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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 3569 letture )
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L’Italia è sempre stato un Paese molto prolifico in ambito metal, e la riscoperta di “vecchi” capolavori non cessa mai di essere portata avanti, com’è giusto che sia. Certe band, poi, sono risultate propedeutiche alla crescita di un intero genere: è questo il caso dei fiorentini Sabotage, nati nel 1981 ed ancora oggi in attività nonostante i numerosi split avvenuti in questi trent’anni circa di onorata carriera. Hoka Hey si può definire il secondo album del gruppo, visti i tre demo usciti anteriormente al primo vero album (Behind the Lines del 1986) e l’EP del 1987 (Heroes of the Grave). Definire la loro proposta non è certo impresa difficile: l’heavy metal su cui si regge l’intera loro discografia emerge chiaramente anche dai solchi di questo Hoka Hey, un disco valido e dal grande valore, seppur con qualche pecca relativa in parte alla semplicità (per alcuni solo apparente, ma per me reale) dei contenuti e non di meno la non perfetta qualità dei suoni. Nove sono le canzoni qui presenti e molti gli spunti interessanti. Innanzitutto, è facile notare come la voce spicchi su tutto il resto per potenza e range canoro del fenomenale Morby, il quale oltre ad aver scritto capitoli importanti proprio con i Sabotage è stato nelle fila di vari gruppi, primi su tutti i Domine, in cui ancora oggi riveste il ruolo di cantante. Il secondo elemento che viene fuori dall’ascolto di queste tracce è la bravura tecnica, stilistica e compositiva del chitarrista Andy Fois, vero e proprio pilastro portante di questa band, il quale si mette in evidenza sfoderando per tutta la durata del disco riff granitici dal punto di vista ritmico ed assoli melodici. Molto buono anche il lavoro di basso e batteria, con quest’ultima sempre pronta ad assalti di doppio pedale e repentini cambi di tempo talvolta inaspettati.
L’apertura dell’album è affidata ad Hot Zone, esplosiva, dirompente, con rimandi che sembrano portare dritti ai Judas Priest di Screaming for Vengeance: le vocals di Morby s’innalzano con una caratura degna di nota sopra i riff possenti della chitarra di Fois, mentre il reparto ritmico sembra volerci lasciare senza fiato. Inizio migliore non poteva esserci. In realtà va detto che fino al quinto pezzo non traspare quella perfezione che ci aspetteremmo da una band così storicamente importante, anzi, il livello generale resta buono, buonissimo, ma mai eccellente. Ad inficiare parecchio sul risultato finale è la “pastosità” del suono, in special modo quello della batteria, che non pare aver ricevuto troppe cure in fase di produzione. Le successive The Swindle ed Hoka Hey si pongono sullo stesso piano della canzone d’apertura, giostrando sui soliti riff -compresi gli assoli- geniali del bravissimo Fois e sulla voce piena e acuta di Morby. Con I Believed abbiamo a che fare con una piacevole ballad dai toni ovviamente pacati, a cui però sembra mancare qualcosa per essere ricordata a lungo. Abbiamo comunque l’occasione di sentire la voce del singer in un contesto differente da quello a cui eravamo abituati, e la cosa sembra funzionare piuttosto bene. Strano ma vero, la canzone che più mi è rimasta impressa dopo i primi ascolti del disco è la cover di Paranoid dei Black Sabbath: davvero apprezzabile il modo d’intendere il pezzo, reso molto similare a quello che è lo stile del gruppo. La seconda metà dell’album appare addirittura più fresca della prima, vengono infatti messi sul piatto pezzi come I Will Sing, It’s Time e Joy’n’Sorrow, per finire con la conclusiva Anguish. I Will Sing appare influenzata più dal power che dall’heavy metal più classico ed è infatti uno dei vertici della prestazione di Morby; It’s Time e Joy’n’Sorrow sono a mio parere i due capolavori del disco, la prima in quanto viene finalmente a galla la bravura tecnica del batterista, che ci delizia con alcune inaspettate cavalcate di doppio pedale, perfettamente legate alla ritmica della chitarra, la seconda per il suo incedere lento e maestoso che fa da ideale contraltare al brano precedente e per quel ritornello tanto semplice quanto azzeccato. L’album si chiude con Anguish, una canzone che sarebbe stata bene nella prima metà in quanto si attesta su livelli medio-alti, ma nulla più.
Nel complesso Hoka Hey è un disco che merita di essere riscoperto, perlomeno per entrare in contatto con la strabiliante potenza vocale di Morby e le geniali linee di chitarra di Andy Fois. L’unica pecca è che alla fine quest’album non può competere in tutto e per tutto coi più grandi nomi dell’heavy metal, ma solo essere relegato a prodotto di buona qualità e nulla più. Non fraintendetemi: l’importanza dei Sabotage per il panorama heavy italiano non deve essere sottovalutata, ma certo non potranno essere ricordati come un nome pienamente accostabile (in quanto a bravura effettiva) ad Iron Maiden, Judas Priest o altre band del settore di tale caratura. Ma resta un nome che va comunque giustamente ricordato.
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12
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Album clamoroso, che merita di stare al pari con i primi della Strana Officina sul podio più alto del metal italiano. Per chi può vada a vederli stasera a Cologne (BG) , È gratis |
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11
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Altro disco storico del metallo italiano, dove le influenze dei Judas e Sabs si mischiano alla perfezione con lo speed metal, voto dei lettori per me ridicolo, merita un 76 appunto, 80 arrotondando. Morbiducci era ritenuto uno dei migliori vocalist italiani, Fois alla chitarra riff sontuosi e devastanti |
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10
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Disco pazzesco, tra i più belli usciti in Italia e per me non solo in Italia. Voto molto rivedibile. |
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9
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...un disco valido.....avrei dato un voto piu' alto..... |
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8
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Davvero un bell'album... Purtroppo non li conosco molto bene, ma mi sono piaciuti e approfondirò senz'altro! Per me vale un 78... Molto bella la cover di Paranoid, ma soprattutto molto belle "Joy 'n' Sorrow" e Hot Zone |
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7
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Molto bello, anche se la mia preferenza assoluta resta per il (per me) grandissimo Behind the lines....fantastico morby e fantastica la chitarra di andy |
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6
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Grazie del supporto ragazzi, mi sentivo solo Non a caso li ho definiti sottovalutati posso capire che uno si perda una nuova band, un nuovo album, ma non che la recensione dei Sabotage abbia 130 letture 5 commenti e 2 voti; quando poi leggi i commenti del report di Catania con la gente che potrebbe approfittare dei commenti per integrare un report e rendersi utili e che invece usa lo spazio concesso per insultare capisci tutto. |
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5
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direi che la recensione descrive questo album in maniera quasi perfetta voto 77 |
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4
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Raven: sono in partenza.. Io: cosa vai a vedere di bello? Raven: i grandissimi sabotage! E guai a te se mi chiedi chi sono! Io: ehm..stavo giusto per farlo.. Sono un luminare delle figure di merda, ma il disco l'ho sentito e non mi è dispiaciuto affatto: un bell'heavy metal, cazzuto e roccioso. |
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3
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E vogliamo parlare dei più di 40 commenti al live report senza che uno solo riguardi loro? |
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2
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Ecco. Si parla tanto di "supporto al Metal italiano", con gente che sproloquia e pontifica, e poi ti accorgi che in calce alla disamina di questo ottimo disco vi è solo il commento del povero nerchiopiteco. Che tristezza. |
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1
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Gruppo assolutamente tra i Top d'Italia, ed infatti sottovalutato come tutti gli altri  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hot Zone 2. The Swindle 3. Hoka Hey 4. I Believed 5. Paranoid 6. I Will Sing 7. It’s Time 8. Joy ‘n’ Sorrow 9. Anguish
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Line Up
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Morby (Voce) Andy Fois (Chitarra) Enrico “Henry” Caroli (Basso) Dario Caroli (Batteria)
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