennie Grondelaers, sostituto alla voce dopo il passaggio di Vanderwal alla sei corde, fornendo un incredibile miglioramento nell'interpretazione delle liriche attraverso l'uso di numerosi registri e la scelta di scansioni che si avvicinano alla recitazione; l'uso dell'effettistica e di filtri nelle vocals trasfigurano il protagonista di brano in brano, mettendo in scena una vera e propria rappresentazione. La potenza evocativa delle diverse tracce è in grado di trasportare l'ascoltatore nella scena descritta: si passa dalla possessione demoniaca di Subcutaneous Terror, al sacrificio per il dio della pioggia Cha-Chaac, pescato direttamente dalla mitologia Maya (Ritual Descent), ad un paio di riusciti episodi ispirati dall'immortale di Providence (Fhtagn, Haunter Of The Dark), toccando persino la mitologia nordica (Runaljod) e quella induista, narrando l'episodio da cui ha avuto origine la celebre pratica funebre per cui una vedova accetta di ardere viva dopo la morte del marito (Sati). In questo viaggio attraverso ai rituali più cupi dell'intero globo si attraversano stati di epicità, timore reverenziale, curiosità, persino orrore e follia quando il protagonista della canzone in questione realizza di aver liberato una forza inesorabile, che trascende la comprensione umana, in piena tradizione lovecraftiana. L'utilizzo di strumentazione che si adatta alle liriche del brano, esaltata in particolare nell'orientale Sati, fornisce un contributo importante per contestualizzare il rito in questione, creando un continuum di emozioni che oscillano tra la suspense, l'attesa e la curiosità morbosa per qualcosa che già si sente andrà a finire in modo truculento, sollecitando in alcuni episodi (Runaljod e la succitata) una partecipazione empatica da parte del pubblico. Ma oltre ad una cura per gli arrangiamenti non indifferente, in grado di posizionare i numerosi elementi sinfonici in modo non stucchevole e lasciare che ben si fondano con l'impianto dei brani, la punta di diamante dell'intero lavoro è la cura per i dettagli, per le piccolezze che rendono l'ascolto non omogeneo. Uno stacchetto di synth dal sapore retrò, un arpeggio di chitarra fortemente effettato in cui le note si affastellano, una pausa ad effetto seguita da una ripresa che stacca completamente dal resto del brano, una linea vocale particolareggiata: tutti ingredienti che presi individualmente sono molto semplici, ma che, dosati in modo opportuno, riescono a mantenere la tensione dei brani a livelli elevati, conquistando di conseguenza l'ascoltatore passo dopo passo. Sulla prestazione tecnica della band c'è ben poco da eccepire, ogni strumentista fornisce il proprio importante apporto alla realizzazione delle composizioni senza voler mai spiccare, collaborando in una sinergia compositiva d'effetto. La produzione, nitida ma ricca in calore, esalta l'operato dei diversi musicisti anche grazie alla scelta di suoni bilanciati e disposti in posizioni differenti all'ascolto (i.e. pannati) in modo da dare il giusto spazio ad ognuno di essi.
In definitiva Ritu è un lavoro maturo ed ispirato, con cui i Saille dimostrano di aver superato le difficoltà che caratterizzavano l'esordio. Le atmosfere soprannaturali, la ricerca lirica e la cura per gli arrangiamenti contribuiscono a caratterizzare nei particolari quest'opera intrisa profondamente di misticismo e mistero. Oltre a rappresentare una gradita conferma, Ritu si lascia apprezzare per i numerosi spunti culturali, in grado di stuzzicare gli ascoltatori più curiosi e desiderosi di approfondire i contenuti delle liriche, che presenta al proprio interno, coadiuvati da una veste grafica invitante. Per gli amanti più sfegatati dell'esoterismo esiste un'edizione limitata detta “ritual box”, con tanto di confezione in legno su cui è inciso il simbolo ogamico della band, in cui sono presenti manufatti ed altri oggetti rituali con cui approfondire la propria esperienza nel mondo dell'occulto.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
5
|
Vichingo, sei ancora tra noi?  |
|
|
|
|
|
|
4
|
Sto ascoltando Fthagn mi garbano |
|
|
|
|
|
|
3
|
si band interessante è vero! |
|
|
|
|
|
|
2
|
Band molto interessante! |
|
|
|
|
|
|
1
|
Finalmente è uscito! Perfetto, per me comincia il ritiro spirituale... mi farò vivo tra qualche giorno per dire la mia . |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Blood Libel 2. Subcutaneous Terror 3. Fhtagn 4. Upon The Idol Of Crona 5. Sati 6. A Titan’s Sacrifice 7. Haunter Of The Dark 8. Runaljod 9. Ritual Descent
|
|
Line Up
|
Dennie Grondelaers (Voce) Reinier Schenk (Chitarre) Jonathan Vanderwal (Chitarre) Dries Gaerdelen (Voce, Tastiere, Theremin) Didier Vancampo (Basso) Gert Monden (Batteria)
Ospiti:
Mathias Brys (Violino) Vincent Werbrouck (Violoncello) Siebe De Roo (Flicorno) Peter Bonamie (Tuba) Patrick Van de Kerckhove (Trombone)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|