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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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28/08/2021
( 1607 letture )
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Il 6 ottobre del 1995 andava in onda negli Stati Uniti il terzo episodio della terza stagione della serie cult X-Files, dal titolo D.P.O., la cui lunga sequenza iniziale era letteralmente dominata, a livello di suoni, da un brano che in quell’anno era stato un successo. Il brano in questione era Hey Man Nice Shot, singolo e prima traccia dell’album Short Bus, debutto dei Filter, pubblicato qualche mese prima, l’8 maggio. L’album nasceva dalla volontà di Richard Patrik di formare una propria band, dopo l’esperienza come chitarrista on stage per i Nine Inch Nails durante il tour di Pretty Hate Machine e la lavorazione di The Downward Spiral. Fu lo stesso Trent Reznor a suggerire a Patrik di cominciare a lavorare al proprio disco nei momenti di pausa dagli impegni con i Nine Inch Nails, offrendogli in qualche occasione anche il proprio studio. Trovato un compagno d’avventura in Brian Liesegang e firmato un contratto con la Reprise Records nel 1994, i due rilasceranno un primo EP, dal titolo Erkenntnistheorie. Le registrazioni principalmente si svolgeranno in una casa adibita a studio, con le stanze trasformate in sale prova per i diversi strumenti, il tutto registrato attraverso un mixer a otto canali. I due compari lavoreranno alacremente, dividendosi i ruoli, con Patrik impegnato sia come cantante che come chitarrista e bassista e Liesegang che darà il suo contributo come chitarrista e si occuperà della programmazione della drum machine e dei vari effetti sonori.
Il risultato di questi mesi di lavoro sarà pubblicato appunto nel 1995 e mostra una band che ha saputo fare tesoro dell’esperienza nei Nine Inch Nails, dai quali porterà un approccio sonoro di chiara matrice industrial, con abbondante uso di filtri, campionamenti, sintetizzatori, rumorismi vari e, soprattutto, un uso pervadente della drum machine. L’atmosfera dell’album è fredda e alienante e le tematiche trattate nei testi, che vanno dal suicidio alla depressione alla solitudine, incidono in tal senso. Le tracce, seguendo l’andamento della drum machine, non si segnalano per strutture complesse o per particolari evoluzioni, risultando invece piuttosto semplici e lineari, ma non per questo prive di arrangiamenti studiati e dinamiche molto forti. Richard Patrik aveva una propria idea di fondo ed è quella di rendere centralità alle chitarre, strumento che sarà infatti protagonista assoluto in Short Bus, contribuendo in maniera fortissima (anche assieme al basso) alle esplosioni di dinamica, tra pieni e vuoti, che faranno la fortuna dei brani, sempre in bilico tra cieca rabbia, disperazione e una malinconia di fondo che ingentilisce appena la resa. E’ evidente, peraltro, che l’industrial non è la sola fonte di ispirazione per i Filter, che attingono in abbondanza anche dal filone alternative/grunge imperante all’epoca. E’ proprio la commistione tra la malinconia e il cinismo disperante del grunge e la freddezza nichilista e socialmente critica dell’industrial, a costituire la cifra stilistica della band e dell’album, con un connubio che ricava da entrambi i generi un fortissimo impatto emotivo, veicolato anche dall’abbondante uso di melodia e sublimato dalla bellissima voce di Richard Patrik. Pur se sempre ottusa e distorta dai filtri, infatti, la prestazione vocale del band leader è splendida, sofferente, vera e viva, con una rabbia di fondo e al contempo una disillusione che traspira in maniera evidente. La qualità e la cura con la quale il duo ha lavorato sul disco si riflette sui brani, undici singoli potenziali, dominati ovviamente da Hey Man Nice Shot, canzone simbolo dell’album e trainatrice del successo di Short Bus, col suo riff di basso, che vede poi l’ingresso della drum machine e dei sintetizzatori che alzano la dinamica fino all’esplosione del riff di chitarra su cui si arrampica la voce di Patrik per quello che diventa un classico immediato. Ispirata a un fatto di cronaca che fece grande scalpore negli States, il suicidio in diretta del Tesoriere di Stato della Pennsylvania, R. Budd Dwyer il quale, accusato e condannato per corruzione e in attesa di scontare una lunga condanna, si sparò durante una conferenza stampa convocata per proclamare la propria innocenza. Naturalmente, nonostante lo stesso Patrik abbia più volte smentito il collegamento, il fatto che in quello stesso anno il mondo stesse piangendo il suicidio di Kurt Cobain alimentò e non poco le dicerie a proposito del reale protagonista del brano, aumentando la sua esposizione mediatica. Short Bus inizia, ma non finisce con la sua canzone più famosa e tutte le composizioni pretendono attenzione. Ci spostiamo tra le virate industrial di Dose, secondo singolo e brano tra i più sviluppati del disco e, soprattutto, Under e Spent, fredde, spigolose e cibernetiche a vere e proprie bombe melodiche come Take Another, It’s Over, Gerbil e White Like That -quest’ultima uno degli apici assoluti dell’album-, dotate di refrain vincenti che contrastano efficacemente la martellante drum machine e i riff implacabili, con una costante capacità di toccare profondità emotive insospettate. Arriviamo infine ai tre brani nei quali l’influenza alternative è preponderante: in particolare, Stuck In Here e So Cool sono due tracce acustiche di chiara matrice grunge, che riescono a non stridere col resto del materiale perché contenenti comunque campionamenti di sottofondo e, soprattutto, mantengono una freddezza e un nichilismo fortissimi e non offrono in tal senso alcuna consolazione all’ascoltatore, peggiorando anzi il senso di solitudine e alienazione esaltato dalle altre canzoni; infine, Consider This, probabilmente la canzone più triste dell’album e una delle più belle, con il riff lo-fi sul quale si inseriscono le distorte armonie delle chitarre, vicine al noise e capaci di scavare vere e proprie ferite sulla pelle dell’ascoltatore.
Non un capolavoro in senso stretto e peraltro testimonianza unica anche all’interno della discografia dei Filter, Short Bus è un disco che nel tempo è stato un po’ dimenticato, a torto. Sicuramente in questo ha inciso la successiva evoluzione del gruppo, che sin dal successivo Title of the Record, senza più Liesegang in formazione, cambierà decisamente approccio, confermando una certa ecletticità e la continua insoddisfazione di Richard Patrik. Shot Bus riesce a essere specchio e spaccato di un preciso momento storico e delle correnti musicali che si agitavano in quel momento, il che lo rende una testimonianza preziosa e, a dire il vero, gli oltre venticinque anni sulle spalle non lo hanno poi invecchiato moltissimo, anche se naturalmente lo rendono perfettamente collocabile in quel contesto. Di fatto, le undici canzoni che lo compongono sono tutt’oggi estremamente fruibili e piacevoli, senza perdere in efficacia rispetto alla comunicazione degli stati d’animo sollevati. Non è musica da ascoltare per consolazione o per recuperare una brutta giornata. Non offre spiragli di luce e non abbraccia, piuttosto abrade, aliena, morde e ferisce. Ma sa ancora comunicare emozioni e lo fa quasi nostro malgrado, insinuandosi a gomitate. Merita la vostra attenzione, questo è certo.
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7
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Ho preso il disco, si fa ascoltare, niente male. |
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5
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Non li ho mai cagati, ma non mi dispiacevano. Mi ricordavano parecchio i Faith no more. |
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4
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Esattamente Indigo, hai detto bene, gli anni 90 sono stati l'era d'oro dell'alternative rock. Dalle One hit wonder ai gruppi stoghisci, chissà se tornerà più un epoca come quella. Qui disciamo che eeeè un Industrial grungizzato o Grunge industrializzato, fate voi. |
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3
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Hey man, nice shot è una piccola perla che rappresenta bene gli anni '90, IL decennio per eccellenza secondo gli appassionati di alternative. Ricordavo che il suo successo in qualche modo fu favorito dalla convinzione che la traccia fosse dedicata a Kurt Cobain e magari, in senso lato, lo era davvero.
Giustissimo rispolverare questo disco di "industrial filo-grunge", bravo Saverio come sempre. |
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2
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Aaaaaah però , finalmente la recensione su questo ottimo album. Ottimo industrial |
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1
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Mamma mia che disco assurdo che è questo! Non lo ascolto da un bel po', ma ora mi è risalita la voglia di metterlo su grazie alla bella recensione di Lizard. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hey Man Nice Shot 2. Dose 3. Spent 4. Under 5. Take Another 6. Stuck In Here 7. It’s Over 8. Gerbil 9. White Like That 10. Consider This 11. So Cool
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Line Up
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Richard Patrik (Voce, Chitarra, Basso, Programming, Batteria, Produzione) Brian Liesegang (Programming, Batteria, Chitarra, Tastiera, Produzione)
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RECENSIONI |
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