|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Pretty Maids - Future World
|
14/09/2019
( 3327 letture )
|
La geografia dell’heavy metal “che conta”, nonostante resti ancorata saldamente sotto l’egida Atlantica occidentale e conceda pochissimo, forse nulla, alle aree orientali e medio-tali, è a suo modo eterogenea: dal Vecchio al Nuovo Continente, con una rapida escursione anche nell’ex colonia portoghese, abbiamo scene germogliate e cresciute in quasi ogni Stato, ognuna delle quali guidata da una o più band che ne sono divenute effigie e marchio di fabbrica. La Danimarca non fa eccezioni e presenta sullo scranno più elevato del suo personale Pantheon i Mercyful Fate, oggettivamente inarrivabili da chiunque, danese o meno, nell’aver interpretato con largo anticipo un certo mood oscuro e flirtato con tematiche in seguito sdoganate da un intero sottogenere. Ma, lo sappiamo bene, ogni Re ha la sua Regina. E infatti la Regina in questione si chiama King Diamond (solista), del quale non serve aggiungere altro. Ma Re e Regina hanno bisogno di un fedele Ministro dell’Interno, un braccio destro che gli possa stare accanto per qualità e per rango. Questa figura può essere rappresentata dai favolosi Pretty Maids di due highlander come Ronnie Atkins e Ken Hammer, membri fondatori e unici rimasti ancora oggi della vecchia guardia. Solida carriera la loro, passata in sordina per molti ma fortunatamente non per tutti; tre full lenght all’attivo fino al 1991 per coloro che hanno mosso i primi passi sotto forma di cover band dei Thin Lizzy, poi avvenne lo split temporaneo a causa dell’abbandono dei restanti tre quinti del gruppo, scoraggiati dal proseguire a causa dei bassi introiti e del non successo avuto negli Stati Uniti. Tempo di riorganizzarsi e i Nostri tornano in pista, allietando i nostri sensi con il loro heavy melodico macchiato di diverse influenze, quasi sempre di ottima qualità. Come con ottima qualità fu forgiato il secondo platter della loro discografia, Future World.
L’anno è il 1987, anno di grazia per le nascenti contaminazioni estremiste ma anche per la definizione di quello che sarà chiamato, ad imperitura memoria, power metal. I Pretty Maids non c’entrano con quest’ultimo, direbbero i superficiali o coloro che si attaccano alle definizioni teoriche come i politici alle poltrone; in realtà basta mettere in azione Future World per ricredersi: la title track dedicata a Phil Lynott, vera bomba ad orologeria nonché massimo esempio di capacità compositiva, è un vero e proprio ibrido tra classic e power mitteleuropeo, un concentrato di adrenalina e hybris melodica che ti riconcilia subito con la paccottiglia che volente o nolente ti tocca sorbire quotidianamente. Non serve spendere mezza parola sulla tecnica dei cinque musicisti, se non per riaffermare l’asse portante del combo, ovverosia la diarchia voce-chitarra sempre in grande spolvero ed espressione di una vecchia scuola che tutt’ora getta la sua ombra con una smania di revivalismo che può far piacere a noi appassionati ma, riflettendoci, pecca di razionalità. Con We Came to Rock ci muoviamo in territori analoghi con predominanza heavy e le tastiere di Stevie Owen che esplodono nel refrain adombrato di una certa epicità, con Atkins e la sua voce, capaci di evocare piacevolmente lo spettro di Hansi Kürsch negli acuti, sugli scudi. Con la terza traccia abbiamo un netto cambio di registro, Love Games è una canzone AOR a tutti gli effetti e, cosa ancora più incredibile, non risulta affatto fuori luogo nell’alchimia generale confermando una mutevolezza non fine a se stessa ma ragionata e interiorizzata. Yellow Rain ha un incipit che fa molto primi Queensryche, lento ed atmosferico, mentre il seguito si assesta brillantemente sugli stilemi già approfonditi; siamo già arrivati a metà dell’LP e di filler non abbiamo trovato tracce. Loud ‘n Proud è tra le migliori espressioni dell’intero repertorio targato Pretty Maids grazie ad una sezione ritmica che spacca il secondo (e non solo quello) e ad un tripudio dell’essenza hard’n heavy. Una traccia che non sfigura se affiancata ai grandi classici conosciuti strofa per strofa da tutti i metallari del globo terracqueo. Abbiamo appena finito di lodare la compattezza del lavoro quando incontriamo il primo mezzo passo falso, vale a dire Rodeo e la sua banalità di soluzioni, tutte ampiamente già sentite e di scarsa resa nell’economia dell’intero Future World, mentre Needles in the Dark risolleva il livello con merito, nonostante l’attacco sia lievemente preso in prestito da Running with the Devil dei Van Halen. Chiudono in maniera più che dignitosa Long Way to Go e soprattutto Eye of the Storm, carica di pathos nel ritornello che più di tutti saprà entrarvi in testa. La produzione è buona e ben bilanciata, gli arrangiamenti (appannaggio anche questi del dinamico duo) sempre di gran classe, dettagli che possono far svoltare anche un album mediocre quindi potete immaginare la figura che fanno all’interno del prodotto del quintetto danese.
Per tornare al discorso iniziale, ai Pretty Maids non basterebbero cento vite parallele per eguagliare, in termini di qualità ed importanza, quanto fatto dai Mercyful Fate e dal loro cantante. Ma tutto ciò ha senso solamente se facciamo il gioco delle nazionalità, parlando di Musica non possiamo fare altro che chinare il capo di fronte ad un complesso che verrà ricordato in saecula saeculorum da chi l’heavy metal lo ha vissuto e lo ha saputo assaporare nel profondo. Senza contare che è in uscita per la Frontiers, fra un paio di mesi, l’ennesimo nuovo capitolo della loro storia iniziata nel lontano 1981, un sogno che fra poco compie quarant’anni di grande dignità e passione. Future World è con molte probabilità l’apice della band, la quale seppe riconfermarsi dopo il già ottimo Red, Hot and Heavy che gli valse un tour in compagnia dei Saxon, mantenendo mediamente costante l’alto livello delle loro uscite (nel nuovo millennio c’è da segnalare in particolare Pandemonium del 2010) diventando un punto di riferimento della sfera più classica e melodica dell’heavy. Da riscoprire.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
16
|
Il loro primo album era proprio Heavy Metal, mentre in questo e nel successivo fanno Glam Metal con un po di Power Metal qua e la. |
|
|
|
|
|
|
15
|
Ovviamente Aceshigh è una questione personale, io ritengo Red Hot & Heavy imbattibile anche come songwriting. C'è da dire che comunque la band non era soddisfatta del lavoro di Eddie Kramer alla produzione e per questo album venne assoldato il duo Kevin Elson e Flemming Rasmussen. |
|
|
|
|
|
|
14
|
Riascoltato oggi. Red Hot & Heavy e l’omonimo mini lp sono sicuramente delle ottime produzioni, ma io preferisco questo Future World, secondo me a livello di songwriting ha un qualcosa in più. Ovviamente è un’opinione personale. Title-track pezzone da paura. Voto 88 |
|
|
|
|
|
|
13
|
Preferisco il debutto su mini LP e Red Hot & Heavy, ma anche questo è un ottimo LP ( giusto il voto ), ovviamente concepito per il mercato americano, ma mantiene in qualche caso lo stile più graffiante dei primi lavori, soprattutto nell'utilizzo della stupenda voce. Questo disco valse anche la presenza al Monster Of Rock tedesco dell'87. Concordo con Diego 75 Victory altra band valida |
|
|
|
|
|
|
12
|
Possiedo gelosamente il vinile e lo piazzo fra quelli che chiamo "bomba", ovvero un gradino sopra i "bellissimi" ed uno sotto i "capolavori". |
|
|
|
|
|
|
11
|
Ottima band! .....ma quando vedremo qualche recensione sulla band Victory.....altra band notevole di nota! |
|
|
|
|
|
|
10
|
Tutto sommato un buon disco, che all'epoca diede loro una certa e meritata notorietà, tanto è vero che quell'anno fecero da gruppo spalla niente meno che ai mitici Deep Purple nel loro tour europeo, cosa che mi diede l'opportunità di vederli dal vivo all'Arena di Verona (onestamente non un gran ricordo, ma eravamo tutti lì in fremente attesa dei maestri...) Un cd che "dormicchia" nella mia collezione, occasione per riesumarlo. |
|
|
|
|
|
|
9
|
Disco spettacolare, di quel genere che sul web viene definito "class metal", atto a spiegare bene la qualità e la non banalità della musica proposta. L'idea di Atkins di cantare in due modi diversi è il punto in più nei dischi dei Pretty Maids, perla che migliora anche quei brani meno accattivanti. In Future World però non ci sono momenti di stanca, Yellow Rain è da tramandare ai posteri come la titletrack, ma a me è sempre piaciuta anche Rodeo nella sua semplicità, la canzone che me li ha fatti conoscere (grazie alla presenza live con gli Avantasia di Ronnie). Avevo ascoltato qualcosa da alcuni altri loro dischi ma non mi aveva attirato come quello scritto in questo disco |
|
|
|
|
|
|
8
|
Grande album e grande band che non ha mai sbagliato. Questo è uno dei loro picchi, gli preferisco il seguente Jump the gun, forse anche Sin Dacade, ma anche qui tantissima qualità. Voto 85 |
|
|
|
|
|
|
7
|
Comprai la musicassetta a caso senza conoscerli dagli scaffali malgrado la copertina non mi entusiasmasse.. Pochi secondi di ascolto e già mi immaginavo un album moscio e noioso..ma poi, quel riff e quella voce prima melodica poi furiosa.. fu l'apoteosi! |
|
|
|
|
|
|
6
|
Un disco straordinario ancora oggi, gran tiro, belle canzoni e tanta melodia. Top del disco la europeiana love games. Disco da 90 |
|
|
|
|
|
|
5
|
Non amo troppo il metal classico , però questo album dei Pretty maids ha classe da vendere. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Grazie David, è stato un piacere anche per me riscoprire un gruppo che non presenzia spesso tra i miei ascolti, purtroppo. |
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
...grande band...di cui purtroppo si parla poco....ottimo disco.... |
|
|
|
|
|
|
1
|
Uno dei miei 10 gruppi preferiti in assoluto, tremendamente sottovalutati, ma hanno sempre avuto un gusto nel fondere l'heavy metal più classico con tastiere e quant'altro. Ho sempre adorato il timbro vocale diviso in due di Atkins, da una parte melodico e pulito, ma anche rude e tagliente. Concordo nel dire che Future World è il loro apice massimo, assieme a Lethal Heroes per me, ma c'è da dire che anche pescando a caso nella loro discografia c'è sempre ottimo materiale. Yellow Rain a mio parere uno dei pezzi più belli di sempre dei Maids. Un plauso a Simone per aver rispolverato questo fantastico gruppo! |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Future World 2. We Came to Rock 3. Love Games 4. Yellow Rain 5. Loud 'n Proud 6. Rodeo 7. Needles in the Dark 8. Eye of the Storm 9. Long Way to Go
|
|
Line Up
|
Ronnie Atkins (Voce) Ken Hammer (Chitarra) Alan "Stevie" Owen (Tastiera) Allan DeLong (Basso) Phil Moorheed (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|