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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Cruachan - Tuatha Na Gael
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03/03/2018
( 1636 letture )
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Era il 1992 quando, nella Dublino tanto cara a Joyce, si formavano i Cruachan. Capitanati da quel Keith Fay che continua a tirarne le redini ancora oggi (dopo oltre un quarto di secolo), il sestetto irlandese iniziò a piccoli passi la sua altalenante carriera. Un percorso che li porterà a diventare un act importante per la nascente scena folk, seppur mai di primo piano (in termini di visibilità, non di valore storico). Tre anni dopo, nel 1995 i Cruachan arrivarono alla loro prima, seminale, release: Tuatha Na Gael (letteralmente “la tribù dei Gaeli”). Un lavoro, come intuibile, quasi totalmente incentrato sulla mitologia irlandese (se escludiamo una Fall of Gondolin di Tolkieniana memoria), da cui trasuda una sincera passione per la materia e uno slancio giovanile a raccontare -in modo spesso molto diretto, privo di metafore e fin troppo “scolastico”- di quelle storie che si perdono nella nebbia dei tempi. They came here when the sun was high. The sea was calm to meet them. From out of the wind above the hills. Come a fleet of godly men.
Un esempio abbastanza palese è The First Battle of Moytura, che racconta in modo estremamente dettagliato della mitologica battaglia di Mag Tuired ("Cath Maige Tuired", in lingua gaelica), quando il popolo dei Tuatha Dé Danann invase l'Irlanda (sbarcando in Connacht) per strapparla ai Fir Bolg, stirpe di creature mostruose che, narrano le saghe, dominava l'isola in quell'epoca. La mitologia irlandese è effettivamente piena di racconti di questo tipo, probabilmente la trasposizione in saga delle numerose invasioni subite dall'isola attraverso i secoli. Oltre alla citata Fall of Gondolin (che narra -ispirandosi al Silmarillon- della caduta della città elfica di Gondolin per mano degli eserciti di Morgoth), non mancano brani che raccontano di altre figure importanti della mitologia irlandese come Cúchulainn o di antichi poemi epici (Táin Bó Cuailgne).
Tutta questa abbondanza in termini di contenuti si lega ad una proposta musicale variegata e che inizia, istintivamente, a definire i confini di quello che sarà poi quel folk metal di matrice celtica di cui i Cruachan furono tra i primi esponenti. La struttura basilare dei pezzi è però di matrice black. Tuatha Na Gael ne presenta infatti quasi tutti gli stilemi, come l'uso consistente del blast beat in The First Battle of Moytura da parte del batterista Jay O'Niell o dal riffing serrato e tagliente di Keith Fay, che gioca ad alternare ritmiche più dirette e grezze all'usare la sua sei corde elettrica per riprendere l'andamento dei reel degli strumenti folk, procedura durante la quale viene supportato dalle linee di basso incise da John Clohessy, non particolarmente incisive ma -quanto meno- ben udibili. Un esempio in tal senso è rappresentato da Maeve's March, dove sono il tin whistle di John O Fathaigh e la chitarra acustica di Leon Bias a dare il via alle danze e a proseguire nel guidare un pezzo dall'andamento più cadenzato e che rappresenta forse una delle fusioni più riuscite delle due componenti, altrimenti spesso abbastanza slegate. Alla componente folk contribuiscono, oltre a Leon e John, anche la tastierista Collete Ui Fathaigh e lo stesso Keith. In questo senso buona parte delle melodie è costruito proprio sui già citati reel, tipiche strutture della musica irlandese tanto ripetitive quanto melodicamente efficaci. Sopra tutto ciò si staglia l'acidissima voce di Keith Fay, che con una sorta di screaming strozzato tecnicamente non eccelso, si prodiga a “vomitare” con una discreta malvagità tutti i testi di cui si parlava poc'anzi.
Tuatha Na Gael ha la produzione che ci si aspetterebbe da un disco folk/black di metà anni novanta: rozza e diretta. In realtà è l'approccio black a venire più “curato” nella scelta dei suoni e nel -blando- lavoro di mixaggio. Tanto che è abbastanza percepibile la marcata differenza di “qualità” tra i passaggi incisi dagli strumenti tradizionali e quelli elettrici. Le chitarre sono pesantemente equalizzate a “V” (con le frequenze medie quasi inesistenti) e si mescolano in una nuvola indefinita di alte. Il basso è ben presente ma con un suono poco definito e affatto incisivo, mentre la batteria tende ad essere molto asciutta (ed esile) nei fusti e un po' confusa a livello di piatti. In tutto questo la voce di Keith rimane leggermente indietro e con un leggero effetto “eco”, diventando talvolta quasi una comprimaria. Detto ciò, per quanto certi elementi si sarebbero comunque potuti ottimizzare rimanendo nel solco di una produzione “vera e sanguigna”, l'impatto complessivo rimane -nel contesto- accettabile, anche grazie al buon lavoro fatto con gli strumenti tradizionali.
In quell'ormai lontano 1995 i Cruachan si presentarono al mondo con un album parecchio interessante e che rimane a tutt'oggi uno degli episodi più validi della loro discografia. Contenente anche piccole gemme come Brian Boru (ottimo pezzo dalle due anime) o la scatenata to Invoke the Horned God. La band irlandese non ha forse poi mai raggiunto dei livelli di eccellenza assoluti, rimanendo un act di nicchia anche all'interno di una scena che ha subito un'espansione considerevole nel nuovo millennio. Quello che rende Tuatha Na Gael un disco degno di essere ascoltato ancora oggi -al di là del bel lavoro livello testuale- è il fatto che i Cruachan siano riusciti a trovare da subito un bilanciamento riuscito tra anima folk e black. Ciò non significa una fusione ottimale, anzi, spesso troviamo le due componenti abbastanza slegate all'interno delle strutture delle canzoni, ma -nel complesso delle nove tracce- l'alternanza tra passaggi folk tradizionali e sfuriate black riesce a creare un'atmosfera piacevole e con il giusto altalenarsi di momenti serrati e malinconici.
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3
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Uno dei migliori dischi nel suo genere, nonché uno dei più importanti. I Cruachan sono sempre stati trattati con sufficienza dalla critica e dal pubblico, ma hanno composto grandi album, pur con qualche scivolone. |
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2
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Bello e quanti ricordi con sto disco...Ancora un pò grezzotto nella forma, ma il folklore mitologico celtico che emanava ( ed emana) nel fanno un piccolo gioiellino nel genere. Certo che loro erano ancora un pò approssimativi ma la sostanza a me piaceva. Ci sono almeno 3 o 4 brani degni di nota, altri meno ma l'ago della bilancia pende verso un piccolo classico. Per la storia pure 8,5. |
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1
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Non mi è mai piaciuto questo loro primo disco, non amo la produzione fin troppo secca e le canzoni sono spesso didascaliche e fin troppo monotone per i miei gusti... Salvo solo Táin Bó Cuailgne, atmosferica e articolata, e anche perchè è il testo mitologico irlandese che preferisco di più
Il meglio arriverà con Folk-Lore, a questo disco do un 75. |
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INFORMAZIONI |
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Nazgul’s Eyrie Productions
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Tracklist
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1. I Am Tuan 2. The First Battle of Moytura 3. Maeve's March 4. Fall of Gondolin 5. Cúchulainn 6. Táin Bó Cuailgne 7. To Invoke the Horned God 8. Brian Boru 9. To Moytura We Return
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Line Up
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Keith O Fathaigh (Voce, Chitarra, Mandolino, Bodhrán) Leon Bias (Chitarra Acustica, Bouzouki, Mandolino) John O Fathaigh (Flauto Irlandese, Whistles, Flauto Dolce) Collete Ui Fathaigh (Tastiera) John Clohessy (Basso) Jay O'Niell (Batteria)
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RECENSIONI |
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