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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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24/04/2021
( 987 letture )
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Ammetto di provare una sensazione di estrema soddisfazione ogni qualvolta mi è concessa la possibilità di curiosare nella discografia di band italiane la cui unica sfortuna è stata quella di nascere in un paese, il nostro, non meno avvezzo al culto del metallo e del rock duro (d’altronde lo dimostra la passione sfegatata che ci accomuna sotto ogni recensione), eppure allo stesso tempo incapace di immortalare nella memoria collettiva di un pubblico non di nicchia i nomi dei protagonisti della cosiddetta scena nazionale, il più delle volte relegata a un concetto di underground che la provenienza geografica catalizza e infine condanna all’oblio. Va pertanto perseguito con orgoglio quasi patriottico l’umile sforzo di riportare alla luce le esperienze e i lavori dei musicisti italiani, nell’ottica di una massiccia e necessaria diffusione del verbo a più livelli. Nel caso dei Sabotage, in particolar modo, l’operazione di riscoperta è un must giacché vanno considerati come una delle band meno note ma più rappresentative dell’heavy metal nostrano, una sorta di passaggio obbligato per chiunque fosse interessato a comprendere lo sviluppo e la storia del genere nel nostro paese.
Nel 1999, anno di uscita del qui presente Demon Ariser, il progetto Sabotage rimetteva faticosamente insieme i cocci dopo lo scioglimento avvenuto nel 1994, al seguito del quale i membri della line up smembrata cercarono fortuna in svariate collaborazioni talvolta anche distanti dall’heavy. La passione per il metal però, è risaputa non conoscere età, limiti e compromessi, ti pervade e ammalia legandoti a sé come un incantesimo non spezzabile da qualsivoglia esorcismo; e così Enrico e Dario Caroli, assieme al chitarrista Leonardo Milani e al nuovo arruolato Gianluca Landozzi, risposero presente al sussurro del Genio musicale colpevole dell’invasamento, suggellando un patto di sangue sull’altare del destino. La scelta delle parole non è un puro esercizio di astruse metafore volte ad enfatizzare il nome ‘’demoniaco’’ dell’album, semmai risulta essere un’anticipazione di quanto fareste bene ad aspettarvi prima di premere play e sprofondare nelle atmosfere maligne di Demon Ariser. A differenza del passato, infatti, i ritrovati Sabotage decisero di incattivire il sound degli esordi a favore di una spinta che includesse, accanto alle influenze madri, sconfinamenti nel thrash, nel groove e nel power americano. E dire che bastarono solo 9 tracce per sintetizzare magistralmente i nuovi elementi alchemici nel calderone dei nostri. Si parte con il drumming secco di From Inside avviluppato su un riff circolare schietto e corposo, ove è possibile percepire l’incipit groove che rimanda inequivocabilmente ai Pantera, punto di riferimento vivido nei Sabotage 2.0. Il pezzo inizia a fendere mazzate thrash superato il minuto e mezzo in un’apoteosi di violenza sonora che non lascia scampo. Si segnala la prestazione stratosferica di Gianluca Landozzi al microfono, ora in clean ora in harsh, che giganteggia con un rabbioso ‘’motherfucker’’: una dichiarazione di intenti tutt’altro che pacifici mentre la band cresce e macina devasto nota dopo nota. La successiva The Servant riprende da dove ci eravamo lasciati con l’opener e, se possibile, afferma con veemenza ancora maggiore la lezione appresa dalla band dell’indimenticato Dimebag Darrell: la chitarra di Leonardo Milani si presta a ricalcare le orme del guitar hero statunitense, evocando dal cielo lampi e saette poi incastonati su nastro nel tentativo di beffare ed eguagliare la velocità della luce. Con la titletrack Demon Ariser assistiamo ad una vera e propria sfuriata in pieno stile thrash. Non c’è un solo attimo di tregua dall’incedere martellante degli strumenti e dalle urla rabbiose di Landozzi, almeno fino all’intermezzo minaccioso e quasi parlato, durante il quale chitarra e basso scaldano le polveri in vista di un finale in crescendo che riprende a far correre veloce il metronomo. L’oscuro arpeggio dalle tinte priestiane di Coronach è soltanto un fugace episodio di congiunzione che serve a legare l’avvio in controtendenza di Slave or Rebel, traccia che preferisce indugiare scandendo il tempo dapprima con i rintocchi del basso e poi con lo stop ‘n’ go della chitarra che accompagna ogni singola parola scandita da Landozzi, manco fosse cucita sulla portentosa e graffiante ugola del vocalist. La prima parte dell’assolo pseudo blues dal retrogusto dolceamaro sembra fare a pugni con la struttura rocciosa del brano ma risulta invece ben inserito nel disegno armonico dell’insieme che cambia più volte facce e si modella nel corso del minutaggio, sfogando la carica accumulata verso il finale serrato. Vampire Blood sperimenta una maggiore libertà sugli effetti in distorsione della sei corde di Milani pur non distaccandosi dalla triplice miscela thrash, groove ed heavy apprezzata finora. E in effetti, salvo rari e impercettibili accorgimenti in corso d’opera, si prosegue con coerenza sulle stesse coordinate anche nella successiva Transgression che scorre fluida senza infamia e senza lodi. War, Pain & Pestilence (‘’in this world of violence!”) scatena l’irruenza dei Sabotage che confezionano l’ennesimo cioccolatino al veleno pronto a diffondere i propri effetti malevoli in tutto l’organismo percosso da fremiti e convulsioni. Chiude la nevrotica e inquietante Doctor Killer, esempio lampante di mestiere e foga, tutta giocata su accordature basse e controtempi, nella quale la band si congeda offrendo un’ultima quanto incisiva prova di muscoli e sostanza.
Demon Ariser è il disco più rabbioso e violento dei Sabotage, un concentrato di adrenalina pura e nervi a fior di pelle che non avrebbe certamente sfigurato nelle charts americane, vista l’abnegazione e la naturale propensione al metal dei nostri. Tale album ha rappresentato per molti anni il canto del cigno della formazione fiorentina, almeno fino al 2006, data in cui è stata ufficializzata la reunion ufficiale della line up originale e che vide richiamati in causa i musicisti accreditati in Demon Ariser (fatta eccezione per Gianluca Landozzi) con l’aggiunta di Andy Fois e Morby. Da allora, fra apparizioni live e rimasterizzazioni dei precedenti lavori, si è chiacchierato di un nuovo disco di inediti che purtroppo, ad oggi, non ha ancora visto la luce. Non ci resta che incrociare le dita e, intanto, consolarci recuperando o riscoprendo i dischi di una band che ha praticamente contribuito a scrivere la storia dell’heavy metal in Italia e che ci auguriamo seguiterà a farlo. Presto.
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4
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Anch’io non conoscevo quest’album, oggi finalmente l’ho ascoltato. Beh allora, dei Sabotage che conoscevo io in pratica c’è rimasto solo il nome. Vero è che anche in Hoka Hey ogni tanto qualche sporadico sconfinamento nel thrash (di quegli anni) c’era, ma qui siamo al 100% in ambito thrash-groove. Sterzata stilistica che in quel decennio hanno fatto un sacco di bands, a sentire Demon Ariser mi verrebbe da dire che forse i Sabotage hanno sterzato meglio di altri. Vero pure però che, confrontato con le cose migliori di quel genere, quest’album è sì carino, ma non molto di più. Voto 72 |
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3
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...anche io conoscevo solo le prime registrazioni.... |
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2
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Ho i primi due loro dischi ma questo me lo ero perso... dovrò rimediare |
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1
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Perché "una delle band meno note"? E' vero che non comparvero su nessuna delle 3 compilation storiche e non suonarono a Certaldo, ma furono presenti a Gazoldo e negli anni 80 pubblicarono 2 lp e uno split... insomma proprio sconosciuti non erano |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. From Inside 2. The Servant's Dream 3. Demon Ariser 4. Coronach 5. Slave Or Rebel 6. Vampire Blood Kiss 7. Transgression 8. War, Pain & Pestilence 9. Doctor Killer
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Line Up
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Gianluca Landozzi (voce) Leonardo Milani (chitarra) Enrico Caroli (basso) Dario Caroli (batteria)
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