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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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21/12/2020
( 1923 letture )
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Meglio accalappiare l’interesse del pubblico sotto l’egida di un nome arcinoto oppure ricominciare da zero assumendosi tutte le responsabilità del caso a proprio rischio e pericolo qualora il progetto non riscuota l’agognato successo? Per lo storico batterista della formazione originale degli L.A. Guns Steve Riley la seconda opzione non è mai stata neppure presa in considerazione vista l’ostinata volontà di mantenersi legato al nome storico della band malgrado quest’ultimo fosse sbandierato allo stesso tempo, non senza clamore, dagli ex compagni Tracii Guns e Phil Guns. Ne sono sorte diatribe e dispute legali che francamente lasciano il tempo che trovano visto che le vere vittime della scissione degli L.A. Guns sono proprio i fan, ritrovatisi a seguire quelli che ormai sono due progetti paralleli e ben distinti (di cui un altro capeggiato dal solo Tracii e conclusosi nel 2012) uniti sotto un’identità non da poco vista l’importanza storica rivestita dai mirabili interpreti dello sleaze losangelino. Scindere gli L.A. Guns di Cocked & Loaded dalla caterva di vicissitudini, reunion, separazioni e solismi e soffermarsi più semplicemente sui singoli dischi di volta in volta pubblicati dai protagonisti della vecchia band in antitesi fra loro, ri-azzerando il passato e trattandoli come lavori inediti senza scervellarsi su chi possa ritenersi più degno di incarnare il nome tanto ambito è la più logica delle soluzioni ed è quella che sarà perseguita da chi scrive interessato a raccontare questo Renegades così com’è, ossia come un discreto disco di hard rock alla vecchia maniera e con quell’attitudine stradaiola grezza e sporca che il duo Riley/Nickels dimostra di faticare a mettere da parte.
Renegades è costituito da dieci tracce gradevoli e dalla ritmica rocciosa non prive di guizzi melodici di sicuro interesse per gli appassionati delle sonorità proposte. La prestazione di Frohlich al microfono non è memorabile ma se da una parte il suo cantato esprime, volutamente o meno, sensazioni quali indolenza e svogliatezza, dall’altra punge se messo nella condizione di farlo, come nella punkeggiante e scatenatissima traccia a chiusura del disco Don’t Wanna Know, unico episodio del full length- e fa sorridere lo si possa desumere soltanto alla fine- nel quale registriamo un’effettiva scossa indotta dal contributo del vocalist, per il resto piatto e non sempre a proprio agio nelle macchinazioni della band. Riley e Nickels, dal canto loro, garantiscono il giusto dosaggio di quantità e qualità alla ritmica incattivendo le partiture delle sei corde del già citato Frohlich alla ritmica e dell’ottimo Griffin alla solista. Il lavoro delle chitarre tende a non far prevalere particolari tecnicismi a favore di una linearità coerente e dosata ora sul metal (All That You Are) ora su pezzi con riff sporchi e cori (Crawl ed il suo ruffianissimo ‘’na na na na’’ o Why Ask Why). Le mazzate arrivano anche con pezzi in piena linea col sound e le tematiche affrontate dalla band a fine anni Ottanta: Well Oiled Machine scalda i motori e sembra rombare sgommando sulla Sunset Strip a tutta birra, mentre Lost Boys e Witchcraft si lasciano ascoltare con interesse in vista di una prossima e speranzosa riproposizione in sede live dove potranno certamente scatenare tutto il potenziale insito. Si ritagliano uno spazio due power ballad, Would e You Can’t Walk Away, sicuramente ben scritte e modulate ma forse non indispensabili nell’insieme che cerca di far prevalere l’attitudine street-oriented.
Nulla di clamoroso o eccelso ma gli L.A. Guns di Riley/Nickels riescono a sfoggiare una prova più che onesta ricalcando le orme del vecchio sentiero svecchiando il sound ove possibile e risultando ancora moderni. I ‘’Rinnegati’’ divertono e fanno divertire coi massicci cori nei refrain, i riff taglienti da bohemien consumati e il ferro rovente pronto ad apporre a fuoco il marchio della vecchia scuola che nulla ha più da pretendere ma ancora tanto da insegnare. Promossi a pieno diritto.
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6
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più fresco di The devil You know.
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5
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Vabbè, gli L.A. Guns sono Traci e Phil, punto! |
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4
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Personalmente trovo questa uscita ...come un ottima uscita!...a mio parere ha qualche cosa in più ...forse questa versione degli l.a. guns risulta meno scontata musicalmente parlando...alcune canzoni suonano leggermente fuori dal loro stile..altre suonano come le prime uscite o i primi demo. Riguardo all' uso del nome sia questi che gli altri l.a. guns ora siano messi alla pari...dato che per ogni band ci sono dentro 2 membri originali...in questa Riley e Nickles...inutile dirlo ... sia Tracy che Lewis ne debbono prendere atto...dato che per anni hanno fatto la stessa cosa con 2 versioni differenti dove era rimasto anche solo un componente originale. Anche io non nascondo il fatto che secondo me avrebbero dovuto chiamare questo progetto diversamente ...per certi versi...ma alla fine che voglia oppure no la coppia Lewis / Tracy ...in questo caso se ne devono fare una ragione....voto 80. |
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3
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Lo trovo un buon album che ricalca lo stile del brand, ma non della band per ovvi motivi. E' come un cambio gestione di una carrozzeria o chissà cosa, ti ritrovi la stessa insegna con dentro tutt'altre unità. Scevri da questi pregiudizi che comunque ne inficiano il phatos e in qualche modo anche il limite della decenza artistica è un lavoro da oltre il 75. |
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2
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Bellissimo album voto 85 |
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1
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Prima di tutto, nonostante il nome (lasciamo stare l'ennesima telenovela), mettere questo disco nella discografia dei veri L.A.Guns non mi pare corretto, avrei messo il nome Steve Riley L.A.Guns, come da altre parti ho visto.
Per quanto riguarda il lavoro in sé a me è piaciuto: ha dei pezzi veramente trascinanti come Why Ask Why, Well Oiled Machine, Lost Boys, soprattutto la seconda e' "viscida" come solo ad L.A negli anni ottanta sapevano fare, ma anche Witchcraft e la titletrack sono ottime. Addirittura arrivo a dire che preferisco questo lavoro all'ultimo degli L.A.Guns originali (non recensito, mannaggia) per via della produzione. Per me un lavoro da 75/78. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Crawl 2. Why Ask Why 3. Well Oiled Machine 4. Lost Boys 5. You Can’t Walk Away 6. Witchcraft 7. All That You Are 8. Would 9. Renegades 10. Don’t Wanna Know
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Line Up
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Kurt Frohlich (voce, chitarra ritmica) Scotty Griffin (chitarra solista) Kelly Nickels (basso) Steve Riley (batteria)
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