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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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16/09/2018
( 1002 letture )
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Nati nel 2012, i Devangelic rilasciano subito una demo che mette già in chiaro di che cosa sono in grado di fare; due anni dopo arriva Resurrection Denied, puro brutal americano con forti influenze Disgorge e Condemned (e una copertina che più gore e blasfema non si può). Dopo due anni di concerti per la promozione dell’album (tra i quali ricordiamo il festival indonesiano HellPrint Day Open Air di supporto ai Dying Fetus e il Deathfest Open Air) e di meritato successo, inizia la stesura del secondo album, che vede la luce nell’ottobre del 2017. Stilisticamente non ci si discosta molto dal brutal no-compromise di Resurrection Denied, anche se qualcosa di nuovo si avverte: il sound è diventato più oscuro, malefico e misterioso, scelta azzeccata se il concept dell’album è l’Inferno dantesco. Il groove ricopre sempre un ruolo di primaria importanza e non mancano assolutamente le sezioni con cui svitarsi il cranio a furia di headbanging. La produzione, ad opera della Comatose Music, rispecchia alla perfezione l’attitudine primordiale del genere, evitando quindi i suoni cristallini e perfetti che cozzano con l’idea originale del death metal. Detto in poche parole: gli amanti del sound old school non potranno non apprezzare.
Si parte con Plagued by Obscurity, forse il miglior brano mai scritto dai romani: riff brutali e pesantissimi si susseguono senza interruzioni e mentre la sezione ritmica accompagna instancabilmente il reparto chitarristico, Paolo Chiti ci delizia con il suo cantato ultra-gutturale inintelligibile stile Chris Barnes, ancora più cavernoso e oscuro di quello presente su Resurrection Denied. Tutti gli altri brani seguono più o meno la stessa falsariga della open-track, mantenendo alta l’asticella qualitativa e rendendo così non semplice la scelta dei brani migliori: sono sicuramente da menzionare Mutilation Above Salvation con il suo stacco di basso, Of Maggots and Disease con la sua andatura più cadenzata e Malus Invictus, tiratissima dall’inizio alla fine. Prima della tripletta finale da infarto la band propone una traccia ambient alquanto sinistra e inquietante, Wretched Incantations, che se non altro permette di riprendere fiato dopo la colata di death brutale al quale si è stati sottoposti. Curiosità: il fade out con il quale si conclude l’ultima canzone in scaletta, Asphyxiation Upon Phlegethon, si ricollega al fade in inziale di Plagued by Obscurity, segno che l’ascolto in loop dell’album è vivamente consigliato! Ciliegina sulla torta la cover della mastodontica He Who Sleeps dei Morbid Angel , presente come bonus track sulla versione deluxe dell’album. Phlegethon conferma le buone impressioni date dal suo predecessore e ci mostra una band coesa e con ulteriori margini di miglioramento. Non resta che aspettare il fatidico terzo disco, con il quale si spera che i Devangelic compiano il salto di qualità definitivo. Non inventano assolutamente nulla, ma cavoli se ci sanno fare! Caldamente consigliato.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Plagued by Obscurity 2. Mutilation Above Salvation 3. Of Maggots and Disease 4. Malus Invictus 5. Abominated Impurity of the Oppressed 6. Condemned to Dismember 7. Wretched Incantations 8. Manifestation of Agony 9. Decaying Suffering 10. Asphyxiation Upon Phlegethon 11. He Who Sleeps
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Line Up
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Paolo Chiti (Voce) Mario Di Giambattista (Chitarra) Damiano Bracci (Basso) Marco Coghe (Batteria)
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