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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Tremonti - Marching in Time
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10/10/2021
( 3754 letture )
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Mark Tremonti, protagonista assoluto della scena hard/heavy contemporanea, torna alla ribalta con il suo nuovo disco, Marching in Time. Dopo aver scritto pagine bellissime della storia della musica con band di assoluto livello, quali Creed e Alter Bridge, negli ultimi periodi è riuscito a ritagliare spazio per un progetto solista, chiamato semplicemente Tremonti. Progetto che non si discosta troppo da quanto sentito nelle band principali in cui ha militato e in cui milita, ma che anzi a tratti è risultato un surrogato di esse, attirandosi qualche piccola critica, un po’ come se le energie spese sulla creazione di questi album fosse stata sottratta alla realizzazione di quelli dei ben più riconosciuti e apprezzati Alter Bridge, che negli ultimi tempi, pur restando godibilissimi e a livelli invidiabili, non sono stati troppo convincenti. Queste dinamiche ovviamente non si possono sapere e alla fine restano solo speculazioni senza troppi fondamenti. Ciò che emerge più che altro è il contrario: non il fatto che Tremonti si divida per seguire vari progetti, bensì che si moltiplichi, trovando il massimo della voglia e dell’impegno per fare grande musica, in ogni contesto e in ogni progetto. Non è un caso che il disco di debutto, All I Was, a distanza di anni risulti tuttora un disco piacevolissimo. Lo stesso si può dire di A Dying Machine del 2018. A confermare ancora una volta questo c’è poi tutta l’attività live a promozione della sua musica, che con i Tremonti l’ha visto affiancare band come gli Iron Maiden e che gli ha dato modo di calcare dozzine di palchi e di festival, ricevendo sempre l’approvazione del pubblico.
Con Marching In Time Mark giunge alla pubblicazione del suo quinto disco da solista. I rimandi con tutte le fasi della sua carriera restano, come in tutti i suoi dischi: il suo suono e il suo modo di comporre hanno una loro personalità, moderna e al passo con i tempi, mai anonima. Inevitabilmente, come in ogni canzone di Tremonti, si sente questo suo stile e regna una certa compattezza sotto questi aspetti. Tutto ciò viene enfatizzato anco più dalla produzione, curata dall’amico Michael “Elvis” Baskette, suo produttore dal 2007 e che quindi oltre ad aver lavorato su tutti i lavori dei Tremonti ha messo mano in dischi quali Blackbird, AB III e Fortress. Con Marching in Time i Tremonti aprono un nuovo capitolo, un nuovo concept rispetto al precedente disco, scegliendo di raccontare nel corso delle canzoni storie di vita vissuta, anche legate ad eventi personali, guardando un po’ il mondo. La fase di scrittura inizia nel periodo del lockdown, dove lo stesso Mark ammette di aver avuto momenti di scarsa ispirazione e motivazione nel suonare, ma in cui nonostante tutto ha capito di voler iniziare qualcosa di diverso rispetto al disco precedente, qualcosa di nuovo. Si apre il disco con la pesante A World Away, canzone dai suoni e dalle ritmiche dure, che rievocano un po’ quello che si poteva sentire in All I Was, in cui a sprazzi si sfioravano sonorità thrash. Qui si vede però da subito la direzione in cui l’album spinge, una direzione fatta di grandi melodie e ritornelli assolutamente orecchiabili. Ecco che A World Away, dopo aver fatto vedere suoni duri e ritmiche muscolose sfocia in un ritornello travolgente, che entra piacevolmente in testa. Le sonorità più dure di Mark le troviamo in maniera più consistente sulla successiva Now and Forever. Si rallenta leggermente con If Not For You, dove le strofe vengono accompagnate da un bell’intreccio di chitarre, che riempiono il suono, con i loro fraseggi. Sulle chitarre già dopo pochi minuti ci si accorge del loro valore: Eric Friedman si riconferma parte importante nella band, dando il suo apporto nelle parti di chitarra, sostenendo il solito mostruoso Tremonti, autore di una prova sempre all’altezza, mostrando come al solito la sua grande personalità e creatività, aiutato dalla sua grande tecnica, che gli permette di lavorare con una palette di suoni praticamente infinita, passando da riff durissimi, a sweep, a fraseggi veloci e taglienti con grande disinvoltura e sempre con buon gusto, caratteristiche che l’hanno portato ai vertici del chitarrismo dei giorni d’oggi. Una delle canzoni più accattivanti è indubbiamente Let That Be Us, grazie a un cantato scorrevole, che si apre in un ritornello super coinvolgente. Anche sulle parti vocali Tremonti convince e sembra essere migliorato (se pur già in passato si è sempre dimostrato un buon cantante con un buon timbro). Tra i brani più “lenti” trova spazio l’intensa The Last One of Us, seguita dalla potente In One Piece e da Under the Sun e Not Afraid to Lose, quest’ultime ancora a tratti un po’ lente, delle specie di mid-tempo, in cui troviamo riff pesanti o strofe dai suoni rilassati e dal cantato più “piatto”, che si schiariscono e si aprono nei ritornelli, sempre efficaci e ben scritti. Emerge in queste situazioni la volontà del gruppo di riuscire a far convergere il suo lato heavy più tipico con soluzioni più facili, di facile presa sul pubblico. L’operazione riesce a pieno: non ci si trova mai di fronte a risultati banali o scontati, poiché anche quando le cose diventano prevedibili, il tutto viene realizzato con una cura e un’intelligenza da veri fuoriclasse, riuscendo sempre a coinvolgere, a far mantenere alta l’attenzione all’ascoltatore (cosa che si avverte anche dopo svariati ascolti). Si preme per l’ultima volta sull’acceleratore con Bleak e Would You Kill, brani distorti e potenti, tipici della band, per poi chiudere con la titletrack, Marching in Time, imponente canzone di sette minuti e mezzo, nata in una clinic di chitarra tenuta da Mark in periodo di tour, dove ha registrato l’intro su Garage Band, per poi rivolgersi ai presenti con queste parole: “Don’t let this cold world change you”. Parole che nel testo della canzone diventano quelle di un padre rivolte alla figlia, parole che Mark sente un po’ sue essendo nel periodo della quarantena diventato padre di una figlia per la terza volta.
Per concludere la recensione non resta molto altro da fare che invitarvi all’ascolto. Marching in Time è uno dei dischi migliori nel suo genere di questo 2021. Conoscendo il passato di Mark Tremonti e le sue precedenti pubblicazioni si sa già cosa ci si può aspettare, ma questo significa anche trovarsi di fronte a buona musica, fatta con metodo e qualità. Tutto ciò in qualche modo risulta amplificato: sembra che effettivamente tutto sia migliorato, sotto ogni aspetto, che tutto quadri alla perfezione, che le cose funzionino meglio, nonostante il livello fosse già molto alto in precedenza. Forse parlare di salto di qualità è eccessivo, ma Marching in Time potrebbe essere senza troppi problemi il miglior disco dei Tremonti, meglio anche delle ultime uscite degli Alter Bridge. Non ci sono grossi difetti da elencare: forse è un disco leggermente prolisso (si sta sui cinquantotto minuti), ma nel complesso tutti gli altri aspetti non fanno percepire la durata come un limite del disco, che scorre sempre piacevolmente. Non si può che rinnovare nuovamente l’invito all’ascolto.
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12
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Ognuno ha il proprio pensiero .Non sono mai intervenuto,pur "frequentando"assiduamente ,e da tempo.Per Marching in Time ne ho sentito la necessità,anche in virtù di alcuni commenti .Partiamo dal voto.Io gli dò un mio personalissimo 90,e vado a motivarlo,partendo da ciò che mi ha convinto di meno.A world Away,brano d'apertura;un po'"pesante", andamento che poco giova-ripeto,opinione personalissima-come biglietto da visita In One Piece,carina,niente di più;Bleak,curiosa,con quell'accordo sul chorus che te la fa sembrare stonata . Perché mi convincono di meno? Perché le altre sono autentiche PERLE,canzoni che,fossero uscite a cavallo tra gli anni 80 e 90 saremmo qui ad applaudire.Il trittico Now and Forever,If not For you e Marching in time è da òla Thrown Further uno di quei pezzi che rimetti subito appena terminato.Let that be Us ,ovvio,sembra un brano Alter Bridge con inizio trash e chorus da cantare a squarciagola.The Last One of US,ballad che starebbe bene nei titoli di coda di un film di Quentin Tarantino;Under the sun....ascoltatela e ditemi se non vi vengono in mente le atmosfere degli Audioslave più cupi;Not afraid to lose,e si capisce l'importanza di Tremonti nei Creed...Would you kill,headbanging a manetta ...9 pezzi su 12 che ascolti e riascolti con estremo piacere,laddove(per tornare ai famosi anni 80 e 90)molti dischi contenevano 8/9 pezzi e alcuni erano filler.Ciliegina sulla torta,Tremonti è un Signor Chitarrista che sa cantare benissimo e con un timbro notevole .Ascoltatelo CON UNO STEREO,e ne riparliamo. |
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11
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Chi sono i virtual hype? No perché se si critica una musica per presunto modernismo e si usa una terminologia alla moda come questa piena di inutili inglesismi si è poco credibili |
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10
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a parte recensione e disco che non conosco, su questa musica ha ragione il lambruscore, piace ai virtual hype |
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9
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Aggiungo che ci sono anche pezzi leggeri e che vorrebbero essere commerciali, mo basta...... |
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8
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Bravo musicista, mo per piaser, non confondete le idee ai giovani, chiamando questo genere "Heavy". Fanno un metal molto moderno e per niente parente con l'Heavy classico, .....chi fa le recensioni? |
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7
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Disco molto bello di uno dei migliori artisti contemporanei.
Ah, e il suo suono di chitarra è orgasmico! |
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6
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L’ho ascoltato stasera mentre rientravo in macchina… e non vedevo l’ora di arrivare
Devo dire che quoto @VMSSC (il codice fiscale del post qui sotto): in linea di massima molto noioso, con non più di un due/tre pezzi buoni. Sì ok, non manca qualche bel passaggio, ma anche io fatico a comprendere l’entusiasmo. |
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5
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Io, con tutto il rispetto che ho per il mitico Tremonti, non mi spiego in cosa, come, quando e perchè questa collezione di brani possa essere considerata addirittura superiore alle proposte degli Alter, per me un grande mistero. Con il massimo impegno possibile non sono riuscito ad arrivare oltre a metà del settimo brano |
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4
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Forse voto un pochino troppo alto,ma grande artista e una delle poche volte in cui un side peoject super di gran lunga la qualità della band principale. |
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3
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Inaspettatamente, un altro ottimo disco di Tremonti. |
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Disco fenomenale... Anche meglio del debutto. Gli AB sono il vero side project... |
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1
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Per me arriva anche a 90. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A World Away 2. Now and Forever 3. If Not For You 4. Thrown Further 5. Let That Be Us 6. The Last One of Us 7. In One Piece 8. Under the Sun 9. Not Afraid to Lose 10. Bleak 11. Would You Kill 12. Marching in Time
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Line Up
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Mark Tremonti (Voce. chitarra) Eric Friedman (Chitarra, cori, tastiere) Tanner Keegan (Basso, cori) Ryan Bennett (Batteria, percussioni)
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